The Hurt Locker

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Etrusco
00mercoledì 10 marzo 2010 12:35
Kathryn Bigelow sbanca nomination Oscar con 9 candidature, vincendone 6



LA MOSTRA DI VENEZIA DEL 2008 CESTINÒ 'HURT LOCKER', UN FILM CHE ORA VALE 6 STATUETTE.
C'È QUALCOSA CHE NON FUNZIONA LÌ AL LIDO, O SBAGLIANO I VOTANTI DELL'OSCAR?


- IL PAPOCCHIO DELLA LAGUNA SECONDO SANDRO PARENZO, CHE COMPRÒ IL FILM PER L'ITALIA:
"È ACCADUTO CHE IL PREMIO AL MIGLIOR ATTORE "DOVEVA" ASSOLUTAMENTE ESSERE ASSEGNATO DALL' INIZIO A SILVIO ORLANDO.
NELLE ULTIME ORE ARRIVÒ 'THE WRESTLER' CON MICKEY ROURKE.
E TUTTI CAPIRONO CHE SAREBBE STATO ASSURDO PREMIARE ORLANDO E NON ROURKE.
L'UNICA STRADA CHE VENNE INDIVIDUATA FU GETTARE A MARE 'THE HURT LOCKER' PER PREMIARE COME MIGLIOR FILM 'THE WRESTLER'.
UNA BARZELLETTA SOLO A PENSARCI, LA SOLITA TRAMA SUL PUGILE SUONATO"

- (ATTENZIONE, LA VICENDA DI THE HURT LOCKER SARÀ NEI PROSSIMI MESI LA PEGGIORE PUBBLICITÀ POSSIBILE PER LA MOSTRA ITALIANA TRA LA GENTE DEL CINEMA AMERICANO)



1 - Paolo Conti per il "Corriere della Sera" del 6 febbraio 2010



Bigelow & Streisand

«Se continua così, la Mostra cinematografica di Venezia diventerà un cineclub per pochi intimi
che premierà sconosciuti registi thailandesi...
la vera industria, quella americana, non ne vorrà più sapere niente.
Anzi, già non ne vuole più sapere niente».

Sandro Parenzo è prima di tutto un veneziano autentico.
Poi è l'anima della Videa-Cde, solida casa di distribuzione cinematografica.
Ma perché Parenzo attacca così la Mostra veneziana?

Fu lui, nel 2008, a offrire in concorso al curatore Marco Müller il film The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, proprio la pellicola sull'Iraq che ha sbancato alle nomination degli Oscar di quest' anno con ben 9 candidature:


Marco Muller

«Comprai quel film sulla carta, leggendo la sceneggiatura, come ormai avviene per tutti. Ci ho creduto subito. E in quanto veneziano ho pensato alla Mostra, sicuro che la rassegna avrebbe potuto "scoprire" un grande film. Invece niente: un' opera che ora contende ad Avatar la corsa per i principali Oscar ha lasciato Venezia senza nemmeno un riconoscimento della giuria. Assurdo. E non lo dico perché si tratta di un "mio" film. Ma perché nel festival italiano si respira sempre provincialismo, chiusura, aria di accordi preventivi...».

Come andarono le cose, Parenzo?
«Quando ebbi il film pronto, ne parlai con Marco Müller che oggettivamente fece di tutto per averlo».



Cathryn Bigelow sul set di The Hurt Locker

Mickey Rourke

Ci furono promesse di premi?
«Certe cose non sono possibili. Ma era chiaro che un grande film americano accetta di concorrere a Venezia se può contare su una certa attenzione. Insomma, io convinco la regista a partire e con lei partono anche i due protagonisti, entrambi ora "nominati" all'Oscar con la Bigelow. Si arriva a Venezia, il film viene proiettato e accolto molto bene in sala. Eravamo tutti certi di un' affermazione».

E poi, cosa è accaduto?
«È accaduto che il premio al miglior attore "doveva" assolutamente essere assegnato dall' inizio a Silvio Orlando. Nelle ultime ore arrivò The Wrestler con Mickey Rourke. E tutti capirono che sarebbe stato assurdo premiare Orlando e non Rourke. L'unica strada che venne individuata fu gettare a mare The Hurt Locker per premiare come miglior film The Wrestler. Una barzelletta solo a pensarci, la solita trama sul pugile suonato».


