La promozione di padre Federico Lombardi a portavoce papale è la conferma della stima di Ratzinger nei confronti dei gesuiti.
Ma l’uscita di scena di NavarroValls non va interpretata come uno sgambetto all’Opus Dei. A ogni papa il suo codice. E il suo portavoce…
[24-11-2006]
Giuseppe Di Leo per “Left - Avvenimenti”
Chi sale e chi scende nella Chiesa di Joseph Ratzinger? Chi sono gli uomini che contano nella nuova curia disegnata da Benedetto XVI? Chi sono i delusi e gli scontenti? Quali sono i criteri che ispirano l’attuale papa nella scelta dei suoi collaboratori? E quale idea di Chiesa e del mondo ha in mente il pontefice? Sono domande che si fanno in tanti. Ovvio che sia così.
Il Vaticano - insieme agli Stati Uniti, ultima superpotenza - è l’unico attore politico internazionale che ha gli strumenti per “pensare il mondo”. Perciò è importante capire chi entra nella stanza dei bottoni e chi ne esce.
Promosso a principale collaboratore del papa (insieme ovviamente al suo segretario don Georg Gaenswein) è il cardinale Tarcisio Bertone (72 anni), che guida la Segreteria di Stato in un momento di grandi tensioni internazionali.
Non è un diplomatico di carriera e ciò ha procurato più di qualche mal di pancia in curia. A cominciare dal segretario di Stato uscente, il
cardinale Angelo Sodano (78 anni). Bertone conosce il francese e lo spagnolo e se la cava con il tedesco.
Altro uomo in ascesa è il cardinale William Joseph Levada (71 anni). Fedelissimo di Ratzinger, che lo ha premiato alla guida della Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio).
Prima di approdare nelle stanze del potere vaticano, Levada ha guidato la diocesi di
San Francisco.
La sua promozione si spiega anche per il fatto che
Benedetto XVI ammira il cattolicesimo statunitense «diventato una forza decisiva nel quadro della Chiesa mondiale».
Un altro promosso è il cardinale indiano Ivan Dias (70 anni), che ora è prefetto della strategica Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (tanto strategica che viene definito «il papa rosso»).
Dias conosce la realtà delle Chiese in Asia e parla molte lingue asiatiche.
Ratzinger sa bene che nei prossimi anni India e Cina saranno un impero demografico, economico e politico di prima grandezza, e tutto ciò non può trovare impreparata la Chiesa di Roma.
Nel conclave che ha eletto Ratzinger, la Chiesa sudamericana ha avuto un ruolo non trascurabile.
La promozione del cardinale brasiliano Claudio Hummes (72 anni) alla guida della Congregazione per il clero ne è il riconoscimento esplicito.
Non è una nomina antiamericana. Piuttosto, la presa d’atto che la Chiesa cattolica sudamericana dovrà consolidare, anche attraverso la formazione del suo clero, il ruolo di coscienza critica della società latinoamericana.
Di ausilio alla Segreteria di Stato è il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. A guidarlo è il cardinale salernitano Renato Raffaele Martino(74 anni),
le cui uscite talvolta hanno lasciato perplesso più d’uno in Vaticano.
Ratzinger lo ha comunque lasciato al suo posto. Sebbene il papa non condivida il suo entusiasmo nei confronti delle Nazioni unite.
Per Martino l’Onu è quasi un simulacro sacro, soprattutto contro l’unilateralismo di George W. Bush.
Ma la Santa Sede esprime la sua voce ufficiale
al Palazzo di Vetro attraverso l’osservatore permanente monsignor Celestino Migliore, convinto onusiano ma senza fondamentalismi.
(Vaticano: Chi sale e chi scende... secondo LEFT)
Altro uomo-chiave dell’organigramma ratzingeriano è il cardinale portoghese José Saraiva Martins (74 anni), prefetto della Congregazione dei santi.
Ratzinger, a differenza di Wojtyla, non partecipa alle beatificazioni ma solo alle canonizzazioni dei nuovi santi.
E Saraiva Martins è interprete fedele dell’equilibrio che per Benedetto XVI
deve esserci fra le ragioni della storiografia e quelle della Chiesa, soprattutto nei casi controversi (il caso Pacelli su tutti).
Altri collaboratori
confermati al loro posto da Ratzinger sono il cardinale tedesco Walter Kasper (73 anni) per le problematiche ecumeniche,
il cardinale francese Paul Poupard (76 anni) per i rapporti con i musulmani e i rapporti fra Chiesa e mondo della cultura,
e il cardinale Francis Arinze (74 anni) per i temi della riforma liturgica.
Uomo forte nella curia vaticana è il cardinale Giovanni Battista Re (72 anni), anche lui confermato da Benedetto XVI alla Congregazione per i vescovi.
