Tv italiana fondata sul sadismo

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Etrusco
00martedì 28 ottobre 2008 20:17
A FIL DI RETE
La nostra tv si fonda sul sadismo
Ricetta per sconfiggerlo: portare gli spettacoli di seconda serata in prima, anche correndo il rischio della noia


Umberto Eco
(Emblema)

Domenica, verso le 19.20, mentre Pippo Baudo come e più di un commesso viaggiatore tentava di piazzare l'ultimo film dell'ultima figlia di Tognazzi (ma le colpe dei figli ricadono sul padre?),
sulla prima rete della tv svizzera, Michele Fazioli intervistava Umberto Eco (Controluce, TSI1).
L'occasione era l'assegnazione del Premio Manzoni, a Lecco.
Eco naturalmente ha parlato di Manzoni (l'analista di linguaggi, il regista cinematografico ante litteram, lo psicologo sociale...), di tecniche narrative, di ipotiposi (figura retorica che consiste nel rappresentare una scena con la parola ma in modo così vivido da offrirne l'immagine visiva), del triangolo più o meno amoroso che si instaura tra autore, testo e lettore, di Proust e del suo amore per le canzonette, di tante altre cose.
Coi baffi e senza barba, Eco sembra un'altra persona, così il suo interlocutore ha osato ancora stuzzicarlo sulla famosa fenomenologia di Mike Bongiorno.

Eco se l'è cavata con quella che dovrebbe essere la premessa di ogni critica tv: si parla del personaggio non della persona.
Ma poi non ha resistito ad alcune considerazioni sulla nostra tv, il cui modello dominante sarebbe La corrida.
Il dilettante allo sbaraglio (e per esteso il non famoso, lo sconosciuto che accede alla ribalta, l'anonimo mediocre...) e le peripezie dell'inferiore mettono a nudo il nostro sadismo.

La nostra tv si fonda sul sadismo. Per sconfiggere il quale basterebbe una piccola inversione in stile Bbc: portare gli spettacoli di seconda serata in prima, anche a rischio di noia. L'intervista è stata molto interessante anche perché Eco non aveva alcun libro da promuovere.
Per questo, come corollario all'avanzamento della seconda serata, vorrei proporre una moratoria: per almeno sei mesi, a tutti gli ospiti che vanno in tv è fatto divieto di promuovere una loro opera, di qualsiasi genere. Senza promozioni, la Vanna Marchi che alberga in tanti presentatori verrebbe infine umiliata.



Aldo Grasso
28 ottobre 2008
Corriere della Sera

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