Papa Luciani: Anniversario della sua morte...
Chissà come sarebbe andato il mondo, se non fosse morto
improvvisamente! Ci sarebbe ancora l'Unione Sovietica? E la Guerra
Fredda? Ed il Muro di Berlino? O saremmo,grazie alla sua bonta' e
semplicità, tutti piu' fratelli?
ROMA - Trent'anni fa il Papa del sorriso. Era il 26 agosto 1978, quando i 111 cardinali riuniti in conclave scelsero Albino Luciani, all'epoca patriarca di Venezia, quale successore di Papa Paolo VI, morto il 6 agosto dopo 15 anni di pontificato. Ma quella di Luciani fu una meteora. Il nuovo Papa, che aveva preso il nome Giovanni Paolo I, morì improvvisamente dopo 33 giorni, colto da infarto la notte fra il 28 e il 29 settembre. Avrebbe compiuto 66 anni il 17 ottobre. Nel suo brevissimo papato, Luciani pronunciò 9 discorsi, tenne 4 udienze e due omelie. Ma la sua semplicità e il suo sorriso sono rimasti impressi nella memoria di tutti. Appena eletto, Papa Luciani si presentò al mondo confessando la sua paura di fronte al grande compito cui era stato chiamato, per il quale si sentiva inadeguato. Arrossì davanti alla folla che in piazza San Pietro lo salutava e applaudiva. Parlò di sé in prima persona; disse io, con semplicità, abrogando senza colpo ferire il plurale maiestatis di secolare memoria. Si mostrò rispettoso e umile verso i predecessori, e spiegò di aver scelto di chiamarsi Giovanni Paolo in ossequio a Giovanni XXIII, di cui venerava la memoria, e a Paolo VI di cui ammirava la sapienza. Fin da subito si capì che sarebbe stato un Papa diverso, dopo il severo e tormentato Paolo VI. Luciani era sorridente e allegro, parlava in modo semplice, perfino troppo semplice secondo alcuni. In uno dei suoi primi discorsi suscitò stupore affermando che Dio è padre ma anche madre. Benché il suo pontificato sia durato un niente, Luciani diventerà famoso come il papa del sorriso e dell'umiltà (humiltas, era scritto sul suo stemma papale). Prima ancora che Papa, era una specie di parroco della Chiesa universale. Memore dell'infanzia poverissima vissuta con la famiglia, il futuro Papa, nato nel 1912 a Forno di Canale (Belluno), oggi Canale d'Agordo, e prete dal 1935, condusse sempre una vita molto sobria, attenta all'essenziale. Conobbe sofferenza e malattia, finì in sanatorio, subì 8 operazioni. E proprio la salute stava per costargli la nomina a vescovo: Giovanni XXIII, che stimava quel parroco bellunese, un giorno chiese come mai Luciani non venisse mai proposto per la promozione, e gli fu detto che era malaticcio. Si racconta che Papa Giovanni replicò: allora vuol dire che lo faremo morire vescovo.
E così nel 1958 finalmente don Albino diventa vescovo e nel 1973 cardinale. Luciani fu eletto a tempo di record: dall' 'extra omnes' alla fumata bianca passarono solo 25 ore e 48 minuti. Solo 4 votazioni per trovare l'accordo. Il card. Felici annunciò l'Habemus Papam alle 19:19. Pochi minuti dopo il nuovo Papa si affacciò dalla loggia di san Pietro per salutare e dare la benedizione ai 25.000 presenti e al mondo collegato via tv. L'elezione fu tanto rapida che colse in contropiede anche il cerimoniale, e il Papa dovette affacciarsi di nuovo più tardi per il rituale saluto alle guardie svizzere e a un battaglione dell'esercito italiano, nel frattempo schieratisi. Si disse che Luciani era stato scelto quasi per caso, una sorta di figura minore, a metà strada fra le personalità sostenute da chi voleva un nuovo papa conservatore e da chi lo voleva modernista. Alla vigilia del conclave non era ritenuto fra i papabili, benché la sua figura fosse tutt'altro che secondaria. Uomo di vasta cultura e preparazione teologica, era fermissimo in materia dottrinale; coniugava tali caratteristiche con la semplicità e la partecipazione, con la passione per le persone e il loro destino. Si ricorda la sua attenzione per i problemi delle famiglie e di quelle povere in particolare, si batté contro il divorzio, si interrogò sugli anticoncezionali.
Quando Paolo VI pubblicò l'Humanae vitae, la sua lealtà al Papa fu assoluta. Negli ambienti ecclesiastici, oltre che fra i fedeli, godeva di molta stima. Qualche anno fa, l'allora card. Ratzinger disse alla rivista '3' Giornì che il nome di Luciani era affiorato in un incontro fra cardinali di lingua tedesca e brasiliani (Schröffer, Koenig, Hoeffner, Bengsch, Arns e Lorscheider): 'non volevamo decidere niente, ma solo parlare un po'. Mi sono lasciato guidare dalla Provvidenza ascoltando i nomi, e vedendo come si è formato finalmente un consenso sul patriarca di Venezia. Ne fui molto felice. Avere come pastore della Chiesa universale un uomo con quella bontà e con quella fede luminosa era la garanzia che le cose andavano bené.
L'improvvisa morte di Albino Luciani sollevò interrogativi e sospetti, qualcuno scrisse addirittura che il Papa era stato avvelenato. Ma una commissione medica ne accertò la morte per cause naturali. Per Giovanni Paolo I è in corso la causa di beatificazione.
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Sui misteri legati alla morte del pontefice...
