Ragione, violenza, cultura: dall'Islam al Cristianesimo

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Etrusco
00domenica 17 settembre 2006 23:24
Premessa:
quando si parla di cultura araba va considerato che anch'essa ha avuto molti insigni uomini di filosofia, scienza, teologia e letteratura:
Al-Farabi,
Avicenna,
Averroè (uno dei più noti sui testi liceali di filosofia),
Avicebron,
al-Kindi,
Ibn Tufail (qua sotto è citato il suo romanzo filosofico "Havy ibn Yaqzàn",
Ibn ‘Arabi.



La violenza nella nostra tradizione cattolica non ha caratteristiche di costanza.
All'inizio la Chiesa favoriva un profondo sentimento di santificazione della vita umana.
Spargere sangue era sempre un gravissimo peccato e questo produsse sia i martiri dei primi due secoli sia il rifiuto assoluto di partecipare ad operazioni militari da parte dei primi cristiani
(ciò che li rendeva cattivi cittadini per gli Imperatori romani).

Le cose cambiarono decisamente con Costantino. Dopo di lui Leone il Grande (440-61) ebbe parole di grande stima verso l'imperatore per aver torturato ed ucciso eretici e persino S.Agostino (teologo sulla cui opera si fonda gran parte della costruzione teorica ecclesiastica),
pur non approvando tortura ed omicidio, sostiene che con gli eretici tre o quattro buone bastonate possono essere utili a mostrare la strada giusta.
Mentre nel 177 non c'era un solo soldato cristiano,
nel 416 (editto di Teodosio) soltanto i cristiani potevano arruolarsi.

Malgrado questo non sembra che in quelle che vengono chiamate "epoche oscure" ci siano mai stati episodi clamorosi, almeno sino ai primi contatti con l'Islam, che invase antiche contrade cristiane come Africa, Asia e Spagna, proclamando un paradiso straordinario ed un inferno orribile.. Maometto era stato capo di stato, comandante militare, giudice e , nella sua fede, il paradiso era destinato a coloro che morivano per Allah.
Una goccia di sangue sparsa in guerra era meglio di mille preghiere ed il paradiso era pieno di magnifiche ragazze che si dovevano occupare di te.

L'urto con questa tradizione modificò profondamente gli ideali cristiani.
Ora l'insegna da seguire non era più il monaco ascetico e pacifico,
ma il guerriero con la spada grondante sangue.

La garanzia di paradiso per il guerriero morente era passata dall'Islam alla Cristianità così come il concetto di Jihad, la cosiddetta Guerra Santa.
Quando avversari diciamo così "tradizionali" come gli infedeli non erano disponibili, si cominciò a cercarli nelle zone più prossime e lungo la strada verso la Terra Santa e chi meglio dei giudei
(dei quali S.Giovanni Crisostomo d'Antiochia, 345-407, scrisse nel quarto secolo:
"Odio gli ebrei.
Nessun perdono è possibile per gli odiosi assassini di nostro signore ed anche Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati"
)
poteva rappresentare un buon obiettivo, fonte di gloria e di indulgenze.

Nel 1096 (prima crociata) i soldati Crociati sterminarono prima la metà degli ebrei di Worms
ed uccisero poi l'altra metà che si era rifugiata nella residenza del vecovo
(che li lasciò in balia dei santi crociati).
La stessa cosa si ripetè in tutta la Germania
ed in seguito anche in Francia.

Ormai la carneficina era diventata la religione ufficiale di Santa Romana Chiesa ed il fine (di eradicare col sangue l'eresia) giustificava l'utilizzo di qualsiasi mezzo.



Fonte: Marco Capurro

[Modificato da Etrusco 02/10/2006 14.41]

Etrusco
00lunedì 18 settembre 2006 03:20
La filosofia araba: ragione, fede e intelletto

Come quella occidentale, anche la cultura araba conobbe un atteggiamento che conciliava religione e filosofia,
ammettendo la sostanziale coincidenza tra le dottrine del Corano - da interpretare allegoricamente - e quelle dell'aristotelismo musulmano come si era andato sviluppando negli ultimi secoli:
la verità è una,
ma la si può cogliere sia direttamente, con l'intelletto,
sia con l'aiuto della rivelazione e dei libri sacri, che parlano soprattutto alle folle.

Quest'atteggiamento fu comune a molta parte della produzione anche letteraria del secolo XII, e trova un classico esempio nel romanzo filosofico Havy ibn Yaqzàn dell'arabo-spagnolo IBN TUFAIL (morto nel 1185):
il protagonista del romanzo, Havy ibn Yaqzàn, nato in un'isola deserta, giunge da sé non solo a provvedere con la tecnica a tutti i suoi bisogni naturali, ma anche a comprendere con le sole forze dell'intelletto le leggi della natura e la connessione causale, risalendo cosí a Dio come causa prima.

Continua . . .



Etrusco
00lunedì 18 settembre 2006 14:49
Violenza e odio del cattolicesimo contro gli ebrei:

Per farci un'idea dell'entità di questo antisemitismo di matrice cattolica facciamo mente locale ai
trattati "Adversus Judaeos" di Tertulliano, S.Cipriano, S.Agostino, S.Giovanni Crisostomo.
La posizione comune ai Padri della Chiesa fu che responsabile della morte di Gesù furono gli ebrei, e non Pilato, e gli ebrei in quanto popolo, donde nacque l'accusa di "popolo deicida".
S. Ambrogio parlava dei giudei come d'un "popolo parricida"
che continua a perseguitare Gesù.

