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Davide Bifolco funerali, iniziate le esequie nel Rione Traiano. Lieve malore per la madre

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  • rorina!
    00 12/09/2014 18:04
    La bara di Davide Bifolco, ucciso una settimana fa a Napoli da un carabiniere durante un inseguimento, è stata trasferita nella chiesa della Medaglia miracolosa per i funerali. La madre del ragazzo, Flora, ha accusato un lieve malore. Nella chiesa del rione Traiano si sta radunando molta gente, in attesa dei funerali che saranno celebrati da don Lorenzo Manco. Il Comune di Napoli ha inviato una corona di fiori. Sul sagrato della chiesa ci sono diverse corone di fioro bianchi tra cui quella del Comune di Napoli, che potrebbe mandare in sua rappresentanza l'assessore al Patrimonio, Sandro Fucito. Potrebbe assistere ai funerali anche Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, il tifoso colpito a morte a Roma prima della finale di Coppa Italia. I gruppi di disoccupati Edn e Banchi Nuovi hanno sistemato uno striscione davanti alla chiesa con la scritta 'Basta omicidi di Stato'. Il rito religioso sarà officiato da don Lorenzo Manco. Per tutta la giornata di ieri e buona parte della serata il quartiere si è stretto intorno alla famiglia Bifolco, in una lunga notte di veglia in cui non sono mancate preghiere e la recita del rosario.

    Il fratello di Davide, Tommaso, che si trova agli arresti domiciliari e ha ricevuto un permesso per assistere ai funerali, è arrivato in chiesa raggiungendo gli altri componenti della famiglia, ma non ha retto al dolore e con gli occhi lucidi per la commozione è tornato fuori. La mamma di Davide ha avuto un nuovo mancamento ed è stata accompagnata sul sagrato. Gli amici del 17enne, che indossano la maglia bianca con la scritta 'Davide vive', hanno percorso la navata centrale camminando sulle ginocchia, in onore alla Madonna dell'Arco.

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    00 12/09/2014 18:28
    Vorrei vedere un simile movimento di popolo anche quando è qualche pallottola vagante della camorra a provocare la morte di un ragazzino!

    Qui per un fatto avvenuto nel cuore della notte si sono subito fatti avanti centinaia di testimoni contro il carabiniere che ha sparato,
    invece quando è la camorra a uccidere non si trova nessun testimone nemmeno nelle ore di punta!
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    pliskiss
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    00 12/09/2014 18:46
    Re:
    Freedom's promoter, 12/09/2014 18:28:

    Vorrei vedere un simile movimento di popolo anche quando è qualche pallottola vagante della camorra a provocare la morte di un ragazzino!

    Qui per un fatto avvenuto nel cuore della notte si sono subito fatti avanti centinaia di testimoni contro il carabiniere che ha sparato,
    invece quando è la camorra a uccidere non si trova nessun testimone nemmeno nelle ore di punta!




    parole santissime! è meglio che non scrivo.
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    Quak150
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    00 12/09/2014 19:46
    Freedom's promoter, 9/12/2014 6:28 PM:

    Vorrei vedere un simile movimento di popolo anche quando è qualche pallottola vagante della camorra a provocare la morte di un ragazzino!

    Qui per un fatto avvenuto nel cuore della notte si sono subito fatti avanti centinaia di testimoni contro il carabiniere che ha sparato,
    invece quando è la camorra a uccidere non si trova nessun testimone nemmeno nelle ore di punta!



    Hai ragionissima ma le forze dell'ordine dovrebbero dare il buon esempio. Dovrebbero essere la Giustizia. Ma ci si dimentica troppo spesso che sono degli esseri umani anche loro, e in certi ambienti essere La Giustizia è quasi impossibile. È troppo spesso una questione di mors tua vita mea per ponderare le azioni

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    Re:
    Quak150, 12/09/2014 19:46:



    Hai ragionissima ma le forze dell'ordine dovrebbero dare il buon esempio. Dovrebbero essere la Giustizia. Ma ci si dimentica troppo spesso che sono degli esseri umani anche loro, e in certi ambienti essere La Giustizia è quasi impossibile. È troppo spesso una questione di mors tua vita mea per ponderare le azioni




