Pay tv, governo taglia tetto spot

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Arjuna
00venerdì 18 dicembre 2009 16:11
Il tetto agli spot dovrebbe scendere al 16% nel 2010, al 14% nel 2011, per toccare poi il 12% nel 2012.

Una riduzione progressiva per il limite di affollamento orario della pubblicità per la Pay tv, che scenderà dal 18 al 12% nell’arco di tre anni: questa la stretta del governo in materia di spot e tv a pagamento.

Il tetto agli spot dovrebbe scendere al 16% nel 2010, al 14% nel 2011, per toccare poi il 12% nel 2012. Nel provvedimento non sarebbero previste sostanziali novità per le norme relative alle quote di investimento e trasmissione di film e fiction.

Protesta l’opposizione, che parla di colpo a Sky e di «regalo di Natale a Mediaset», ma il consigliere di amministrazione Gina Nieri replica: «La norma colpisce anche noi». Silenzio, invece, dal quartier generale di Sky. Per tutti i canali a pagamento (satellite e digitale terrestre) il tetto orario per gli spot scenderà al 16% dal 2010, al 14% dal 2011, e, a regime, al 12% a decorrere dal 2012.

La riduzione, spiega il ministero dello Sviluppo economico-Comunicazioni, è «pienamente conforme con la disciplina comunitaria» e punta a «garantire il consumatore-utente della pay tv», che già paga un abbonamento per vedere contenuti premium. La riduzione dei tetti è stata «chiesta dalla Fieg», mentre altri operatori, in primis le associazione di consumatori (come l’Adiconsum) ne hanno sollecitato «la totale soppressione».

«Una disciplina in materia di pubblicità coerente con i principi comunitari, il mantenimento di un’adeguata tutela della produzione televisiva indipendente e un rafforzamento delle norme a tutela dei minori: sono tra le norme principali – spiega il ministero in una nota – contenute nello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva numero 65 del 2007/65/Ce sui servizi di media audiovisivi, approvato questa mattina dal Consiglio dei ministri».

«In materia di pubblicità il provvedimento, che verrà inviato alle commissioni parlamentari per il parere di competenza, è pienamente conforme con la disciplina comunitaria – si sottolinea – sia nella parte in cui rende più flessibili le regole relative alle interruzioni sia per quanto concerne il mantenimento di un regime rigoroso a tutela dell’utente relativamente ai limiti di affollamento giornaliero e orario che non possono superare il limite del 20%».

«In tale contesto, nel rispetto del principio comunitario che consente l’introduzione di limiti più restrittivi, è prevista una riduzione graduale dei tetti di affollamento orario per tutti i canali a pagamento, sia satellitari che terrestri, nel prossimo triennio (16% dal 2010, 14% dal 2011, e, a regime, 12% a decorrere dal 2012). La previsione di un regime differenziato per i canali a pagamento si inserisce a pieno titolo nel contesto di un sistema attualmente tripartito dei tetti di affollamento: la Rai infatti ha un limite del 12% orario e del 4% settimanale, le emittenti nazionali in chiaro del 18% orario e del 15% giornaliero e le tv locali del 25% orario e giornaliero che può arrivare fino al 40% se comprende forme di pubblicità diverse dagli spot».

«Una tale riduzione è, nella sostanza – spiega ancora la nota del ministero – finalizzata a garantire il consumatore-utente della pay tv. L’introduzione di limiti più severi è infatti una misura che consente di limitare il disvalore dovuto all’interruzione pubblicitaria, percepita come tale durante il processo di consumo da parte dell’utente, nel corso di un programma per il quale (e a differenza della televisione in chiaro) l’utente ha versato un apposito compenso (generalmente sotto forma di abbonamento) al fornitore del servizio per la fruizione di un contenuto cosiddetto premium a più alto valore aggiunto. Tale principio è peraltro sostenuto dall’Autorità Antitrust e da quella di settore in propri provvedimenti».

«Una limitazione degli affollamenti della pay tv - ricorda ancora il ministero – nei limiti indicati è stata peraltro chiesta dalla Fieg. Altri operatori del mercato televisivo, in primis le associazioni delle emittenti locali e alcune associazioni di consumatori hanno chiesto la totale soppressione della pubblicità dai canali a pagamento, in linea con analoga disposizione prevista in Francia per Canal Plus».

«Per quanto riguarda la promozione audiovisiva, la disciplina prevede un obbligo di investimento del 10% in favore delle opere europee realizzate da produttori indipendenti – è spiegato ancora – riferito a tutti gli introiti annui delle emittenti. Viene mantenuto il principio della previsione di sottoquote in favore della cinematografia italiana, ancorché non predeterminate, ma comunque da individuarsi nell’ambito di un decreto ministeriale che verrà emanato entro nove mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo».

Il decreto «introduce poi nuove disposizioni in materia di inserimento di prodotti (c.d. product placement), recependo fedelmente quanto stabilito dalla direttiva, e dunque ponendo il divieto di inserimento per taluni prodotti, quali il tabacco e i suoi derivati, e nei programmi per bambini. Un’attenzione particolare è poi stata rivolta alla tutela dei minori con l’introduzione di una disciplina più rigida di quella vigente. Sono previste, in particolare, apposite misure volte a evitare che i minori possano assistere a trasmissioni che si caratterizzano per la presenza di contenuti gravemente nocivi, quali, ad esempio, i programmi a carattere pornografico, per i quali è previsto un divieto assoluto di trasmissione in orario diurno dalle 7 alle 23. E’ inoltre prevista l’introduzione di un apposito sistema di classificazione che si basa su criteri proposti dal Comitato di applicazione del Codice Media e Minori, soggetti alla approvazione del Ministro dello sviluppo economico che li adotta con apposito decreto, e, per quanto riguarda i programmi criptati, di un apposito sistema di controllo parentale».

«Il nucleo centrale delle nuove disposizioni, che tiene conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato, si applica oltre che alle trasmissioni televisive di tipo tradizionale, anche a quei servizi di media audiovisivi on demand – conclude il ministero – che si caratterizzano per la trasmissione di un contenuto da un fornitore a un singolo utente, che è libero di scegliere individualmente quando e cosa vedere».

Fonte
orckrist
00venerdì 18 dicembre 2009 16:20


Ma la pubblicità non diceva: "Vedi tutto senza interruzioni pubblicitarie"? [SM=x44457]


Ora tutti i gestori di pay-tv piangeranno lacrime di coccodrillo visto che questo farà aumentare il prezzo degli spazi pubblicitari.

















Arjuna
00venerdì 18 dicembre 2009 16:23
Re:
orckrist, 18/12/2009 16.20:



Ma la pubblicità non diceva: "Vedi tutto senza interruzioni pubblicitarie"? [SM=x44457]




E tu credi alla pubblicità? [SM=x44457]
paperino73
00venerdì 18 dicembre 2009 22:01
[SM=x44520]

piuttosto di niente, è meglio piuttosto !
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:25.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com