Carnia dolce
Il Carnia Dolce è un tipico formaggio veneto che mutua il proprio nome da quello dell’area montana del Friuli limitrofa alla sua zona di produzione.
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Casciotta di Urbino DOP
Il formaggio, prodotto nei primi mesi primaverili, è particolarmente gustoso grazie all’aroma conferito al latte dalle erbette novelle che già a febbraio cominciano a spuntare. La Casciotta possiede forma cilindrica e ha un peso di 800- 1200 grammi.
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Casizolu
Il Casizolu è un formaggio a pasta filata dalla caratteristica forma a pera prodotto, tradizionalmente dalle donne, nel comprensorio che corrisponde in massima parte al territorio della Comunità Montana del Montiferru.
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Castelmagno DOP
È definito “a pasta rotta” perché dopo la rottura della cagliata, ottenuta con caglio di vitello, la massa è prima pressata, formata in appositi contenitori, quindi nuovamente rotta, salata, pressata, distribuita nelle fascere e sottoposta a un’ulteriore compressione.
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Crescenza
La Crescenza fa parte della famiglia degli stracchini e il suo nome potrebbe derivare dal latino crescentia, da crescere, che significa “crescere, allargare, formarsi”, perché durante la lavorazione la cagliata aumenta di volume, ossia “lievita”.
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Dolce sardo
Si consuma da solo al naturale o come accompagnamento di verdure; richiede preferibilmente vini bianchi giovani.
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Dolomiti
Si tratta di un formaggio giovane, a pasta molle, dal sapore dolce e immediato che ricorda quello del latte; talvolta può presentare un leggero sapore di fondo acidulo, tipico dei formaggi non affinati.
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Fior di latte dell'Appennino Meridionale
Di colore bianco porcellanato, la crosta appare come una pellicola sottilissima; la superficie è liscia e omogenea e la consistenza tenera. Il profumo, delicato e fresco, ricorda l’odore del latte. In bocca è gradevolmente acidulo, fresco e delicato. Al taglio dimostra di essere elastico e composto da strati sottili; rilascia spesso del siero lattiginoso.
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Fiore Sardo DOP
Il Fiore Sardo è un formaggio di latte intero di pecora a pasta cruda. Il latte è portato a 33-35 °C in caldaie di rame e addizionato con caglio di agnello; dopo la rottura è prima lasciato riposare nella caldaia dove si ricompone, poi rotto di nuovo, e infine posto in forme d’acciaio che gli conferiranno il caratteristico scalzo convesso e arrotondato, detto “a schiena di mulo”.
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