Se il popolo ebreo è "deicida", tutta la storia successiva è interpretata come "castigo divino", fino alla distruzione di Gerusalemme, che si abbatte sugli ebrei proprio durante la Pasqua.
Così scrive Eusebio (265-340) nella "Storia Ecclesiastica": "La giustizia divina si abbatté allora sugli ebrei... facendo completamente sparire quella generazione di empi di tra gli uomini": il desiderio di Eusebio sembra essere che quella generazione scompaia completamente dal genere umano!

Il "castigo divino" comporta il ripudio d'Israele come popolo di Dio e la sua sostituzione con la Chiesa: anche questa è convinzione comune dei Padri della Chiesa, da Cirillo di Gerusalemme ad Agostino, e comporta la perdita d'lsraele al diritto alla propria terra.
Gli ebrei debbono rimanere schiavi per sempre in terra straniera!
Eco di questo "odio religioso" maturato nel cuore dei cristiani sono le terribili parole pronunziate da Bossuet, nel 1652, nella cattedrale di Metz: "Dio li ha dispersi per tutta la terra... essi portano dovunque impresso il segno della sua vendetta".

Ma già questa convinzione la si trova formulata ripetutamente nel "Commento ai Salmi" di Cassiodoro, redatto fra il 540-550.
Per Cassiodoro, i giudei (che chiama frequentemente "perfidi", "privi d'intelligenza", "peccatori in molti modi") hanno perduto la propria identità non solo religiosa ma anche politica, perché l'appellativo "giudei" si predica correttamente solo dei "credenti" cioè dei cristiani, e quello che era diritto alla loro terra, appartiene ora alla Chiesa di Cristo, "vera Giudea".

Il diritto alla Terra santa e a Gerusalemme appartiene ai cristiani:
così il francescano Francesco Quaresimi in un'opera pubblicata ad Anversa nel 1639.
E il Papa Paolo IV, nella bolla Cum nimis absurdum del 1555, proprio su questo fondamento teologico, della necessaria subordinazione politica degli ebrei, deduce tutta una serie di norme pratiche.

Un'altra conseguenza del "castigo divino" è considerata una perdita di capacità intellettuale, per cui gli ebrei non sono più in grado di conoscere la Scrittura: avendo rifiutato Gesù Cristo sono rimasti "carnali", cioè legati al significato strettamente letterale, incapaci di coglierne il senso spirituale.

Sul portale della cattedrale di Strasburgo la Sinagoga viene rappresentata come una sposa ripudiata e desolata, con gli occhi bendati (segno della cecità spirituale), accanto alla Chiesa raffigurata come sposa superba:
nel Museo della diaspora, a Tel Aviv, si ritrovano le due donne di Strasburgo, a muto commento!


BIBLIOGRAFIA:

- M.Pesce: Il cristianesimo e la sua radice ebraica, EDB, Bologna 1994.
- Il Regno - documenti, 21/97: Commissione teologico-storica del giubileo, pp.686-688.
- E.Testa: La fede della Chiesa madre di Gerusalemme, EDB, Roma 1995.
- Card.Carlo Maria Martini: Di nuovo insieme fratelli ritrovati, in Jesus, 10/97.


Link . . .
Etrusco
00martedì 19 settembre 2006 22:53

Scritto da: Bestionn 19/09/2006 20.30


“Nonostante la filosofia ((in quanto ricerca di razionalità (anche della nostra fede) sia sempre stata appannaggio del cristianesimo),
la voce della ragione era stata troppo addomesticata.

É stato ed è merito dell’illuminismo aver riproposto questi valori originali del cristianesimo e aver ridato alla ragione la sua propria voce.

Il Concilio Vaticano II, nella costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ha nuovamente evidenziato questa
profonda corrispondenza tra cristianesimo ed illuminismo,
cercando di arrivare ad una vera conciliazione tra Chiesa e modernità, che è il grande patrimonio da tutelare da entrambe le parti.”
(...continua)


[SM=x44461] [SM=x44462]



Sempre?
Il cristianesimo abbraccia oltre 20 secoli di storia
nei quali dovrai convenire che sono stati attraversati lunghi periodi bui (eufemismo)
(e fin dall'inizio del cristianesimo
(non a caso al Concilio di Cartagine 383 d.C. si proibì la lettura di ogni testo, filosofico o scientifico, a tutti… compreso a loro stessi… tanta era la paura del sapere che poteva contenere la libera circolazione della cultura! )
"Eresia Pura" )
in cui si arrivò addirittura all'estremo drastico provvedimento di proibire la coltivazione non solo della filosofia,
ma della semplice lettura
(nel Concilio di Trento si arrivò addirittura a proibire l'autonoma lettura delle Sacre Scritture da parte dei fedeli, per poi con un altro Concilio ecumenico tollerarle, purchè commentate da un ordinato diocesano e purchè le letture avessero l'Imprimatur )

Mah, mi sembra tanto come portare a spasso il cagnolino al parco:
liberarlo e farlo correre si, ma solo dentro l'apposita area delimitata da tanti bei paletti.

