RAI-OT vince in Tribunale contro Mediaset

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E-speranza
00lunedì 2 febbraio 2004 21:23
31 gennaio 2004 Corriere della Sera
La Procura di Milano chiede di archiviare la querela
«Raiot non diffamò Mediaset, i fatti erano veri»
La tesi del procuratore aggiunto Turone sul programma con la Guzzanti poi cancellato: anche i giornali dimostrano che Confalonieri difese la legge Gasparri sulla tv
MILANO - Non è solo in nome del «diritto alla satira» che va archiviata la querela per diffamazione sporta dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, contro l’attrice Sabina Guzzanti, il direttore di Raitre Paolo Ruffini e altri 5 coautori della trasmissione Raiot - Armi di distrazione di massa, prima sospesa e poi cancellata dalla Rai all’indomani della prima e unica puntata del 16 novembre 2003. E’ anche perché quelle battute sulla legge Gasparri «scritta da qualcuno molto vicino a Confalonieri», su «Retequattro abusiva», o sul ministro Gasparri («Tutte le volte che si critica la sua legge risponde l’ufficio stampa di Mediaset anziché il suo»), per la Procura di Milano «trovano un riscontro nei contenuti delle due sentenze della Corte Costituzionale e nella memoria dell’Antitrust», nonché in «fatti, avvenimenti e circostanze» non soltanto «socialmente rilevanti» ma anche «obiettivamente veri nei loro elementi essenziali». Nella sua querela (rivolta anche contro i coautori della trasmissione Curzio Maltese, Marco Travaglio, Emanuela Imparato, Paolo Santolini, e contro il produttore Ferdinando Salzano) Confalonieri lamentava che lo show della Guzzanti, specie nel preambolo alla parodia di intervista al ministro Gasparri interpretato da Neri Marcorè, non fosse stata satira, ma «cronaca falsa al fine di screditare» Berlusconi e Mediaset.

Ora il procuratore aggiunto Giuliano Turone, in 28 pagine di esame delle fonti normative sull’emittenza tv (legge Maccanico, Consulta, Tar del Lazio, Autorità per le Telecomunicazioni), chiede l’archiviazione della querela. Turone premette che «certamente» dire: «Dal 1994 Retequattro è abusiva» è «frase particolarmente forte». Ma, a parte il diritto di satira, il pm rimarca che «la stessa sentenza della Corte Costituzionale n.466 del 2002», nel sottolineare che il sistema televisivo italiano «trae origine da situazioni di mera occupazione di fatto delle frequenze al di fuori di ogni logica di incremento del pluralismo» e che tale occupazione di fatto è stata poi continuamente «legittimata e sanata ex post» per consentire alle emittenti private di continuare le trasmissioni, «ha finito con il riconoscere l’esistenza di una illegittimità di fondo risalente al 1994, e quindi in sostanza di una situazione fattuale di abuso».

Ribatte Confalonieri nella querela: la stessa Consulta ha però ritenuto non incostituzionale il regime transitorio, e ha convalidato ex post il termine del 31 dicembre 2003. Vero, argomenta il pm Turone, anche questi due fatti sono «veri in sé» e dunque «nessuno vuole negare che il punto di vista» di Confalonieri «sia legittimo. Ma ciò non può certo significare che l’opposto punto di vista espresso (oltre che da Sabina Guzzanti) anche da gran parte dell’opinione pubblica del Paese, che a sua volta scaturisce da una legittima interpretazione di una serie di fatti in sé veri, possa essere criminalizzato come diffamazione». Anche perché la convalida ex post del termine del 31 dicembre 2003 «è stata una scelta di opportunità assunta dalla Consulta dopo aver preso atto, a 8 anni dalla precedente sentenza, della perdurante illegittimità».

Quanto poi alla gag «attraverso la quale Mediaset viene individuata come una sorta di ufficio stampa del ministero di Gasparri», essa «ricorre a una metafora paradossale, rivestendo "satiricamente" lo stesso giudizio fortemente critico sulla legge Gasparri». Ma per il pm Turone «vi è di più: tale affermazione trova addirittura una sorta di parziale quanto singolare riscontro specifico nella realtà degli accadimenti, dal momento che più di una volta, sugli organi di stampa, la difesa della legge Gasparri risulta essere stata assunta direttamente non tanto dall’ufficio stampa di Mediaset, quanto addirittura personalmente dal suo legale rappresentante» Confalonieri, nelle interviste del 3 dicembre 2003 a Repubblica («Una buona legge, scandaloso tirare Ciampi per la giacca») e del 18 dicembre 2003 al Giornale («Oggi il mercato della pubblicità è libero»).

«Arbitraria», infine, appare al pm la tesi di Mediaset secondo la quale «la trasmissione avrebbe nuociuto alla quotazione del titolo Mediaset in Borsa», perché i dati mostrano «una fluttuazione del tutto fisiologica: un rialzo da 8,68 a 9,30 euro dall’11 al 13 novembre, un ribasso a 9,21 e poi a 8,98 il 14 e 17 novembre, quindi un nuovo rialzo a 9,21 il 18 novembre, infine un assestamento a 9,13 euro il 19 novembre».

Luigi Ferrarella

corriere.virgilio.it/Primo_Piano/Politica/2004/01_Gennaio/31/medias...

CAUSA RAIOT: CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE, LA GUZZANTI ESULTA
01/02/2004 - 10:45

(AGI) - Roma, 1 feb. - "Sono felice. La richiesta di archiviazione della querela è una prima vittoria: dimostra che 'Raiot' è stato chiuso usando a pretesto una causa che, a quanto pare, ha poco fondamento". Sono parole di Sabina Guzzanti, che in un'intervista all'Unità commenta il provvedimento della procura di Milano. "Oltre al diritto di satira - prosegue l'attrice - noi abbiamo detto cose vere, arcinote, e l'azione legale di Mediaset era pretestuosa. Ora la Rai dovrebbe chiederci scusa". La Guzzanti precisa che se dipendesse da lei, riprenderebbe subito la trasmissione, "però non credo - spiega - che la Rai abbia la volontà di metterla in onda. L'unica motivazione con cui il programma poteva essere soppresso è che esponeva l'azienda a dei rischi, ma ora le ripercussioni legali risultano quanto meno molto discutibili". -
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IL "BELLO" è CHE QUESTA NOTIZIA L'HO SENTITA SOLO X CASO SUL TG3..... E VOI?
Asgeir Mickelson
00lunedì 2 febbraio 2004 23:23
La conosco da un paio di giorni
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