Un chip, permetterà l'identificazione del navigatore.

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Asgeir Mickelson
00domenica 18 dicembre 2005 22:23
STATI UNITI - Ci siamo: la fine dell'anonimato su internet è alle porte, come anticipa un articolo di Msnbc . Una delle virtù della comunicazione online, consistente nell'eliminazione di tutti gli elementi di contesto, è seriamente minacciata. E tutto grazie a un chip il cui nickname è TPM, che sta per Trusted Platform Module, e che per il momento è conosciuto solo negli ambienti aziendali. Sono già 20 milioni i computer sparsi per il mondo dotati di questo marchio identificativo che rischia di segnare un'altra tappa verso la fine dello spirito libero che contraddistinse l'internet della prima ora. Il sistema farà si che i siti intercettati leggano l'identità di chi li visita e dal prossimo anno sarà esteso ai computer dei consumatori.
COME FUNZIONA - Creato da una coalizione di un migliaio di aziende del software e dell'hardware, tra cui AMD, Hewlett Packard, Ibm, Microsoft e Sun, il sistema prevede che a ogni Pc, prima di uscire dalla fabbrica, venga assegnata tramite un chip un'identità permanente. Il possessore dovrà presentarsi al computer ogni qualvolta lo accenda, digitando un codice Pin o tramite l'impronta digitale, e un software apposito vigilerà sulla possibilità di aggirare il marchingegno.
SCENARI FUTURI - L'ipotesi che il TPM possa diffondersi e valicare gli ambienti corporate è inquietante. Come non pensare alla celebre vignetta apparsa nel 1993 sulla rivista New Yorker: un piccolo cane siede davanti a un Pc e dice a un suo cospecifico: «Su internet nessuno sa che sei un cane». In seguito la didascalia subì molte varianti: un coniglio, un Dio, una zucca vuota. Fino ad arrivare a un'altra celebre vignetta, comparsa sul sito della Carnegie Mellon University pochi anni dopo. La didascalia diceva con triste lungimiranza: «Benvenuto utente canino numero 39... bastardo, nero, amante dei peperoni... stiamo aggiornando il vostro profilo».
--MUTTLEY--
00domenica 18 dicembre 2005 22:33
Re:

Scritto da: Asgeir Mickelson 18/12/2005 22.23
STATI UNITI - Ci siamo: la fine dell'anonimato su internet è alle porte, come anticipa un articolo di Msnbc . Una delle virtù della comunicazione online, consistente nell'eliminazione di tutti gli elementi di contesto, è seriamente minacciata. E tutto grazie a un chip il cui nickname è TPM, che sta per Trusted Platform Module, e che per il momento è conosciuto solo negli ambienti aziendali. Sono già 20 milioni i computer sparsi per il mondo dotati di questo marchio identificativo che rischia di segnare un'altra tappa verso la fine dello spirito libero che contraddistinse l'internet della prima ora. Il sistema farà si che i siti intercettati leggano l'identità di chi li visita e dal prossimo anno sarà esteso ai computer dei consumatori.
COME FUNZIONA - Creato da una coalizione di un migliaio di aziende del software e dell'hardware, tra cui AMD, Hewlett Packard, Ibm, Microsoft e Sun, il sistema prevede che a ogni Pc, prima di uscire dalla fabbrica, venga assegnata tramite un chip un'identità permanente. Il possessore dovrà presentarsi al computer ogni qualvolta lo accenda, digitando un codice Pin o tramite l'impronta digitale, e un software apposito vigilerà sulla possibilità di aggirare il marchingegno.
SCENARI FUTURI - L'ipotesi che il TPM possa diffondersi e valicare gli ambienti corporate è inquietante. Come non pensare alla celebre vignetta apparsa nel 1993 sulla rivista New Yorker: un piccolo cane siede davanti a un Pc e dice a un suo cospecifico: «Su internet nessuno sa che sei un cane». In seguito la didascalia subì molte varianti: un coniglio, un Dio, una zucca vuota. Fino ad arrivare a un'altra celebre vignetta, comparsa sul sito della Carnegie Mellon University pochi anni dopo. La didascalia diceva con triste lungimiranza: «Benvenuto utente canino numero 39... bastardo, nero, amante dei peperoni... stiamo aggiornando il vostro profilo».



Sai se tra le aziende c'è anche Apple?
Etrusco
00lunedì 19 dicembre 2005 00:21
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