San Remo 2013: Il trionfo di Mengoni

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killing zoe
00domenica 17 febbraio 2013 09:06
Impacciato parecchio, quasi incredulo. Ma non il suo popolo, le innumerevoli fan che lo assediavano in albergo e in rete, su Twitter e su Facebook: loro avevano già deciso, per loro Marco Mengoni, il ragazzo di Viterbo che sbancò XFactor nel 2009, aveva già trionfato anche in Riviera. E così è andata: Mengoni è il 63 esimo vincitore del Festival di Sanremo, il primo a provenire dalla scuderia della X (e non dalla fabbrica del pop di Amici, vera sconfitta di quest'anno, nessuno tra i primi tre). Seconda la provocazione situazionista di Elio che nessuno si immaginava a queste altezze (i milanesi hanno mancato di poco il Triplete, visto che si sono portati a casa Premio della Critica e miglior arrangiamento). Terzi infine i Modà, schiacciati inevitabilmente dagli altri due. Un annuncio che è arrivato dopo quattro ore di spettacolo, tra le provocazioni farfalline di Luciana Littizzetto, la bellezza scalza di Bianca Balti e il monologo bipartisan di Claudio Bisio. A conclusione di un Festival importante, dove la musica di qualità si è riappropriata di questo palco, come non accadeva da troppi anni.

VERDI E WAGNER - E la maratona di quasi cinque ore che incoronerà il 63esimo re della Riviera, parte da lontano. Nel senso che il direttore inglese Daniel Harding esegue Wagner e Verdi, rispettivamente la «Cavalcata delle Valchirie» e la «Marcia Trionfale» dell'Aida. La mattatrice dunque di questa edizione, Luciana, arriva, con un vestito speciale: è un'enorme farfalla che la cinge tutto intorno alla vita. Lo scoperto riferimento è a Belen, e alle sue di farfalline, tatuate all'inguine. Risate. La coppia con Fazio è rodatissima, se ci fosse bisogno di conferma, li hanno giustamente definiti «Sandra & Raimondo 2.0:» tempi sempre perfetti e non si parlano mai l'uno sull'altra. Bene, onore al merito, .si parte davvero con la gara.

IL CROONER E IL DUB - L'onere di rompere il ghiaccio tocca al marchigiano Raphael Gualazzi: il ragazzo che vinse tra i giovani due anni fa, ha incantato un po' tutti in queste giornate rivierasche ( si è messo perfino a improvvisare l'altro giorno in sala stampa). Crooner delle Marche, al solito solo piano, esecuzione impeccabile, senza però disporre di quel codazzo nazionalpopolare di altri,fatto che lo penalizzerà al televoto. Intanto, lo shabbat è finito, Raiz può riprendere il suo posto tra gli Almamegretta: ricordate, il cantante aveva rischiato di venir escluso perché, in quanto di religione ebraica, ieri non aveva voluto esibirsi. Nulla di tutto questo, i napoletani rilanciano il dub che odora parecchio di anni'90. E che, colonna sonora dei centri sociali e dell'underground, mai avremmo pensato allora di vedere un giorno al Festival.

BIANCA TUTTA BIANCA ( E SCALZA) - Si passa a Silvestri, con la sua canzone di impegno e di passione, interpretata con la lingua dei segni, momento sicuramente sentito di questo Festival peraltro molto attento alle diversità. Ed ecco i Modà, candidatissimi al trono finale, con la loro prosa superfestivaliera, lirica e retorica e le schiere di seguaci sui social e in rete che li porteranno sicuramente lontano. E, dopo la pausa della serata amarcord, torna la grazia sul palco di Sanremo. Tocca infatti a Bianca Balti il gravoso compito di far dimenticare l'incantevole coppia Bruni-Refaeli di mercoledì: lombardissima e sorridente, similsposa in bianco ( e a piedi scalzi), la ragazza sembra a suo agio, mentre la Littizzetto la sfotte e sfotte Fabio "Raimondo" Fazio.

