Processo Thyssen

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fabius039
00sabato 16 aprile 2011 23:44
Per Amministratore Delegato dell'azienda condanna a 16 e mezzo per omicidio volontario

Thyssen: per AD azienda 16 e mezzo per omicidio volontario
Altri cinque dirigenti condannati per omicidio colposo


15 aprile, 21:58
(ANSA) - TORINO, 15 APR - La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp. L'amministratore delegato dell'azienda, Herald Espenhahn, e' stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione.

Herald Estenhahn, ad della Thyssenkrupp, in una foto di archivio

Gli altri cinque dirigenti Thyssenkrupp sono stati condannati per cooperazione in omicidio colposo. La pena e' di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione e' stato condannato Daniele Moroni.

ANSA
fabius039
00sabato 16 aprile 2011 23:52
La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale

16 aprile, 15:38

Amici e familiari durante la lettura della sentenza

TORINO - La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp.

L'amministratore delegato dell'azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione.

Gli altri cinque dirigenti del processo per il rogo alla Thyssenkrupp sono stati condannati dalla Corte di Assise di Torino per cooperazione in omicidio colposo. La pena è di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione è stato condannato Daniele Moroni.

Alla lettura del dispositivo, che è tuttora in corso, un parente delle vittime ha avuto un leggero malore; portato fuori dall'aula, è stato soccorso dagli operatori della Croce Verde e del 118.

AZIENDA CONDANNATA A SANZIONE DI UN MLN DI EURO - Un milione di euro di sanzione pecuniaria, l'esclusione da contributi e sovvenzioni pubbliche per sei mesi, il divieto di farsi pubblicità per sei mesi: sono le pene cui è stata condannata la Thyssenkrupp alla fine del processo di Torino. La multinazionale dell'acciaio è stata chiamata in causa come persona giuridica. La sentenza, per ordine dei giudici, dovrà essere pubblicata su una serie di quotidiani e affissa nel Comune di Terni, dove c'è la principale sede italiana del gruppo.

RISARCIMENTI PER MLN EURO A PARTI CIVILI - Risarcimenti nell'ordine complessivo di svariati milioni di euro sono stati riconosciuti dalla Corte di Assise di Torino alle parti civili del processo Thyssenkrupp. Gli indennizzi sono andati alla Regione Piemonte (973 mila euro), alla Provincia di Torino (500 mila), al Comune (un milione più il diritto a fare una causa civile supplementare), ai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Flm-Cub, all'associazione Medicina Democratica, e alle decine di ex colleghi delle vittime che lavoravano nello stabilimento di Torino.

SACCONI, TRAGEDIA IMPONE PREVENZIONE PIU' DIFFUSA Abbiamo leggi adeguate anche nei casi di violazioni piu' gravi, la prevenzione resta la via maestra. Cosi' il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sulla sentenza sul rogo alla Thyssen. 'Una tragedia - dice al Tg5 - che impone soprattutto una piu' diffusa prevenzione, perche' anche le sentenze piu' rigorose non possono compensare la perdita di vite umane e il grande dolore che ha prodotto'. Nessun commento dal giudice a latere, la quale avvicinata all' indomani della sentenza dice solo che 'e' stato molto doloroso'. Il portavoce del gruppo Thyssenkrupp spiega di non aver ancora ricevuto il testo della sentenza, che ieri l'azienda aveva definito 'incomprensibile e inspiegabile'.

CAMUSSO, SU SICUREZZA LAVORO GOVERNO FU INFELICE - La sentenza di condanna dei vertici della Thyssen, arrivata ieri, riguardo l'incendio che provocò la morte di sette operai "sul versante politico ha un significato che rende giustizia rispetto a una lunga discussione, quando si volevano abbassare le protezioni, con sanzioni non particolarmente pesanti. Ricordo frasi molto infelici del governo". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, facendo ingresso all'assemblea nazionale dei delegati del sindacato di Corso d'Italia. Per la leader della Cgil la sentenza deve "far riflettere su come non si scherza con la vita delle persone". E, ha aggiunto, viene sottolineato come "la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere considerato un investimento e non un costo". Camusso ha evidenziato come si tratti di una "sentenza diversa, la vera differenza è rispetto alle altre sta nella connessione con il concetto di colpa, che si traduce tecnicamente nel dolo, ovvero in un comportamento che ha determinato il fatto e non semplicemente in un'assenza di prevenzione". Ecco perché è una, ha spiegato, "sentenza importante, su di una vicenda che è stata un esempio di cosa si può determinare in una azienda in fase di dismissione quando si decide di non investire più".

