Repubblica ci spiega perché la sinistra non sa più pensare

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Nikki72
00mercoledì 1 ottobre 2008 11:01

Repubblica si è da tempo data un obbiettivo meritevole: evidenziare tutte le idiozie su cui si basa il pensiero politico, la cultura della sinistra, permettendo così al colto e all’inclito - e ai posteri - di comprendere le ragioni di fondo del suo fallimento su base continentale. Ecco allora che il 29 settembre - sempre con questo meritevole scopo filantropico - inizia in prima pagina e occupa tutto un paginone di R2 cultura, un breve saggio di Zygmunt Baumann che fa da prefazione al testo di Leonidas Donskis sulla produzione di violenza nella società contemporanea.

Come spetta ad ogni intellettuale della gauche caviar, Bauman inizia coll’elencare una serie di affermazioni e fatti assolutamente inventati: “la Cassazione ha decretato che è legittimo discriminare i Rom con la motivazione che “gli zingari sono dei ladri” (ma chi gli ha detto questa boiata, e perché è così pigro, scorretto, disonesto da non controllare?); ''Maroni ha giustificato i pogrom contro i campi Rom'' e via inventando (e diffamando. Ma queste menzogne, queste balle sesquipedali sono solo la parte di propaganda becera che ormai è intrinseca in qualsiasi ragionamento politically correct di qua e di là dell’Oceano.

La parte più grave del testo, viene dopo, là dove Bauman si dà l’aria di “fare l’analisi” che evidentemente tanto è piaciuta ai redattori di Repubblica. Nulla di ovvio, impreciso, inventato, banale, inutile, ci viene risparmiato: dalle paure oggigiorno generate dalla globalizzazione, al fatto che la flessibilità del lavoro e l’insicurezza del posto fanno dei migranti l’obiettivo naturale delle paure, per terminare nel vero capolavoro: “a differenza delle paure del passato, le paure contemporanee sono aspecifiche, disancorate, elusive, fluttuanti, e mutevoli - difficili da identificare e localizzare esattamente”. Parole sante, perché certificano in pieno il male di vivere che appesantisce la vita e il pensiero di Baumann e di tutta la sinistra europea: non hanno più il minimo rapporto con la realtà.

Non capiscono che oggi la paura dell’immigrato in Italia è concretamente, materialmente incarnata in mille e mille fatti concreti, vissuti, subiti. Il che non vuol dire che siano fatti di cui siano responsabili gli immigrati, perché responsabili sono anche i governanti che non gestiscono questo caos, ma per quanto riguarda gli immigrati musulmani, la concretezza della presenza di un Islam aggressivo, brutale, incivile è reale e sotto gli occhi di tutti. Basterebbe il fatto che molti intellettuali arabo-italiani che si occupano di Islam devono girare con la scorta per capire quanto sia giustificata e materiale questa paura.

Chiusi nei loro loft e salotti e terrazze (e appartamenti della figlia a Manhattan) gli intellettuali e i leaders della gauche europea prendono D’Annunzio a modello, costruiscono parole sulle parole e campano di rendita sul luogo comune, come sul complesso di colpa nei confronti del “nero”. Null’altro.

A Baumann non viene lontanamente in mente di andare da una massaia - sì, sempre a quella di Voghera - e chiederle perché ha paura. Se lo facesse, avrebbe risposte chiare, secche, specifiche. Perché le città italiane sono piene di paura più che giustificata, concreta, materiale, motivata, a causa della presenza caotica, disordinata, non pianificata di centinaia di migliaia di immigrati che ne hanno distrutto millenari equilibri e tradizioni, soprattutto nelle parti loro più preziose: i centri storici, perché a Roma, Milano e Torino, quando telefoni concitato alla polizia se ti hanno rubato una macchina, dopo un po’ ti dicono che probabilmente “è finita nel campo Rom”, ma poi nessuna volante va a cercartela, perché i poliziotti stessi hanno paura; perché in Italia nessuno ha mai avuto paura degli immigrati somali, etiopi, filippini, cingalesi e polacchi, ma molti hanno giustamente paura di un Islam che dichiara di volere egemonizzare l’Europa imponendo anche qui la sua Legge che umilia le donne, odia gli ebrei, condanna a morte gli apostati ed è aduso a “convertire con la spada”.

Nulla di tutto questo in Bauman, neanche una traccia, perché ammettere che “l’altro”, il “diverso” possa effettivamente, realmente, giustamente fare paura per i valori della sua cultura e religione, non è permesso a sinistra, è peccato, tabù. Ecco allora che il Baumann-pensiero ci dà la ricetta magistrale: “odiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura a causa dell’odio che avvelena la coabitazione sul pianeta che condividiamo”. Il nulla fatto Repubblica.

Avanti così, che forse un giorno aprirete la porta, uscirete finalmente per strada e farete quella cosa che tutta la sinistra di libro e di governo non fa più da decenni in Europa: parlerete con la gente, con quello che chiamate “il popolo”, e non più sulla gente, non più sulle spalle del “popolo”.

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Nikki72
00mercoledì 1 ottobre 2008 18:37

Napolitano spiazza Veltroni e fa politica alta


Il Presidente della Repubblica tenta di imporre una linea riformista ad un Pd che non sa fare neanche l'opposizione.

