Re:
Un articolo che mi lascia perplesso in alcuni punti.
L'ennesima dimostrazione (a mio avviso) del gap esistente tra USA & Europa sulla visione dell'Amministrazione Obaman
Alcune riflessioni personali:
IL PRESIDENTE SOCIALISTA - Prima fra tutte, quella di "socialismo" per la riforma sanitaria.
Fabrizio Tonello, professore di Scienze dell'opinione pubblica all'Università di Padova e americanista, intervistato da CNR Media, le definisce "ridicole", spiegando che "per quanto riguarda la riforma sanitaria sono tali perché non comprende una opzione pubblica, ma una razionalizzazione delle assicurazioni private".
Sulla riforma sanitaria, la questione della Public Option è nodale. Infatti le critiche ad Obama non vengono solo da "destra" (la critica di socialismo che, ovviamente, è fuori luogo), ma anche e soprattutto da "sinistra", proprio perchè la PO un giorno c'è, poi viene tolta, poi viene rimessa ... (l'ultima versione non la prevede)
"Con Obama - spiega a CNR Media Furio Colombo, giornalista e deputato PD - la parola socialista viene usata in senso spregiativo a causa di una colpa imperdonabile:
vuole che anche i poveri siano curati,
vuole che nessuno sia espulso dagli ospedali,
vuole che tutti possano avere cure mediche non solo in caso di bisogno ma in maniera preventiva".
Inoltre, ricorda Furio Colombo,
"contro Obama sono stati stanziati fondi pari a quelli di una campagna elettorale presidenziale, messi a disposizione dei repubblicani per denigrarlo".
Mi sembra che la foga pro-Obamiana di Colombo gli faccia perdere di vista un paio di cose: 1 non sta facendo una sanità pubblica 2 WH ha speso una cifra altrettanto grande per promuovere la riforma: questo appartiene alla normalità dei fatti negli USA.
Per Tonello però il Presidente ha fatto "poche scelte". "Il vero problema - spiega - è che Obama dovrebbe affrontare più coraggiosamente problemi come la stagnazione dei bassi redditi, il sostegno alle famiglie e il rilancio dell'edilizia popolare.
Obama dà l'impressione di non aver percepito fino in fondo la gravità della crisi".
Va detto che la situazione in cui si è inserito non era delle migliori. "Si è trovato in carica con tre problemi giganteschi, cioè due guerre e una crisi economica di dimensioni mai viste". Sopratutto "sulla crisi ciò che va bene sono le borse e ciò che va male è l'economia reale, quindi da questo punto di vista la sua popolarità non può certo crescere".
Questo è in fin dei conti il motivo per cui Obama piace sempre meno agli americani: sulla crisi ha fatto lo stimulus, l'economia non è migliorata, la disoccupazione si mantiene a livelli altissimi e la gente di
Main Street si sente delusa (in tema di economia, gli ultimi sondaggi di Gallup danno la % di chi reputa Obama "Inadatto" superare quella di chi lo reputa "adatto");
sui temi della guerra, dopo aver promesso ritiro dall'Irak e cambio di strategia in Afghanistan, il Presidente Obama ha di fatto proseguito la stessa politica estera di Bush. Questo ormai è riconosciuto su tutti i giornali obamiani (NYTimes E WPost in primis) con rabbia del mondo liberal - si sprecano le lettere aperte di Michael Moore al presidente; Moore che ha promesso di girare il film "La guerra di Obama" sulla guerra in Afghanistan se Obama non pensa ad un'exit strategy.
AUTOREVOLEZZA - Eppure il presidente ha ottenuto dei risultati politici importanti, primo fra tutti il Nobel per la Pace.
Secondo Furio Colombo il Presidente degli Stati Uniti "ha rovesciato l'immagine americana nel mondo e riottenuto autorevolezza".
Ad esempio "quando ha parlato agli iraniani l'Iran si è rivoltato: oggi il new York Times ha un articolo di Roger Cohen che spiega che nè Ahmadinejad nè gli Ayatollah saranno mai più in grado di fare ciò che facevano prima".
La storia ci dice che quando l'Iran si è rivoltato, Obama ha detto "per me Moussavi o Ahma sono la stessa cosa"; e ancora l'altro ieri ha detto che non ha interessi a interferire nella politica interna iraniana.
E' di ieri una maniofestazione a Teheran dove i manifestanti urlavano lo slogan "Obama o con noi, o con loro".