Tra l'altro ricordiamo alcuni provvedimenti adottadi dal cristianesimo:

Anno 330 DC:
Condanna del neo-platonismo, chiusura dei templi "scandalosi" della Siria.

Anno 468 DC:
Leone I dichiara i non cristiani incapaci di comparire come attori in sede di giudizio.

Anno 505 DC:
Vietato ai non cristiani l'accesso a cariche municipali.

Ma parliamo dell'esempio più "Illuminante":

Anno 1633 DC:
Galileo Galilei
viene condannato dall'Inquisizione della Chiesa per aver scoperto la Verità!

E poichè il condannare un personaggio di quel calibro per una ragione simile, non può che essere il risultato di ignoranza, dogmatismo e fanatismo, altro che Illuminismo!
Dovrai riconoscere che questa è al tempo stesso anche la dimostrazione oggettiva che ragione e religione sono del tutto incompatibili.
Tra l'altro non solo fu proibito a Galileo di propagandare la sua tesi, ma persino di discuterla in qualsiasi elitario ambiente accademico!

PS dobbiamo però riconoscere che quando vuole la Chiesa dà un'ottima prova di padronanza di matematica, fisica ed astronomia,
come il caso del gesuita Giovanni Battista Riccioli:
riusci a fare un completo esame di tutte le argomentazioni pro e contro il moto terrestre per comprovare la sua scelta scientifica, incentrata sul complicatissimo sistema di Tycho Brahe secondo cui i pianeti girano intorno al sole, ma, al tempo stesso, il sole con tutti i suoi pianeti girano con moto diurno e annuale tutti intorno alla Terra che rimane immobile e centrale!
In modo cioè da accontentare tutti quanti [SM=x44459]
Questo gesuita, malgrado l'ovvia debolezza della sua intuizione fisica, si esibì in mirabolanti abilità matematiche ed astronomiche:
peccato però che, per confutare il moto terrestre di Galileo,
dovette basarsi sulla legge galileiana del moto accelerato dei gravi in caduta libera: argomentazione galileiana contro Galileo stesso!
[SM=x44457]

Fatti e Miti del Processo a Galileo Maurice A. Finocchiaro - Università del Nevada - .Pdf

[SM=x44515]

[Modificato da Etrusco 19/09/2006 22.58]

Catilina.Ancona
00sabato 25 novembre 2006 03:00
Re:

Scritto da: Etrusco 18/09/2006 14.49
Violenza e odio del cattolicesimo contro gli ebrei:

Per farci un'idea dell'entità di questo antisemitismo di matrice cattolica facciamo mente locale ai
trattati "Adversus Judaeos" di Tertulliano, S.Cipriano, S.Agostino, S.Giovanni Crisostomo.
La posizione comune ai Padri della Chiesa fu che responsabile della morte di Gesù furono gli ebrei, e non Pilato, e gli ebrei in quanto popolo, donde nacque l'accusa di "popolo deicida".
S. Ambrogio parlava dei giudei come d'un "popolo parricida"
che continua a perseguitare Gesù.


Se il popolo ebreo è "deicida", tutta la storia successiva è interpretata come "castigo divino", fino alla distruzione di Gerusalemme, che si abbatte sugli ebrei proprio durante la Pasqua.
Così scrive Eusebio (265-340) nella "Storia Ecclesiastica": "La giustizia divina si abbatté allora sugli ebrei... facendo completamente sparire quella generazione di empi di tra gli uomini": il desiderio di Eusebio sembra essere che quella generazione scompaia completamente dal genere umano!

Il "castigo divino" comporta il ripudio d'Israele come popolo di Dio e la sua sostituzione con la Chiesa: anche questa è convinzione comune dei Padri della Chiesa, da Cirillo di Gerusalemme ad Agostino, e comporta la perdita d'lsraele al diritto alla propria terra.
Gli ebrei debbono rimanere schiavi per sempre in terra straniera!
Eco di questo "odio religioso" maturato nel cuore dei cristiani sono le terribili parole pronunziate da Bossuet, nel 1652, nella cattedrale di Metz: "Dio li ha dispersi per tutta la terra... essi portano dovunque impresso il segno della sua vendetta".

Ma già questa convinzione la si trova formulata ripetutamente nel "Commento ai Salmi" di Cassiodoro, redatto fra il 540-550.
Per Cassiodoro, i giudei (che chiama frequentemente "perfidi", "privi d'intelligenza", "peccatori in molti modi") hanno perduto la propria identità non solo religiosa ma anche politica, perché l'appellativo "giudei" si predica correttamente solo dei "credenti" cioè dei cristiani, e quello che era diritto alla loro terra, appartiene ora alla Chiesa di Cristo, "vera Giudea".

Il diritto alla Terra santa e a Gerusalemme appartiene ai cristiani:
così il francescano Francesco Quaresimi in un'opera pubblicata ad Anversa nel 1639.
E il Papa Paolo IV, nella bolla Cum nimis absurdum del 1555, proprio su questo fondamento teologico, della necessaria subordinazione politica degli ebrei, deduce tutta una serie di norme pratiche.