PARENTI, FATTA GIUSTIZIA MA NON RIAVREMO NOSTRI CARI - E' stata fatta giustizia, ma non riavremo i nostri cari: parenti delle vittime del rogo della Thyssenkrupp usano tutti le stesse parole. Si stringono in abbracci, qualcuno piange, qualcuno applaude, qualcun altro resta immobile, quasi impassibile ad ascoltare il lunghissimo dispositivo: è la fine di un calvario durato decine di mesi. Nessuno gioisce, non trapela, se non pallida, neanche la soddisfazione di una sentenza che hanno atteso udienza dopo udienza. "E' andata bene - dice Grazia, la mamma di Rosario Rodinò - e ringrazio il dottor Guariniello per il lavoro fatto, è stato bravissimo. Speravo in questa sentenza, ma non me la aspettavo. Adesso cercherò di andare avanti: mio figlio non lo riavrò più, ma gli avevo promesso giustizia e ho fatto di tutto perché fosse così". "Forse - aggiunge - è stata scritta una pagina di storia, ma non riesco a pensare ad altro che a mio figlio. Questa condanna per loro - ha detto riferendosi agli imputati - è ancora poco, dato che loro sono ancora vivi e mio figlio è in un buco. Adesso ho ancora la speranza nella giustizia di Dio". "E' stata una condanna esemplare - ha aggiunto Isa Pisano, madre di Roberto Scola - che abbiamo atteso per tanto tempo. Purtroppo, il nostro dolore non finirà mai. Al dottor Guariniello dico grazie mille volte". Tra i pochi a rimanere impassibili alla lettura della sentenza, indossando una maglietta nera che chiede "condanne esemplari" nei confronti degli imputati è stato Antonino Santino, padre di Bruno. "Se le pene fossero state più severe - ha detto - sarebbe stato ancora meglio. E' stata fatta una buona parte di giustizia, ma non ancora tutta. Per me sarebbe stata più appropriata una condanna all'ergastolo. Il dottor Guariniello è stato bravissimo, gli abbiamo stretto più volte la mano, lo faremo ancora, per dirgli il nostro grazie".

SOPRAVVISSUTO IN LACRIME,CHI HA SBAGLIATO HA PAGATO - "Chi ha sbagliato ha pagato": scoppia a piangere, si copre il viso con le mani, poi si fa forza e con voce rotta, Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo della Thyssemnkrupp, ora deputato del Pd, commenta a caldo la sentenza della Corte di Assise di Torino. "Dedico questa sentenza a tutti i morti di quella notte - dice nell'aula dove è stato appena letto il dispositivo della setenza - a chi ha perso la vita sul posto di lavoro e a mia madre che è scomparsa da poco". "E' stata fatta giustizia - aggiunge - anche se, fino alla lettura della sentenza, avevamo paura che succedesse qualcosa di diverso". "E' un risarcimento morale importante e dovuto a tutti i familiari - conclude - Era un'esigenza che avevamo tutti e non é una forma di vendetta. Chi ha sbagliato, ha pagato".

AZIENDA, CONDANNA A.D. 'INCOMPRENSIBILE' - La condanna di Herald Espenhahn Nhahn in primo grado per "omicidio con dolo eventuale" in seguito al rogo di Torino è per la Thyssenkrupp "incomprensibile e in spiegabile". Lo si legge in un comunicato diffuso dall'azienda dopo la decisione dei giudici di Torino. "Per l'ulteriore corso del procedimento - si afferma ancora nella nota - si rimanda alle dichiarazioni degli avvocati difensori".

Nel comunicato la Thyssenkrupp esprime ai familiari delle vittime ''il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti". "Nelle sue linee guida - sottolinea ancora l'azienda -, il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile - conclude la Thyssenkrupp - non si dovrà ripetere mai più".

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Beh, almeno la Thyssen non si è lamentata dei giudici "comunisti".

binariomorto
00domenica 17 aprile 2011 00:34
Dico una ovvietà: sentenza storica, introduce un concetto giuridico di assoluta novità nel panorama lavorativo italiano. Temo, tuttavia, che la decisione, coraggiosa, di queste toghe (rosse ?) verrà ribaltata parzialmente se non del tutto nei prossimi gradi di giudizio. Ma spero vivamente di essere smentito dai fatti.
sperminator
00domenica 17 aprile 2011 08:14
sono estremamente basito, per un attimo mi sembra di vivere in un paese civile. forse staro' su scherzi a parte [SM=x44464]
sperminator
00lunedì 9 maggio 2011 11:30
ma confindustria che durante un suo incontro a bergamo ha dato " applausi e solidarieta' " ai vertici della thyssen per la recente sentenza, ne vogliamo parlare ?? [SM=x44473]
fabius039
00lunedì 9 maggio 2011 14:13
Prima di esprimere commenti, credo sia opportuno leggere anche questo articolo di Oscar Giannino, che era il moderatore della sessione in oggetto.

