L'annuncio del ministero: sì alla partecipazione a progetti di studio internazionali"
L’Italia è pronta a impegnarsi nella ricerca internazionale nel campo del nucleare di quarta
generazione. Lo annuncia il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico, Marco Stradiotto, che ha partecipato in rappresentanza del governo italiano alla riunione ministeriale della Global nuclear energy partnership a Vienna. Ed è una piccola rivoluzione. Sia perché l'Italia insieme a Inghilterra, Germania e Olanda è stata invitata per la prima volta, su sua espressa richiesta, in qualità di paese osservatore. Sia perché si tratta di una iniziativa sponsorizzata da Usa, Francia, Russia, Cina e Giappone, e cioè da Paesi che dichiaratamente amano il nucleare e che condividono l'obiettivo di coinvolgere il maggior numero possibile di nazioni nella ricerca di un modo sicuro e pulito per utilizzarlo.
Ora, com'è noto - e le recenti polemiche in merito alle testate nucleari presenti sul territorio italiano hanno contribuito a risvegliare l'attenzione sul tema - l'Italia è «denuclearizzata» dal 1987, cioè da quando vinse il referendum abrogativo convocato l'8 e il 9 novembre. In seguito a quel risultato vennero sospesi i lavori della centrale di Trino 2, chiusa la centrale di Latina, avviate verifiche sulla sicurezza delle centrali di Caorso e di Trino 1 e sulla possibilità di riconvertire quella di Montalto di Castro.
Molto si discute su quanto quelle norme siano state applicate e Lagambiente continua a denunciare le scorie radioattive conservate un po' di qua e un po' la in giro per l'Italia in condizioni almeno dubbie e senza che nulla sia stato deciso per lo smaltimento definitivo.
Ma, dal 1987, il tempo, e i molti black out energetici, hanno contribuito a smussare quel no al nucleare deciso forse sotto l'impressione del disastro nucleare di Cernobil che poco più di aunno prima, il 26 aprile 1986, aveva terrorizzato il mondo. Da un po' l'argomento non è più tabu. Non lo è certo per l'opposizione: Pierferdinando Casini, leader Udc, ha appena annunciato che presenterà una mozione in Parlamento per il ritorno all'atomo.
Ma anche la maggioranza sembra più possibilista. Con tutte le cautele dovute a un'opinione pubblica che si presume ancora assai diffidente, Stradiotto ha annunciato che: «Il nostro governo non vuole restare fuori dalla ricerca internazionale sul nucleare di nuova generazione ed è pronto ad approfondire le modalità più opportune per assicurare il proprio contributo al programma».
Si esclude certo «un rientro nel nucleare nel breve-medio periodo», ma intanto si riprende a lavorare a progetti di ricerca internazionale. In sospeso restano problemi «pesanti» come il trattamento dei rifiuti degli impianti nucleari e a Casini ha subito replicato Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, affermando che si tratta in realtà di «un ritorno al passato».
Affrettandosi però a precisare che questo non significa che «la ricerca non debba continuare». L'alternativa sono le famose energie rinnovabili, di cui in Italia si parla tantissimo ma che restano in gran parte lettera morta, almeno come alternativa credibile a un Paese che ha sempre più fame di energia.
lastampa.it