Re:
Scritto da: texdionis 17/08/2006 18.28
Anche per me traditore punto e basta;
se poi qualche vangelo apocrifo suggerisce il contrario io mi attengo a quelli canonici;
non capisco perchè un vangelo apocrifo dovrebbe avere maggiore credito solo perchè apocrifo.
Per un coerente cattolico rimane
di validità indiscutibile anche l'Antico Testamento dove sono ricorrenti i temi del "tradimento":
troviamo il piccolo Libro di Giona (Ionà in ebraico, in cui si narra una specie di parabola in quattro brevi capitoli).
Protagonista è appunto un profeta di nome Giona, vissuto secoli prima della composizione dell’opera (nell’VIII sec. a.C., come si dice in
II Re 15,25; il libro è databile nel IV sec. a.C.).
Per quanto il nome del profeta, in ebraico significhi appunto “colomba”, Giona per un verso è più simile ad un odierno
falco integralista (Cfr. Gianfranco Ravasi "Le colpe di Giona" di Erri De Luca, traduttore-curatore di una versione del libro biblico (Erri De Luca. Giona/Ionà, Feltrinelli, Milano 1995):
Infatti non si rassegna che Dio lo mandi a predicare la conversione proprio a Ninive, la “città dei sangui”, l’odierna e ancora insaguinata Mosul irachena, la capitale degli Assiri, la città nemica di Israele per eccellenza
(Un profeta per terre straniere: è questo Giona. E forse non è un caso che sia accolto anche dal Corano che, col nome di Yûnus, che significa "Quello del pesce"
[Cor., XXI:87] lo venera come uno dei profeti di Allah.).
Per un altro, è una figura molto moderna, per il suo essere
un profeta-controvoglia, uno che non si è autoinvestito, che non solo sfugge alla tentazione dell’autocandidarsi, ma anche all’investitura, anzi alla suprema investitura, quella che gli viene dal suo Signore.
È per questo che s’imbarca a Giaffa, porto di Gerusalemme, su «una nave di Tarshish», battente bandiera fenicia, per avviarsi al lato opposto del mondo:
se Ninive era a est, Tarshish era forse Gibilterra (o la Sardegna) e quindi a ovest.
Si tratta di un profeta renitente alla chiamata che non condivide l’eccessiva bontà di Dio,
«misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che si lascia troppo impietosire dopo aver minacciato il giudizio» (4,2).
Proprio nel suo rifiuto di rispondere alla chiamata, Giona si mostra paradossalmente vicino a Dio.
In tanto è un profeta - sostiene G.Deleuze - in quanto tradisce:
“Dio che si distoglie dall’uomo che si distoglie da Dio:
questo è prima di tutto il soggetto dell’Antico Testamento.
E’ la storia di Caino, la linea di fuga di Caino.
E’ la storia di Giona:
il profeta si riconosce da questo, dal fatto che prende la direzione opposta a quella ordinatagli da Dio,
e
in tal modo realizza il comandamento di Dio
ancora meglio che se avesse obbedito.
Traditore, egli ha preso il male su di sé.
Il Vecchio Testamento è continuamente percorso da queste linee di fuga,
linee di separazione della terra e delle acque. ” (Gilles Deleuze: “Origine”, dicembre 2003, pag. 15.).
[Modificato da Etrusco 17/09/2006 13.22]