Renzi vince al 2° turno contro i grillini e contro Salvini da solo, ma perde contro il centrodestra unito (Berlusconi, Salvini e Meloni senza NCD/UDC)

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Robert - W la... foiga!
00domenica 21 giugno 2015 12:32
Tutti i dati del clamoroso sondaggio IPSOS pubblicato dal Corriere della Sera. Al 1° turno in calo FI, PD, SEL e centro, in crescita Grillo e Salvini.

(Personalmente io mi dissocio da questo articolo, per intero o almeno per la metà di esso: se volete una mia analisi, fate dei commenti dicendo qual'è la vostra idea)

ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA DI NANDO PAGNONCELLI DEL 21 GIUGNO 2015 - CLICK QUI PER IL LINK ORIGINALE

Incognita ballottaggi sull’Italicum: il Pd batterebbe (di poco) i 5 Stelle, ma una lista unica di centrodestra (Berlusconi, Salvini e Meloni senza NCD e UDC) al secondo turno si imporrebbe con il 53,5% contro il PD. Vittoria ampia per il partito di Renzi se nel duello il concorrente fosse Lega in caso di corsa solitaria (senza Berlusconi e Meloni). Tutti i dati di Nando Pagnoncelli



Ai risultati delle recenti elezioni regionali e comunali è stato attribuito un significato «nazionale», nonostante abbiano coinvolto meno della metà del corpo elettorale. È una tendenza comprensibile ma che porta spesso ad analisi inappropriate, anche in considerazione dell’elevato tasso di astensione che si è verificato e che difficilmente potrebbe confermarsi in occasione di elezioni legislative.

Il sondaggio odierno intende fotografare gli orientamenti di voto degli elettori nel caso di elezioni politiche con la nuova legge elettorale, l’Italicum. Ancora una volta è opportuno sottolineare che si tratta di una fotografia istantanea che misura lo stato di salute dei partiti e non la previsione di quanto potrà avvenire quando si terranno le elezioni, nel 2018 o prima.

Alla luce delle intenzioni di voto abbiamo testato le preferenze degli elettori al secondo turno che prevede il ballottaggio tra le prime due forze in campo se nessuna, come accadrebbe oggi, supera quota 40% dei consensi. Al momento si tratta di Partito democratico e Movimento 5 Stelle e il primo si affermerebbe di misura: 51,2% a 48,8%. È interessante osservare il comportamento degli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio.

Oltre la metà dei leghisti (55%) voterebbe per il movimento di Grillo, il 37% sarebbe propenso ad astenersi e l’8% sceglierebbe il Pd. Diverso il comportamento degli elettori di Forza Italia, il 60% dei quali si asterrebbe, uno su quattro voterebbe per il M5S e il 15% per il Pd. Sembrano davvero lontani i tempi in cui, grazie anche al patto del Nazareno, i berlusconiani risultavano attratti da Renzi. L’elettorato di sinistra si divide quasi a metà: 50% per il Pd e 45% per il M5S; Area popolare per il 70% voterebbe per il Pd mentre Fratelli d’Italia si dividerebbe tra il M5S (50%) e l’astensione (42%). Da ultimo, gli indecise e astensionisti al primo turno si riducono e propenderebbero in misura leggermente superiore per il movimento di Grillo (23%) rispetto al Pd (20%).

Rispetto all’attuale composizione della Camera dei deputati il Pd grazie al premio di maggioranza aumenterebbe i propri seggi, come pure il M5S, la Lega e Fratelli d’Italia. Al contrario si ridurrebbe il numero di deputati di Forza Italia, di Area popolare e della lista di sinistra (raffrontata a Sel).

Ma cosa potrebbe succedere se al ballottaggio il Pd incontrasse la Lega o il centrodestra unito in una sola lista? Si tratta di due simulazioni del tutto ipotetiche, dato che al momento la distanza della Lega dal M5S è ragguardevole e il progetto di un’alleanza di tutte le formazioni di destra e centrodestra stenta a decollare.

