Serbia - Italia : serbono commenti ?

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il tobas
00giovedì 14 ottobre 2010 15:16
Re:
Avadoro, 13/10/2010 18.48:

Io mi chiedo cos'abbiano fatto da domenica a martedì Questore e Prefetto di Genova e soprattutto l'ineffabile Ministro degli Interni, che probabilmente era impegnato ad ascoltare il suo inno nazionale personale ("La gatta" di Gino Paoli).

Domenica a Belgrado c'è stato il gay pride e gruppi di ultranazionalisti e ultras di Partizan e Stella Rossa (quindi le stesse persone presenti ieri sera) han cercato di impalare i gai manifestanti.

Non riuscendoci, si son limitati a tirare sassi e oggetti contro le sedi dei partiti di governo e a far marciare un pullman (vuoto per fortuna) in discesa libera senza autista.

Insomma, i personaggi in questione erano già belli carichi, se poi si aggiunge l'inopinata sconfitta della Serbia contro l'Estonia nella precedente gara di qualificazione e i contrasti interni tra ultras del Partizan (club accusato dagli avversari di essere favorito dagli arbitraggi e quindi dalla federazione) e della Stella Rossa, era facile prevedere che bisognava coordinarsi immediatamente con la polizia serba e farsi il culo alle frontiere e ispezionare fino alle mutande chi voleva entrare in Italia.

Compito peraltro facilitato dalla non appartenenza della Serbia all'UE e all'area Schengen, in altre parole non occorreva alcuna misura straordinaria o una sospensione della libera circolazione dei cittadini comunitari, come sarebbe invece servita per individuare degli hooligans inglesi o greci, tanto per fare esempi noti.

Invece maglie larghe da chi predica tolleranza zero e ha partorito quell'aborto che è la "tessera del tifoso".

Poi quando l'UEFA (dove evidentemente c'è ancora qualcuno con un briciolo di sale in zucca) nega per due volte l'organizzazione degli Europei all'Italia preferendo prima il duo Polonia/Ucraina e poi la Francia c'è chi piange come la Melandri o grida al complotto delle nazioni comuniste o delle demoplutocrazie giudaiche.




Una correzione all'amico Ava.
La serbia è entrata nell'area schengen dal dicembre 2009.
Etrusco
00giovedì 14 ottobre 2010 17:47

BEL(de)GRADO ULTRÀ

- UN ESERCITO DI ZOMBIE VIOLENTI CHE ATTACCANO ALLO SCHIOCCAR DI DITA DI CAPI COME IVAN (L’ORCO DI GENOVA) O OBRADOVIC, AL GRIDO DI “DIO, SERBIA, FAMIGLIA” - AMMAZZANO I TIFOSI, SERBI O STRANIERI NON IMPORTA, PESTANO I MANIFESTANTI DEL GAY PRIDE

- NEL MITO DI MLADIC E ARKAN, RICATTANO LO STATO E NON VOGLIONO ENTRARE IN EUROPA, PER PROTEGGERE IL LORO GIRO DI SCOMMESSE, PARTITE TRUCCATE, MAZZETTE, TRASFERIMENTI MILIONARI DI GIOVANI CALCIATORI ALL’ESTERO E NARCOTRAFFICO…

Renato Caprile per "la Repubblica"

«Giustizia per Uros». La scritta rosso sangue campeggia su gran parte dei muri di Belgrado. Chi è Uros, vi chiederete. Un politico d´opposizione, un anarchico, un intellettuale scomodo? Niente di tutto questo. Semplicemente un ultrà del tifo della Stella Rossa, responsabile di aver cavato un occhio a un poliziotto durante uno scontro al "Maracanà" di Belgrado.

ultrà serbi in azione

Per quella carognata Uros sì è beccato 8 anni di galera. Ma, incredibile a dirsi, c´è chi chiede «giustizia» per uno come lui. Strano paese la Serbia. Il meglio e il peggio dell´intelligenza fanno a pugni in questo spicchio d´Europa.

E il peggio purtroppo viene proprio dai supporter dello sport più popolare, il calcio. Che come una gigantesca calamita sembra aver attratto l´area più grigia della società. Un gigantesco mosaico di frustrazioni, violenza, miseria intellettuale. La manovalanza ideale per chiunque voglia creare disordini.

Gli ultrà infatti non hanno ideologie, non sono né di destra né di sinistra. Sono picchiatori e basta al soldo di chi li ingaggia. Buoni per ogni occasione.

ultrà serbi in azione

Quasi alle porte dell´ultimo tratto di Kralja Petra, che immette nel quartiere periferico di Dorcol sulle rive del Danubio - la roccaforte dei tifosi del Partizan - c´è un enorme murale che raffigura Al Capone e quella che nelle intenzioni del suo autore doveva essere la visione dell´esistenza del sanguinario padrino di Cosa nostra.