Una Scena di The Hurt Locker (Bigelow)

Il bello (Parenzo non lo dice, ma basta rileggere le cronache apparse sul nostro giornale) è che Rourke avrebbe voluto a tutti i costi il premio come miglior attore e, nelle ore della premiazione, era furioso al punto tale da minacciare di lasciare subito Venezia.
Poi restò, convinto dal regista Darren Aronofsky.


Silvio Orlando - Copyright Pizzi

Chi invece se ne andò furiosa fu proprio Kathryn Bigelow:
«Ci dettero un paio di premiolini assolutamente marginali che nessuno sognò di ritirare.
Lei rientrò negli Stati Uniti giurando che non avrebbe mai più messo piede a Venezia in tutta la sua vita e la sua carriera.
Lo ha detto a mezza Hollywood raccontando tutta la storia.

E io mi chiedo, anzi lo chiedo alla Mostra del cinema: dopo queste nove nomination e dopo il silenzio di Venezia,
quale grande regista americano vorrà ripetere l' esperienza assurda di Kathryn Bigelow?». [SM=x44472]


Kathryn Bigelow scippa loscar allex marito Cameron Avatar e lui ironico finge di strozzarla

Scusi, Parenzo, ma qui siamo nel campo delle opinioni: una giuria può valutare come crede un' opera, o no?
«Io penso che qui non siamo di fronte a una questione di gusti.
Venezia ha cestinato un film che ora può valere 9 Oscar.
C' è qualcosa che non funziona lì alla Mostra
, o sbagliano i votanti dell' Oscar?
E al di là della mia personale polemica di distributore dico:

attenzione,
la vicenda di The Hurt Locker sarà nei prossimi mesi la peggiore pubblicità possibile
per la Mostra italiana tra la gente del cinema americano».



2 - DAGO-REPORT
La versione di Sandro Parenzo raccolta da Paolo Conti per il "Corriere della Sera" del 6 febbraio 2010 non è mai stata smentita.
Né dal direttore della Mostra né dai giurati, all'epoca capitanati da quel pesce lesso di Wim Wenders
(e qui non è difficile immaginare a un tipino come il regista tedesco cosa può aver provocato una pellicola 'guerrafondaia' come quella della Bigelow, lontanissima dalle sue corde svenute).



Cathryn Bigelow con le due statuette oscar

Il film di Pupi Avanzi, starring Silvio Orlando, che doveva essere "assutamente" premiato secondo, prodotto dalla Medusa, portava il titolo "Il papà di Giovanna", e rivelò alla critica radical-chic un surrogato giovanile di Margherita Buy, tutta tic e falangi nevrotiche, Alba Rohrwacher.


Immagine da The Hurt Locker Regia Bigelow Vincitore Oscar

Non solo.
Tra i protagonisti sbucava Ezio Greggio, nel primo suo ruolo drammatico (oggi Pupi ci riprova con De Sica, fallendo). Dicono gli addetti ai lavori che fu proprio il conduttore di "Striscia" a pesare sulla giuria in quanto amico del giurato John Landis, il celeberrimo regista di "Blues Brothers", dicono.

Quello che è certo è che Sandro Parenzo, demoralizzato dal flop veneziano, non credette granché sulle potenzialità commerciali di "Hurt Locker", ne stampò poche copie e di conseguenza l'incasso finale fu puro veleno per il botteghino: 132 mila euro. Per riportare a casa qualche soldino vendette i diritti dvd (allegato a "Panorama") e satellitari (stasera va in onda su Sky).


3 - THE HURT LOCKER DI NUOVO IN SALA IN 20 COPIE...
(Ansa) -
Dopo le 6 statuette della notte degli Oscar, The Hurt Locker tornerà nelle sale italiane nei prossimi giorni con nuove 20 copie. Lo rende noto la Warner Bros. Attualmente il film di Kathryn Bigelow è programmato in 4 schermi e con 131 mila euro di incasso da ottobre 2008 ad oggi non può certo definirsi film di successo di pubblico.


