Ecco il tutto...
Sacco di Roma (1527)
Il sacco di Roma avvenne nel 1527 ad opera dei lanzichenecchi al soldo dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo.
La vicenda si inquadra nella più ampia cornice dei conflitti tra gli Asburgo e i Valois, ovverosia tra Francesco I di Valois, Re di Francia e Carlo V d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero nonché Re di Spagna. Più precisamente si inserisce nel secondo conflitto che vide impegnati i due sovrani dal 1526 al 1529.
Il primo conflitto si era concluso con la sottoscrizione della Pace di Madrid, avvenuta nel mese di gennaio del 1526, a seguito della quale il sovrano francese rinunciava, tra l'altro, ad ogni pretesa sull'Italia e restituiva la Borgogna agli Asburgo.
Nel maggio successivo, però, Papa Clemente VII (al secolo Giulio de' Medici), sfruttando l'insoddisfazione del Valois per aver dovuto sottoscrivere un trattato contenente clausole estremamente mortificanti per la Francia, si rese promotore di una Lega anti-imperiale, la cosiddetta Lega Santa di Cognac.
In realtà Papa Clemente aveva soltanto strumentalizzato il risentimento del re di Francia. La vera ragione che lo aveva indotto a promuovere l'alleanza contro Carlo V era data dal timore che il sovrano asburgico, una volta impossessatosi dell'Italia settentrionale ed avendo già nelle sue mani l'intera Italia meridionale come eredità spagnola, potesse essere indotto ad unificare tutti gli Stati della penisola sotto un unico scettro, a danno dello Stato Pontificio, che rischiava, in tal modo, di scomparire come entità territoriale.
La Lega era composta oltre che dal Papa e dal Re di Francia, anche da Milano, Genova e Firenze. L'Imperatore tentò di riconquistare l'alleanza con il Pontefice, ma non avendo avuto successo, si decise ad intervenire militarmente. Non essendo, però, in grado di procedere di persona, a causa di impegni sia sul fronte interno contro i luterani che su quello esterno contro l'Impero Ottomano che premeva alle porte orientali dell'Impero, fece in modo da scatenare contro la persona del Papa la potente famiglia romana dei Colonna, da sempre nemici giurati del Papa Medici.
La rivolta dei Colonna produsse i suoi effetti. Clemente VII, pur di liberarsi dell'assedio di questi, chiese aiuto all'Imperatore promettendogli in cambio la propria alleanza contro il Re di Francia, denunciando la Lega Santa. Carlo V mantenne la promessa e liberò il Papa dall'assedio dei Colonna, ma Clemente VII tradì la parola data, chiamando in suo aiuto proprio Francesco I.
Di fronte a questo affronto, vero e proprio tradimento, l'Imperatore dispose l'intervento armato contro lo Stato Pontificio mediante l'invio di un contingente di lanzichenecchi, al comando del duca Carlo di Borbone connestabile di Francia, uno dei più grandi condottieri francesi, inviso a Re Francesco. Le truppe, sul campo, erano comandate dal generale Giorgio von Frundsberg, il quale non poté portare a compimento la missione in quanto, colpito da improvviso grave malore, dové rientrare precipitosamente in Germania, lasciando nelle mani del Borbone anche il comando sul campo.
L'evento
Il duca partì da Arezzo il 20 aprile 1527, alla testa di 35.000 soldati, approfittando delle precarie situazioni in cui si trovavano i Veneziani ed i loro alleati a causa dell'insurrezione di Firenze contro i Medici.
Le truppe a difesa della città erano deboli (non più di 5.000), ma avevano dalla loro parte le solide mura e l'artiglieria, che era completamente mancante negli assedianti.
Borbone doveva prendere la città in fretta, per evitare di essere intrappolato a sua volta dall'esercito della Lega. Il 6 maggio, Borbone, venne colpito a morte, ma questo fatto diede ancor più forza al suo esercito, che espugnò le mura, entrando in città.
Solo grazie alla resistenza e al sacrificio dell'intera Guardia Svizzera, Papa Clemente VII riuscì a riparare a Castel Sant'Angelo.
Proprio dalle mura di questa fortezza Benvenuto Cellini diede prova della sua abilità balistica: con un colpo di colubrina colpì e uccise Il Connestabile di Borbone mentre, a cavallo, passava in rassegna le truppe lanzichenecche.
Il sacco ebbe un grave costo per la città: vi furono 20.000 vittime, oltre a danni incalcolabili sul patrimonio, anche artistico, della città.
Cause dello scempio
Occorre chiedersi, a questo punto, quali furono le vere ragioni che indussero i mercenari germanici ad abbandonarsi ad un saccheggio così efferato e per così lungo tempo, cioè per circa un anno.
A quei tempi i soldati venivano pagati ogni cinque giorni, cioè per "cinquine". Quando però il comandante delle truppe non disponeva di danaro sufficiente per la retribuzione delle soldatesche, autorizzava il cosiddetto "sacco" della città, che non durava, in genere, più di una giornata. Il tempo sufficiente, cioè, affinché la truppa si rifacesse della mancata retribuzione.
Nel caso specifico, i lanzichenecchi non solo erano rimasti senza paga, ma erano rimasti anche senza il comandante. Infatti il Frundsberg era rientrato precipitosamente in Germania per motivi di salute e il Borbone era rimasto vittima sul campo.
Senza paga, senza comandante e senza ordini, fu facile per la soldataglia abbandonarsi al saccheggio per un così lungo tempo.