Se le Donne Perdute diventano Conformiste

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Etrusco
00giovedì 3 marzo 2011 13:15

Se le Donne Perdute diventano Conformiste

Ma dove è finito quel tormento delle donne perdute? di Silvia Avallone

Le donne «perdute» della letteratura – da Sonja di «Delitto e Castigo» alla signora Bovary, dalla ninfa di Nabokov alla Karenina – possiedono una monumentale grandezza. La prostituta interpretata da Anna Magnani in «Mamma Roma» è una donna dalla personalità grandiosa; la Saraghina di Fellini è una «creatura» poetica. Se provo a guardare Ruby, Nadia Macrì o Nicole Minetti mi chiedo perché non riesco a dare loro lo spessore che spetta alle protagoniste di una storia da raccontare. Per costruire un personaggio, infatti, e per sviluppare una trama delle sue azioni, occorre lavorare su una coscienza – non dico tragica, ma quantomeno problematica e presente a se stessa. Lolita, traviata dal patrigno senza opporre resistenza, per quanto maliziosa e disinibita, scoppia in lacrime riconoscendo la propria solitudine.

Anche Ruby prova a recitare questa parte, confessandosi a Signorini in un programma televisivo; ci racconta di essere fuggita da una famiglia disastrata e da un’ infanzia costellata di violenze come in un libro di Dickens. Eppure, osservando con attenzione come si muove, come si atteggia davanti alle telecamere, potrebbe interpretare qualsiasi ruolo eccetto quello della povera sprovveduta. Chi è veramente? Non c’ è verso di saperlo perché non lo sa lei stessa. Questa adolescente che dal Marocco seguiva i varietà italiani e sognava un futuro sgargiante in tv sembra aver totalmente sostituito la realtà con il reality show. La sua è un’ identità fluida, cangiante, dove non c’ è più confine tra verità e menzogna: sincera perché falsa e falsa perché sincera. A una griffe, a una fugace apparizione televisiva, a qualche migliaio di euro che piove in una notte, a una reggia di lusso e a un festino con l’ uomo potente: a questo si limita la capacità di sognare e desiderare delle ragazze di Arcore.

La storia, non solo quella letteraria o cinematografica, è affollata di donne che hanno sacrificato la loro bellezza e i loro anni migliori per un miraggio, ma nelle loro scelte è sempre trapelato il retrogusto amaro di un dramma. Il tono di voce di Nicole Minetti, mentre avverte l’ amica che «ne vedrà d’ ogni», è divertito, leggero. Il suo linguaggio è quello di chi gioca alla vita e non di chi la sta vivendo. È pacifico spogliarsi, travestirsi. È una strada ovvia, che porta lontano; a meno che tu non sia così folle da ridurti a faticare otto ore per pochi euro. E se invece fosse lì, in quelle otto ore, la strada per costruirsi un’ identità propria? Ma questa è la legge che vale fuori e non dentro la reality-fiction, dove lo scandalo promuove vite parallele e le lancia nel firmamento dei programmi in prima serata o addirittura in quello della politica. Come si fa a dire di no? Ammiccano queste ragazze. Madame Bovary, Anna Karenina, Lolita devono la loro grandezza anche alla sfida contro il conformismo della propria epoca, incarnano la forza della trasgressione. Le ragazze di Arcore sono invece in perfetta consonanza con lo spirito dei nostri tempi. Perciò non riesco a immaginarmi il loro futuro, e il nostro, altrimenti che in una pagina bianca.

dal Corriere della Sera – 26 gennaio 2011

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:18.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com