    E non gli rinnovano nemmeno il contratto di lavoro. [SM=x44458]
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    patty48
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    00 12/09/2014 19:59
    Non è facile esprimere una semplice opinione. Si rischia di offendere la memoria di un ragazzino che certamente non meritava quella fine o di offendere l'onore dei servitori dello Stato che nella circostanza hanno commesso un errore.
    Credo che "in medio stat virtus".
    Il ragazzino non è certo scevro da colpe ma nulla può giustificare la sua morte.
    Il carabiniere ha sparato, forse involontariamente o forse semplicemente perchè ha avuto paura.
    Male ha fatto il carabiniere a non maneggare con più prudenza la pistola ma malissimo stanno facendo tutti coloro che strumentalizzano la vicenda per un attacco indecente a ragazzi che ogni giorno sfidano la morte nel tentativo di proteggere i cittadini.
    [Modificato da patty48 12/09/2014 20:00]
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    58TINO
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    00 12/09/2014 20:38





























































    Quel che non si può dire sulle morti di Roma e Napoli







    12/09/2014



    michele brambilla












    Da qualche tempo sembriamo condizionati da due nuovi vizi capitali. Il primo è l’emotività: giudichiamo quel che accade più con la pancia che con la testa; con poca serenità e a volte con qualche isterismo. Il secondo vizio è l’autocensura.



    Per il timore di passare per politicamente scorretti, o peggio per reazionari, rinunciamo a dire quel che pensiamo (e che magari appare come un’evidente verità).



    Un esempio. Il 3 maggio scorso, a Roma, prima della finale di coppa Italia Napoli-Fiorentina un tifoso napoletano - Ciro Esposito, di 29 anni - viene ucciso da un tifoso della Roma, Daniele De Santis, uno che bazzica gli ambienti dell’estrema destra. L’Italia della gente normale si chiede come mai, se la partita è Napoli-Fiorentina, ci siano scontri fra tifosi napoletani e romanisti: ma è una domanda oziosa perché il mondo degli ultrà non appartiene alla gente normale. Comunque: l’impatto mediatico è enorme, anche perché milioni di italiani assistono attoniti alla miserabile commedia che va in scena all’Olimpico, dove calciatori, allenatori, dirigenti sportivi e ahimè anche forze dell’ordine sono tenuti sotto scacco da alcuni avanzi di galera che dalla curva dettano i tempi su quando - e se - cominciare a giocare. In ogni caso la commozione per la morte del giovane tifoso del Napoli è grande, come è giusto e comprensibile che sia.



    Meno giusta e comprensibile è però l’immediata santificazione. A Scampia - un posto dove non tutti hanno le carte in regola per chiedere giustizia - vengono celebrati i funerali al grido appunto di «giustizia!», e con grande esibizione di cartelli «Ciao eroe», rivisti poi più volte anche negli stadi. E questa è l’emotività: reagire d’istinto senza aspettare di sapere come sono andate davvero le cose.



    Infatti, l’altro ieri una perizia del Racis dei carabinieri si conclude affermando che De Santis, l’uccisore di Esposito, «fu vittima di un tentato omicidio» e sparò solo dopo essere stato già ferito, forse a coltellate. De Santis resta quello che è, tutt’altro che un gentleman, ma se così fossero andate le cose, si potrebbe perfino pensare a una legittima difesa. Stiamo dicendo che Ciro Esposito se l’è meritata? Ovvio che no. Ma possiamo dire quel che tutti sanno, e cioè che erano in corso scontri fra tifosi? Magari Esposito in quegli scontri non c’entrava nulla ed era lì per caso: ma allora possiamo dire che è una vittima, ma gli «eroi» sono un’altra cosa?