Un'altra conseguenza del "castigo divino" è considerata una perdita di capacità intellettuale, per cui gli ebrei non sono più in grado di conoscere la Scrittura: avendo rifiutato Gesù Cristo sono rimasti "carnali", cioè legati al significato strettamente letterale, incapaci di coglierne il senso spirituale.

Sul portale della cattedrale di Strasburgo la Sinagoga viene rappresentata come una sposa ripudiata e desolata, con gli occhi bendati (segno della cecità spirituale), accanto alla Chiesa raffigurata come sposa superba:
nel Museo della diaspora, a Tel Aviv, si ritrovano le due donne di Strasburgo, a muto commento!


BIBLIOGRAFIA:

- M.Pesce: Il cristianesimo e la sua radice ebraica, EDB, Bologna 1994.
- Il Regno - documenti, 21/97: Commissione teologico-storica del giubileo, pp.686-688.
- E.Testa: La fede della Chiesa madre di Gerusalemme, EDB, Roma 1995.
- Card.Carlo Maria Martini: Di nuovo insieme fratelli ritrovati, in Jesus, 10/97.


Link . . .



Però, per completezza, suggerisco caldamente un'attenta lettura del lavoro di David I. Kertzer I Papi contro gli Ebrei, RCS 2001.
Infatti, lo studioso si è basato su documenti accessibili solo dal 1998 per l'apertura degli archivi dell'Inquisizione disposta da Giovanni Paolo II. Per la verità, il Pontefice riteneva che questo contribuisse ad eliminare qualsiasi sospetto di corresponsabilità della Chiesa Cattolica nell'Olocausto.
E, sotto questo profilo, parlare di santa zappa sui piedi direi sia appropriato. Personalmente, mi son fatto l'idea che il Santo Padre sia stato tradito dalla sua origine di polacco, di figlio, cioè, di una terra di robusti sentimenti antiebraici, portato quindi a scambiare per sentimenti caritatevoli ed umani gli equilibrismi dialettici del Vaticano nel periodo cruciale esaminato, vale a dire '800 e prima metà del '900.
In estrema sintesi, la grossa, grossissima responsabilità della Chiesa sta nell'aver gettato il seme del moderno antisemitismo
che ha ben poco a che vedere con l'ostilità dei secoli precedenti
basata esclusivamente su motivi religiosi (il deicidio, il mancato riconoscimento del Messia...).
Anche se al lontano '500 risalgono - per iniziativa pontificia -
quelle forme di isolamento e riconoscimento degli ebrei (ghetto e contrassegno giallo) che saranno entusiasticamente rispolverate dal nazismo, è dopo la Rivoluzione Francese che nasce la nuova dottrina antisemita i cui frutti matureranno, nel modo che sappiamo, negli anni 30 del secolo scorso.
Infatti, la Chiesa accolse malissimo l'emancipazione degli Ebrei portata dalla Rivoluzione un pò in tutt'Europa (tant'è che si affrettò ad abolirla nei propri Stati con la Restaurazione, nonostante i pressanti consigli metternichiani in senso contrario).
Curiosamente, ma non troppo, l'azione della Chiesa acquistò in efficacia con la fine del potere temporale: con grande lungimiranza il Vaticano promosse in Europa il nascere di una stampa cattolica fiancheggiatrice che, pur ricevendo il La da organi quali l'Osservatore Romano e la Civiltà Cattolica, consentiva alla Chiesa di mantenere posizioni più equilibrate.
In parole povere, "si licet parva...", un pò come il gioco di sponda Berlusconi-Lega che abbiamo visto negli anni scorsi tante
volte....
La documentazione consultata (corrispondenza con Nunzi e alti prelati europei, atti del segretario di stato, contatti con articolisti della stampa cattolica militante) evidenzia lo stretto legame fra Vaticano, specie il Pontefice pro tempore regnante, e i canali di stampa cattolica grazie ai quali verranno gettati i pilastri dell'antisemitismo moderno e cioè:
-il cosmopolitismo degli ebrei, non legati a nessuna nazione ma solo avidi di guadagno e potere, quindi traditori per definizione
del paese che li ospita;
-un complotto ebraico per l'asservimento dei popoli cristiani
-le pratiche omicide dettate da motivi religiosi (sangue cristiano, preferibilmente di bambini per l'impasto del pane azzimo).