Una lunga sfilza di "pillole di saggezza" così riassumibili: «Nel corso di una vita si possono cambiare molte cose, quasi tutte. Le fidanzate, le mogli, le opinioni politiche e perfino il modo di esigere il pizzo, ma la squadra del cuore e gli `amici´ no. Quelli sono per sempre». Guai a chi sgarra, dunque.

E allora "Benvenuti ad Alcatraz". No, qui il famigerato penitenziario americano non c´entra nulla. Alcatraz per fortuna è soltanto una scritta su un muro scrostato. Avverte i "malintenzionati" però che siamo entrati in una sorta di terra sacra, nella tana della più oltranzista della frange dei grobari, i becchini del tifo bianconero del Partizan. Gente dura, irriducibili. Basterebbe esibire un gagliardetto della Stella Rossa o del Rad per finire accoltellati in un attimo.

All´indomani del raid di Genova, quelli di Alcatraz però hanno scelto un basso profilo. La polizia li bracca e allora se ne stanno a casa o in uno dei loro covi, baretti, sale giochi o scommesse. Nell´elenco di quelli che odiano, i giornalisti occupano una delle primissime piazze soprattutto dopo i reportage di Brankica Stankovic, inviata del network televisivo B92. La Stankovic ha firmato a una coraggiosissima inchiesta sul tifo violento e sulle mafie del calcio. Sei puntate di un´ora ciascuno.

ultrà serbi in azione

Roba tosta, piena di nomi e cognomi, che ha addirittura fatto sì che il boss di Alcatraz finisse in galera. Scommesse, partite truccate, mazzette, trasferimenti milionari di giovani calciatori all´estero, l´ingerenza dei boss del narcotraffico nello sport più amato dai serbi, la faccia nascosta del calcio messa a nudo. Un´inchiesta scomoda che è costata minacce di morte a Brankica, che ora è costretta a vivere sotto scorta. Con questa teppaglia, dunque non si scherza. Se lo ricorderanno finché campano anche i supporter del Tolosa football club, che l´anno scorso a Belgrado per un turno di Europa League hanno dovuto piangere la morte di uno di loro, Buce Taton, accoltellato senza un perché.

ultrà serbi in azione

Zeljko c´era nell´ultima domenica di pietre e di sangue a Belgrado. Ha vent´anni, rasato, tatuatissimo, sul metro e novanta per oltre cento chili di peso. Ha fatto boxe e sostiene di poter ammazzare con un sol pugno. C´è da credergli sulla parola. Studi pochissimi, lavoro nessuno, hobby: biliardo, slot machine e soprattutto calcio. Partizan, manco a dirlo. Una fede, un amore - confessa - al quale non riesce a sottrarsi.

ultrà serbi in azione

Perché ce l´aveva a morte con i ragazzi del Gay Pride? La domanda sembra coglierlo di sorpresa. Se fosse in grado di ragionare potrebbe addirittura rispondere qualcosa di simile a un «niente di personale», e invece si limita a dire: «Quando un brat, un fratello di tifo, chiama, bisogna rispondere». Insomma la filosofia di Al Capone.

Per farla breve: qualcuno gli ha telefonato, gli ha detto: devi venire, e lui ci è andato. Si trattava di scontarsi con la polizia, ma poteva trattarsi d´altro, lui non si sarebbe comunque sottratto. Una pedina, dunque, sullo scacchiere della violenza urbana, Una delle migliaia reperibili nelle frange del tifo violento.

ultrà serbi in azione

A Genova però lui non c´è stato. Biascica di non aver fatto in tempo, ma in realtà non fa parte dell´"èlite" della categoria, è soltanto un figurante di seconda fila. La prova è che a interrompere la nostra breve chiacchierata basta l´occhiata torva di un brat, una sorta di graduato della sua confraternita, che di corsa spunta fuori da un bar e punta verso di noi. Zeljko quasi se la dà a gambe. Inutile insistere, Alcatraz è blindata.

Zeljko e quelli come lui sono dunque manovrati. Come dire che abbiamo individuato il killer, ma non il mandante. Al primo posto sulla lista dei sospettati c´è "Obraz", l´organizzazione clero-fascista di Mladen Obradovic. Dio, patria, famiglia, serbità, Mladic e Karadzic e altra paccotiglia ultranazionalista del genere. La stessa di organizzazioni sorelle come Nasi e 1389, quella del terribile Ivan di Genova.

ultrà serbi in azione

Trent´anni, studi incompiuti di storia e teologia, piccolino, minuto, l´esatto opposto di uno come Zeljiko o Ivan, Obradovic, finito in manette domenica scorsa subito dopo gli scontri con la polizia, è sicuramente la mente dei disordini. E´ lui al di là di ogni ragionevole dubbio che ha coordinato la sassaiola anti Gay Pride. A casa sua c´erano le liste, complete di nomi, dei sei gruppi d´attacco. Ma chi lo ha finanziato? La mafia, secondo gli analisti del quotidiano Press.