Nel primo caso il Pd si affermerebbe in misura molto netta sulla Lega: 61,5% contro 38,5%. I grillini opterebbero, nell’ordine, per l’astensione (42%), Lega (33%) e Pd (25%); gli elettori di Forza Italia voterebbero prevalentemente, ma non in modo compatto, per la Lega (60%), come pure gli elettori di Fratelli d’Italia (68%), mentre quelli di sinistra e di Area popolare - i primi prevedibilmente, i secondi un po’ meno - propenderebbero in misura massiccia per il Pd (rispettivamente 95% e 75%).

Nel secondo caso il centrodestra risulterebbe vincente sul Pd 53,5% a 46,5%, in virtù di un voto molto coeso (tra l’85 e il 95%) degli elettori di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Al contrario i sostenitori di Area popolare voterebbero più per il Pd (60%) che per il centrodestra unito (35%). Anche in questo caso la maggioranza dei grillini (55%) si asterrebbe mentre gli altri privilegerebbero sia pure di poco il Pd (25%) sul centrodestra (20%).
Riassumendo: al ballottaggio il Pd si affermerebbe di misura sul M5S, in modo largo sulla Lega Nord e perderebbe contro il centrodestra unito in un’unica lista.

Le ipotesi sul possibile ballottaggio dipendono dalle ultime intenzioni di voto. Iniziamo dalla partecipazione: la quota di astensionisti ed indecisi si attesta al 35,5% e lascia presagire una crescita dell’astensione rispetto alle Politiche del 2013 (è stata pari al 27,5%, considerando anche le schede bianche e nulle), ma più contenuta rispetto alle Europee del 2014 (44,4%).
Quanto ai partiti, rispetto ai mesi scorsi lo scenario che emerge non presenta novità nella graduatoria ma fa registrare cambiamenti di rilievo nei rapporti di forza. Il Pd si conferma il primo partito con il 31,5% ma risulta in significativa flessione rispetto alle elezioni europee. Si è fortemente ridotto il divario con il Movimento 5 Stelle (ora di 4%) che si mantiene al secondo posto ed è in notevole crescita con il 27,5% dei consensi, soprattutto - ma non solo - dopo le inchieste giudiziarie degli ultimi mesi, dalle grandi opere, a Ischia e, soprattutto, Mafia Capitale.

A seguire la Lega Nord (14,7%) che allarga il divario rispetto a Forza Italia (12,4%). Infine, tra i partiti al di sopra della soglia del 3%, si registrano un’ipotetica lista nella quale potrebbero confluire le formazioni a sinistra del Pd (4,4%), Area popolare (4,3%) e Fratelli d’Italia (4,2%).

L’infinita transizione che caratterizza la politica italiana non sembra affatto destinata a terminare. Indubbiamente l’Italicum può accelerare processi di cambiamento e la riconfigurazione delle proposte politiche, in termini di liste e programmi. Ma non è un processo facile. Ne è un esempio la situazione del centrodestra: se da un lato il clima sociale sembra più favorevole a quest’area politica, dall’altro appare difficile individuare un progetto in grado in grado di aggregare le diverse anime che la compongono. E la storia recente del nostro Paese ci insegna che unire formazioni politiche talora consente di vincere ma non sempre di governare.

21 giugno 2015 | 08:16
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA DI NANDO PAGNONCELLI DEL 21 GIUGNO 2015 - CLICK QUI PER IL LINK ORIGINALE

(Personalmente io mi dissocio da questo articolo, per intero o almeno per la metà di esso: se volete una mia analisi, fate dei commenti dicendo qual'è la vostra idea)
Dom Pérignon
00lunedì 22 giugno 2015 16:42
I 5 Stelle crescono e adesso tutti gli altri li corteggiano (Luca De Carolis)

DA NORD A SUD E DA DESTRA A SINISTRA È PARTITA LA CORSA AGLI ACCORDI CON IL MOVIMENTO. E, QUA E LÀ, INIZIA A VEDERSI QUALCHE INTESA COI “NEMICI”.

