Precari a vita e assegni sociali, Tremonti non batte ciglio
Il Pd: ritirate subito quelle norme
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti tira dritto. Su precari, assegno sociale e altre questioni relative al welfare tiene duro,
tanto che il ministro Maurizio Sacconi si piega all'idea di non modificare la manovra e di intervenire successivamente su queste norme criticate.
La seconda lettura del decreto in Senato, dunque, si profila come un passaggio abbastanza veloce, con possibile ricorso al voto di fiducia vista la necessità di portare poi il provvedimento alla Camera per il terzo e definitivo passaggio.
Alla scadenza del termine per presentare gli emendamenti, alle 15 di lunedì, il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas si è presentato con un solo foglio di carta: l'emendamento che modifica l'articolo 60 del decreto manovra, quello finito sotto la lente del Quirinale. Ma
sui temi sociali oggetto di scontro nulla: nè sui precari nè sull'assegno sociale, pure criticati entrambi anche da esponenti della maggioranza.
Nel pomeriggio inoltrato arriva un comunicato del ministro del Welfare Sacconi che domenica aveva criticato la
norma "anti-precari" e che sposa invece la tesi di Tremonti: prevale l'esigenza di
approvare in via definitiva la manovra, mentre gli «eventuali interventi correttivi» andranno in un disegno di legge che verrà approvato «probabilmente entro l'anno».
Insomma, l'idea di un decreto che corregga subito la manovra negli aspetti critici viene meno; il che apre a scenari inediti.
Infatti, come ha sottolineato anche il Servizio studi del Senato,
la norma sui precari «non è chiara», nel senso che non si capisce se essa «concerna solo i giudizi in corso o se sia una nuova disciplina a regime».
Inoltre,
sarà un estate all'insegna dell'incertezza per quei precari che hanno ottenuto l'assunzione dal giudice in primo grado (nella sola Rai ce ne sono 400) e che ora
rischiano di finire per strada in attesa che il ddl a fine anno chiarisca tutto.
L'altro
dubbio, sollevato perfino dal relatore Salvo Fleres (PdL) riguarda l'eventuale incostituzionalità della norma.
Ad aumentare la confusione ci pensa la norma che esclude dai benefici dell'assegno sociale circa mezzo milione di casalinghe.
Il pasticcio nasce da una richiesta della Lega in chiave anti-immigrazione (contro i falsi ricongiungimenti familiari), che ha portato il governo a prevedere che d'ora in poi l'assegno spetterà solo a chi ha lavorato e versato contributi per 10 anni.
Una volta approvato il decreto, stando all'annuncio di Sacconi,
le casalinghe perderanno l'assegno sin da agosto, in attesa del reintegro per fine anno, quando arriverebbe la correzione.
Di qui le critiche al ministro del Welfare da parte del Pd, in particolare di Margherita Miotto che per prima ha sollevato la questione alla Camera.
Le opposizioni hanno presentato emendamenti su tutti questi punti (sono complessivamente 634 di cui solo 31 di singoli senatori del Pdl), ma il destino di queste proposte di modifica è già segnato.
L'unico emendamento che passerà in commissione Bilancio è quello del governo sull'articolo 60. ...
Da martedì mattina la commissione Bilancio inizierà a votare gli emendamenti e dovrebbe concludere l'esame mercoledì, in modo da portare la manovra in aula giovedì. Qui potrebbe anche arrivare la fiducia per accelerare i tempi in vista del terzo passaggio alla Camera. Anche i deputati fremono per poter andare in ferie.
Veltroni: ritirate le norme Il leader del Partito democratico Walter Veltroni chiede che il provvedimento sui precari venga ritirato perché
«incostituzionale e di fatto, significa disoccupazione certa».
Mentre quello che serve al Paese è esattamente il contrario della proposta governativa:
«Il Paese ha bisogno di stabilità e non di precariato. Il provvedimento del governo permette alle aziende di essere più libere e di fare ricorso a questa tipologia contrattuale che mette a rischio la stabilizzazione non solo i lavoratori delle Poste, ma anche delle banche e dell'editoria».
Per questo serve un segnale forte, di responsabilità, come il «ritiro del provvedimento». Per Veltroni «una materia così delicata non può essere regolata attraverso un emendamento in un'ultima scrittura, in una situazione rocambolesca», ha dichiarato il leader durante una conferenza stampa il 28 luglio. Su altri interventi come quello del ministro Brunetta, Veltroni ha espresso sostegno a «tutto quello che va nel senso del rendere più efficace la pubblica amministrazione», ma con la necessaria attenzione a «non confondere tutto il pubblico impiego con i fannulloni. Quella è un'equazione sbagliata e inaccettabile».
Pubblicato il: 28.07.08
Modificato il: 29.07.08 alle ore 9.00