Contro la mistificazione su Thyssen e Confindustria
Oscar Giannino

Eh no, cari lettori, a mio giudizio è assolutamente sbagliato mistificare gli applausi di Confindustria all’assise Nazionale di Bergamo riservati ad Harald Espenhahn, l’amministratore delegato di Thyssen Krupp Italia. Tutti i sindacati sono immediatamente insorti, per una volta in assoluta unità, rilanciando il dolore dei familiari delle sette vittime come se quell’applauso fosse in insulto indecoroso a chi ha perso la vita e alla scia di dolore irrimediabile che ciò ha prodotto. E’ una mistificazione prodotta dal fatto che l’assise si è svolta a porte chiuse, senza politici né sindacalisti né economisti ospiti esterni, e per una volta anche senza giornalisti. Di conseguenza, ha titolo per parlare e spiegare più di tutti chi all’Assise c’era. In piccolo, io non solo c’ero, ma mi è stato chiesto di gestire dal palco l’evento. E dunque, nella lunga sessione plenaria del pomeriggio in cui seimila imprenditori si sonno riuniti dopo aver passato la mattina divisi in otto gruppi tematici, ciascuno grandi come piccoli parlando solo tre minuti a testa, sono stato proprio io a chiamare a un certo punto su uno dei due podi Espenhahn. Sono stato io a pronunciare alcune parole introduttive, deliberatamente scelte da chi qui scrive al fine di evitare ogni fraintendimento.

Ho detto e ripeto che la scelta di dare la parola all’ad di Thyssen non poteva prestarsi a equivoci. Non era e non è in discussione in alcun modo al piena, totale e assoluta condivisione del cordoglio e del dolore dei familiari delle vittime. Non era e non è in discussione il fatto che le imprese debbano fare sempre di più e sempre di meglio per tutelare la sicurezza sul lavoro. Come del resto è testimoniato dal numero degli incidenti mortali, che è in calo e non in aumento, ma anche una sola vittima è di troppo. Quel che è in questione, ho detto presentando Espenhanh, è che per la prima volta in Italia è stata accolta da un giudice di primo grado la richiesta di una Procura di applicare agli incidenti sul lavoro la fattispecie dell’omicidio volontario, condannando dunque i vertici aziendali e i responsabili della sicurezza come assassini volontari. E’ un unicum sinora in Italia, un unicum in Europa, ho aggiunto. E a quel punto ho aggiunto: la mia personale opinione è che questa svolta giudiziale della volontarietà omicidaria apra una strada per la quale, cari imprenditori, vi sarà sempre più difficile trovare manager in grado di accettare l’idea di esporsi a vent’anni di galera come se volessero assassinare i vostri e loro dipendenti.

E’ a quel punto, che si è scatenato un fortissimo applauso. Che si è ripetuto, al termine del discorso di Espenhahn che, anche lui in tre minuti, si è ben guardato sia dal mancare di rispetto alle vittime, sia dall’esprimere opinioni sulla sentenza. Ha solo ringraziato dell’invito, esprimendo il personale suo sgomento di fronte a una tragedia tanto grave, nella quale se la sentenza sarà confermata nei gradi successivi di giudizio egli figurerà come un deliberato stragista.

Quando, a conclusione dell’Assise, Emma Marcegaglia è tornata sull’argomento, ha voluto personalmente spiegare che si era posta il problema dell’opportunità se dare o meno la parola all’ad di Thyssen. Poi ho deciso di sì, ha detto, perché intendo innanzitutto ribadire a nome di tutta Confindustria che ogni singola vittima sul lavoro è una sconfitta per noi industriali, oltre che una tragedia per chi muore e per i suoi cari, amici e colleghi. Ed è per questo – ha aggiunto – che nella mia presidenza ho istituito sin dall’inizio una delega specifica per la sicurezza sul lavoro, e facciamo tutto il possibile per collaborare con gli ispettori del ministero e con i sindacati, su questo tema essenziale alla vita e alla dignità del lavoro e dell’impresa tutta. Non è entrata nemmeno lei nel commento di una sentenza di cui si attendono le motivazioni, non ha pronunciato alcuna parola sui giudici o sui pm di Torino. Ha solo detto che l’omicidio volontario applicato alla sicurezza sul lavoro è una svolta che apre un grande problema. E gli applausi ancora una volta sono venuti, caldi e copiosi dai seimila in sala: ma su questo e solo su questo.

Questa è la mia testimonianza diretta, e ho seimila testimoni per comprovare che le cose sono andate esattamente così. Nessuno si è permesso neanche per un solo secondo di sottovalutare l’emergenza sicurezza, né di mancare di rispetto ai caduti sul lavoro e ai loro familiari. Pensare il contrario fa parte del solito giochino italiano, ridurre tutto ad anfiteatro Flavio e a scontro gladiatorio contrapponendo fiere e vittime.

Non è così. Il dolore è irrisarcibile, e la giustizia può e deve condannare le responsabilità. Ma affermare che le imprese devono solo stare zitte, se un amministratore delegato viene condannato come deliberato attentatore alla vita dei suoi dipendenti, significa avere del confronto sociale un’idea da tribunale speciale dello Stato. Cioè un’idea fascista, lo dico senza mezzi termini.

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