Nuove ricerche sull’intelligenza artificiale

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Peppinox
00giovedì 9 giugno 2005 22:39

L’ultimo modello del più sofisticato dei supercomputer made in Ibm, battezzato Blue Brain, permetterà agli studiosi della Ecole Polytechnique Federale di Losanna (Epfl) di avviare un progetto di simulazione del funzionamento dell’intelligenza cognitiva. L’istituto svizzero ha infatti acquistato il cervellone da Big Blue, che presterà le proprie conoscenze per lo sviluppo di un modello digitale tridimensionale del nostro cervello.

IL PROGETTO - Il Blue Brain Project prevede che nei prossimi due anni gli scienziati di Losanna e quelli di Armonk lavorino insieme per riprodurre un modello dettagliato dei circuiti che compongono la neocorteccia, che costituisce circa l'85% della massa totale del cervello umano nonché la parte più ampia e complessa della nostra materia grigia in quanto sede responsabile delle funzioni cognitive del linguaggio, dell'apprendimento, della memoria e del pensiero complesso.

IL CERVELLO IN UN PC - Come spiega CNet, l’intento sarà poi quello di estendere il modello anche ad altre aree cerebrali, fino a costruire un modello informatico preciso dell'intero cervello. Gli studiosi sperano così di poter infine utilizzare il modello elettronico per studiare i processi alla base della percezione, del pensiero e della memoria, e poter successivamente identificare come il malfunzionamento di alcuni microcircuiti cerebrali possano portare a disturbi della personalità quali l’autismo, la depressione o la schizofrenia. Con una velocità di calcolo di circa 22,8 trilioni di operazioni al secondo (22,8 teraflops), il sistema che sarà installato presso l’Ecole Polytechnique si imporrà come uno dei più potenti supercomputer del mondo.

Tutto questo è molto interessante, ma come fa il silicio a competere con i nostri neuroni.[SM=x44464]
orckrist
00venerdì 10 giugno 2005 00:12
Mah...ti dirò che questi progetti mi lasciano alquanto tiepido.
Infatti dubito che con la nostra attuale tecnologia riusciremo a riprodurre anche solo un pallido simulacro del cervello.
Un esempio per tutti: nemmeno il più potente degli attuali supercomputer riesce a gestire una simulazione affidabile di un sistema biologico semplice come ad es. l'attività di un enzima.


texdionis
00venerdì 10 giugno 2005 00:36
Mappare l'attività del cervello...niente di più difficile [SM=x44513]
Asgeir Mickelson
00lunedì 4 luglio 2005 15:47
sicuramente creare un cervello di silicio, microchip e transistor è un'impresa titanica[SM=x44464] , ma credo ke la scienza farà sforzi sovrumani per avvicinarsi a questo obbiettivo. [SM=x44462]
Peppinox
00mercoledì 6 luglio 2005 14:49
Re:

Scritto da: Asgeir Mickelson 04/07/2005 15.47
sicuramente creare un cervello di silicio, microchip e transistor è un'impresa titanica[SM=x44464] , ma credo ke la scienza farà sforzi sovrumani per avvicinarsi a questo obbiettivo. [SM=x44462]



Vero, ma tieni presente una cosa, che il nostro cervello non funziona con un sistema binario per cui finché i Pc non cambieranno modo di "ragionare" sarà molto difficile anche solo avvicinarsi al livello di complessità del nostro cervello.
orckrist
00giovedì 7 luglio 2005 22:45
Re: Re:

Scritto da: Peppinox 06/07/2005 14.49


Vero, ma tieni presente una cosa, che il nostro cervello non funziona con un sistema binario per cui finché i Pc non cambieranno modo di "ragionare" sarà molto difficile anche solo avvicinarsi al livello di complessità del nostro cervello.



