Scaricare musica

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v00rh33s74
00lunedì 17 settembre 2007 19:13
diritto o reato?
Su consiglio di Elveking apro questa interessante discussione.
Io premetto che sono musicista,però sono daccordo con il poter scaricare musica liberamente.
Io non sono capace di farlo e questo mi limita,però dico chiaramente che se imparassi,sarei uno scaricatore selvaggio,in quanto io adoro ascoltare di tutto e studiarmi i dischi con la chitarra,solo che se dovessi conprarmi anche solo cinque cd al mese,vuol dire che dovrei rinunciare a mangiare per qualche giorno.
poi io ho una visione dell'arte libera e accessibile a tutti,e non solo a chi può permetterselo...potrei aggiungere ancora molte cose,però per non dolungarmi troppo,esporro la mia idea completa piano piano che si sviluppa la discussione tra tutti... [SM=x44461]
-Asmodeus-
00lunedì 17 settembre 2007 19:49
Allargo un poco il discorso, sul diritto d'autore in genere.
Il copyleft è un sacrosanto diritto, imho. Ma che ve lo dico a fare...sono veterocomunista. [SM=x44452]

In fondo, quanto il copyright aiuta, di fatto, i "giovani" autori? E, soprattutto, quanti degli autori "emergenti" possono realisticamente campare del loro lavoro di musicisti/scrittori/artisti in genere (e non, viceversa, finanziarsi questa attività facendo ricorso ad altri lavori o ad un patrimonio preesistente)? Non è un caso che la disponibilità delle nuove tecnologie fa sì che molti ricorrano a sistemi alternativi di pubblicazione (diffusione) delle proprie creazioni sonore, letterarie o grafiche. Rinunciano a ciò che già non hanno (ossia la possibilità di ricavare un profitto da questa loro attività) per raggiungere lo scopo per loro primario: divulgare le loro opere.

Innegabilmente il copyleft è un lusso che pochi si possono permettere, almeno finché esisterà il copyright. Ma va da sé che un radicale cambiamento non può avvenire semplicemente facendo affidamento sulle iniziative velleitarie e soggettive dei singoli.

Sulla questione del successo dell'artista mi pare chiaro che sia legato alla qualità del lavoro.

La questione, provocatoriamente, che sollevo sul copyleft è una non-questione. Voglio dire, non è che sto dicendo: quanto sarebbe bello il mondo col copyleft, lo so che nessuno ci crede ma vogliamo provare per mostrarvi che è possibile, buono, giusto e compatibile col desiderio di arricchirsi. Dico che se si analizza il trend sociale degli ultimi anni si vede che di fatto si è affermato un uso comune che erode il concetto di copyright alla sua base. Che questo avvenga perché Tizio non ha i soldi per comprarsi il libro, o perché Caio non sa che fare del masterizzatore che ha sul PC, o perché Mevio pensa sia altrimenti impossibilitato a sviluppare buon software, è ininfluente. Pertanto, basandosi su quello che già vediamo possibile nei mezzi e nei fatti, rinunciano alla forma obsoleta del copyright perché oramai serve solo a far mangiare qualcuno sul suo non-lavoro (o meglio sul lavoro altrui) ed impedisce artificialmente la diffusione delle opere.
Insomma, non bisogna dare un modello da seguire nella speranza di un cambiamento basato su una caduta a catena sulla via di Damasco, non va spogliato il sovrano, va solo sottolineando che, come nella famosa fiaba, egli è (già) nudo. [SM=x44458]

Sulla questione copyright/copyleft, ipse dixit Wu Ming 1 (parlando di libri, che sono il suo campo, ma applicabile anche alla musica):


Anche senza scomodare il Massachussetts Institute of Technology, basta spiegare in soldoni cosa succede coi nostri libri: un utente X si collega al nostro sito e scarica, mettiamo, 54; lo fa dall'ufficio o dall'università, e quivi lo stampa, non spendendoci una lira; lo legge e gli piace; gli piace talmente tanto che decide di regalarlo, e non può certo fare la figura di regalare una risma di fogli A4! Indi ragion per cui, va in libreria e lo compra. Una copia "piratata" = una copia venduta. C'è chi ha scaricato un nostro libro e, dopo averlo letto, lo ha regalato almeno sei o sette volte. Una copia "piratata" = più copie vendute. Anche chi non regala il libro, perché è in bolletta, comunque se gli piace ne parla in giro e prima o poi qualcuno lo comprerà o farà come descritto sopra (download-lettura-acquisto-regalo). Se a qualcuno il libro non piace, almeno non ha speso un centesimo.
In questo modo, come succede per il software libero e per l'Open Source, si concilia l'esigenza di un giusto compenso per il lavoro svolto da un autore (o più genericamente di un lavoratore della conoscenza) con la tutela della riproducibilità dell'opera (vale a dire del suo uso sociale). Si esalta il diritto d'autore deprimendo il copyright, alla faccia di chi crede che siano la stessa cosa.



