il manifesto

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icsicsxx
00martedì 7 ottobre 2003 18:58
Deve essere una scelta, una decisione che rientra nel campo dell'ovvio ma che ovvio non è. Non un lapsus, una dimenticanza, un'omissione del tutto casuale ed episodica, ma un'amputazione. Già qualche mese fa, con la morte di Luigi Pintor, anima e cervello del quotidiano fondato nel 1971, il Manifesto ha pubblicato l'elenco dei pionieri e dei fondatori. C'erano tutti i nomi. Tranne uno: quello di Massimo Caprara, attualmente approdato a una posizione molto critica nei confronti della sinistra comunista. Adesso, celebrando con il dovuto rilievo i novant'anni di Aldo Natoli (auguroni), il Manifesto dedica quattro pagine alla storia del gruppo di cui Natoli fu prestigiosa parte dirigente. Anche qui un elenco, stavolta stilato da Rossana Rossanda: «Aldo Natoli, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Ninetta Zandegiacomi, Valentino Parlato». E Massimo Caprara? Niente, nemmeno un accenno. E neanche nelle quattro pagine del dossier di Natoli compare mai il nome e il cognome di uno dei fondatori del gruppo e del giornale. Una dimenticanza? Oppure la solita regola crudele, purtroppo frequente e ricorrente nella cultura d'appartenenza in cui è radicato il Manifesto, della damnatio memoriae, la cancellazione dell'identità oramai contaminata del rinnegato, dell'apostata, insomma del traditore, che implica la ricostruzione del passato prescindendo dalla presenza del dannato? 1984.
giannicchedda81
00giovedì 9 ottobre 2003 10:59
tutto ciò non mi sorprende!
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