Da Nord a Sud, da sinistra a destra. Tutti a rincorrere i Cinque Stelle, a corteggiarli, a offrirgli voti, assessorati, alleanze. Matteo Renzi continua ostentatamente a snobbarli, ma i grillini che appena sei mesi fa sembravano moribondi ora sono una forza che pesa. Con cui fare i conti e magari sedersi al tavolo. Perché le cifre di regionali e comunali raccontano che il Movimento comincia ad avere radici solide, ovunque. E che può pure vincere, in quei ballottaggi locali che sono anche la prova generale del ballottaggio per eccellenza, quello dell’Italicum renzianissimo. Ieri Umberto Bossi, appena arrivato a Pontida, l’ha buttata lì: “Con questa legge elettorale Renzi farà vincere Grillo”. Nell’attesa, i sondaggi assicurano che il M5s continua a crescere, fino al 26 per cento attestato ieri da Demos&Pi su Repubblica.

Mentre loro, i 5 Stelle, tornati da settimane su tutte le tv (buona idea) si guardano attorno. Incredibile a dirsi, stringono qualche accordo. E sperano nelle Politiche, che Gianroberto Casaleggio fiuta come prossime. La Lega alla porta, ritorno di (vecchia) fiamma Si sono fiutati a lungo con reciproca simpatia, il Carroccio e il M5S. Grillo lo ripeteva spesso: “La Lega degli inizi stava sul territorio”. Poi furono le Europee, la competizione diretta, la battaglia per accaparrarsi alleati a Bruxelles. Ma il Carroccio a guida Matteo Salvini guarda ai Cinque Stelle, con cui condivide l’ostilità all’euro e molti punti sull’immigrazione, a partire dalla revisione del trattato di Dublino. E lancia loro segnali: dai territori, innanzitutto. Ha cominciato il governatore lombardo Roberto Maroni aprendo al reddito di cittadinanza, e ha continuato quello veneto Luca Zaia, con plurimi abboccamenti con i Cinque Stelle locali. E nel frattempo è arrivato pure un accordo. A Laives, nell’Alto Adige, il M5s ha sottoscritto un documento di appoggio esterno al sindaco della Lega Christian Bianchi, che si è impegnato a realizzare i 14 punti di programma del Movimento. Operazione definita dal deputato Riccardo Fraccaro, con il mandato di Casaleggio. Parlare di intese nazionali ora pare irreale, anche perché i 5 Stelle sono convinti di potersela davvero giocare da soli con l’Italicum. Ma ieri Salvini sul Corsera ha lasciato aperto uno spiraglio: “Ho chiesto più volte di incontrare Grillo, e mi hanno risposto sempre ‘Non ci interessa’. Ma mai dire mai”. Emiliano, il dem che sogna l’alleanza con il Movimento Venerdì ha rilanciato: “In giunta potrebbe esserci posto anche per più di un assessore del M5s”. Dalla sera in cui ha (stra)vinto le elezioni, il governatore della Puglia Michele Emiliano offre l’assessorato all’Ambiente al Movimento.

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano di oggi
Dom Pérignon
00lunedì 22 giugno 2015 16:43
Robert - W la... foiga!
00lunedì 22 giugno 2015 20:33
Re:
Dom Pérignon, 22/06/2015 16:42:

I 5 Stelle crescono e adesso tutti gli altri li corteggiano (Luca De Carolis)

DA NORD A SUD E DA DESTRA A SINISTRA È PARTITA LA CORSA AGLI ACCORDI CON IL MOVIMENTO. E, QUA E LÀ, INIZIA A VEDERSI QUALCHE INTESA COI “NEMICI”.