Rassegna stampa a cura di Dagospia - 09-03-2010

Etrusco
00mercoledì 10 marzo 2010 13:05
COSì I TROMBONI DELLA CRITICA RECENSIRONO "HURT LOCKER' A VENEZIA:
- "CORRIERE": UN FILM ULTRA-TRADIZIONALE, DIRETTO SENZA NESSUNA ORIGINALITÀ, CHE NON MERITAVA DI ESSERE IN CONCORSO, UNA SPECIE DI "RAMBO A BAGDAD"
- "REPUBBLICA": "AMBIGUITÀ IDEOLOGICA E IRACHENI MASSA INDISTINTA"
- "IL MESSAGGERO": "IL TITOLO DELLA BIGELOW FINISCE PER AGGIUNGERSI ALLA LUNGA LISTA DI VISIONI INCERTE PROPOSTE DA QUESTO CONCORSO..."


1 - "REPUBBLICA":: AMBIGUITÀ IDEOLOGICA E IRACHENI MASSA INDISTINTA
Paolo D'Agostini per "la Repubblica"
-
...Resta un dubbio sull' atteggiamento «ideologico» (ambiguo?) del film. Soffermandoci, cogliamo la discendenza dei personaggi dagli stereotipi classici del western fordiano, la dialettica Henry Fonda-John Wayne: c' è il soldato che cede alla paura isterica, c' è quello ottusamente ligio alle regole sempre in attrito con l' altro (l' artificiere) che fa di testa sua ma è quello decisivo, e non manca il classico «Doc», il dottore che in questo caso è un signorino sfornato da qualche esclusiva università della East Coast. Perfino il mercenario Ralph Fiennes è «dei nostri». E gli iracheni restano una massa indistinta.

2 - "CORRIERE": UN FILM ULTRA-TRADIZIONALE, DIRETTO SENZA NESSUNA ORIGINALITà, CHE NON MERITAVA DI ESSERE IN CONCORSO, UNA SPECIE DI "RAMBO A BAGDAD"
Paolo Mereghetti per il "Corriere della Sera"
-
... Un ultra-tradizionale film di genere, girato naturalmente con professionale abilità, ma sprovvisto di quelle qualità che dovrebbero giustificare la selezione in concorso... Due ore e dieci di azione e tensione ma anche di luoghi comuni sull' uomo di fronte al pericolo, sul rifiuto e insieme il bisogno di affetti, sul cameratismo e la paura. Diretto con professionalità ma senza nessuna originalità né distanza critica e mille miglia lontano da quei registi (Kubrick, De Palma, persino Stone) che hanno saputo riflettere davvero su questi temi. Una specie di Rambo a Bagdad, meno fumettistico ma ugualmente schematico.


3 - "UNTÀ": NOTEVOLE
Alberto Crespi per "l'Unità"
-
(...) notevole (...) (...) Con questo nuovo film torna ai suoi livelli migliori, e ci lancia un messaggio politico fortissimo: se la guerra - come ogni vera droga - plagia gli uomini e piega la volontà, quegli uomini non si fermeranno da soli. (...)

4 - "FOGLIO": SERVIVA UNA REGISTA PER GIRARE FINALMENTE UN GRAN FILM SULLE GUERRA
Mariarosa Mancuso per "Il Foglio"
-
Serviva una regista per girare finalmente un gran film sulla guerra in Iraq. (...)


5 - "LA STAMPA": THE HURT LOCKER HA UN DOPPIO SPESSORE: FORMALMENTE POTREBBE ANCHE SEMBRARE UN FILM PATRIOTTICO, MA...
Lietta Tornabuoni per "La Stampa"
-
Un film di guerra diretto da una donna, forte, crudele, spietato: in The Hurt Locker, in concorso, l'americana Kathryn Bigelow, dopo sei anni si assenza dal cinema, racconta con grande potenza e ambiguità i giorni di una pattuglia di artificieri dell'esercito Usa a Baghdad. (...) The Hurt Locker ha un doppio spessore: formalmente potrebbe anche sembrare un film patriottico, ma l'orrore che la guerra in Iraq suscita nello spettatore, il pericolo costante rappresentato dalla guerriglia e dalla popolazione civile ostile, fa un effetto fortissimo.



6 - "IL GIORNALE". UN FILM DIGNITOSO
Maurizio Cabona per "Il Giornale"
-
(...) un film, dignitoso e insolito, uno dei rari meritevoli dell'«arte cinematografica» ambìta dalla Mostra. (...)