Ora, se consideriamo che la seconda metà dell'Ottocento si caratterizza per la crescita impetuosa dei nazionalismi, per l'emergere di grandi masse proletarie e per le forti tensioni sociali, un certo tipo di propaganda risultò molto ben accetta
ai governi europei e si capisce bene il perchè: nelle fasi di grandi cambiamenti, indotti soprattutto da cause economiche, le società sono confuse, disorientate, malcontente. Cosa c'è di meglio, in queste tempeste, di un bel capro espiatorio sul quale caricare tutte le disgrazie possibili e immaginabili ?
Non a caso, in parallelo, sul finire dell'Ottocento nasce il movimento sionista per il focolare in Palestina: l'ebreo, con la sensibilità acuta di chi è abituato al peggio, sentiva odor di bufera.
Col senno di poi, leggiamo con un certo disagio del grande interesse suscitato in Germania dagli "studi" dell'Osservatore Cattolico (quotidiano milanese diretto da don Albertario) nel 1892 sugli omicidi rituali degli ebrei, tanto che se ne ebbe la traduzione in tedesco dell'intera serie di articoli. Naturalmente, con giustificato orgoglio il corrispondente da Berlino riportava la lettera di ringraziamento di un deputato del movimento antisemita che pregava di esprimere "all'ottima redazione dell'Osservatore Cattolico la sua gratitudine d'avergli fornito sì buon materiale scientifico".
Si consideri che tutte le idiozie sopraesposte precedono tanta letteratura antisemita fiorita proprio su quel materiale da fogna, come il "capolavoro" dei Protocolli dei Savii di Sion.
Fermiamoci qui, ma viene spontanea una riflessione: le attuali tensioni nel mondo trovano la loro origine nel problema palestinese che, secondo una concatenazione di cause ed effetti, da cosa nasce ?
Come diceva il povero Pazzaglia, "ah...saperlo, saperlo !" [SM=x44473]
orckrist
00martedì 5 dicembre 2006 10:04
Re: Re:

Scritto da: Catilina.Ancona 25/11/2006 3.00


Però, per completezza, suggerisco caldamente un'attenta lettura del lavoro di David I. Kertzer I Papi contro gli Ebrei, RCS 2001.
Infatti, lo studioso si è basato su documenti accessibili solo dal 1998 per l'apertura degli archivi dell'Inquisizione disposta da Giovanni Paolo II. Per la verità, il Pontefice riteneva che questo contribuisse ad eliminare qualsiasi sospetto di corresponsabilità della Chiesa Cattolica nell'Olocausto.
E, sotto questo profilo, parlare di santa zappa sui piedi direi sia appropriato. Personalmente, mi son fatto l'idea che il Santo Padre sia stato tradito dalla sua origine di polacco, di figlio, cioè, di una terra di robusti sentimenti antiebraici, portato quindi a scambiare per sentimenti caritatevoli ed umani gli equilibrismi dialettici del Vaticano nel periodo cruciale esaminato, vale a dire '800 e prima metà del '900.
In estrema sintesi, la grossa, grossissima responsabilità della Chiesa sta nell'aver gettato il seme del moderno antisemitismo
che ha ben poco a che vedere con l'ostilità dei secoli precedenti
basata esclusivamente su motivi religiosi (il deicidio, il mancato riconoscimento del Messia...).
Anche se al lontano '500 risalgono - per iniziativa pontificia -
quelle forme di isolamento e riconoscimento degli ebrei (ghetto e contrassegno giallo) che saranno entusiasticamente rispolverate dal nazismo, è dopo la Rivoluzione Francese che nasce la nuova dottrina antisemita i cui frutti matureranno, nel modo che sappiamo, negli anni 30 del secolo scorso.
Infatti, la Chiesa accolse malissimo l'emancipazione degli Ebrei portata dalla Rivoluzione un pò in tutt'Europa (tant'è che si affrettò ad abolirla nei propri Stati con la Restaurazione, nonostante i pressanti consigli metternichiani in senso contrario).
Curiosamente, ma non troppo, l'azione della Chiesa acquistò in efficacia con la fine del potere temporale: con grande lungimiranza il Vaticano promosse in Europa il nascere di una stampa cattolica fiancheggiatrice che, pur ricevendo il La da organi quali l'Osservatore Romano e la Civiltà Cattolica, consentiva alla Chiesa di mantenere posizioni più equilibrate.
In parole povere, "si licet parva...", un pò come il gioco di sponda Berlusconi-Lega che abbiamo visto negli anni scorsi tante
volte....
La documentazione consultata (corrispondenza con Nunzi e alti prelati europei, atti del segretario di stato, contatti con articolisti della stampa cattolica militante) evidenzia lo stretto legame fra Vaticano, specie il Pontefice pro tempore regnante, e i canali di stampa cattolica grazie ai quali verranno gettati i pilastri dell'antisemitismo moderno e cioè:
-il cosmopolitismo degli ebrei, non legati a nessuna nazione ma solo avidi di guadagno e potere, quindi traditori per definizione
del paese che li ospita;
-un complotto ebraico per l'asservimento dei popoli cristiani
-le pratiche omicide dettate da motivi religiosi (sangue cristiano, preferibilmente di bambini per l'impasto del pane azzimo).