    Altro esempio: la morte del diciassettenne Davide Bifolco di Napoli. Anche qui: come si fa a non avere pietà di un povero ragazzo che muore a 17 anni? Però un conto è la pietà, un altro è dare per scontata la versione dei fatti gabellata per vera dagli amici di Davide, e cioè che un carabiniere killer gli ha sparato alle spalle: così, per il gusto di accopparlo. Versione che ha dato il pretesto, a molti abitanti del quartiere, di assaltare e bruciare per giorni e giorni le auto di polizia e carabinieri. E versione del tutto falsa, visto che l’altro ieri sono arrivati i risultati dell’autopsia e anche i consulenti della famiglia Bifolco dicono che il colpo è stato esploso di fronte, esattamente come aveva detto il carabiniere.



    Qui, oltre che l’emotività, entra in gioco il timore di passare per reazionari. Timore che impedisce di dire quello che tutti pensano, e cioè che se a Cuneo vai in tre su uno scooter ti fermano e ti sequestrano il motorino. A Napoli invece non solo si può andare in tre, ma ci si può andare senza casco; e se non ti fermi a un posto di blocco i carabinieri - che sono lì perché stanno cercando un latitante, non per sport - devono dirti avanti prego, passate pure e scusate il disturbo. È normale. Così come è normale assistere impotenti alla rivolta di piazza dei giorni seguenti, con le forze dell’ordine che non intervengono e noi che stiamo zitti: solo un prete ha avuto il coraggio di dire che, quando è la camorra ad ammazzare per sbaglio un ragazzo, a Napoli non va in piazza nessuno.



    Discorsi da vetero leghisti? Tutt’altro. Chi vuol bene a Napoli pensa che, proprio a tutela dei suoi cittadini migliori (la maggioranza) non si deve tacere della piaga dell’illegalità diffusa; e si deve invocare l’intervento dello Stato, non la sua ritirata. Negli Stati Uniti è appena successo qualcosa di simile, e Obama ha deciso che se un poliziotto ha sbagliato pagherà; ma di fronte alle devastazioni e ai roghi non si assiste inermi, si interviene. In Italia invece, come nella «Don Raffaé» di Fabrizio De André, «e lo Stato che fa, si costerna s’indigna s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».

    [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459]

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    00 12/09/2014 20:48
    io sono sempre dalla parte dei poliziotti specie quando essi sono vittime dei vandalismi degli esponenti dei centri sociali che devastano le nostre città e che i giornali e i tg di sinistra cercano di far passare ignobilmente per carnefici stravolgendo la realtà delle cose

    in questo caso però è rimasto ucciso un ragazzo di 17 anni senza che questo avesse compiuto niente di illegale, morire solo perchè si stava in 3 su un motorino e non si sia rispettato un posto di blocco è intollerabile, è stata una bravata pagata a caro prezzo

    la storia raccontata dal poliziotto in base alla quale un colpo sia stato sparato accidentalmente non mi convince e non può essere accettata e giustificata, il poliziotto deve pagare per questo suo gesto assurdo che è costata la vita ad un ragazzo stravolgendo per sempre la vita alla sua famiglia
    [Modificato da their 12/09/2014 20:56]

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    00 12/09/2014 20:58
    Re:
    58TINO, 12/09/2014 20:38:



    Qui, oltre che l’emotività, entra in gioco il timore di passare per reazionari. Timore che impedisce di dire quello che tutti pensano, e cioè che se a Cuneo vai in tre su uno scooter ti fermano e ti sequestrano il motorino. A Napoli invece non solo si può andare in tre, ma ci si può andare senza casco; e se non ti fermi a un posto di blocco i carabinieri - che sono lì perché stanno cercando un latitante, non per sport - devono dirti avanti prego, passate pure e scusate il disturbo. È normale. Così come è normale assistere impotenti alla rivolta di piazza dei giorni seguenti, con le forze dell’ordine che non intervengono e noi che stiamo zitti: solo un prete ha avuto il coraggio di dire che, quando è la camorra ad ammazzare per sbaglio un ragazzo, a Napoli non va in piazza nessuno.



    Discorsi da vetero leghisti? Tutt’altro. Chi vuol bene a Napoli pensa che, proprio a tutela dei suoi cittadini migliori (la maggioranza) non si deve tacere della piaga dell’illegalità diffusa; e si deve invocare l’intervento dello Stato, non la sua ritirata. Negli Stati Uniti è appena successo qualcosa di simile, e Obama ha deciso che se un poliziotto ha sbagliato pagherà; ma di fronte alle devastazioni e ai roghi non si assiste inermi, si interviene. In Italia invece, come nella «Don Raffaé» di Fabrizio De André, «e lo Stato che fa, si costerna s’indigna s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».

