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Notizie dalla recessione

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  • fabius039
    00 11/06/2012 23:19
    L'Istat sancisce la recessione dell'Italia

    IL PAESE IN RECESSIONE. E GLI ITALIANI STRINGONO LA CINGHIA
    Lo rivelano i dati Istat. Nel primo trimestre del 2012 il prodotto interno lordo registra un calo dell'0,8%, il dato peggiore degli ultimi tre anni. Molto male anche i consumi: la spesa delle famiglie italiane è diminuita del 2,4%.



    ROMA - Italia in recessione. Lo confermano i dati Istat sul Pil e sui consumi. Il calo del prodotto interno lordo nel primo trimestre del 2012 (-0,8% congiunturale) è il peggiore da tre anni, dal primo trimestre 2009, quando per l'economia italiana si era registrato un calo del 3,5%, sempre rispetto al trimestre precedente. L'Italia fa peggio dell'area euro nel complesso e dei principali Paesi del G8. In forte calo anche i consumi degli italiani, che stringono sempre di più la cinghia.

    CROLLO DEI CONSUMI. Nel primo trimestre del 2012 la spesa delle famiglie italiane è diminuita del 2,4% rispetto al primo trimestre del 2011 e dell'1% rispetto al trimestre precedente. In particolare gli acquisti di beni durevoli , come ad esemprio elettrodomestici o auto, sono diminuiti dell'11,8%. In calo del 2,3% l'acquisto di beni non durevoli e gli acquisti dei servizi dello 0,2%.

    GIU' COSTRUZIONI E INDUSTRIA, TIENE L'AGRICOLTURA. Nel primo trimestre del 2012 la variazione congiunturale del valore aggiunto è negativa nelle costruzioni (-3,2%), nell'industria in senso stretto (-1,6%), nel settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-1,0%), nel settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (-0,5%) e in quello degli altri servizi (-0,1%); una variazione positiva si registra solo per l'agricoltura (+4,9%). In termini tendenziali, il valore aggiunto delle costruzioni è invece diminuito del 6,8%, quello dell'industria in senso stretto del 3,1% e quello dei servizi dello 0,3%, mentre quello dell'agricoltura è aumentato dello 0,4%.

    L'ECONOMIA ALL'ESTERO. Il Pil è aumentato dell'1% in Giappone, dello 0,5% negli Stati Uniti e in Germania, mentre è rimasto stazionario in Francia, mentre è diminuito dello 0,3% nel Regno Unito. In termini tendenziali, il prodotto ha registrato un incremento del 2,6% in Giappone, del 2,0% negli Stati Uniti, dell'1,2% in Germania, dello 0,3% in Francia, mentre è diminuito dello 0,1% nel Regno Unito. Nel complesso, il Pil dei paesi dell'area euro è rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nel confronto con lo stesso trimestre del 2011.

    Fonte

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    Italia senza crescita: PIL ai minimi secondo l’ISTAT
    Per l'ISTAT non c'è crescita per l'economia in Italia, che archivia un primo trimestre 2012 con numeri da recessione: crollano domanda e consumi, in crisi Industria, Edilizia e Commercio, Belpaese maglia nera in Europa.

    Barbara Weisz - 11 giugno 2012


    PIL 2012 in Italia da recessione: dati e stime ISTAT
    La recessione in Italia fotografata dall’ISTAT: ancora una volta, nel primo trimestre 2012, il PIL italiano ha registrato un calo (-0,8%), ed ancora una volta segnando un record da inizio 2009.

    In flessione tutte le componenti della domanda interna: i dati italiani sono fra i peggiori rispetto a quelli della grandi economie del mondo, tanto da aver provocato un ulteriore revisione al ribasso per quanto riguarda le stime sul PIL 2012.

    Crollo per consumi e PIL
    Su base congiunturale, la contrazione del prodotto interno lordo (-0,8%) segue quella del quarto trimestre 2011 registrando il dato peggiore dal gennaio-marzo 2009, quando però – essendo in piena crisi mondiale – il crollo del PIL era decisamente più marcato (-3,5%), dopo un pessimo ultimo semestre 2008.

    Su base annua, il PIL è invece calato a -1,4% (dal -0,5% precedente), con una revisione al ribasso di un punto percentuale rispetto al -1,3% che era stato indicato nella stima preliminare del maggio scorso.

