Studio della Bocconi: in aumento frodi e bancarotte

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binariomorto
00mercoledì 13 aprile 2011 14:03
Reati aziendali, l'Italia non guarisce
in aumento frodi e bancarotte

I dati di uno studio firmato Bocconi su 9mila sentenze: anche senza il depenalizzato falso in bilancio, il fenomeno è in costante crescita. Quasi la metà degli atti illeciti vengono commessi (da parte di titolari, manager e dirigenti) per coprire situazioni di dissesto

MILANO - Arrivare allo scopo con ogni mezzo, anche se per aumentare utili e fatturato occorre violare la legge. In particolare, copiando i progetti dei concorrenti, evadendo il fisco, frodando lo stato, ma soprattutto nascondendo fino alla fine le situazioni fallimentari.

Non è un quadretto edificante quello che emerge dallo studio presentato dal Laboratorio Frodi, collaborazione nata dall'università Bocconi di Milano con la società PrecewaterhouseCoopers, nato per studiare il fenomeno della criminalità in azienda, la sua evoluzione e per suggerire rimedi, come strumenti di monitoraggio e, soprattutto, di prevenzione.

Dai dati emersi, non c'è dubbio che ce ne sia bisogno. Saranno la concorrenza sempre più accesa e la recessione che ha colpito l'Europa, ma il fenomeno è in crescita e nell'Azienda Italia si commettono sempre più reati. L'indagine ha preso in esame quasi 90mila condanne decise dai giudici tra il 2000 e il 2008, verificando come esse siano aumentate ogni anno del 7%, passando da 12mila a 16.700 con un incremento complessivo del 36%. E potrebbero essere molte di più, se si considera che nei primi anni del decennio scorso l'allora governo Berlusconi varò la depenalizzazione per una serie di reati, inserendo tra questi anche alcune fattispecie di falso in bilancio, a cui ora si applicano solo sanzioni amministrative.

Ma quali sono i reati di cui maggiormente si macchiano manager e dirigenti aziendali? Quasi una condanna su due ha a che fare con pratiche volte a coprire le situazioni di dissesto. In altri termini, quando una società si indirizza verso il fallimento è più facile infrangere la legge. Il 40 per cento delle condanne è così emerso nell'ambito delle "procedure concorsuali", come falsificazioni dei libri contabili, bancarotta faudolenta e distrazione di beni aziendali (che vengono "occultati" per evitare che possano essere usati per soddisfare dipendenti e creditori).

Un caso su cinque (21%) è, invece, rappresentato dalle appropriazioni indebite di chi approfitta del proprio ruolo per procurarsi un ingiusto guadagno a spese dell'azienda per cui lavora. Una percentuale quasi analoga (19%) riguarda i reati di contraffazione e pirateria.

"I dati - commentano i responsabili della ricerca, Massimo Livatino e Fabrizio Santaloia - sembrano confermare che alcune condotte illecite vengono a galla soprattutto quando i manager non possono più nasconderle perché sono uscite dal loro controllo, ma anche quando è ormai troppo tardi per rimediare".

Ma è ancora più interessante guardare le tendenze. Nei nove anni esaminati si registra una diminuzione dei reati societari e delle frodi di bilancio (per la depenalizzazione citata prima), mentre aumentano le condanne per frodi nei confronti dello Stato, per frodi fiscali e contraffazione. Quest'ultima emerge come la vera "piaga" della concorrenza sleale: le condanne in questo caso sono salite del 164% rispetto al 2000 e del 76% rispetto al 2006.

Fonte: Repubblica
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