intimidazioni contro giovani obamiani
«Il clima di intimidazione in certi campus mira a tenere i giovani obamiani lontani dai seggi»
Elezioni: ritorna l'ombra dei brogli
Accuse di
irregolarità simili a quelli verificatisi nel 2000 in Florida e nel 2004 in Ohio
NEW YORK - Ci risiamo. A 25 giorni dalle elezioni presidenziali, l’America è già inondata da accuse di irregolarità e brogli simili a quelli verificatisi nel 2000 in Floridae nel 2004 in Ohio che crearono, nel popolo democratico, l’amara convinzione di «due elezioni rubate».
«Anche queste consultazioni sono a rischio», mettono in guardia in coro gli esperti. «La più grande democrazia del mondo non riesce ancora a garantire l’attendibilità del voto».
DENUNCE - Denunce di irregolarità arrivano dagli Stati in cui si sta già votando, tra cui
Ohio, Virginia e Kentucky. «Le prime vittime sono stati i giovani elettori della Drexel University di Filadelfia», denuncia la
AbcNews, «che sui muri del loro campus si sono ritrovati un poster minaccioso firmato da un presunto e anonimo Sostenitore di Obama:
“Il giorno delle elezioni
poliziotti in borghese saranno ai seggi
per arrestarvi”.
Il clima di intimidazione in certi campus
mira a tenere i giovani obamiani lontani dai seggi», spiega la Abc.
Ma secondo il
New York Times all'origine del problema non ci sarebbero brogli ma
gravi irregolarità nelle liste elettorali, dovute a inesattezze presenti nelle liste della «sicurezza sociale».
Sta di fatto che
gli errori terranno lontano dai seggi decide di migliaia di persone residenti in Stati importanti come Michigan, Colorado, Indiana, Connecticut, Nevada e Nord Carolina.
CHI È FAVORITO DAI BROGLI? - «Benché nessuno dei due partiti sia responsabile», spiega il Times,
«i democratici potrebbero subirne le maggiori conseguenze, perché la maggior parte dei nuovi elettori registrati sono sostenitori di Obama».
TIMORE VIOLENZE PRIMA DEL VOTO - La bagarre ha contribuito a infiammare
il clima già arroventato che rischia di degenerare in violenza.
Un timore espresso negli ultimi giorni da noti columnist e commentatori tv.
«I rally di Sarah Palin incitano alla violenza», spiega, dai microfoni della
Cnn, David Gergen, ex consigliere di Reagan e Clinton.
«Temo che presto si possa
finire nel sangue. A questo punto», aggiunge, «è imperativo che i candidati repubblicani si prodighino per calmare gli animi dei loro fan».
Un paio di giorni fa, quando uno di loro urlò «uccidete Obama» durante un comizio della Palin, la candidata repubblicana alla vice presidenza non ha mosso un dito.
«Nessuno ai rally di Obama grida uccidete McCain»,
ironizza Paul Begala, ex consigliere di Bill Clinton.
«La rabbia incontrollata in America oggi è a senso unico».
Mentre tra la base del partito riemergono i più raccapriccianti deliri di cappi e impiccagioni,
negli spot tv di McCain
Obama è denigrato come «amico dei terrorist», «ex cocainomane», «un poco di buono», «character assassination», lo chiamano in America.
DOV’È JOE LIBERMAN? - Se lo chiede lo scrittore-giornalista Jesse Kornbluth sull’
Huffington Post, in una lettera aperta ai rabbini del senatore democratico del Connecticut che ha tradito il suo partito per appoggiare il repubblicano McCain:
«Rabbi Cohen e rabbi Freundel,
dite a Lieberman di convincere McCain-Palin a smorzare il tono razzista e pieno d’odio della loro campagna,
antitetico alla grande tradizione di tolleranza ebraica», scrive.
«Oggi ‘l’altro’ è Barack Obama, e ai rally McCain-Palin si chiede la sua testa.
Gli ebrei, più di ogni altro, dovrebbero temere questo tipo di linguaggio dell’odio.
Perché si comincia col demonizzare un uomo di colore e si finisce per includervi ‘gli avidi finanzieri di Wall Street’, ‘i banchieri ebrei’ e i ‘media liberal’, controllati ovviamente dagli ebrei».
Alessandra Farkas
10 ottobre 2008
www.corriere.it/esteri/speciali/2008/elezioni_usa/notizie/voci_brogli_1c989a56-96e9-11dd-9911-00144f02aa...