Giorgio Napolitano ci sta regalando il piacere di un Presidente della Repubblica politico a tutto tondo, là dove i due termini, “presidente” e “politico” sono perfettamente bilanciati sotto il più alto profilo istituzionale. E’ una novità non da poco dopo il settennato tutto e troppo “tecnico” di Carlo Azeglio Ciampi e quello apparentemente “moralista”, in realtà tutto sbilanciato verso il centrosinistra (come si vede ancora oggi), di Oscar Luigi Scalfaro.
Negli ultimi mesi, Napolitano ha letteralmente graffiato la scena politica sempre stando dentro le righe del suo ruolo- prima avallando la costituzionalità del Lodo Alfano e ora, letteralmente, sconfessando la linea “movimentista” e barricadiera del Pd di Veltroni sulla scuola. Il suo discorso di lunedì è un piccolo gioiello di saggezza politico-istituzionale, ma anche –per usare il lessico veltroniano- un vero e proprio schiaffo in faccia al segretario del Pd. Napolitano ha parlato infatti davanti a 2.500 alunni e al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e con poche, secche parole, ha seccamente sconfessato e quasi irriso, la scelta di Veltroni di andare in piazza e sparare ad alzo zero, proprio sulla Gelmini. La sintesi presidenziale è racchiusa in sole nove parole: “ Non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente”. Ma questo è appunto quanto sostiene Veltroni con la sua “tre giorni di protesta sulla scuola” e con il suo istinto tardoleninista, che lo porta inesorabilmente a risolvere tutte le tensioni politiche dentro il suo stesso schieramento, con una oceanica manifestazione di piazza, ora convocata per il 25 ottobre. A fronte di un Veltroni che sa solo appellarsi alla piazza e che ora tenterà di reinventarsi un movimento degli studenti asfittico, magari occupando le scuole – inquietanti i genitori che fanno occupare le elementari dai loro bimbi - Napolitano ha dunque fatto ben di più che auspicare ritualmente un dialogo tra maggioranza e opposizione sul tema della scuola. Da vecchio dirigente della ala riformista del Pci, il Presidente ha offerto anche una boccata d’ossigeno e una alta e autorevole sponda a tutti quanti nel Pd – non solo di provenienza Ppi - considerano sterile la posizione di Veltroni e tentano di avviare con la maggioranza un dialogo costruttivo su tutti i versanti, inclusa la giustizia e la Rai. Beninteso, Napolitano non ha fatto nessuno sconto al governo, e nel momento stesso in cui ha avallato lo sforzo della Gelmini per contenere le spese per la scuola, ha anche detto chiaro e forte che questo obiettivo di risparmio “non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato punto per punto in un clima di dialogo”. Ma il punto è che la Gelmini e il governo, hanno tutto da guadagnare da un percorso condiviso di riforme, Veltroni, invece dimostra di essere ancora impiccato per il suo Pd alla definizione del Pci di quell'Enrico Berlinguer che un tempo l’ex sindaco di Roma ammetteva essere il suo mentore: “partito di lotta e di governo”. Appunto, mai e poi mai: “partito di riforme”.


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Certo che però sembra strano che l'opposizione non sappia fare l'opposizione... di tempo ne hanno avuto per allenarsi [SM=x44464]
paperino73
00giovedì 2 ottobre 2008 08:46
Nikki72, 01/10/2008 18.37:


Certo che però sembra strano che l'opposizione non sappia fare l'opposizione... di tempo ne hanno avuto per allenarsi [SM=x44464]




Io credo che nel centrosinistra abbiano forti crisi di identità, che è tornata fortemente alla ribalta nel dopo elezioni.

Se a destra una leadership carismatica come quella di Berlusconi ha tenuto insieme un vasto assortimento di partiti e persone (che andavano da Follini alla Fiamma Tricolore), a sinistra non esiste un leader in grado di controllare tutto lo schieramente compreso la sinistra "radicale". Per cui oggi il PD è schiacciato tra l'idea di allargamento - con tutti i problemi di governabilità che ha dimostrato l'ultima legislatura, ma anche quella 1996-2001 - e l'idea maggioritaria (star da soli) che evidentemente è rischiosa - avendo perso voti al centro a favore dell'UDC e averne presi a sinistra da gente che oggi è delusa dal PD e guarda con più favore Di Pietro (fermo restando che secondo me RC e PdCI se si rimettono insieme tornano a ben oltre il 5%).
Tutto ciò, con in più le polemiche interne, detta la linea di Veltroni che continua a saltare tra appelli antifascisti, rimproveri a Di Pietro, antiberlusconismo d'antan. In pratica, dietro al tentativo di raccogliere consenso su di un'idea politica che oggi è nulla.
Avadoro
00giovedì 2 ottobre 2008 16:58
Re:
Nikki72, 01/10/2008 11.01:




Avanti così, che forse un giorno aprirete la porta, uscirete finalmente per strada e farete quella cosa che tutta la sinistra di libro e di governo non fa più da decenni in Europa: parlerete con la gente, con quello che chiamate “il popolo”, e non più sulla gente, non più sulle spalle del “popolo”.

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Non ho letto l'articolo di Bauman, ma un coacervo di luoghi comuni peggiore di questo articolo fatico a immaginarlo.
Non son riuscito a finirlo senza che mi si chiudessero le palpebre, in confronto le analisi politiche di Berlusconi sono dei capolavori
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