    Scendono tutte le componenti della domanda interna, ad eccezione della spesa della PA, in un contesto, sottolinea l’istituto di statistica, «di marcata contrazione delle importazioni e di lieve calo delle esportazioni».

    I consumi interni sono diminuiti del -0,6%, gli investimenti fissi lordi del -0,7%. Considerando il contributo leggermente positivo della spesa della PA, +0,1%, l’ISTAT sottolinea che la domanda nazionale, nel suo complesso, al netto delle scorte ha sottratto 1,2 punti percentuali alla crescita del PIL.


    Questi nuovi dati relativi al primo trimestre 2012 portano la previsione sul PIL 2012 a -1,4%. Si tratta di una stima inferiore all’ultima diffusa dal Governo, che risale al 18 aprile scorso e vede un 2012 terminare con un PIL sotto dell’1,2%.

    Fonte


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    Crolla tutto, la spesa delle famiglie, gli investimenti, industria, costruzioni, ma l'unica cosa che non cala è la spesa della Pubblica Amministrazione! [SM=x44510]

    E paradossalmente questa spesa dà un puntello al PIL, tanto per evidenziare quanto questo indicatore sia fasullo.

    Questo sancisce il fallimento totale del governo Monti, o il suo successo, dipende da quali erano gli obbiettivi.

    L'Italia aveva, fino ad un anno fa, una situazione deficitaria della finanza pubblica statale, compensata da una buona situazione economica a patrimoniale della nazione, famiglie ed imprese.

    Dopo che è stata ribadita più volte questa situazione, che faceva temere una patrimoniale, è venuto il governo tecnico a commissariare l'Italia.
    Ingenuamente si poteva pensare per turare le falle della PA, e dare manetta all'econimia reale, per riprendere una decente linea di galleggiamento.
    Invece il comportamento e l'impostazione è stato quello dei liquidatori nominati dai tribunali per le aziende in crisi: raccogliere tutto il denaro che si poteva, e chiudere la baracca.

    Le falle della nave sono rimaste invariate, i motori spenti o depotenziati: signori, si liquida!

    E tutte le manovre si spiegano con lo scopo di fare cassa: prendiamo la riforma del lavoro e delle pensioni.
    Oggi impariamo che gli "esodati" non sono 65000, ma quattrocentomila!

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    Inps, allarme esodati sfiorano quota 400mila
    Ma per l'ente sono 65mila in due anni

    11 giugno, 22:08
    di Alessia Tagliacozzo

    ROMA - Sono quasi 400.000 i lavoratori esodati ma solo 65.000 per ora avranno la certezza di andare in pensione con le vecchie regole. La stima di coloro che potrebbero avere diritto nei prossimi anni ad andare in pensione con le regole precedenti la riforma Fornero è contenuta in una relazione tecnica trasmessa dall'Inps al ministero del Lavoro lo scorso 22 maggio, prima quindi della firma del decreto da parte dei ministri dell'Economia e del Lavoro, Mario Monti e Elsa Fornero.

    Al documento anticipato dall'Ansa è seguita una precisazione da parte dell'Istituto nella quale si sottolinea che "i documenti tecnici dell'Inps hanno consentito al ministero di formulare il decreto con la salvaguardia prevista per i 65.000 lavoratori per i prossimi 24 mesi e per alcune categorie anche oltre i 24 mesi" e che "non ha fornito stime diverse o ulteriori". Il ministero ha poi convocato i vertici dell'istituto, per chiarire il giallo dei numeri, riservandosi di sentire anche altre fonti.

    Il documento in possesso dell'Ansa, firmato dal direttore generale dell'Istituto, Mauro Nori, e protocollato in uscita dall'Istituto il 22 maggio, riporta altre cifre. In pratica la stima di 390.200 comprende tutti coloro che hanno fatto un accordo per l'uscita dal lavoro e ora sono a rischio di restare senza occupazione e senza pensione per l'aumento dell'età pensionabile prevista dalla riforma Fornero.

    ANSA

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    E non sono i sindacati a dirlo, ma l'INPS! ed è un documento che il governo aveva da tempo, ma tenuto nascosto! [SM=x44511] [SM=x44511]


    Quando una mongolfiera perde quota, si butta la zavorra e si accende il bruciatore per riepire il pallone di aria calda, e risollevarsi.