ultrà serbi in azione

Un rapporto della Bia, una branca dei servizi segreti serbi, avvalorerebbe questa tesi. I monopolisti che vedrebbero l´ingresso in Europa della Serbia come il fumo negli occhi. Gli ambienti più conservatori della Chiesa ortodossa, quella che fa capo al metropolita montenegrino Amfilohije, che ha osteggiato in ogni modo il raduno omosessuale, secondo altri. Ma se cade Tadic, chi può prenderne il posto?

ultrà serbi in azione

Secondo gli ultimi sondaggi in caso di elezioni anticipate potrebbe esserci un testa a testa tra il partito democratico del presidente in carica e la costola fintamente progressista degli ex radicali di Tomislav Nikolic. Per ora nessuno si azzarda a puntare l´indice contro l´ex delfino del criminale di guerra Vojslav Seseli, anche se politicamente è l´unico che potrebbe trarrre benifici da una crisi di governo. Certo è che i due episodi violenti con gli ultra del tifo come protagonisti a Belgrado e Genova, sono troppo ravvicinati per non pensare che siano parte di una stessa strategia d´attacco.

ultrà serbi in azione

Chi non ha dubbi è Slobodan Homen, alto funzionario del ministero della Giustizia serbo: «Anche se non è un vero e proprio golpe, sicuramente siamo di fronte a un pericolosissimo colpo di coda di coloro, imprenditori e criminali che non si arrendono alla modernità. Penso a trafficanti d´ogni genere spaventati da un regime di concorrenza che li spazzerebbe via. Abbiamo molti nemici: gruppi mafiosi, movimenti che si oppongono alla collaborazione con il tribunale dell´Aja, estremisti di varia natura e partiti d´opposizione che se anche non finanziano il disordine, certo potrebbero giovarsene».

L´unica certezza è che ci vorrà ancora chissà quanto tempo perché sui muri Belgrado invece che «Giustizia per Uros», si possa leggere un più rassicurante: «Consegniamo Mladic».

Fonte: Renato Caprile per "la Repubblica" 14-10-2010

Avadoro
00giovedì 14 ottobre 2010 21:07
Interessante l'articolo citato da Etrusco, anche se pecca come sempre della sindrome del vedere come aliene delle realtà riscontrabili a casa nostra.

Ultras implicati in affari loschi tra cui il traffico di droga e i ricatti alle società?
Mi sembra che situazioni del genere siano ben note a Napoli (cfr l'ultimo capitolo di "Acab" del giornalista Carlo Bonini), a Roma e persino nella "europea" Milano, con una gestione a dir poco disinvolta di certe aree parcheggio attigue a San Siro.

Richieste di "giustizia" per personaggi dalla condotta quantomeno discutibile? Ci sono in tutte le tifoserie italiane, io stesso mi son trovato una domenica di qualche anno fa nella mia curva a ridosso di uno striscione che recitava "XXXXXX da te solo da imparare", ove XXXXX è il nome del personaggio in questione, capo ultras arrestato dopo un'intercettazione in cui minacciava di morte la ex moglie e la suocera. Gli agenti lo hanno fermato mentre si dirigeva a casa della moglie e casualmente aveva un paio di pistole in auto.

Se è uno strano paese la Serbia lo è anche il nostro, a rigor di logica.

Una postilla per Chandok/Bremaz: se il personaggio è colui che penso io, non dovrebbe aver problemi con rumeni e montenegrini, a parte con quel singolo rumeno con cui ha avuto scazzi da giocatore.
I rumeni, come i serbi, son sempre stati il bastione dell'ortodossia conto le invasioni turche e musulmane, entrambi i popoli si sentono molto investiti da questa missione.
I montenegrini sono sempre stati alleati fedeli della Serbia e girando per il Montenegro ho visto innumerevoli scritte "Srbjia" sui muri insieme a icone e frasi del Maresciallo Tito che in Croazia sono stati rimossi a colpi di dinamite.
sbandieratore-solitario
00venerdì 15 ottobre 2010 00:19
Re: Re: Re:
roadrunner71, 13/10/2010 21.53:




...e son anche gentile !!!!... gli potrei chiedere anche un portaombrelli per gli interessi legali... [SM=x44452]



ma nooooooooooooooo ! : [SM=x44457]

Non ho nemmeno letto quello che hai scritto : non sono abituato a leggere a strappi ! [SM=x44457]

Avevo quotato tutti i puntini che hai messo ...

con tre ( ... ) puntini !