I FUNERALI E LA FABBRICA DEL POP - Si procede velocissimi anche stasera, uno dei meriti di questo Festival è che la musica non è mai sembrata cornice, come, purtroppo, in altre, troppe, edizioni. E viene Cristicchi con la canzone che realizza il sogno (o l'incubo) più recondito di ciascuno di noi: assistere al proprio funerale. Il romano era partito male martedì, stonando come un coro di campane, ma si è presto ripreso: e questa grottesca filastrocca ora ci risulta familiare. Dalla capitale si scende a Napoli: Maria Nazionale neomelodicheggia. Ai cultori del genere piacerà, a tutti gli altri, insomma. E infine Annalisa: lo si è già detto, la ragazza ha scelto una canzone che la allontana tantissimo dall'immaginario da cui proviene, ovvero la fabbrica del pop di Amici. E con ottimo esito. Peccato solo che ieri, nella serata degli amarcord, si è scelta di ancorarla invece a quel passato, con l'urlato accostamento a Emma Marrone. Comunque vada, questa Scintille, è canzone che resterà.

IL GIGANTE E LA FORMICA - Luciana si lancia in un monologo sulla bruttezza, rievocando i Grandi (quanto geniali) Sgraziati, da Peppino De Filippo in giù. E in questo Festival che vola alto, c'è spazio anche per ricordare la somma coreografa tedesca Pina Bausch. Bene, si riparte con Gazzé: uno stornello divertente che in questo caso profuma di anni'70. Starebbe bene al Derby di Milano ( se solo fosse ancora aperto), tra un numero di Cochi e Renato e uno di Enzo Jannacci, tanto più che il romano sfoggia pure un occhio di vetro. Bravo. Al Derby ci starebbe sicuramente benissimo anche lo sketch successivo: arriva quell'armadio di Martin Castrogiovanni, pilone della nostra nazionale di rugby che subito entra in sintonia con Luciana. Un personaggio che, dopo questa sera, esce definitivamente dallo spettro degli appassionati di quello sport e diventa di tutti: istintivamente simpatico, grande e grosso, ma intimidito dalla Littizzetto, con cui mette in piedi un duetto perfetto, il gigante e la formica. Ancor più comico, mentre interloquisce con quel buffo accento argentino («sembri Belen», gli dice Luciana). Quindi l'attenzione cala alla ripresa della gara, con Chiara Galiazzo che, ribadiamo, dopo la cavalcata trionfale di XFactor, non è riuscita a trovare una sua dimensione qui all'Ariston.

MALIKA, SE IL FESTIVAL DURASSE DI PIU' - Un'altra delle sorprese di questa sei giorni, almeno per il grande pubblico, chi frequentava i bassifondi del rock nostrana li conosceva bene: i siciliani Marta sui Tubi, con un brano complesso e metaforico, ma senza per questo trascurare la vocalità (quella di Gulino è straordinaria) e le linee melodiche. Non arriveranno primi nemmeno loro, ma, anche loro, resteranno. «Me ne hai dette di ogni» quanto è lombarda la Balti rivolgendosì così a la Littizzetto che le chiede degli uomini Festivalieri. E qualcuno diceva che Malika Ayane, questa Malika Ayane di «E se poi», aveva bisogno di tempo, non poteva essere capita subito, la prima sera: è vero, la canzone, raffinata e delicata, ha preso decisamente il volo. Se il Festival durasse qualche giorno di più, Malika potrebbe ambire anche alla piazza più alta. Che del resto le attribuivano i bookmaker, prima della prima.

BISIO E GLI ELETTORI IMPRESENTABILI - È stato annunciato a fari spenti, sicuramente non c'è stato il battage registrato per Crozza o per altri ospiti, ma a Claudio Bisio è affidato il ruolo di comico d'onore della serata. Il padrone di Zelig fa un salto dalla concorrenza ed è efficace fino a un certo punto: la vis non gli manca, ma tira fuori gag ben note a chi lo segue da sempre , come le varie parabole disneyane. E per evitare il trappolone in cui è caduto nella prima sera il povero Crozza, sceglie di non fare nomi e di attaccare trasversalmente, all'insegna del vecchio adagio: «sono tutti uguali». È evidente che è il modo più semplice per raccogliere applausi altrettanto trasversali: «A far bene i conti la storia ci inchioda, siamo noi che li abbiamo letti. E ci somigliano». Ed è ecumenico anche il passaggio successivo, sulla falsariga del monologo di Blade Runner, ancora insistendo sull'impresentabilità dell'elettore piuttosto che dell'eletto. Dopo un altrettanto generalista invito al voto, il monologo di Bisio finisce. E non ha bisogno di bere l'acqua che si era portato.