Ora, se consideriamo che la seconda metà dell'Ottocento si caratterizza per la crescita impetuosa dei nazionalismi, per l'emergere di grandi masse proletarie e per le forti tensioni sociali, un certo tipo di propaganda risultò molto ben accetta
ai governi europei e si capisce bene il perchè: nelle fasi di grandi cambiamenti, indotti soprattutto da cause economiche, le società sono confuse, disorientate, malcontente. Cosa c'è di meglio, in queste tempeste, di un bel capro espiatorio sul quale caricare tutte le disgrazie possibili e immaginabili ?
Non a caso, in parallelo, sul finire dell'Ottocento nasce il movimento sionista per il focolare in Palestina: l'ebreo, con la sensibilità acuta di chi è abituato al peggio, sentiva odor di bufera.
Col senno di poi, leggiamo con un certo disagio del grande interesse suscitato in Germania dagli "studi" dell'Osservatore Cattolico (quotidiano milanese diretto da don Albertario) nel 1892 sugli omicidi rituali degli ebrei, tanto che se ne ebbe la traduzione in tedesco dell'intera serie di articoli. Naturalmente, con giustificato orgoglio il corrispondente da Berlino riportava la lettera di ringraziamento di un deputato del movimento antisemita che pregava di esprimere "all'ottima redazione dell'Osservatore Cattolico la sua gratitudine d'avergli fornito sì buon materiale scientifico".
Si consideri che tutte le idiozie sopraesposte precedono tanta letteratura antisemita fiorita proprio su quel materiale da fogna, come il "capolavoro" dei Protocolli dei Savii di Sion.
Fermiamoci qui, ma viene spontanea una riflessione: le attuali tensioni nel mondo trovano la loro origine nel problema palestinese che, secondo una concatenazione di cause ed effetti, da cosa nasce ?
Come diceva il povero Pazzaglia, "ah...saperlo, saperlo !" [SM=x44473]



[SM=x44473]
non sono d'accordo con la tua riflessione poichè se osserviamo la storia del popolo ebraico notiamo che l'attuale situazione ha origini ben più remote rispetto all'avvento del cristianesimo.


provolaino
00sabato 9 dicembre 2006 20:19
Re: Re: Re:

Scritto da: orckrist 05/12/2006 10.04


[SM=x44473]
non sono d'accordo con la tua riflessione poichè se osserviamo la storia del popolo ebraico notiamo che l'attuale situazione ha origini ben più remote rispetto all'avvento del cristianesimo.





Mi ha sempre incuriosito andare alla ricerca delle lontane origini delle attuali tensioni in Medio Oriente,
ma non sono mai riuscito ad andare così lontano nei tempi.

Prima del cristianesimo come era la situazione in Palestina e Gerusalemme?
cuerpo de marrano
00domenica 11 febbraio 2007 17:39
Insomma [SM=x44468] anche noi cattolici ce ne abbiamo di macchie sulla nostra memoria storica [SM=x44466]
Etrusco
00martedì 3 aprile 2007 18:23
Mentre in Europa Santa Romana Chiesa U.Cattolica e A bruciava le streghe sui roghi...


Avicenna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Abu Ali Husain ebn-e Abdollah Ebn-e Sina o Pur-Sina o Ebn-e Sina (980 - 1037),
più noto come Avicenna (persiano: ??? ????, Ibn Sina);
nato a Balkh nel 980 e morto a Hamadan nel 1037 fu un insigne medico, ma anche fisico, filosofo e scienziato.

Scrisse circa 450 libri su una grande varietà di soggetti.
Molti di questi libri trattano di temi filosofici e medici.
In ambiente accademico è universalmente riconosciuto come "il padre della medicina moderna".

George Sarton ha indicato Avicenna come "il più famoso scienziato dell'Islam e uno dei più famosi di tutte le razze, luoghi e tempi".
I suoi lavori più famosi sono
"Il libro della guarigione" e "Canonis in Medicina",
anche conosciuto come Qanun.
Il suo nome latinizzante è un'alterazione di Ibn Sina, l'abbreviativo del suo nome con cui era conosciuto in Persia.

Fu una delle figure più note nel mondo islamico della sua epoca.
In Europa tramite la Scuola Medica Salernitana e a partire dal 1200, Avicenna diventò una delle più importanti figure mediche di riferimento.



Approfondimenti si Wikipedia . . .
Etrusco
00domenica 10 febbraio 2013 15:50

BENVENUTI AL KAMA-BURQA! 
- PARIGI NON TEME LE MINACCE DEGLI INTEGRALISTI (COME CON LA RIVISTA “CHARLIE HEBDO”) E PROPONE UNA GRANDE MOSTRA SULL’EROTISMO NELL’ISLAM 
- SESSO E TRASGRESSIONE IN UNA SERIE DI OPERE D’ARTE ISPIRATE AL LIBRO LE “MILLE E UNA NOTTE”, GRANDE SILLABARIO DELLE PERVERSIONI: ORGE, FROCERIE, AMORI BISEX, SADOMASOCHISMO, FETICISMO, TRAVESTIMENTI, ZOOFILIA, AFRODISIACI E DROGA…

Alessandra Bianchi e Gigi Riva per "l'Espresso"

C'è un'Islam felice, erotico, passionale, intrigante, tollerante e, purtroppo, negli ultimi tempi misconosciuto. 
Davanti a noi, persino da prima dell'11 settembre newyorchese, scorrono le visioni di attentati suicidi, uccisioni feroci, furia contro le opere d'arte (i Buddha di Bamiyan in Afghanistan, i mausolei di Timbuctù), donne costrette nel burqa, sopraffazione del genere femminile. Fino alla costruzione, peraltro riuscita, di un immaginario a tutto tondo oscurantista del mondo islamico così come lo vogliono i wahabiti o i salafiti. Come se quella fosse stata, sia, l'unica valenza di una religione fondamentalista e refrattaria alla modernità. Non è così.