Roma - Non era lui il "Papa Buono" ma fu un Papa mite e sorridente. Non era lui il Papa sciatore, ma fu un Papa dallo spirito montanaro, gioviale e semplice. Non fu Roncalli e non fu nemmeno Wojtyla, ma non ne ebbe il tempo. Fu solamente Luciani, pontefice per 33 giorni, un segmento brevissimo nella lunga traiettoria terrena del Vaticano, una linea subito interrotta in modo inopinato, violento e misterioso. Voleva una Chiesa povera e una volta si definì addirittura "un povero Cristo" di fronte ai fedeli. In Curia fece scandalo, qualcuno lo riteneva inadeguato al Soglio di Pietro, qualcun altro lo criticava alle spalle. "Una svista dello Spirito Santo", dissero altri ancora a proposito della sua elezione. Ma intanto Luciani insisteva, vagheggiava un ritorno alle origini, all'essenza evangelica della fede. Appena si insediò rifiutò la tiara e la sedia gestatoria. E poi parlava in modo semplice, chiaro alla gente. Forse era a disagio in una Curia costruita su misura per il suo predecessore, ma coltivava idee nitide così come aveva dimostrato da Patriarca a Venezia. Sapeva cosa fare e cosa cambiare in Vaticano.
Osò dire che la proprietà privata non era "un diritto inalienabile", voleva rimuovere il segretario di Stato Jean Villot e mettere al suo posto Giovanni Benelli, il vero regista della sua elezione. Ritenne poi che un cardinale non poteva stare a capo di una banca. Marcinkus, lo Ior, Calvi. Luciani fu eletto il 26 agosto del 1978 e il 29 settembre fu trovato morto nel suo letto. Embolia? Attacco cardiaco? Il suo medico disse che a 65 anni nulla poteva far pensare a una fine così repentina. E allora? Nessuna autopsia fu autorizzata dal Vaticano, un Papa non si tocca. Mai. Di certo, però, il Vaticano gestì in modo quantomeno maldestro quel tragico evento. E subito emersero parecchie contraddizioni: su chi lo avesse trovato morto per primo, sull'ora presunta del decesso, ma soprattutto su ciò che Luciani tenesse in mano, o sul comodino, la notte in cui morì. Il Vaticano parlò del testo "Imitazione di Cristo", ma pare invece che recasse un diario personale o comunque degli appunti in cui veniva ridisegnato l'organigramma della Curia.
Erano progetti che non andavano bene a qualcuno? E' possibile che quegli appunti fossero la causa della morte di Giovanni Paolo I? "Io credo di no, ma sono certo che Luciani è stato ucciso. Ammazzato per ragioni di soldi e potere. Ne ho le prove documentali non falsificabili". A parlare non è una vecchia volpe del giornalismo investigativo o un vaticanista di comprovata consuetudine curiale. Luis Miguel Rocha è un trentenne portoghese che non conosce granché della vita in Santa Sede, non è un fervente cattolico e non si cura molto della Chiesa d'oggigiorno. Eppure ha scritto "La morte del Papa" (Ed. Cavallo di Ferro, pp. 432, 18,50 euro), un'inchiesta vestita da romanzo che promette rivelazioni deflagranti, da far impallidire David Yallop. A dargli retta, Rocha ha scoperto il segreto della morte di Giovanni Paolo I: "Ho molti documenti, tutti veri. Alcuni sono anche nel libro, altri no, sono troppo pericolosi". Di fronte a un manipolo di cronisti un po' basiti per le sue rivelazioni e un po' interdetti dalla sua laconicità, il giovane scrittore spiega: "Si tratta di carte che ho avuto da una fonte che conosco da 11 anni, con cui ho una grande amicizia. Una persona che mi si è rivelata come detentrice di questi segreti solo nell'aprile del 2005". Giusto all'indomani della morte di Papa Wojtyla, guarda caso. "E' una persona che ha fatto parte del complotto per uccidere Albino Luciani - aggiunge Rocha - Ora queste carte sono nascoste, sono in mano a un giornalista inglese e uno italiano. Io non temo per me perché tanto non mi occuperò più di questa vicenda, temo soltanto per loro. Relativamente alla fonte, beh, adesso ha solo voglia di fare chiarezza". Proprio adesso.
Alla domanda, scontata, sul nome dei presunti assassini, Rocha risponde: "Non posso dire chi furono gli esecutori materiali, ma i mandanti sì: Marcinkus, Calvi e Gelli". Che poi sono più o meno i nomi cui pensa ogni sostenitore della pista dell'omicidio. Rocha parla delle carte che Luciani aveva in mano quella notte, uno dei punti da sempre più controversi: "Teneva il suo diario e tre fogli: il primo conteneva una lista arrivata da Pecorelli di 112 nomi di massoni, alcuni sottolineati con delle note a margine scritte dal Pontefice; il secondo recava le sostituzioni che Luciani voleva fare in Curia e appunti personali; sull'ultimo, che stava lì un po' per caso, c'era il Terzo Segreto di Fatima che Suor Lucia aveva comunicato al Papa nell'incontro del '77 a Coimbra". La lista di Pecorelli era parzialmente diversa da quella poi pubblicata dal fondatore di Op. Rocha quindi precisa che "alcune persone interne al complotto contro Luciani, furono poi coinvolte anche nell'attentato dell'81 a Wojtyla. Solo alcune". Infine annuncia che il suo prossimo libro, in uscita nel 2008, riguarderà proprio l'agguato a Giovanni Paolo II. E lascia intendere che sarà un'altra bomba. Vedremo.
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