Perdiamo altri 5 posti nella classifica di "Freedom House"

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meulen
00domenica 11 dicembre 2005 23:14



Presentato il nuovo rapporto di Freedom House sulle libertà di stampa, l'Italia al 79° posto, tra Bulgaria e Mongolia. Forse non tutti ricorderanno le polemiche scoppiante nella prima puntata di Rock Politik, quando Michele Santoro, citando il rapporto 2004 sulla libertà di stampa, fece notare che l'Italia era annoverata tra i paesi semiliberi al 74° posto. Ora siamo al 79esimo, perdendo 5 punti ed è giunto il momento di fare un po' di chiarezza. In un articolo de “il Giornale” si parla dell'azione legale nei confronti di Massimiliano Mellili e Lino Jannuzzi (giornalista e senatore di Forza Italia) come unico motivo della posizione negativa dell'Italia nel rapporto. Ma i motivi importanti sono altri, per capire meglio leggiamo il capitolo dedicato all'Italia, del Rapporto 2005 di Freedom House sulla libertà di stampa. Pagine 111-113 (tradotto da Michele Diodati de “Il pesa nervi”):


Italia:

Status: parzialmente libera

Contesto legale: 9

Contesto politico: 13

Contesto economico: 13

Punteggio totale: 35

Le libertà di parola e di stampa sono garantite dalla Costituzione. Il legislatore era prossimo, in luglio, all'abolizione delle condanne al carcere per la diffamazione a mezzo stampa, un provvedimento atteso con favore dai rappresentanti dei media; tuttavia gli emendamenti proposti non sono ancora stati adottati. Nel corso del 2004 politici e loro sostenitori hanno intentato numerose cause per diffamazione contro giornalisti; in febbraio il giornalista Massimiliano Melilli fu condannato a 18 mesi di carcere ed al pagamento di 100.000 euro (124.400 dollari). In luglio, un giornalista e senatore settantaseienne [n.d.t.: Lino Jannuzzi] fu messo agli arresti domiciliari, attenuando una condanna del 2002 a 29 mesi di carcere per diffamazione. Le associazioni per la libertà di stampa criticarono due diverse irruzioni governative nelle case e negli uffici di alcuni giornalisti, dovute al rifiuto di quei giornalisti di rivelare le loro fonti per alcune controverse inchieste.

La maggior parte delle testate giornalistiche sono possedute da privati ma sono spesso collegate a partiti politici o controllate da grandi gruppi attivi nel settore dei media, che esercitano una qualche influenza editoriale. In dicembre, i giornalisti del più importante e più venduto quotidiano italiano, il Corriere della Sera, hanno protestato per le crescenti interferenze editoriali e per le pressioni esercitate dagli azionisti sulla redazione. Il giornale è di proprietà di RCS Mediagroup, di cui 15 dei maggiori gruppi italiani possiedono azioni. Preoccupazioni per la concentrazione della proprietà dei media sono sorte fin dall'elezione a primo ministro, nel 2001, di Silvio Berlusconi, magnate dei media e uomo più ricco d'Italia. La carta stampata, che conta otto quotidiani a diffusione nazionale, due dei quali sono controllati dalla famiglia Berlusconi, continua a fornire opinioni politiche diverse, comprese quelle critiche verso il governo. Tuttavia Berlusconi controlla o influenza sei dei sette canali televisivi nazionali. Mediaset, compagnia nella quale egli ha i maggiori interessi e che è il maggior produttore televisivo privato del Paese, possiede tre canali nazionali, mentre la televisione di Stato (la RAI), tradizionalmente soggetta a pressioni politiche, ne controlla tre.

Continua ad essere oggetto di controversie la questione dell'impatto politico del controllo sui media da parte di Berlusconi. L'Osservatorio di Pavia, un organismo indipendente di sorveglianza sui media, ha riportato che nel mese di febbraio la presenza di Berlusconi in televisione è stata pari al 42% del tempo dedicato ai politici. Durante l'anno, il presidente della RAI Lucia Annunziata e una star del giornalismo televisivo, Lili [sic] Gruber, si dimisero come reazione al dominio sui media da parte Berlusconi. A luglio è stata approvata una legge a lungo attesa sul conflitto d'interessi, che si proponeva di risolvere le contraddizioni tra gli affari privati di Berlusconi e il suo ruolo di primo ministro. Benché la legge limiti il potere di controllo che i politici hanno sui loro gruppi finanziari, non impedisce loro di possedere società. Come risultato, la legge, considerata inefficace dai suoi critici, avrà ben poco impatto sull'impero dei media di Berlusconi.