MILLE E UNA NOTTEMILLE E UNA NOTTE

Un'inversione di tendenza, tesa a ristabilire il giusto senso delle parole e a disegnare un arco storico più complesso, parte da Parigi:
e non poteva essere che la Ville Lumière a cercare, con certosina pazienza, di riannodare un filo raziocinante che cancelli pregiudizi, malintesi e interpretazioni sbagliate. Il Louvre ha appena aperto le nuove sale di arte islamica che vogliono essere, nell'intento dei due architetti Mario Bellini e Rudy Ricciotti, «un messaggio di pace e dialogo perché l'arte è un terreno neutro di incontro tra i popoli».

MILLE E UNA NOTTE A PARIGIMILLE E UNA NOTTE A PARIGI

Nel Paese, la Francia appunto, dove esiste la più nutrita comunità musulmana d'Europa. Ma siccome il supposto scontro di civiltà ha come epicentro il ruolo della donna e come terreno (ideale e fisico) di "conquista" il suo corpo, il simbolo più evidente di questa volontà di ripresa di confronto è la mostra all'Istituto del mondo arabo di Parigi sulle "Mille e una notte".

L'enorme numero di visitatori che ha registrato da fine novembre e l'interesse suscitato sono il barometro più efficace di una sete di sapere che vada oltre lo stereotipo. Si può disquisire a lungo se quel mondo di magia, luce, sensualità che pervade le pagine del libro sia, almeno in parte, una proiezione occidentale di cosa doveva essere l'esotismo orientale. Ma di certo, al Cairo come a Damasco, come in tutte le metropoli del mondo arabo, i tentativi dei gruppi fondamentalisti di vietare il libro, nelle sue varie versioni, testimoniano l'enorme presa che ha avuto e avrebbe ancora tra i potenziali lettori, se non fossero ossessionati dalla paura di leggerlo o discuterne in pubblico.

MILLE E UNA NOTTEMILLE E UNA NOTTE

E non è forse, quella vasta area, il luogo dove si registrano le più alte vendite di Viagra e prodotti consimili, a testimonianza di un rapporto con la sessualità molto più avanzato della vulgata corrente? Rincara Malek Chebel, antropologo delle religioni, filosofo algerino e autore tra l'altro del "Dizionario amoroso delle Mille e una Notte" e che ha appena dato alle stampe "Islam, de chair et de sang" (edizioni Librio) e "Changer l'Islam" (Albin Michel): «Basta andare a Casablanca, Beirut, Alessandria, Amman o Tunisi, per trovare dei negozi di lingerie sexy davanti ai quali accorrono frotte di donne».

Nelle "Mille e una notte" ci sono tutte le forme di amore e di sesso immaginabili dalla mente umana: orge, omosessualità, bisessualità, sadomasochismo, feticismo, narcisismo, travestimenti, persino zoofilia, sono materia corrente gli usi di afrodisiaci e droga. Entrando nella prima sala della mostra al libro dedicata l'atmosfera è misteriosa, la grande sala a pianterreno immersa nell'oscurità. Sapientemente illuminati, sparsi qua e là, ci sono estratti, notizie sul libro. Il manoscritto di origini indo-persiane (VIII secolo) è anonimo.

La prima versione europea è francese e risale al 1704, firmata da Antoine Galland. Fu subito un successo che ha conosciuto aggiunte, soppressioni e manomissioni, insomma, come se fosse masteria viva, non ha mai messo di evolversi. Perché, come dice lo scrittore e professore universitario marocchino Abdelfattah Kilito, «se mille libri sono stati all'origine delle Notti, le Notti sono state all'origine di mille libri».

Il pretesto delle "Mille e una notte" è la sete di vendetta del sultano Shahriyar che, scoperto il tradimento della propria moglie, la fa uccidere e decide che sposerà ogni giorno una vergine con cui passerà la notte per eliminarla la mattina seguente. Sherazade, figlia del Gran Visir, si offre al sultano e giorno dopo giorno, notte dopo notte, riesce a salvarsi la vita raccontando storie meravigliose di viaggi lontani, città magnifiche, guerre e amori, finché il sultano la perdona, essendosi innamorato di lei. In questo modo Sherazade ferma il circolo vizioso dell'eccidio femminile messo in moto da Shahriyar e salva la vita ad altre donne. E da sempre, questo personaggio così lontano dagli stereotipi della letteratura, è al centro di dibattiti e interpretazioni.

il sogno di cosroe MILLE E UNA NOTTEIL SOGNO DI COSROE MILLE E UNA NOTTE

Nel piano superiore, il vero fulcro della mostra, ci sono molti disegni o quadri che rendono omaggio alla bellezza delle protagoniste delle novelle. Come il logo scelto per la mostra, un acquarello di George Barbier che ritrae una discinta Zobeida ai cui piedi si getta a torso nudo un "Nègre d'or": il dipinto è stato ispirato dal balletto "Sherazade" che fu rappresentato a Parigi nel 1910 da Ida Rubinstein e Vaslav Nijinski.

Per Malek Chebel, membro del Comitato scientifico dell'Istituto del mondo arabo, Sherazade è un'eroina senza tempo e assolutamente moderna, colta (ha letto mille libri), intelligente, coraggiosa e bellissima: «Rappresenta la parola libera di una donna in una società che libera non è. È il simbolo della rivolta. La sua bellezza rappresenta la potenza della sua libertà, anche se è stata repressa in un mondo arabo antico.