EDIT: Minchia, a volte devo essere pesante forte. [SM=x44467]
ElveNKinG161
00lunedì 17 settembre 2007 21:31

Anche senza scomodare il Massachussetts Institute of Technology, basta spiegare in soldoni cosa succede coi nostri libri: un utente X si collega al nostro sito e scarica, mettiamo, 54; lo fa dall'ufficio o dall'università, e quivi lo stampa, non spendendoci una lira; lo legge e gli piace; gli piace talmente tanto che decide di regalarlo, e non può certo fare la figura di regalare una risma di fogli A4! Indi ragion per cui, va in libreria e lo compra. Una copia "piratata" = una copia venduta. C'è chi ha scaricato un nostro libro e, dopo averlo letto, lo ha regalato almeno sei o sette volte. Una copia "piratata" = più copie vendute. Anche chi non regala il libro, perché è in bolletta, comunque se gli piace ne parla in giro e prima o poi qualcuno lo comprerà o farà come descritto sopra (download-lettura-acquisto-regalo). Se a qualcuno il libro non piace, almeno non ha speso un centesimo.
In questo modo, come succede per il software libero e per l'Open Source, si concilia l'esigenza di un giusto compenso per il lavoro svolto da un autore (o più genericamente di un lavoratore della conoscenza) con la tutela della riproducibilità dell'opera (vale a dire del suo uso sociale). Si esalta il diritto d'autore deprimendo il copyright, alla faccia di chi crede che siano la stessa cosa.



Anche la mia prof di macroeconomia ha fatto un discorso simile durante una lezione.
Con l'avvento di internet, come diceva Asmo, il processo di libera condivisione è inevitabile ed inarrestabile, non credo esistano modi per fermarlo.
Il cd non deve essere più il maggiore mezzo di guadagno, ma tutto ciò che ci sta attorno: concerti, merchandising ecc ecc.
Senza contare che la libera condivisione livellerebbe un pò le disparità che hanno le piccole case discografiche rispetto alle major riguardo la potenza comunicativa e distributiva.

Poi siamo sicuri che il file sharing porterà ad un livello verso il basso degli introiti degli artisti? Forse, ma mai quanto alla caduta di peso delle case discografiche, le più interessate al mantenimento del copyright.

Aggiungiamo a ciò il fatto che ciò a mio parere porterebbe ad un miglioramento del panorama musicale, scomparirebbero i vari Finley e DJ Francesco e verrebbero maggiormente premiati i musicisti locali.

Insomma per farla breve: con l'avvento di internet il processo di libera condivisione è inarrestabile ed irreversibile, è pisciare controvento.

Bisogna essere capaci di vedere le nuove prospettive di sviluppo di mercato: se una persona scarica un cd che altrimenti non avrebbe mai comprato, magari decide di andare al concerto, se va al concerto ci guadagna il gruppo e l'organizzatore dell'evento che "promuove buona musica", se l'artista porta molta gente ai concerti maggiore sarà il suo potere contrattuale, e così via
v00rh33s74
00lunedì 17 settembre 2007 21:36
Re:


Anche la mia prof di macroeconomia ha fatto un discorso simile durante una lezione.
Con l'avvento di internet, come diceva Asmo, il processo di libera condivisione è inevitabile ed inarrestabile, non credo esistano modi per fermarlo.
Il cd non deve essere più il maggiore mezzo di guadagno, ma tutto ciò che ci sta attorno: concerti, merchandising ecc ecc.
Senza contare che la libera condivisione livellerebbe un pò le disparità che hanno le piccole case discografiche rispetto alle major riguardo la potenza comunicativa e distributiva.

Poi siamo sicuri che il file sharing porterà ad un livello verso il basso degli introiti degli artisti? Forse, ma mai quanto alla caduta di peso delle case discografiche, le più interessate al mantenimento del copyright.