Vero.
Il problema è che non sapendo come ragiona il nostro cervello (sembra un controsenso, lo usiamo ma non sappiamo come funziona) è difficile creare un algoritmo che ne mimi le funzioni.
Asgeir Mickelson
00venerdì 8 luglio 2005 02:22
Re: Re:

Scritto da: Peppinox 06/07/2005 14.49


Vero, ma tieni presente una cosa, che il nostro cervello non funziona con un sistema binario per cui finché i Pc non cambieranno modo di "ragionare" sarà molto difficile anche solo avvicinarsi al livello di complessità del nostro cervello.

lo so lo so. i compiuters po3bbero diventare una sorta d cervello elettronico, capace d ragionare in binario, ma avere la logicità come elemento predominante.

(forse, ho letto troppo Asimov [SM=x44473] )
Peppinox
00domenica 10 luglio 2005 14:20
Intelligenza artificiale: il computer è “intelligente”?

Nell'aprile 1836 il Southern Literary Journal di Richmond, in Virginia, pubblicò un lungo articolo in cui Edgar Allan Poe sottoponeva ad esame analitico un automa straordinario che giocava a scacchi senza intervento palese dell'uomo. "Molti uomini di genio e di grande acutezza, scriveva Poe, non hanno esitato a definire questo automa una pura macchina. Se così fosse, si tratterebbe dell'invenzione più straordinaria del genere umano."

Il sogno di costruire un meccanismo capace di giocare a scacchi sembrò attuarsi nel 1769, quando il barone e ingegnere ungherese Wolfgang von Kempelen presentò alla corte di Maria Teresa d'Austria un "automa scacchista". Vestito alla turca, capace di giocare (e vincere) movendo i pezzi con il braccio sinistro, il Turco di von Kempelen si esibì in Russia, a Parigi e a Londra, suscitando stupore ed entusiasmo. Acquistato dopo la morte del barone da Johann Maelzel, continuò la sua tournée in tutta Europa e, nel 1825, sbarcò negli Stati Uniti. Il Turco stava seduto dietro una specie di canterano che lo nascondeva dalla vita in giù. Prima dell'esibizione, Maelzel apriva gli sportelli anteriori e posteriori del canterano per dissipare il dubbio che vi si celasse una persona. Ma Poe analizzò la successione delle aperture e chiusure, dimostrando che un uomo avrebbe potuto nascondersi nel mobile.

Lo scrittore americano esaminò poi come l'automa muoveva il braccio, roteava gli occhi e spostava i pezzi, e concluse che di fatto nell'armadio si celava uno scacchista provetto. In seguito, pieno di debiti, Maelzel fu costretto a vendere l'automa a un certo Mr. Ohl, che a sua volta lo cedette al museo di Filadelfia. Il Turco fu distrutto dall'incendio che devastò la città il 5 luglio 1854. Che cosa c'insegna questa storia? Diciamo che un computer è "intelligente" se sul suo schermo compaiono segni che giudicheremmo intelligenti se fossero opera di un essere umano. Ma dietro lo schermo c'è una macchina o un uomo? Da una parte ci sono gli entusiasti dell'intelligenza artificiale (Poe li definirebbe creduloni), convinti che la macchina si comporti in modo autonomo: il Turco (o il suo discendente Deep Blue, che ha sconfitto Kasparov) gioca davvero a scacchi senza intervento umano e, siccome non si tratta di un gioco deterministico come un'operazione aritmetica, manifesta iniziativa e capacità di decisione. Insomma il computer è intelligente.

Dall'altra parte ci sono gli scettici, per i quali la macchina non fa altro che eseguire un programma che le è stato assegnato dall'uomo. Per costoro è come se all'interno del calcolatore si nascondesse un essere umano, o almeno il suo fantasma sotto forma di algoritmo. La macchina sarebbe solo un prolungamento della nostra mente: il senso delle sue operazioni starebbe sempre nell'uomo.

In questa seconda prospettiva, che condivido, uomo e macchina non si possono separare. Essi costituiscono un simbionte cognitivo, dotato di proprietà inedite: senza il computer l'uomo è menomato, ma senza l'uomo il computer è inerte. Chi sostiene l'autonomia delle macchine, invece, tende ad assimilare il computer all'uomo (e l'uomo al computer).



