Scontro diplomatico Vaticano - Israele

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Etrusco
00venerdì 13 aprile 2007 21:50
La Santa Sede contesta una didascalia del museo dell'Olocausto

Shoah: Vaticano non sarà a giorno ricordo

Il nunzio apostolico a Gerusalemme non parteciperà al «Giorno della Rimembranza»
in segno di protesta su un giudizio su Pio XII



GERUSALEMME (ISRAELE) - Attrito diplomatico tra Israele e Vaticano.

Il nunzio apostolico a Gerusalemme, monsignor Antonio Franco, non parteciperà alle cerimonie del «Giorno della Rimembranza» per i martiri e gli eroi dell’Olocausto, che si terranno presso lo Yad Vashem il 15 aprile, in segno di protesta per la presenza di un foto di Pio XII nel museo, con la didascalia che riferisce del comportamento "ambiguo" del Pontefice di fronte allo sterminio degli ebrei. Lo riporta l’edizione online del quotidiano Yediot Ahronoth (Ynet).

FOTOGRAFIA - La fotografia di Pio XII con la didascalia contestata dal Vaticano è stata esposta nel museo dell’Olocausto di Gerusalemme nel 2005.


Papa Pio XII nel 1956 (Emmevi)


All’inizio del 2006 il precedente nunzio aveva richiesto una modifica della didascalia, e i responsabili dello Yad Vashem avevano risposto prontamente che sarebbero stati disposti ad esaminare la condotta di Pio XII durante l’Olocausto se il Vaticano avesse messo a disposizione dei ricercatori del museo i suoi archivi. Ciò non è avvenuto e la didascalia non è stata cambiata.

PROBABILE ASSENZA - Alle cerimonie per la Giornata del ricordo partecipano tutti gli ambasciatori accreditati presso lo Stato di Israele. «Se il nunzio apostolico non sarà presente la sua assenza spiccherà», ha commentato un funzionario del ministero degli Esteri israeliano. Funzionari coinvolti nella vicenda hanno detto allo Ynet: «Questa è una questione molto sensibile, che deve essere esaminata a fondo. Per noi è importante che tutti i rappresentanti diplomatici siano presenti alla cerimonia. Inoltre, Israele desidera avere buone relazioni con il Vaticano». Tuttavia, hanno proseguito i funzionari, «la storia non si può cambiare, e certe personalità non riuscirono ad aiutare gli ebrei durante l’Olocausto, questa è la realtà. Ci sono nazioni che hanno assunto le proprie responsabilità durante l’Olocausto, e altre che non l’hanno fatto. Il Vaticano non ha partecipato attivamente allo sterminio degli ebrei, ma rimangono degli interrogativi sulla condotta del Papa».

RISPOSTA UFFICIALE - Intanto lo Yad Vashem, in una risposta ufficiale, ha fatto sapere di essere «scioccato e deluso dal fatto che il rappresentante del Vaticano in Israele abbia scelto di non rispettare la memoria dell’Olocausto, e di non partecipare alla cerimonia ufficiale con cui lo Stato di Israele e il popolo ebraico ricordano le vittime.

Ciò contraddice la dichiarazione del Papa espressa durante la visita allo Yad Vashem, sull’importanza di ricordare l’Olocausto e le sue vittime».

12 aprile 2007

www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/04_Aprile/12/shoah_vatica...

giogio232323
00sabato 14 aprile 2007 20:15
Non voglio esprimermi in proposito,
comunque non nascondo che, al sottoscritto, la figura di Papa Pacelli non è mai piaciuta. Nè umanamente nè storicamente.

Giorgione

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Bestionn
00lunedì 16 aprile 2007 11:06
Testimonianze a favore di Pio XII riportate da uno storico ebreo

ROMA, domenica, 15 aprile 2007 (ZENIT.org).- Il professor Michael Tagliacozzo, storico ebreo di origini italiane sopravvissuto alla Shoah perché accolto nel palazzo papale del Laterano, studioso dell’Olocausto e membro del Beth Lohame Haghettaot (Centro studi sulla Shoah, museo che sorge in Galilea), ha inviato a “Il Giornale” un plico di documenti contenenti testimonianze e lettere che provano quanto Pio XII ha fatto in favore del popolo ebraico.