    I nostri "tecnici" hanno tenuto la zavorra (la pubblica amministrazione) e buttato il bruciatore (le aziende)! [SM=x44472]

    Dall'inizio della crisi sono stati persi milioni di posti di lavoro produttivi, ma i dipendenti della PA sono rimasti invariati! [SM=x44491]

    E tutte queste persone che non lavorano più, e non producono reddito, devono essere sostenute dagli ammortizzatori sociali! Pura follia.

    E qui non c'è da ragionare di destra e sinistra, ma solo di cecità ed insipienza.

    Ma d'altronde cosa ci si aspetta dai contabili? Quando mai una azienda, e la stessa cosa vale per uno stato, è stata guidata con successo dai contabili?

    La Volkswagen è una società di successo Perchè ha una buona amministrazione, o perchè ha dei buoni progettisti, dei bravi tecnici, dei capaci imprenditori?
    All'amministrazione si chiede solo di non rubare ( [SM=x44453] ), per il resto è un ente secondario.

    Ma diventa importante quando si è vicino al fallimento..
  • fabius039
    00 17/07/2012 00:27
    Purtroppo questo bollettino di guerra si arricchisce (si fa per dire..) di una nuova batosta:

    Moody's colpisce ancora: tagliato il rating di 23 enti locali e 10 istituti di credito. Napoli Ba1, spazzatura




    L'agenzia Moody's taglia il rating di 23 enti locali italiani, fra i quali le province autonome di Bolzano e Trento, la Lombardia, il Lazio e le città di Milano e Napoli. La decisione segue la retrocessione a Baa2 da A3 del rating sovrano decisa dall'agenzia il 13 luglio scorso. «Le prospettive» per gli enti locali «restano negative in linea con quelle» dell'Italia, afferma l'agenzia internazionale in una nota. Il rating della provincia di Bolzano è stato tagliato ad A3 da A1, così come quello della provincia di Trento. Il rating della Lombardia è stato ridotto a Baa1 da A2, con Milano declassata a Baa2 da A3. Il rating del Lazio è stato tagliato a Baa3 da Baa2. Napoli è stata tagliata a spazzatura, a Ba1.

    Moody's ha poi tagliato di uno o due nodi il rating a lungo termine e sui depositi di 10 banche italiane e quello emittente di 3. Il voto di Cassa depositi e prestiti e Ismea é stato allineato a quello sovrano. Tra i principali istituti, UniCredit scende a Baa2 con outlook negativo. Stesso rating per Intesa Sanpaolo e le sue controllate, Bnl, Cariparma, Friuladria. A Baa3 va Credito Emiliano.

    Il sole 24 ore
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    La causa e l'effetto.

    Non sempre è facile distinguere la causa dall'effetto.

    Il taglio del rating è un "warning" per chi deve investire: occhio che l'emettitore non è solido, quindi dovrebbe essere solo un effetto della cattiva gestione e situazione economica del soggetto.

    Ma provoca anche inevitabilmente un aumento dei tassi a carico di chi deve ricorrere a finanziamenti sul mercato, e se la situazione è in bilico diventa una causa di crescente instabilità.

    Ovviamente a pensare il peggio ci si prende sempre.
    E l'unico modo per uscire dalla spirale è non essere costretti a rinnovare i debiti in scadenza.
    E' del tutto ovvio che se devo accendere nuovi debiti per ripagare quelli in scadenza non ne potrò mai, mai venire fuori, e che il crollo del mio rating sia causa od effetto in realtà cambia poco nel mio destino.

    Bisogna fare di tutto per uscire dalla spirale perversa, e si può solo in due modi:

    - taglio drasticamente le mie spese, vendo tutto il vendibile, pago i miei debiti ma non ne contraggo altri. Mi riduco a pane ed acqua, ma gli usurai smetteranno di massacrarmi, e forse prima o poi mi rimetto in sesto

    - non pago i debiti alla scadenza, se posso e se non ho dato troppo in pegno, e se non avrò altre ritorsioni esiziali. Ovviamente so che non potrò mai più chiedere alcunchè in prestito, ma quel gruzzoletto che risparmio non pagando devo farli fruttare in modo da restare autonomo, quindi ancora pane ed acqua, ma almeno ho la semente per i miei campi.

    Certo se vogliamo mantenere gli yacht, lo "stile" di vita, le serate al Millionaire, allora siamo veramente fottuti.
    [Modificato da fabius039 17/07/2012 00:27]