Da Nord a Sud, da sinistra a destra. Tutti a rincorrere i Cinque Stelle, a corteggiarli, a offrirgli voti, assessorati, alleanze. Matteo Renzi continua ostentatamente a snobbarli, ma i grillini che appena sei mesi fa sembravano moribondi ora sono una forza che pesa. Con cui fare i conti e magari sedersi al tavolo. Perché le cifre di regionali e comunali raccontano che il Movimento comincia ad avere radici solide, ovunque. E che può pure vincere, in quei ballottaggi locali che sono anche la prova generale del ballottaggio per eccellenza, quello dell’Italicum renzianissimo. Ieri Umberto Bossi, appena arrivato a Pontida, l’ha buttata lì: “Con questa legge elettorale Renzi farà vincere Grillo”. Nell’attesa, i sondaggi assicurano che il M5s continua a crescere, fino al 26 per cento attestato ieri da Demos&Pi su Repubblica.

Mentre loro, i 5 Stelle, tornati da settimane su tutte le tv (buona idea) si guardano attorno. Incredibile a dirsi, stringono qualche accordo. E sperano nelle Politiche, che Gianroberto Casaleggio fiuta come prossime. La Lega alla porta, ritorno di (vecchia) fiamma Si sono fiutati a lungo con reciproca simpatia, il Carroccio e il M5S. Grillo lo ripeteva spesso: “La Lega degli inizi stava sul territorio”. Poi furono le Europee, la competizione diretta, la battaglia per accaparrarsi alleati a Bruxelles. Ma il Carroccio a guida Matteo Salvini guarda ai Cinque Stelle, con cui condivide l’ostilità all’euro e molti punti sull’immigrazione, a partire dalla revisione del trattato di Dublino. E lancia loro segnali: dai territori, innanzitutto. Ha cominciato il governatore lombardo Roberto Maroni aprendo al reddito di cittadinanza, e ha continuato quello veneto Luca Zaia, con plurimi abboccamenti con i Cinque Stelle locali. E nel frattempo è arrivato pure un accordo. A Laives, nell’Alto Adige, il M5s ha sottoscritto un documento di appoggio esterno al sindaco della Lega Christian Bianchi, che si è impegnato a realizzare i 14 punti di programma del Movimento. Operazione definita dal deputato Riccardo Fraccaro, con il mandato di Casaleggio. Parlare di intese nazionali ora pare irreale, anche perché i 5 Stelle sono convinti di potersela davvero giocare da soli con l’Italicum. Ma ieri Salvini sul Corsera ha lasciato aperto uno spiraglio: “Ho chiesto più volte di incontrare Grillo, e mi hanno risposto sempre ‘Non ci interessa’. Ma mai dire mai”. Emiliano, il dem che sogna l’alleanza con il Movimento Venerdì ha rilanciato: “In giunta potrebbe esserci posto anche per più di un assessore del M5s”. Dalla sera in cui ha (stra)vinto le elezioni, il governatore della Puglia Michele Emiliano offre l’assessorato all’Ambiente al Movimento.

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano di oggi

L'alleanza tra Michele Emiliano e i grillini pugliesi è semplicemente una trovata pubblicitaria del PD pugliese (guidato, appunto, dall'ex Sindaco di Bari, nonchè ex magistrato, Michele Emiliano) e infatti i grillini hanno detto di no: insomma, il neo-Presidente della Regione Puglia si semplicemente "fatto bello" agli occhi dell'opinione pubblica, cioè agli occhi degli elettori non ideologizzati (i cosiddetti "indipendenti astenuti indecisi"). Invece l'alleanza tra la Lega di Salvini (che sta prosciugando FI in tutto il Nord - mi sa che le comunali del 2016 a Milano, Bologna e Torino vedranno la Lega in enorme vantaggio su FI - e adesso pure nel Centro Italia - grazie all'alleanza con la Meloni e al rifiuto di ogni compromesso con Verdini - con buone prospettive - che, per adesso, sono ancora da verificare - nel Sud Italia) e il Movimento 5 Stelle mi pare che è "nel segno del destino".