Sherazade è la prima femminista, perché ha capito che ha una sua forza, rigetta il ruolo passivo rispetto alla potenza maschile dove la società voleva relegarla. In realtà lei mostra il cammino della sopravvivenza di tutte le donne». Contemporaneamente «è simbolo di libertà anche per l'uomo. Non posso immaginarmi un uomo libero che possa soddisfare una donna che non lo sia. Non può esserci godimento fisico della donna e dell'uomo senza libertà».

Da qui la critica dello studioso ai «mercanti di religione» che dovrebbero rileggersi un volume alla base della loro cultura: «Il corpo della donna fa paura e gli uomini vogliono controllarlo, mentre l'Islam dice tutto il contrario e cioè che il piacere è permesso. La donna ha sempre spaventato. Per questo l'uomo è diventato misogino e maschilista. L'uomo ha paura della donna perché ha paura del suo desiderio. La donna "abbatte" qualunque uomo, perché il desiderio femminile è più forte di quello maschile».

LE MILLE E UNA NOTTELE MILLE E UNA NOTTE

Il percorso di regressione dell'Islam non data dall'11 settembre o dagli ultimi decenni, è molto più lungo.
Chebel lo fa risalire alla caduta dell'impero musulmano in Andalusia: «La società arabo-andalusa era urbana, piena d'inventiva, tollerante e amorosa. Fu distrutta nel Quindicesimo secolo e dimenticata da tutti i radicali islamisti. Da allora abbiamo perso un patrimonio di ricchezza e intelligenza oltre a tutte le battaglie di modernità».

E, quanto al ruolo della donna, si sono imposti 2 modelli: «C'è la "femme fatale" che seduce e che utilizza tutti i suoi sortilegi per annientare l'uomo. E poi c'è la donna che invece decide e prende in mano le cose. Al momento questi due tipi di donna sono ancora separati: il primo è ancora un modello più orientale, il secondo più occidentale».

Ci vuole tempo per superare i cliché ma l'evoluzione della società è costante e prima o poi ce la faremo: «Un tempo se una donna non poteva avere figli si diceva fosse solo a causa della sua sterilità, quella maschile non era contemplata. Un tempo la poligamia era permessa perché la donna non aveva alcun valore. Oggi la donna viaggia, lavora, è a capo di aziende, a volta guadagna più di suo marito. Come si può pensare di comprare una donna che ha la possibilità di comprare te?».

Sherazade è il possibile punto di partenza di un nuovo inizio. La mostra trascina nell'atmosfera orientale che tanto fa sognare: ci sono gioielli splendidi e attualissimi, anelli portaprofumo, costumi magnifici. Ci sono oggetti di tutte le epoche, tappeti, lampade, ceramiche, statuine. Si entra in contatto con i personaggi magici di Sinbad, Aladino, Alì Babà.Trova spazio anche il cinema italiano: in bella evidenza, nella parte iniziale dell'esposizione, un estratto del film "Il fiore delle Mille e una Notte" di Pier Paolo Pasolini, realizzato nel 1974 e che vinse il Gran Prix speciale della giuria a Cannes. E poi tutti i luoghi del libro, Bagdad è il punto fisso (viene citata 250 volte nel libro), Damasco, la città di passaggio (160), e Il Cairo sono le chiavi basilari.

Ma ci sono anche la Siria, l'Iraq, lo Yemen e avventure di ogni genere: naufragi, viaggi avventurosi in Cina passando per terre misteriose. La guerra e la morte sono temi molto presenti. Sherazade racconta al sultano storie sanguinose e battaglie cruente. Ma è poi esistita davvero? Per Malek Chebel no: «È un personaggio di fantasia. Per questo motivo per me le "Mille e una notte" sono state scritte da una donna. Ci sono elementi precisi che me lo fanno pensare. Per esempio, ci sono molte battaglie nelle sue storie dove le donne vincono.

Non ho mai sentito un uomo raccontare una storia di guerra dove è la donna che vince. E poi come viene raccontata la libido maschile, solo una donna può parlarne così. Una donna o un omosessuale. Ma una letteratura omosessuale non c'era. Le protagoniste si innamorano rapidamente, vivendo dei colpi di fulmine. Anche questo è un aspetto tipicamente femminile: la donna vive un suo sogno, si è innamorata di lui pur avendolo visto una sola volta. Si ammala d'amore: tutti i medici del mondo non riescono a guarirla, salvo l'amore della sua vita. Per me questa è psicologia femminile, altrimenti non ci sarebbe logica».

Se ha il merito di aver suscitato un dibattito, per Chebel tuttavia la mostra è anche un'occasione in parte perduta e lui ne avrebbe apprezzato una versione più spinta: «L'allestimento è stato pensato con una visione europea statica che manca di movimento. Non ci sono sensualità, né trasgressione. È come se fosse stata organizzata per gli adolescenti». E la figura di Sherazade avrebbe dovuto essere imposta con maggiore potenza a monito dei salafiti e di qualunque integralismo. 
Come dire: ecco, c'è un'araba alle radici del femminismo.  [SM=x44461]

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