Re conosce i meccanismi curiali come pochi, ma sarà importante valutare se i criteri delle nomine episcopali, soprattutto per le diocesi più importanti, seguiranno la richiesta delle Chiese locali di tenere in maggior considerazione le loro designazioni.
Altro pilastro della curia ratzingeriana è il cardinale Alfonso Lopez Trujillo (71 anni), presidente del Pontificio consiglio per la famiglia.
Inflessibile sulle tematiche dell’aborto e della morale sessuale, il porporato colombiano ha trovato il modo, qualche mese fa, di polemizzare con le proposte del cardinale emerito Carlo Maria Martini (ormai fuori da qualsiasi influenza sulle decisioni importanti), il quale aveva ipotizzato in un’intervista concessa al medico cattolico Ignazio Marino di poter utilizzare gli embrioni congelati a favore delle coppie.
Uomo di Ratzinger è il
cardinale messicano Javier Lozano Barragan (73 anni), ministro della salute della Santa Sede.
Di recente Barragan ha accusato l’amministrazione Bush per l’edificazione di un muro lungo tutta la frontiera con il Messico.
Non meno duro è stato il suo giudizio sulla proposta di un vescovo anglicano di procedere all’eutanasia nei confronti di bimbi disabili vittime di dolori lancinanti e senza possibilità di cura.
In ascesa è la figura del cardinale italiano Attilio Nicora (69 anni), presidente dell’Apsa (organismo che amministra il patrimonio della Santa Sede).
È un giurista attento alle problematiche sull’esecuzione del regime concordatario fra Italia e Santa Sede.
Per ragioni di età stanno per uscire di scena
i cardinali Ignace Moussa I Daoud (76 anni) e Julian Herranz (76 anni).
Il primo è il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.
Sarà interessante capire a chi affiderà l’incarico Benedetto XVI.
Il cardinale Herranz, appartenente all’Opus Dei, è il responsabile per l’interpretazione dei testi legislativi
ed è quindi considerato per la sua funzione il giurista del papa.
È da segnalare la posizione che assunse nell’ultimo sinodo di vescovi a favore della
possibilità di concedere la comunione anche ai divorziati.
Fra i cardinali di diocesi, in ascesa sono Christoph Schoenborn (61 anni), Vinko Puljic (61 anni), Peter Erdo (54 anni) e, fra gli italiani, Angelo Scola (65 anni) e Carlo Caffarra (68 anni).
Schoenborn è arcivescovo di Vienna ed è un allievo di Benedetto XVI e del grande cardinale Franz Koenig, uno dei protagonisti dell’ostpolitik di Paolo VI.
Puljic è arcivescovo di Sarajevo e con il mondo musulmano è costretto ad avere un approccio difficile.
All’inizio dell’estate il porporato bosniaco è stato costretto a denunciare in Vaticano le difficoltà in cui versano le condizioni dei cristiani di Bosnia-Erzegovina a causa della maggioranza musulmana e papa Ratzinger ne è rimasto molto colpito.
Il cardinale Erdo è primate della Chiesa ungherese ed è stato eletto qualche settimana fa
presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee.
È un canonista finissimo ed è uno dei porporati più giovani del collegio cardinalizio.
Caffarra, arcivescovo di Bologna, in qualità di teologo morale gode della stima di papa Benedetto XVI ed è uno degli astri della Chiesa italiana.
Non poche volte ha criticato la giunta Cofferati.
In ascesa anche
Bruno Forte (62 anni) e
Vincenzo Paglia (61anni), il primo vescovo di
Chieti e il secondo vescovo di
Terni (Ndr. dove lavora all'interno del CDA di un gruppo di ricerca sulle
cellule staminali).
Caso a parte quello del nuovo arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe.
Ratzinger non solo non lo ha accontentato nell’aspirazione a scalare la Segreteria di Stato,
ma lo ha spostato dalla felpata guida della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli alla frontiera difficile di Napoli.
Eppure Benedetto XVI ripone fiducia sul fatto che Sepe sappia dare nuova linfa alla Chiesa partenopea dopo la lunga parentesi opaca del suo predecessore
Michele Giordano.
Con il convegno ecclesiale di Verona in discesa appare la candidatura di
Dionigi Tettamanzi (72 anni), arcivescovo di Milano, alla guida della Cei.
La promozione di padre Federico Lombardi, che da molti anni è direttore di Radio Vaticana,
a portavoce papale è la conferma della stima di Ratzinger nei confronti dei gesuiti.
Ciò non significa affatto che
l’uscita di scena di Joachin NavarroValls sia da interpretare come uno sgambetto all’Opus Dei.
Anche se non tutti in Vaticano hanno gradito che l’ex portavoce papale abbia
cominciato a pontificare dalle colonne di giornali zapateriani,
attribuendo pagelle di cattolicità a destra e a manca.
A ogni papa il suo codice. E il suo portavoce.
Dagospia 24 Novembre 2006