7 - "LIBERAZIONE": REAZIONARIA NEI MODI DEMOCRATICA NELLE PAROLE
Roberta Ronconi per "Liberazione"
-
"Sensuale, tesa, raffinata, reazionaria nei modi democratica nelle parole, Kathryn Bigelow porta in mostra il suo 'The Hurt Locker', ultime in ordine di tempo immagini hollywoodiane sul conflitto in Iraq. Abbiamo sperato nei suoi occhi di donna per vedere 'altro' della guerra, e ci siamo beccate un film di quelli patria, onore e dedizione.

Una Scena di The Hurt Locker (Bigelow)Del resto, dopo la gloria restituita al valoroso esercito sovietico con 'K 19' avremmo dovuto intuire dove batte il cuore bellico della Bigelow. Quello che dichiara in sala stampa non combacia con le immagini. Sullo schermo, maschi-soldato molto amati dalla cinepresa che sfidano la morte a mani nude. Li sostiene l'adrenalina che trasforma la paura in droga. Invece che dei disadattati, per la maggior parte del tempo sembrano dei folli eroi che solo il calore dei bambini lasciati a casa può riportare ad un minimo di umanità. (...)

8 - "IL MESSAGGERO": IL TITOLO DELLA BIGELOW FINISCE PER AGGIUNGERSI ALLA LUNGA LISTA DI VISIONI INCERTE PROPOSTE DA QUESTO CONCORSO
Gloria Satta per "Il Messaggero"
-
Il titolo della Bigelow finisce per aggiungersi alla lunga lista di visioni incerte proposte da questo concorso". (Kamikaze, autobombe e cecchini sono dappertutto, perfino i bambini vengono utilizzati per colpire. Ma non ci sono buoni e cattivi, per la Bigelow, e i protagonisti del film non sono eroi. Sia gli americani, descritti senza equivoci come occupanti, sia gli iracheni appaiono vittime della stessa, inutile follia. Ispirato a un reportage dello sceneggiatore-giornalista Mark Boal, embedded al seguito delle truppe, girato in Giordania a pochi chilometri dai combattimenti con moltissime comparse irachene, 'Hurt Locker' punta sullo stile documentaristico lanciato da 'Redacted' di Brian De Palma. E mostra la vita quotidiana di quei pazzi che a mani nude, sprezzanti del pericolo, sfidano ogni giorno il destino: intercettano ordigni, disarmano detonatori, scongiurano stragi sul filo dei secondi apparentemente indifferenti alla morte, stabiliscono rapporti con la popolazione locale".


9 - "SOLE 24 ORE": STEREOTIPATO
Boris Sollazzo per "Il Sole 24 ore"
-
"Un film molto maschile e patriottico, che si perde nella seconda parte, narrativa e stereotipata. Si fa fatica a raccontare le guerre sporche, anche se hai talento e coraggio da vendere. Chiedete anche a Sam Mendes e Brian De Palma, autori dei discussi e irrisolti 'Jarhead' e 'Redacted'. L'Irak e il tema delle guerre contemporanee ossessioneranno il cinema ancora a lungo". (

BIGELOW X


The hurt locker - kathryn bigelow

10 - "MANIFESTO": UN GRANDE FILM DI GUERRA CONTRO LA GUERRA IN IRAQ
Roberto Silvestri per "Il manifesto"
-
"'The Hurt Locker' e un grande film di guerra contro la guerra in Iraq, girato ovviamente ai confini con la Giordania, scritto da Mark Boal, reporter di guerra, prodotto e diretto da Kathryn Bigelow, specialista in cinema d'azione visionario e alla caffeina pura. Che qui ci racconta insostenibili sequenze horror alla David Cronenberg con l'analisi non cinica, psicologica e introspettiva, del più cinico dei conflitti, in uno stile diretto e senza orpelli, realistico e poetico 'controvoglia', che sarebbe molto piaciuto a Robert Aldrich".


KATHERINE BIGELOW NEL MONTAGGIO DEL SITO -THE WRAP- CON L’EX MARITO HA FIRMATO UN FILM SULLA GUERRA IN IRAQ THE HURT LOCKER


Bigelow Kathryn

11 - "TEMPO": SPLENDIDO
Gian Luigi Rondi per "Il Tempo"
-
Un ritratto splendido al centro di un film di guerra come da tempo non si vedeva. Ancora una volta, indifferente al cambiamento di temi e di generi, Kathryn Bigelow ha fatto centro".

Rassegna stampa a cura di Dagospia - 09-03-2010
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