Giuseppe O. Longo

Ordinario di Teoria dell’Informazione all’Università di Trieste



L'ho trovato interessante e ve l'ho proposto![SM=x44461]
texdionis
00domenica 10 luglio 2005 18:07
hai fatto bene: letto tutto.[SM=x44458]
Naturalmente è difficile credere a un automa del Settecento programmato per giocare a scacchi.Praticamente certa la frode.
Asgeir Mickelson
00lunedì 11 luglio 2005 00:22
Re: Intelligenza artificiale: il computer è “intelligente”?

Scritto da: Peppinox 10/07/2005 14.20

Nell'aprile 1836 il Southern Literary Journal di Richmond, in Virginia, pubblicò un lungo articolo in cui Edgar Allan Poe sottoponeva ad esame analitico un automa straordinario che giocava a scacchi senza intervento palese dell'uomo. "Molti uomini di genio e di grande acutezza, scriveva Poe, non hanno esitato a definire questo automa una pura macchina. Se così fosse, si tratterebbe dell'invenzione più straordinaria del genere umano."

Il sogno di costruire un meccanismo capace di giocare a scacchi sembrò attuarsi nel 1769, quando il barone e ingegnere ungherese Wolfgang von Kempelen presentò alla corte di Maria Teresa d'Austria un "automa scacchista". Vestito alla turca, capace di giocare (e vincere) movendo i pezzi con il braccio sinistro, il Turco di von Kempelen si esibì in Russia, a Parigi e a Londra, suscitando stupore ed entusiasmo. Acquistato dopo la morte del barone da Johann Maelzel, continuò la sua tournée in tutta Europa e, nel 1825, sbarcò negli Stati Uniti. Il Turco stava seduto dietro una specie di canterano che lo nascondeva dalla vita in giù. Prima dell'esibizione, Maelzel apriva gli sportelli anteriori e posteriori del canterano per dissipare il dubbio che vi si celasse una persona. Ma Poe analizzò la successione delle aperture e chiusure, dimostrando che un uomo avrebbe potuto nascondersi nel mobile.

Lo scrittore americano esaminò poi come l'automa muoveva il braccio, roteava gli occhi e spostava i pezzi, e concluse che di fatto nell'armadio si celava uno scacchista provetto. In seguito, pieno di debiti, Maelzel fu costretto a vendere l'automa a un certo Mr. Ohl, che a sua volta lo cedette al museo di Filadelfia. Il Turco fu distrutto dall'incendio che devastò la città il 5 luglio 1854. Che cosa c'insegna questa storia? Diciamo che un computer è "intelligente" se sul suo schermo compaiono segni che giudicheremmo intelligenti se fossero opera di un essere umano. Ma dietro lo schermo c'è una macchina o un uomo? Da una parte ci sono gli entusiasti dell'intelligenza artificiale (Poe li definirebbe creduloni), convinti che la macchina si comporti in modo autonomo: il Turco (o il suo discendente Deep Blue, che ha sconfitto Kasparov) gioca davvero a scacchi senza intervento umano e, siccome non si tratta di un gioco deterministico come un'operazione aritmetica, manifesta iniziativa e capacità di decisione. Insomma il computer è intelligente.

Dall'altra parte ci sono gli scettici, per i quali la macchina non fa altro che eseguire un programma che le è stato assegnato dall'uomo. Per costoro è come se all'interno del calcolatore si nascondesse un essere umano, o almeno il suo fantasma sotto forma di algoritmo. La macchina sarebbe solo un prolungamento della nostra mente: il senso delle sue operazioni starebbe sempre nell'uomo.

In questa seconda prospettiva, che condivido, uomo e macchina non si possono separare. Essi costituiscono un simbionte cognitivo, dotato di proprietà inedite: senza il computer l'uomo è menomato, ma senza l'uomo il computer è inerte. Chi sostiene l'autonomia delle macchine, invece, tende ad assimilare il computer all'uomo (e l'uomo al computer).



Giuseppe O. Longo

Ordinario di Teoria dell’Informazione all’Università di Trieste



L'ho trovato interessante e ve l'ho proposto![SM=x44461]

ottimo! [SM=x44462] [SM=x44462] [SM=x44462] [SM=x44462]
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