In aprile il parlamento approvò una legge di riforma del servizio televisivo, nota come legge Gasparri, che introduce all'apparenza numerose riforme, quali il passaggio al digitale terrestre (previsto per il 2006) e la parziale privatizzazione della RAI. La legge fu inizialmente bocciata nel 2003 dal Presidente Carlo Ciampi, che fu indotto a ciò dalle associazioni dei media, che ritenevano che la legge minacciasse la libertà di stampa e indebolisse il pluralismo nell'informazione. Benché la versione rivista della legge disponga un tetto massimo ai guadagni conseguibili da una singola azienda attiva nel settore dei media, essa non considera gli interessi nelle industrie dell'editoria, del cinema e della musica. Chi critica la legge sostiene che non fa che rinforzare il controllo di Berlusconi sui media. La nuova legge consente inoltre a Retequattro, uno dei tre canali Mediaset, di continuare le sue trasmissioni con segnale terrestre. Il decreto va contro una sentenza della Corte Costituzionale del 2002, che imponeva che le trasmissioni del canale fossero spostate sul satellite a partire dal gennaio 2004, per garantire la concorrenza. Il passaggio al satellite avrebbe prodotto una considerevole perdita del valore di mercato dell'emittente


InErba

seraphsephirot
00domenica 11 dicembre 2005 23:50
tra poco arriveremo nella posizione che occupava il 3° reich [SM=x44463]
Etrusco
00domenica 11 dicembre 2005 23:59
E' interessante questo Link QUI di riferimento......

Rapporto Freedom House 2005:
l'Italia peggiora ancora, la Turchia migliora.


Nella trasmissione Porta a porta del 27 ottobre, dedicata alla libertà d'informazione, il presidente dei parlamentari di Forza Italia Elio Vito ha sostenuto con grande convinzione che il pessimo posizionamento dell'Italia [1] nella classifica 2005 sulla libertà di stampa, stilata dalla prestigiosa Freedom House, sia dovuto unicamente alla vicenda che ha visto la condanna al carcere per un reato d'opinione del giornalista (e senatore di Forza Italia) Lino Jannuzzi.

Lo stesso concetto è stato ribadito in un servizio della trasmissione Matrix di qualche giorno prima nonché in un articolo pubblicato su Il Giornale, che inizia con la seguente citazione: «Se avessimo saputo che Jannuzzi è stato graziato, sareste un Paese free, libero. Il prossimo anno lo sarete sicuramente»; la citazione è attribuita a Karin Karlekar, da New York, una delle autrici della parte dedicata all'Italia nel Rapporto 2005 di Freedom House.

Credo che le affermazioni di Elio Vito, il servizio di Matrix e l'articolo de Il Giornale abbiano volutamente esagerato l'importanza della vicenda Jannuzzi per la classifica di Freedom House, allo scopo di far scomparire sullo sfondo il colossale conflitto d'interessi di Berlusconi.
Etrusco
00lunedì 12 dicembre 2005 00:03
Per rendere giustizia ai fatti, traduco qui di seguito il capitolo dedicato all'Italia, tratto dalle pagine 111-113 del Rapporto 2005 di Freedom House sulla libertà di stampa. Chi lo leggerà, capirà da solo quanto siano false e tendenziose le dichiarazioni che attribuiscono alla sola vicenda Jannuzzi la causa del 77° posto ottenuto dal nostro Paese.



Italia.
Status: parzialmente libera

Contesto legale: 9
Contesto politico: 13
Contesto economico: 13
Punteggio totale: 35


Le libertà di parola e di stampa sono garantite dalla Costituzione. Il legislatore era prossimo, in luglio, all'abolizione delle condanne al carcere per la diffamazione a mezzo stampa, un provvedimento atteso con favore dai rappresentanti dei media; tuttavia gli emendamenti proposti non sono ancora stati adottati. Nel corso del 2004 politici e loro sostenitori hanno intentato numerose cause per diffamazione contro giornalisti; in febbraio il giornalista Massimiliano Melilli fu condannato a 18 mesi di carcere ed al pagamento di 100.000 euro (124.400 dollari). In luglio, un giornalista e senatore settantaseienne [n.d.t.: Lino Jannuzzi] fu messo agli arresti domiciliari, attenuando una condanna del 2002 a 29 mesi di carcere per diffamazione. Le associazioni per la libertà di stampa criticarono due diverse irruzioni governative nelle case e negli uffici di alcuni giornalisti, dovute al rifiuto di quei giornalisti di rivelare le loro fonti per alcune controverse inchieste.