Aggiungiamo a ciò il fatto che ciò a mio parere porterebbe ad un miglioramento del panorama musicale, scomparirebbero i vari Finley e DJ Francesco e verrebbero maggiormente premiati i musicisti locali.

Insomma per farla breve: con l'avvento di internet il processo di libera condivisione è inarrestabile ed irreversibile, è pisciare controvento.

Bisogna essere capaci di vedere le nuove prospettive di sviluppo di mercato: se una persona scarica un cd che altrimenti non avrebbe mai comprato, magari decide di andare al concerto, se va al concerto ci guadagna il gruppo e l'organizzatore dell'evento che "promuove buona musica", se l'artista porta molta gente ai concerti maggiore sarà il suo potere contrattuale, e così via



Sono daccordo su tutto quello che hai detto,anzi grazie,così mi hai evitato la fatica di scriverlo io. [SM=x44461]


-Asmodeus-
00lunedì 17 settembre 2007 21:45
Re:
ElveNKinG161, 17/09/2007 21.31:


Aggiungiamo a ciò il fatto che ciò a mio parere porterebbe ad un miglioramento del panorama musicale, scomparirebbero i vari Finley e DJ Francesco e verrebbero maggiormente premiati i musicisti locali.






Sarà indice di qualcosa il fatto che c'è un mare di spazzatura che ci viene propinata quotidianamente (a caro prezzo per giunta) e di converso, c'è tanta roba di qualità che è disponibile gratis et amore?

E sto parlando non solo di musica, ma anche di software, libri, racconti prodotti e distribuiti liberamente, non di materiale piratato...ma qui si deraglierebbe nell'OT sfrenato (e inadatto al forum).

Tutto poggia sul perchè si continua ad appoggiare il copyright. Perchè? (intendo il riservarsi il diritto totale alla copia ed alla distribuzione e relativi introiti monetari, non il diritto a veder riconosciuta la propria paternità dell'opera).

La prima cosa che si nota è come il marketing possa e possa tanto. Questo ci fa capire quanti sforzi siano legati al profitto e non all'utilizzo/utilità di ciò che si produce.
Ma, ripeto, non è una questione di iniziative velleitarie, moralistiche o filantropiche. Anche perché ha poco senso dichiararsi pro o contra il copyright in astratto, prescindendo dalla situazione storico-sociale concreta.
Quello che mi dà da pensare non è il concetto di copyright in sé, o la sua "razionalità" e/o "moralità" sub specie aeternitatis. Quello che mi dà da pensare è che certi rapporti di produzione oramai riempiono le cronache dei giornali più per sottolineare il loro carattere parassitario che il loro carattere "propulsivo" (oramai defunto).

LA qualità del prodotto, chiaramente, è uno dei fattori determinanti. Una analisi seria bisognerebbe farla ma, a naso, direi che ceteris paribus (le varie condizioni al contorno) i fattori dominanti sono una combinazione lineare di qualità e marketing.
Ed oserei anche dire che il primo fattore è legato al valore d'uso di quello che si deve "smerciare" mentre il secondo al valore di scambio.

Faccio notare come questa questione sia relativa alla diversa distribuzione dei profitti dell'attuale sistema tra le sue componenti, quindi è chiaro che non è necessario stravolgerlo. Come dire che posso ripartire un po' differentemente i privilegi feudali tra sovrano e baroni senza stravolgere il sistema. Certo è possibile farlo, ma è anche possibile fare una rivoluzione borghese... [SM=x44461]


v00rh33s74
00lunedì 17 settembre 2007 21:51
Voglio aggiungere poi a titolo personale,che tutti i cd che mi faccio scaricare,in ogni caso ai prezzi che hanno,non me li comprerei mai lo stesso originali,quindi il danno alle case discografiche,non lo faccio io,ma se lo fanno loro stesse...e questo discorso lo sento fare anche a molti altri ragazzi.
Lasciamo che i ragazzi si avvicinino all'arte con facilità,le case discografiche si arrangino e cambino i loro metodi di lavoro e si aggiornino.
E comunque hanno il vantaggio che magari per curiosità,visto che è gratis,mi avvicino ad un gruppo che mai avrei comprato a scatola chiusa a 20 euro e passa,e poi magari vado al concerto o gli compro la maglietta...cosa che senza il download non avrei mai fatto.
Comunque sarei curioso di sentire l'opinione di Trollhammer con cui ieri abbiamo avuto un pacifico scambio di idee a riguardo... [SM=x44461]
ziva
00martedì 18 settembre 2007 18:52
«Musica online, lecito scaricarla se non c’è lucro»
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/20/w...

