Dopo le mostre dedicate al Perugino e al Pintoricchio la regione Umbria ospiterà un altro grande maestro e protagonista della pittura rinascimentale, Luca Signorelli. Presso laGalleria Nazionale dell'Umbria si terrà dal 20 aprile prossimo al 26 agosto 2012 una rassegna artistica dedicata al pittore toscano. La mostra sarà allestita con opere provenienti da musei di tutto il mondo. Saranno organizzati "itinerari signorelliani" che porteranno anche a Città di Castello ed Orvieto, dove il pittore ha lasciato fondamentali testimonianze della sua arte. La mostra, dal titolo "Luca Signorelli: de ingegno et spirito Pellegrino", si preannuncia come uno dei più importanti eventi culturali di quest'anno. L'Umbria è stata terra di adozione del maestro nato a Cortona, in Toscana.
Luca Signorelli. “de ingegno et spirto pelegrino” (Giuseppina Micheli)
Il 21 aprile 2012 sarà aperta al pubblico una grande mostra dedicata a Luca Signorelli, uno degli artisti più importanti del Rinascimento, lungamente attivo in Italia centrale dal 1472 al 1519, a cui non è stata più dedicata una rassegna monografica dal lontano 1953. L’esposizione dedicata al pittore cortonese si preannuncia come uno degli appuntamenti culturali più importanti dell’anno e verrà allestita nelle sedi delle tre città umbre in cui l’artista è stato attivo: nella Galleria Nazionale dell’Umbria e nel Museo Diocesano a Perugia, nel Duomo e nel Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello. La cura è di Fabio De Chirico, Vittoria Garibaldi, Tom Henry e Francesco Federico Mancini.
Coetaneo del Perugino, formatosi e vissuto nel medesimo ambiente, Luca Signorelli nacque a Cortona intorno al 1450 e vi morì nel 1523. Inizia il suo apprendistato da adolescente con Piero della Francesca, va poi a studiare con il fiorentino Andrea del Verrocchio, nella cui bottega transitano Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio – inevitabilmente – da questi maestri carpisce i segreti per fare una buona pittura; l’entusiasmo per la sperimentazione, la passione dello studio di un particolare aspetto, la resa del corpo umano in movimento. Sarà però come assistente del Perugino che realizza la sua prima opera nota, Testamento e morte di Mosè, nella Cappella Sistina a Roma: siamo nel 1482.
Secondo il Vasari, il quale ci tramanda la gran parte delle informazioni che di lui sono arrivate, Luca Signorelli fu “pittore tanto famoso … quanto nessun altro in qual si voglia tempo sia stato giammai” e lo stesso tende a dare vita all’aneddoto di un artista privo di commozione ed emotività che, di fronte alla morte di un suo figliolo prediletto, esorcizza il dolore ritraendone la bellezza del corpo[1].
Dopo l’esperienza romana, Signorelli lavora in tutto il centro Italia per alcuni dei più grandi mecenati del secolo, guadagnandosi una meritata e grande reputazione. Austero, solenne, dipinge il bello ma non è pittore della bellezza; poco attento, forse, alle questioni teoriche dell’arte, il suo principale obiettivo è il racconto, la narrazione, l’illustrazione nella quale riesce a farci sentire tutta la dignità della natura e della forma umana. Ogni sua figura, anche quella divina, è uno studio sincero della vita e dei suoi moti sentimentali. Se la nobile bellezza degli angeli, dei santi, delle Madonne, deve elevare lo spirito alla preghiera, la tristezza del destino sul viso dei suoi Gesù bambino, molto meno aggraziati di quelli dei suoi contemporanei, trasmette pathos, così come la realistica bruttezza di certi suoi personaggi e persino le imperfezioni formali di alcune sue opere.
Il percorso ideale della mostra inizia dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, dove sarà illustrata l’intera carriera artistica di Signorelli. Si parte dal Polittico di Sant’Antonio (1468) di Piero della Francesca, indicativo per approfondire le frequentazioni giovanili dell’artista; e dalla successiva partecipazione al cantiere della Cappella Sistina, dove ebbe modo di confrontarsi con gli altri grandi come lo stesso Perugino, Pintoricchio, Bartolomeo della Gatta, Alessandro Filipepi detto Botticelli e Domenico Ghirlandaio; e arriva al Signorelli “intellettuale”, interprete attento della tradizione classica, ammesso a frequentare i più raffinati circoli neoplatonici della Firenze di Lorenzo il Magnifico. Assieme ad un ampio numero di dipinti autografi e di opere rappresentative degli artisti che hanno influito sulla sua formazione e sulla sua attività, è presente anche una selezione dalla ricchissima, affascinante produzione grafica, attenta alle moderne ricerche fisiognomiche e alla tensione dinamica dei corpi.
Due sono le opere che desidero portare all’attenzione, ambedue conservate alla Galleria degli Uffizi di Firenze, per cercare di rimarcare l’importanza di questo artista sull’arte futura: la Madonna con Bambino e figure, dipinta per Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici nel 1490, e la Sacra Famiglia per la Parte Guelfa del 1490-‘91. Nel primo dipinto la figura di Maria si inserisce nel tondo in maniera del tutto anomala, sottoposta a numerose torsioni del corpo. Un Bambino robusto e vivace infrange l’iconografia usuale del tema. Alle spalle delle figure divine, il Signorelli utilizza lo spazio per esprimere temi classicheggianti cari alla cultura del suo tempo: un paesaggio roccioso animato da rovine, giovani ed erculei pastori che suonano il flauto in una natura bucolica. Michelangelo Buonarroti ha sicuramente desunto l’idea delle figure nel fondo del Tondo Doni proprio da quest’opera. Nel secondo ritorna il tondo per raffigurare un soggetto sacro di antica tradizione, in cui il pittore tende a reagire polemicamente alle contemporanee soluzioni botticelliane. Le figure sono compresse a forza entro la forma della tavola, quasi inesistente lo spazio concesso alla natura, panneggi costruiti per larghi piani. Sono solo i corpi ad evidenziarsi, in un’esaltazione plastica che preannuncia già la visione eroica delle figure michelangiolesche.