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    Quoto, sottoscrivo e ti stringo la mano virtualmente.

    E mi aggiungo al coro di chi si chiede dove sono i cortei, le urla, lo sgomento quando la camorra uccide qualche innocente.
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    pliskiss
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    Re:
    58TINO, 12/09/2014 20:38:



    Ottimo post!! SUPERLATIVO! Per me ti possono fare Sindaco, non scherzo complimenti! [SM=x44458]


























































    Quel che non si può dire sulle morti di Roma e Napoli







    12/09/2014



    michele brambilla












    Da qualche tempo sembriamo condizionati da due nuovi vizi capitali. Il primo è l’emotività: giudichiamo quel che accade più con la pancia che con la testa; con poca serenità e a volte con qualche isterismo. Il secondo vizio è l’autocensura.



    Per il timore di passare per politicamente scorretti, o peggio per reazionari, rinunciamo a dire quel che pensiamo (e che magari appare come un’evidente verità).



    Un esempio. Il 3 maggio scorso, a Roma, prima della finale di coppa Italia Napoli-Fiorentina un tifoso napoletano - Ciro Esposito, di 29 anni - viene ucciso da un tifoso della Roma, Daniele De Santis, uno che bazzica gli ambienti dell’estrema destra. L’Italia della gente normale si chiede come mai, se la partita è Napoli-Fiorentina, ci siano scontri fra tifosi napoletani e romanisti: ma è una domanda oziosa perché il mondo degli ultrà non appartiene alla gente normale. Comunque: l’impatto mediatico è enorme, anche perché milioni di italiani assistono attoniti alla miserabile commedia che va in scena all’Olimpico, dove calciatori, allenatori, dirigenti sportivi e ahimè anche forze dell’ordine sono tenuti sotto scacco da alcuni avanzi di galera che dalla curva dettano i tempi su quando - e se - cominciare a giocare. In ogni caso la commozione per la morte del giovane tifoso del Napoli è grande, come è giusto e comprensibile che sia.



    Meno giusta e comprensibile è però l’immediata santificazione. A Scampia - un posto dove non tutti hanno le carte in regola per chiedere giustizia - vengono celebrati i funerali al grido appunto di «giustizia!», e con grande esibizione di cartelli «Ciao eroe», rivisti poi più volte anche negli stadi. E questa è l’emotività: reagire d’istinto senza aspettare di sapere come sono andate davvero le cose.



    Infatti, l’altro ieri una perizia del Racis dei carabinieri si conclude affermando che De Santis, l’uccisore di Esposito, «fu vittima di un tentato omicidio» e sparò solo dopo essere stato già ferito, forse a coltellate. De Santis resta quello che è, tutt’altro che un gentleman, ma se così fossero andate le cose, si potrebbe perfino pensare a una legittima difesa. Stiamo dicendo che Ciro Esposito se l’è meritata? Ovvio che no. Ma possiamo dire quel che tutti sanno, e cioè che erano in corso scontri fra tifosi? Magari Esposito in quegli scontri non c’entrava nulla ed era lì per caso: ma allora possiamo dire che è una vittima, ma gli «eroi» sono un’altra cosa?



    Altro esempio: la morte del diciassettenne Davide Bifolco di Napoli. Anche qui: come si fa a non avere pietà di un povero ragazzo che muore a 17 anni? Però un conto è la pietà, un altro è dare per scontata la versione dei fatti gabellata per vera dagli amici di Davide, e cioè che un carabiniere killer gli ha sparato alle spalle: così, per il gusto di accopparlo. Versione che ha dato il pretesto, a molti abitanti del quartiere, di assaltare e bruciare per giorni e giorni le auto di polizia e carabinieri. E versione del tutto falsa, visto che l’altro ieri sono arrivati i risultati dell’autopsia e anche i consulenti della famiglia Bifolco dicono che il colpo è stato esploso di fronte, esattamente come aveva detto il carabiniere.