La maggior parte delle testate giornalistiche sono possedute da privati ma sono spesso collegate a partiti politici o controllate da grandi gruppi attivi nel settore dei media, che esercitano una qualche influenza editoriale. In dicembre, i giornalisti del più importante e più venduto quotidiano italiano, il Corriere della Sera, hanno protestato per le crescenti interferenze editoriali e per le pressioni esercitate dagli azionisti sulla redazione. Il giornale è di proprietà di RCS Mediagroup, di cui 15 dei maggiori gruppi italiani possiedono azioni. Preoccupazioni per la concentrazione della proprietà dei media sono sorte fin dall'elezione a primo ministro, nel 2001, di Silvio Berlusconi, magnate dei media e uomo più ricco d'Italia. La carta stampata, che conta otto quotidiani a diffusione nazionale, due dei quali sono controllati dalla famiglia Berlusconi, continua a fornire opinioni politiche diverse, comprese quelle critiche verso il governo. Tuttavia Berlusconi controlla o influenza sei dei sette canali televisivi nazionali. Mediaset, compagnia nella quale egli ha i maggiori interessi e che è il maggior produttore televisivo privato del Paese, possiede tre canali nazionali, mentre la televisione di Stato (la RAI), tradizionalmente soggetta a pressioni politiche, ne controlla tre. Continua ad essere oggetto di controversie la questione dell'impatto politico del controllo sui media da parte di Berlusconi. L'Osservatorio di Pavia, un organismo indipendente di sorveglianza sui media, ha riportato che nel mese di febbraio la presenza di Berlusconi in televisione è stata pari al 42% del tempo dedicato ai politici. Durante l'anno, il presidente della RAI Lucia Annunziata e una star del giornalismo televisivo, Lili [sic] Gruber, si dimisero come reazione al dominio sui media da parte Berlusconi. A luglio è stata approvata una legge a lungo attesa sul conflitto d'interessi, che si proponeva di risolvere le contraddizioni tra gli affari privati di Berlusconi e il suo ruolo di primo ministro. Benché la legge limiti il potere di controllo che i politici hanno sui loro gruppi finanziari, non impedisce loro di possedere società. Come risultato, la legge, considerata inefficace dai suoi critici, avrà ben poco impatto sull'impero dei media di Berlusconi.

In aprile il parlamento approvò una legge di riforma del servizio televisivo, nota come legge Gasparri, che introduce all'apparenza numerose riforme, quali il passaggio al digitale terrestre (previsto per il 2006) e la parziale privatizzazione della RAI. La legge fu inizialmente bocciata nel 2003 dal Presidente Carlo Ciampi, che fu indotto a ciò dalle associazioni dei media, che ritenevano che la legge minacciasse la libertà di stampa e indebolisse il pluralismo nell'informazione. Benché la versione rivista della legge disponga un tetto massimo ai guadagni conseguibili da una singola azienda attiva nel settore dei media, essa non considera gli interessi nelle industrie dell'editoria, del cinema e della musica. Chi critica la legge sostiene che non fa che rinforzare il controllo di Berlusconi sui media. La nuova legge consente inoltre a Retequattro, uno dei tre canali Mediaset, di continuare le sue trasmissioni con segnale terrestre. Il decreto va contro una sentenza della Corte Costituzionale del 2002, che imponeva che le trasmissioni del canale fossero spostate sul satellite a partire dal gennaio 2004, per garantire la concorrenza. Il passaggio al satellite avrebbe prodotto una considerevole perdita del valore di mercato dell'emittente.
paperino73
00lunedì 12 dicembre 2005 10:04
Re:

Scritto da: Etrusco 12/12/2005 0.03

1)
Nel corso del 2004 politici e loro sostenitori hanno intentato numerose cause per diffamazione contro giornalisti; in febbraio il giornalista Massimiliano Melilli fu condannato a 18 mesi di carcere ed al pagamento di 100.000 euro (124.400 dollari). In luglio, un giornalista e senatore settantaseienne [n.d.t.: Lino Jannuzzi] fu messo agli arresti domiciliari, attenuando una condanna del 2002 a 29 mesi di carcere per diffamazione.