ELIO L'OBESO - E Bisio tira la volata a un vecchio amico, l'Elio del memorabile «Rapput senza fiato» (le isole greche e le fidanzate di facili costumi, qualcuno ricorderà). E quel mattacchione ribadisce che il leit motiv delle performance della band sono le "dimensioni" quest'anno: ieri sei nani per il gigante Rocco Siffredi, oggi sei obesi, con tanto di doppio mento (complimenti ai truccatori). «Canzone mononota» si conferma esercizio di stile, Queneau musicato, sfoggio di virtuosismo. Da Elio ci si aspetta sempre tantissimo, forse avremmo voluto una cartolina sonora di quest'Italia di fine impero, come a suo tempo fu la Terra dei Cachi. Ma tant'é, ha preferito la provocazione situazionista. Che alla fine pagherà. Ed ecco Marco Mengoni, già in testa nella classifica provvisoria. Non c'è bisogno di convincere i suoi fan, numerosissimi e fedelissimi, ma tutti gli altri: e «L'essenziale», con decantazione di quattro giorni, le stimmate del brano definitivo in effetti ce le ha, come poi del resto si vedrà. Chiude la serie dei big, Simona Molinari, un'altra che ha fatto passi da gigante, sera dopo sera: ora la sua Felicità (sempre con il fido Cincotti al piano) è un brano adulto, piacevolmente swing, come fu quell'«Egocentrica» con cui la conoscemmo in un Sanremo di qualche anno fa.

ELIO A SORPRESA - Da un Sanremo ancor più antico, partì la straordinaria carriera di Andrea Bocelli: ma come spesso succede qui non sempre al successo commerciale corrisponde un'altrettanto degna posizione di classifica. «Con te partirò» arrivò quarta. Bocelli non se l'è presa poi più di tanto, torna, regala un trittico , con il figlio Amos al piano su «Love Me Tender» (che venne proprio al mondo in quel Festival). Segue la talentuosa sedicenne inglese Birdy, ma ormai in sala l'attesa è spasmodica. A breve verrà annunciata la terna da cui uscirà il vincitore di Sanremo 2013. Fazio e Littizzetto ingannano il tempo, rievocando gli highlight dei cinque giorni (dal Cutugno sovietico al Crozza incident).

LA SCONFITTA DI AMICI - La terna arriva e non senza sorprese: se due dei tre erano protagonisti annunciati, Mengoni e i Modà, non si pensava che Elio potesse arrivare tanto in alto con il suo scherzo situazionista su una nota sola. Intanto, per non sbagliare, i milanesi si portano a casa il Premio della Critica e il premio per il miglior arrangiamento. Si rieseguono le tre canzoni. E si possono iniziare a tirare le prime considerazioni: nel festival senza vallette ( a tempo pieno), si assiste al ribaltamento di genere. Tre donne l'anno scorso, tre uomini quest'anno. Ed è anche la sconfitta di Amici, la nuova fabbrica del pop: per la prima volta in quattro anni Maria De Filippi non piazza nessuno dei suoi nel medagliere. Anzi, con il trionfo di Mengoni, deve assistere alla vittoria del principale concorrente, per la prima volta a queste latitudini. Oltre il danno la beffa.



di Matteo Cruccu
Fonte
clara.clandestina
00martedì 9 aprile 2013 19:08
Doveva vincere MANGONI!
uepino
00martedì 9 aprile 2013 21:17
Re:
clara.clandestina, 09/04/2013 19:08:

Doveva vincere MANGONI!




cosa?
clara.clandestina
00lunedì 15 aprile 2013 15:39
lady considine
00martedì 11 febbraio 2014 11:31
Re:
clara.clandestina, 15/04/2013 15:39:

http://www.forla.net/monociglione/mangoni.htm




[SM=x44456]

preferisco il Mengoni con la e
Elio è simpatico ma non c'è paragone
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