Nell’edizione di domenica 15 aprile, Andrea Tornelli, vaticanista de “Il Giornale”, ne ha pubblicato alcuni brani che riportiamo per i lettori di ZENIT.



* * * * * * *



«Desidero raccontarvi della Roma ebraica, del gran miracolo di avere trovato qui migliaia di ebrei. La Chiesa, i conventi, frati e suore – e soprattutto il Pontefice – sono accorsi all’aiuto e al salvataggio degli ebrei, sottraendoli agli artigli dei nazisti e dei loro collaborazionisti fascisti italiani. Grandi sforzi, non scevri da pericoli, sono stati fatti per nascondere ed alimentare gli ebrei durante i mesi dell’occupazione tedesca. Alcuni religiosi hanno pagato con la loro vita per quest’opera di salvataggio. Tutta la Chiesa è stata mobilitata allo scopo, operando con grande fedeltà... Il Vaticano è stato il centro di ogni attività di assistenza e salvataggio nelle condizioni della realtà del dominio nazista».
[Sergente maggiore Joseph Bancover, 178° Compagnia palestinese, tra i fondatori del kibbutz «Ramat ha-Kovesh», uno dei capi del movimento sionista laburista. Pubblicata il 23 luglio 1944 sul quotidiano «Hahajal Haivri», organo delle compagnie ebraico-palestinesi dipendenti dalla VIII Armata britannica]

«Tutti i profughi raccontano il lodevole aiuto da parte del Vaticano. Sacerdoti hanno messo in pericolo la loro vita per nascondere e salvare gli ebrei. Lo stesso Pontefice ha partecipato all’opera di salvataggio degli ebrei».
[Lettera dal fronte italiano del soldato Eliyahu Lubisky, membro del kibbutz socialista «Beth Alpha», pubblicata sul settimanale «Hashavua» (n. 178/42) il 4 agosto 1944]

«Grande fu l’aiuto che venne agli ebrei dal Vaticano e dalle varie autorità ecclesiastiche... che mosse da spirito di carità si adoperarono per lenire i dolori dei nostri correligionari e per proteggerli dalle persecuzioni».
[«Bollettino Ebraico d’informazioni», a cura del «Gruppo Sionistico di Roma», n. 8-9-10 del 18 settembre 1944]

«... Riconoscenza che poi, come ognuno di noi ben sa, dobbiamo tributare in misura quanto mai grande e sentita verso la Chiesa cattolica e verso il suo augusto capo, Sua Santità Pio XII al quale... feci già da tempo pervenire l’espressione della gratitudine vivissima di tutta la nostra popolazione».
[Relazione della Comunità Israelitica di Roma all’Unione delle Comunità Israelitiche italiane. «Bollettino Ebraico d’informazioni», a cura del «Gruppo Sionistico di Roma», n. 15, 20 ottobre 1944]

«Migliaia di nostri fratelli si sono salvati nei conventi, nelle chiese, negli extraterritoriali. In data 23 luglio ho avuto l’onore di essere ricevuto... da Sua Santità al quale ho portato il ringraziamento della Comunità di Roma per l’assistenza eroica ed affettuosa fattaci dal clero che attraverso i conventi e i collegi, ha salvato, nascosto e protetto per tutto l’infausto periodo, le nostre donne, i nostri bambini e molti di noi uomini. Ho riferito a Sua Santità circa il desiderio dei correligionari di Roma di andare in massa a ringraziarlo, ma tale manifestazione non potrà essere fatta che alla fine della guerra per non pregiudicare tutti coloro che, al Nord, hanno ancora bisogno di protezione».
[Dalla relazione del commissario straordinario della Comunità Israelitica di Roma, Silvio Ottolenghi, letta nel salone della scuola «Vittorio Polacco» il 15 ottobre 1944]

