"Vogliamo sapere se ne abbiamo diritto"
Alcune vittime di Unabomber, l'attentatore che opera nel Nord-Est dal 1993, rivendicano il risarcimento previsto dalla legge per i fatti di terrorismo. Ad aprire questo nuovo capitolo è la mamma della vittima più giovane, Francesca, una bambina di nove anni, l'ultima colpita in ordine di tempo. "Quello che ha colpito mia figlia è un attentato, ma lo Stato non ha fatto niente. Io vorrei sapere se mia figlia ha diritto o no al rimborso", ha detto.
Il 25 aprile scorso sua figlia ha raccolto sul greto del Piave, in provincia di Treviso, un pennarello giallo dentro cui Unabomber aveva nascosto una carica esplosiva. La piccola, che ha perso un occhio e la funzionalità di una mano, ha dovuto subire una serie di interventi chirurgici, non ancora conclusa. Dopo la formulazione dell'aggravante della finalità terroristica negli attentati di Unabomber, secondo la prefettura di Treviso, sussisterebbero per le vittime i requisiti per il risarcimento danni, anche se l'ultima parola spetta alla competente commissione ministeriale istituita presso il Viminale. "Se dovesse arrivare una richiesta anche da parte della famiglia di Francesca - hanno fatto sapere dalla prefettura, riferendosi proprio al caso della bambina - esisterebbero analoghe possibilità a quelle della signora Buosi".
Dopo 30 attentati compiuti dal 1993 ad oggi tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dal maggio scorso è operativa presso l'aula bunker di Mestre una task force che si sta dedicando a tempo pieno alle indagini su Unabomber avvalendosi anche del supporto delle strutture territoriali e specialistiche delle due forze di polizia. Venti uomini scelti tra le strutture che si sono occupate del bombarolo in questi anni, tra le Questure e i Comandi provinciali dei Carabinieri di Udine, Pordenone, Treviso e Venezia che rispondono solo ed esclusivamente alla Procura di Trieste e a quella di Venezia . "Il coordinamento funziona - ha detto il procuratore generale di Venezia, Ennio Fortuna - Confido, auspico e spero che il coordinamento porti all'accertamento delle imprese finora fatte da Unabomber".
"Abbiamo di fronte una persona senza scrupoli, un terrorista nel vero senso della parola, senza connotati politici, che potrebbe ancora agire proprio approfittando di fughe di notizie, vere, false o parziali che siano o di informazioni sugli elementi finora raccolti dagli inquirenti". Con queste parole il Procuratore distrettuale di Trieste, Nicola Maria Pace, responsabile delle indagini sugli attentati avvenuti in Friuli e attribuiti al misterioso Unabomber, ha confermato la linea concordata con gli inquirenti veneziani, tesa a mantenere il massimo riserbo sui risultati finora raggiunti.