La decisione dei giudici presieduti da Vitalone anche su film e programmi. La Federazione dell’industria musicale: non cambia nulla

MILANO — Non è reato scaricaare da Internet musica, film o programmi tutelati dal diritto d’autore. Purché non venga fatto «per scopo di lucro». In parole molto povere: va bene «risparmiare » (con buona pace della Siae), non va bene «guadagnare » dall’operazione di download. A fare la gioia degli «scaricatori seriali» è la Terza sezione penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza numero 149 del 9 gennaio scorso, ha annullato la condanna a 3 mesi e 10 giorni di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello di Torino a E.R. e C.F. per violazione della legge sul copyright. I fatti risalgono al ’99, quando i due, all’epoca studenti, avevano creato sul pc di un’associazione del Politecnico di Torino una rete «peer to peer» (da pari a pari) per scambiare file con altre persone collegate a Internet. Secondo i giudici piemontesi i ragazzi avevano violato gli articoli 171 bis e 171 ter della legge sul diritto d’autore (la 633/41) che punisce chi, «a scopo di lucro», diffonde o duplica contenuti multimediali protetti dal copyright.

LE REAZIONI — «Aspettavamo da sette anni questa sentenza — ha esultato Carlo Blengino, uno dei legali difensori —. Il messaggio forte è duplice: il download per uso personale non costituisce reato, come non è un reato condividere musica in Rete senza lucro. Più circolano le idee e più un paese cresce libero». Entusiasta anche il presidente dei deputati della Lega Roberto Maroni: «È una sentenza rivoluzionaria: stabilisce il principio che la musica è di tutti. D’ora in poi scaricarla dal Web non potrà più essere considerato illegale». Manaturalmente sono di tutt’altro umore le reazioni di chi, per mestiere, cerca di far tutelare il diritto d’autore. Il presidente della Siae Giorgio Assumma ha subito parlato di «scivolone» degli ermellini, che «innescherà un conflitto di portata rilevante, perché si moltiplicheranno i casi di scaricamento non autorizzato». Assumma contesta ai giudici di Cassazione l’aver considerato come «personale» uno scambio di materiale che aveva invece dimensioni pubbliche. E poi: «In base al nostro sistema giuridico ogni scambio di per sé procura un vantaggio economicamente apprezzabile a favore di quanti lo compiono. Dunque lo scambio, anche se privo di un passaggio di moneta, deve considerarsi lucrativo». Per queste ragioni ha assicurato che «il centro studi giuridici della Siae sta già predisponendo le opportune iniziative per annullare i pericolosi effetti della sentenza. Non escludiamo di agire immediatamente in sede legislativa. Non si possono più lasciare agli operatori del diritto margini così ampi di interpretazione ».

LA CASSAZIONE — La sentenza però lo dice in modo chiaro. «Le operazioni di download di materiale informatico non coincidono con le ipotesi criminose fatte dai giudici torinesi». E ancora: «Per scopo di lucro deve intendersi un fine di guadagno economicamente apprezzabile o di incremento patrimoniale da parte dell’autore del fatto». E quindi, nel caso dei due studenti, «il fatto non costituisce reato». Claudio Vitalone, il presidente della sezione della Consulta che ha annullato la sentenza della Corte di Appello, ha precisato: «Noi ci siamo limitati a sottolineare quello che era già sufficientemente nitido nel testo della legge. La materia di cui si discute è ad alto tecnicismo e ha affaticato non poco l’intervento legislativo se è vero che negli ultimi anni il Parlamento è intervenuto più volte sulla materia». La Federazione dell’industria musicale italiana, comunque, non si è scomposta troppo: «Non si tratta di una decisione che modifica l’attuale normativa ». Spiegatelo a quanti ogni giorno «scari-acquistano» (più scaricano che acquistano) successi pop o puntate inedite delle serie tv: a un sondaggio di Corriere.it l’80 per cento di utenti ha dichiarato di scaricare illegalmente da Internet in modo abituale. Ora dovranno soltanto preoccuparsi di non incorrere in una sanzione amministrativa (forse).
Elvira Serra
07 febbraio 2007
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