«Il Congresso dei delegati delle Comunità Israelitiche Italiane, tenutosi in Roma per la prima volta dopo la Liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni... Gli ebrei ricorderanno perpetuamente quanto, nel tremendo periodo trascorso, per disposizione dei Pontefici la Chiesa ha fatto per loro».
[Mozione approvata nel III Congresso delle Comunità Israelitiche Italiane tenutosi a Roma nel marzo 1946]

«I nostri ringraziamenti al Sommo Pontefice per il gesto di paterna sollecitudine che si protrasse per tutto il periodo dell’occupazione tedesca, sia ricevendo gli ebrei negli edifici extraterritoriali della Città del Vaticano, sia cercando di far mitigare l’asprezza delle misure razziali, sia facendo accogliere intere famiglie nei conventi».
[Dal discorso di Sergio Piperno, presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, tenuto in occasione della manifestazione di riconoscenza degli ebrei verso i concittadini cristiani che li soccorsero, 14 dicembre 1956]

«A Roma il 16 ottobre 1943, fu organizzata una vasta retata nel vecchio quartiere ebraico... Il clero italiano partecipò all’opera di salvataggio e i monasteri aprirono agli ebrei le loro porte. Il Pontefice intervenne personalmente a favore degli ebrei arrestati a Roma».
[Dalla relazione introduttiva del Procuratore generale di Stato Gideon Hausner al processo Eichmann, tenuta a Gerusalemme il 17 e 18 aprile 1961]


- Zenit AgNot -
Bestionn
00lunedì 16 aprile 2007 11:12
Nunzio apostolico, sì a cerimonia su Shoah


Monsignor Antonio Franco parteciperà alla commemorazione delle vittime che si terrà allo Yad Vashem.



ROMA - Il Nunzio apostolico in Israele, Monsignor Antonio Franco, ha annunciato che presenzierà alla cerimonia di commemorazione delle vittime dell'Olocausto che si terrà domenica sera allo Yad Vashem, il memoriale sulla Shoah.

CERIMONIA - Il Nunzio ha detto di essere ritornato sulla decisione di non partecipare alla cerimonia dopo aver avuto una lettera del presidente dello Yad Vashem, Avner Shalev, con la promessa «di riconsiderare il modo in cui papa Pio XII è presentato». «Poiché la mia azione non era intesa a dissociarmi dalle celebrazioni ma a richiamare l'attenzione sul modo in cui il Papa è presentato .... il mio scopo è stato raggiunto». A questo punto, ha aggiunto il Nunzio, «non ho motivi per tenere aperta questa tensione» e perciò «parteciperò alla cerimonia».

SODDISFAZIONE- Lo Yad Vashem si rallegra per la decisione del Nunzio apostolico. In un comunicato all'Ansa si afferma: «Riteniamo che la decisione del rappresentante del Vaticano di partecipare alla cerimonia allo Yad Vashem e di identificarsi col ricordo delle vittime sia la cosa giusta da fare. Lo Yad Vashem ritiene che non sia appropriato legare una questione di ricerca storica alla commemorazione delle vittime dell'Olocausto».

POLEMICA - Monsignor Franco aveva inizialmente deciso di assentarsi dalla cerimonia, alla quale presenzia l'intero corpo diplomatico in Israele, in seguito a una didascalia posta sotto la fotografia di Pio XII nello Yad Vashem dalla quale emerge un ritratto negativo del pontefice in relazione al suo comportamento davanti al genocidio degli ebrei per mano dei nazisti. Monsignor Franco aveva definito la didascalia «un'offesa alla Chiesa cattolica».


- Corriere della Sera -
16 aprile 2007

-Asmodeus-
00lunedì 16 aprile 2007 16:33
Santo Subito!

Ah...scusate, non è Woytila. E' che mi sembrano più o meno tutti uguali... [SM=x44474]
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