2)
La maggior parte delle testate giornalistiche sono possedute da privati ma sono spesso collegate a partiti politici o controllate da grandi gruppi attivi nel settore dei media, che esercitano una qualche influenza editoriale.

3)
La carta stampata, che conta otto quotidiani a diffusione nazionale, due dei quali sono controllati dalla famiglia Berlusconi, continua a fornire opinioni politiche diverse, comprese quelle critiche verso il governo.

4)
Tuttavia Berlusconi controlla o influenza sei dei sette canali televisivi nazionali. Mediaset, compagnia nella quale egli ha i maggiori interessi e che è il maggior produttore televisivo privato del Paese, possiede tre canali nazionali, mentre la televisione di Stato (la RAI), tradizionalmente soggetta a pressioni politiche, ne controlla tre.

5)
Continua ad essere oggetto di controversie la questione dell'impatto politico del controllo sui media da parte di Berlusconi. L'Osservatorio di Pavia, un organismo indipendente di sorveglianza sui media, ha riportato che nel mese di febbraio la presenza di Berlusconi in televisione è stata pari al 42% del tempo dedicato ai politici.

6)
Durante l'anno, il presidente della RAI Lucia Annunziata e una star del giornalismo televisivo, Lili [sic] Gruber, si dimisero come reazione al dominio sui media da parte Berlusconi.

7)
A luglio è stata approvata una legge a lungo attesa sul conflitto d'interessi, che si proponeva di risolvere le contraddizioni tra gli affari privati di Berlusconi e il suo ruolo di primo ministro. Benché la legge limiti il potere di controllo che i politici hanno sui loro gruppi finanziari, non impedisce loro di possedere società. Come risultato, la legge, considerata inefficace dai suoi critici, avrà ben poco impatto sull'impero dei media di Berlusconi.




a me il NANO non piace e trovo che la libertà di stampa sia molto una utopia in tutti gli stati occidentali, visto che tutti i canali di informazione "classici" sono controllati dai padroni dell'economia, e questo succede in tutto il mondo. (anche negli stati che saranno ai primi posti di questa classifica, scommettete?)

ma prima che si scateni l'ennesima campagna anti-Berlusconi, a volte un po' retorica e faziosa - vorrei fare degli appunti/domande di delucidazione:

1)non conosco il caso Melilli. ma mi domando: se a seguito di una causa per diffamazione (credo sia lecito intentarla), ma soprattutto a seguito di una condanna, non è che viene il dubbio che sia stato scorretto il comportamento del giornalista?
o la magistratura è "A VOLTE" politicizzata a seconda di COME GIUDICA ? [SM=x44473]

2)questo è vero: e succede in tutto l'occidente. soprattutto non è tutto in mano a Berlusconi, ma a detentori di potere economico di tutte le parti politiche ...

3)tolti i giornali dei partiti, quali sono questi 8 quotidiani nazionali ? e i 2 del NANO ? giusto per chiarire un po' le cose ...

4)la lottizzazione della RAI è un problema. ma a parte che chi ha scritto l'articolo non credo che abbia mai visto RAITRE, perchè il problema viene fuori solo col NANO al potere ? perchè non si è mai fatto nulla per risolverlo ?

5)visto che BERLUSCONI è il primo ministro e il leader del centrodestra, non è che questo 42% andrebbe letto non in valore assoluto ma in proporzione alla modalità come viene presentato il NANO ? e ancora: quando Prodi (o altri) erano Capo del Governo, quanto tempo apparivano in TV ?

6)due persone di sinistra [SM=x44467] forse che le loro dimissioni siano state un po' strumentali ? visto anche l'ingresso in politica della GRUBBER-ALLES ...

7)eh già ... la legge sul conflitto di interessi fatta nei 5 anni di governI del centro sx era tutta un'altra cosa ... [SM=x44458]

un po' di onestà intellettuale credo che non faccia male a nessuno.

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