E da ridere che poi hai scritto " a questo punto ".

No, perchè non si sa quale di punto, visto che ne hai messi 33.333. !

[SM=x44456]


radcla
00venerdì 29 ottobre 2010 15:31

L'Uefa punisce la Serbia
Per l'Italia 3-0 a tavolino


Una partita a porte chiuse e una seconda sospesa per i serbi. Alla Figc multa di 100 mila euro e ha una giornata a porte chiuse con la sospensiva. Come si è arrivati al verdetto della commissione disciplinare




NYON (Svizzera), 29 ottobre 2010 - .Poco dopo le 15 la commissione disciplinare della Uefa ha emesso la sentenza: Italia-Serbia 3-0 a tavolino. Per i serbi una gara a porte chiuse, più un'altra con pena sospesa, oltre a 120 mila euro di multa. Per la Figc 100 mila euro di multa e una partita a porte chiuse con la condizionale. Cioè se entro due anni non capiteranno fatti simili la pena sarà cancellata. Inoltre per tutte le federazioni c'è l'obbligo di non vendere biglietti alla tifoseria serba.Questo il verdetto di una vicenda che, comunque, non si chiuderà qui: per l'appello c'è tempo fino a lunedì, mentre le motivazioni andranno depositate entro sei giorni. E poi, naturalmente, resta la possibilità del ricorso al Tas.



la mattinata a nyon
In mattinata, la riunione a Nyon si è svolta seguendo la normale procedura, dalle 9 alle 13, senza sosta. Il primo a parlare è stato l'arbitro Thomson, che ha confermato quanto scritto nel rapporto e la necessità di interrompere la partita. Poi è toccato al delegato Uefa, che ha sottolineato l'ottima collaborazione ricevuta dalla federcalcio italiana nella serata genovese. Quindi è stata la volta della delegazione azzurra, formata da Valentini, Di Cesare, Massucci e Gallavotti, il cui concetto portante è stato questo: "Abbiamo fatto il meglio possibile per evitare un altro Heysel. La Serbia non ci ha mai comunicato l'imminente e pericoloso arrivo degli ultrà in massa". Di parere opposto, naturalmente, la delegazione serba, che ha puntato il dito sulle lacune organizzative italiane. La seduta si è conclusa dopo le requisitoria del pm e gli interventi delle difese.




Polizia schierata a Marassi. LaPresse

Polizia schierata a Marassi. LaPresse




i fatti di marassi
Dopo due settimane e mezzo, insomma, la Uefa fa conoscere il suo primo verdetto. Tutto è nato lo scorso 12 ottobre, a Marassi, quando gli ultrà serbi avevano scatenato l'inferno. Le cose si erano messe male già prima dell’ingresso allo stadio dei tifosi da Belgrado (3 fermi e 15 feriti serbi negli scontri con la Polizia, verniciato il muro di Palazzo Ducale). Più lo stordimento di Vladimir Stojkovic, portiere già contestato in patria perché passato dalla Stella Rossa al Partizan Belgrado, e perché ritenuto "colpevole" di alcuni errori nella sconfitta casalinga con l'Estonia. Poi la situazione era precipitata dentro l'impianto: circa 1600 ultrà, nel settore ospite, la solita "gabbia" del Ferraris, a dieci minuti dal fischio d'inizio della partita avevano cominciato un lancio di fumogeni verso l'adiacente gradinata nord, riempita da sostenitori dell'Italia. Lancio poi proseguito verso il campo, nonostante l'intervento dei vigili del fuoco, accompagnato anche dall'esplosione di una bomba carta.








solo 6 minuti
L'arbitro scozzese Thomson, sebbene a bordocampo ci fossero poliziotti in tenuta antisommossa, aveva provato a dare il via alla gara. Ma tra fumogeni, tifosi aggrappati alle reti di protezione (tra cui il colosso Ivan Bogdanov, che aizzava la folla con le cesoie in mano) e getti d'acqua dagli idranti, si era in fretta deciso di sospendere e annullare il match. Solo 6 i minuti giocati prima del rientro forzato negli spogliatoi.



il caso bogdanov
Gli scontri erano poi proseguiti nella notte, durante la delicata operazione di evacuazione dei tifosi serbi dallo stadio. Il capo-ultrà Ivan Bogdanov, scovato nel vano porta-bagagli di un pullman, era finito in manette: da quel momento, le vicende legate al suo arresto e al processo che dovrà subire sono diventate pane per la stampa italiana e serba. Spenti i riflettori su Bogdanov e calmate finalmente le acque, la palla è passata ai governi e alle federazioni calcistiche dei due Paesi, che hanno iniziato ad attribuirsi vicendevolmente gran parte della responsabilità dell'accaduto. Fino alla sentenza di oggi.



dal nostro inviato
Fabio Licari
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