Isner-Mahut, maratona record
Già otto ore, smettetela!
L'americano, noto per essere il giocatore più alto del circuito, e il poco conosciuto francese sono in campo da oltre 8 ore e 30 e hanno già ampiamente battuto ogni primato per un match di singolare: per durata e per numero di gamedi PAOLO ROSSI
AVREBBE dovuto essere un tranquillo pomeriggio di tennis, un semplice mercoledì di Wimbledon: dei big in campo solo Roddick, vincitore su Llodra, una anonima giornata di secondo turno. Invece no. E' stata una giornata storica, con l'incontro del campo 18 che ha regalato il record del match più lungo della storia del tennis. John Isner e Nicolas Mahut sono ancora in campo ma hanno già battuto ogni record, per durata e per numero di game.
Gli appassionati che avevano scelto quell'incontro, andando a sedersi alle 12.12 (ora italiana) su uno dei campi più periferici, erano stati attratti dall'idea di vedere quanti aces avrebbe realizzato John Isner, l'americano rubato al basket, alto 206 centimetri, il tennista più alto del circuito. E curiosi anche di vedere quali strategie difensive avrebbe opposto Nicolas Mahut, francese noto più per le sue esibizioni in doppio che per la carriera da singolarista. Bene, questi due tipi hanno dato vita ad un indimenticabile match, almeno per gli amanti delle statistiche pure:
Speriamo non si sia rivoltato nella tomba Pancho Gonzales che, giocando nel 1969 contro Charlie Pasarell (lui dovrà farsene una ragione), stabilì il record del match più lungo sui prati di Wimbledon: cinque ore e dodici minuti (fu una grande rimonta, ancora oggi ricordata) per avere ragione di Pasarell: 22-24, 1-6, 16-14, 6-3, 11-9. Va anche detto che non era stato ancora inventato il tie-break, a quei tempi. Non è il match più lungo della storia degli Slam, comunque. Il primato spettava a due francesi: il derby tra Frabrice Santoro e Arnaud Clement - al Roland Garros del 2004 - durò qualcosa come sei ore e trentatrè minuti (con sospensione per il buio e ripresa il giorno successivo). Un match che aveva migliorato quel Becker-Camporese del 1991 agli Australian Open, con il tedesco che si impose sull'azzurro in cinque ore e undici minuti.
A Wimbledon, invece, la maratona è stata senza soluzione di continuità, dunque ancora più dura per due tennisti abituati a risolvere i games con pochi colpi (il serve and volley vale - oltre che per Isner - anche per Mahut, che bassino non è, considerati i suoi 190 cm). Hanno cominciato la partita con pochi spettatori e, pian piano, i pochi intimi sono diventati sempre più numerosi. Bisognava vedere la fila per entrare, dopo che si era sparsa la notizia che il match si prolungava. Una partita, è giusto dirlo soprattutto per quel che riguarda il quinto set, di poco pathos dal punto di vista tecnico: i due hanno sempre saputo difendere il proprio turno di servizio, non offrendo mai all'altro una possibilità. Curiosamente gli aces sono aumentati con il passare del tempo: sia Mahut che Isner hanno tenuto alta concentrazione e lucidità: pochissimi gli scambi, decisi e influenzati sempre dai rispettivi servizi.
(23 giugno 2010)
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