Sarà invece mantenuta nella collocazione originaria, a pochi passi dalla Galleria Nazionale, nel Museo del Duomo di Perugia, la Pala di Sant’Onofrio che Luca Signorelli licenziò per la cappella di Sant’Onofrio nel 1484, opera che costituisce un caposaldo della produzione giovanile e documenta la qualità del rapporto che unì l’artista al vescovo perugino Jacopo Vannucci, anche lui originario di Cortona.
La successiva e obbligatoria tappa è Orvieto, dove nel Duomo Signorelli ha affrescato il grandioso ciclo della Cappella di San Brizio (1499-1504); mentre all’interno del Museo dell’Opera del Duomo (MODO) aperto al pubblico sarà allestito il cantiere di restauro della Pala di Paciano ed esposte la Santa Maria Maddalena e il raro dipinto su tegola di terracotta che ritrae Luca Signorelli e Niccolò Franchi. Un’anteprima fresca di restauri è la Libreria Albèri, un suggestivo ambiente decorato con soggetti profani da Luca Signorelli e dalla sua bottega, sede della biblioteca raccolta dal vescovo Albèri. L’opera di maggiore impegno dell’artista, e il suo più celebrato capolavoro, resta però la decorazione della Cappella di San Brizio. In pochissimo tempo il maestro cortonese ne completava la volta, attenendosi allo schema compositivo ed in parte anche allo stile del Beato Angelico, che aveva lasciato interrotto il lavoro cinquant’anni prima, e ne ornava le pareti con grandiosi affreschi che rappresentano Storie dell’Anticristo (il Giudizio Universale, la Resurrezione dei morti, i Dannati, l’Inferno e ilParadiso, i Beati). Tali soggetti, ispirati alle fonti più diverse e interpretati con grande libertà e fantasia, sono illustrati in grandiose, originalissime composizioni, in cui il tema della figura umana nuda e in movimento appare trattato con un’intensità mai prima utilizzata. Queste pitture sono vere e proprie scenografie umane che esulano dal contenuto religioso e morale.
L’ultimo segmento dell’esposizione è nel monumentale Palazzo Vitelli a Città di Castello, odierna sede dellaPinacoteca Civica della città. Il palazzo fu costruito agli inizi del XVI secolo dall’omonima casata alla quale Signorelli si legò fin da giovane. Per i Vitelli, Luca realizzò il ritratto di Niccolò e dei suoi figli Camillo e Vitellozzo. A committenti del luogo sono legate altre opere rilevanti, a cui guardò con particolare attenzione Raffaello, come la pala del Martirio di San Sebastiano (1498-1500 circa), esposta accanto alla sola opera di Raffaello tuttora esistente a Città di Castello; il Gonfalone della SS. Trinità (1499 circa) e tanti altri dipinti in mostra come lo Stendardo di San Giovanni e la Pala di Santa Cecilia, sono conservate nello stesso palazzo. A chiudere il percorso una serie di opere degli ultimi anni della sua carriera, nelle quali lo sguardo del pittore diventa più cupo ma crescono dettagli paesaggistici e figurativi suggestivi e spesso insoliti.
Seguendo una consuetudine consolidata delle grandi mostre dell’Umbria, anche per Signorelli saranno organizzati itinerari di visita nei siti che conservano opere dell’artista, a partire dai poco noti ma fascinosi affreschi con Storie della Passione, che il pittore cortonese realizzò, verso il 1510, nell’Oratorio di San Crescentino a Morra; alla chiesa-museo di Santa Croce di Umbertide con la tavola raffigurante la Deposizione dalla Croce del 1516, che documentano l’attività di Luca Signorelli in Valtiberina. Per Signorelli gli itinerari proposti oltrepasseranno i confini della regione e toccheranno Cortona, Sansepolcro, l’Abbazia di Monteoliveto, Arcevia, la Basilica della Santa Casa a Loreto e i Palazzi Vaticani a Roma.
La mostra è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Soprintendenza per i Beni Storici Artici ed Etnoantropologici dell’Umbria), dalla Regione Umbria, dalle Province di Perugia e di Terni, dai Comuni di Perugia, Orvieto e Città di Castello, dalle Diocesi di Perugia, Orvieto e Città di Castello, dall’Università degli studi di Perugia, dalle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Perugia, Orvieto e Città di Castello, dalle Camere di Commercio di Perugia e di Terni e dall’Università degli Studi di Perugia. L’organizzazione è affidata a Civita e si dipana nei 3 luoghi che più sono caratterizzati dalla sua presenza.
Giuseppina Micheli
FOTO
Luca Signorelli, Cappella di san Brizio, Orvieto, Duomo
Luca Signorelli, Madonna con Bambino e figure, 1490, Firenze, Uffizi
Michelangelo, Tondo Doni, 1506-’08, Firenze, Uffizi.
- Luca Signorelli, Cappella di san Brizio, Orvieto, Duomo
- Luca Signorelli, Madonna con Bambino e figure
- Michelangelo, Tondo Doni
Bibliografia
Giorgio Vasari (2005), Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori, Volumi 2, Einaudi tascabili – Classici, Milano
Per ulteriori informazioni, consultare i due siti proposti: www.gallerianazionaleumbria.it; www.opsm.it.
[1] Vasari, Vite