Se vanno al ballottaggio i grillini, l'elettorato leghista (e berlusconiano) vota per i grillini (Parma 2012 e Livorno 2014 e Porto Torres 2015) pur di distruggere e umiliare il PD di Renzi (che alle Europee del 2014 ha umiliato il centrodestra e soprattutto i grillini: notare che i ballottaggi di Perugia, Padova e Livorno si sono tenuti due settimane dopo il voto europeo, quindi con i renziani che sfilavano in televisione trionfanti e arroganti: da qui è iniziato il declino di Renzi); ultimamente i grillini stanno iniziando a votare per la Lega (Padova 2014 e Rovigo 2015), quindi i grillini stanno iniziando a votare il centrodestra berlusconiano (Perugia 2014 e Venezia 2015) pur di distruggere il PD di Renzi.

Le vicende recenti in Trentino Alto Adige sono indicative del progressivo avvicinamento tra Salvini+Meloni (il neo-Sindaco di Lavies non è un leghista: infatti è un tesserato del partito della Meloni che si è candidato con il simbolo del partito della Meloni, cioè Fratelli d'Italia, in alleanza con Salvini senza fare accordi con i berlusconiani o con i centristi) e i grillini, quindi in Sicilia il centrodestra berlusconiano e i grillini si appoggiano a vicenda nei ballottaggi per cercare di far fuori il PD (si veda la clamorosa sconfitta di Crisafulli, potentissimo Raìs del PD di Enna). Ben sapendo che Andreotti diceva che "se vuoi sapere cosa accadrà in futuro a livello nazionale, guarda cosa succede oggi in Trentino Alto Adige e in Sicilia", mi pare che Salvini (dopo che avrà assorbito gli elettori di quella carcassa nota come "area ex PDL") e i grillini si stanno avvicinando a vicenda e quindi...
Freedom's promoter
00lunedì 22 giugno 2015 22:36
Con la vicenda campana di De Luca il PD ha gettato la maschera, gli elettori stanno abbandonando Renzi... infatti adesso non minaccia più di andare al voto quando gli si ribellano...
Robert - W la... foiga!
00lunedì 22 giugno 2015 23:30
Re:
Freedom's promoter, 22/06/2015 22:36:

Con la vicenda campana di De Luca il PD ha gettato la maschera, gli elettori stanno abbandonando Renzi... infatti adesso non minaccia più di andare al voto quando gli si ribellano...

Molto semplicemente, i renziani non esistono: infatti, al di fuori del cosiddetto "cerchio magico" del Comune di Firenze, i renziani sono semplicemente la somma dei seguaci di Piero Fassino (PCI-PDS-DS-PD) e di Dario Franceschini (DC-PPI-Ulivo-Margherita-PD). Vincenzo De Luca era/è il "miglior" candidato possibile per il PD, renziano e non-renziano, perchè lui si è sempre opposto al "duo monnezza" composto da Antonio Bassolino (PCI-PDS-DS-PD) e da Rosa Russo Jervolino (DC-PPI-Ulivo-Margherita-PD) che ha dominato il centrosinistra campano per oltre 20 anni. De Luca a Salerno è molto amato e rispettato perchè ha governato (dal 1993 a oggi) la città molto bene facendo l'esatto contrario rispetto a quanto fatto da Bassolino e Jervolino a Napoli. L'unica pecca nel curriculum di De Luca è l'alleanza fatta per vincere le elezioni regionali del maggio 2015 con Ciriaco De Mita (DC-PPI-Ulivo-Margherita-PD-UDC) e con Nicola Cosentino (ex FI-PDL) dopo aver detto per anni che questi due erano il cancro della Regione Campania. E poi... De Luca dimostra che i renziani sono il nulla assoluto (vedi l'ex bersaniana ora neo-renziana Alessandra Moretti in Veneto oppure l'ex burlandiana, cioè seguace di Claudio Burlando che fu Presidente della Regione Liguria nel 2005-2015, ora neo-renziana Raffaella Paita in Liguria) quando escono dall'ufficio di Renzi a Firenze: lo stesso vale per Michele Emiliano in Puglia oppure per Catiuscia Marini in Umbria, tanto per fare due esempi di esponenti PD non-renziani che sono privi delle controversie politiche e giudiziarie che ha De Luca.
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