    Qui, oltre che l’emotività, entra in gioco il timore di passare per reazionari. Timore che impedisce di dire quello che tutti pensano, e cioè che se a Cuneo vai in tre su uno scooter ti fermano e ti sequestrano il motorino. A Napoli invece non solo si può andare in tre, ma ci si può andare senza casco; e se non ti fermi a un posto di blocco i carabinieri - che sono lì perché stanno cercando un latitante, non per sport - devono dirti avanti prego, passate pure e scusate il disturbo. È normale. Così come è normale assistere impotenti alla rivolta di piazza dei giorni seguenti, con le forze dell’ordine che non intervengono e noi che stiamo zitti: solo un prete ha avuto il coraggio di dire che, quando è la camorra ad ammazzare per sbaglio un ragazzo, a Napoli non va in piazza nessuno.



    Discorsi da vetero leghisti? Tutt’altro. Chi vuol bene a Napoli pensa che, proprio a tutela dei suoi cittadini migliori (la maggioranza) non si deve tacere della piaga dell’illegalità diffusa; e si deve invocare l’intervento dello Stato, non la sua ritirata. Negli Stati Uniti è appena successo qualcosa di simile, e Obama ha deciso che se un poliziotto ha sbagliato pagherà; ma di fronte alle devastazioni e ai roghi non si assiste inermi, si interviene. In Italia invece, come nella «Don Raffaé» di Fabrizio De André, «e lo Stato che fa, si costerna s’indigna s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».

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    00 12/09/2014 21:06
    questi sono discorsi collaterali che non c'entrano niente, la sostanza delle cose è che morto un ragazzo solo perchè non ha rispettato un posto di blocco

    il resto delle considerazioni sulla camorra ecc.. non ha alcuna valenza, chiacchiere da bar, cerchiamo di rimanere sul nocciolo della questione, è morto un ragazzo solo perchè non ha rispettato un posto di blocco, è ammissibile una cosa simile?

    certamente no, inutile divagare parlando di altro che non c'entra niente

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    00 12/09/2014 21:13
    Re:
    their, 12/09/2014 20:48:

    io sono sempre dalla parte dei poliziotti specie quando essi sono vittime dei vandalismi degli esponenti dei centri sociali che devastano le nostre città e che i giornali e i tg di sinistra cercano di far passare ignobilmente per carnefici stravolgendo la realtà delle cose

    in questo caso però è rimasto ucciso un ragazzo di 17 anni senza che questo avesse compiuto niente di illegale, morire solo perchè si stava in 3 su un motorino e non si sia rispettato un posto di blocco è intollerabile, è stata una bravata pagata a caro prezzo

    la storia raccontata dal poliziotto in base alla quale un colpo sia stato sparato accidentalmente non mi convince e non può essere accettata e giustificata, il poliziotto deve pagare per questo suo gesto assurdo che è costata la vita ad un ragazzo stravolgendo per sempre la vita alla sua famiglia


    Io non sono dalla parte dei poliziotti quando, come nel caso di Cucchi, uccidono deliberatamente un poveretto (le manganellate non partono per caso), ma che a Scampia invochino la giustizia, sarebbe quasi comico, se non ci fosse di mezzo una tragedia .


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    Re: Re:
    58TINO, 9/12/2014 9:13 PM:

    their, 12/09/2014 20:48:

    io sono sempre dalla parte dei poliziotti specie quando essi sono vittime dei vandalismi degli esponenti dei centri sociali che devastano le nostre città e che i giornali e i tg di sinistra cercano di far passare ignobilmente per carnefici stravolgendo la realtà delle cose

    in questo caso però è rimasto ucciso un ragazzo di 17 anni senza che questo avesse compiuto niente di illegale, morire solo perchè si stava in 3 su un motorino e non si sia rispettato un posto di blocco è intollerabile, è stata una bravata pagata a caro prezzo

    la storia raccontata dal poliziotto in base alla quale un colpo sia stato sparato accidentalmente non mi convince e non può essere accettata e giustificata, il poliziotto deve pagare per questo suo gesto assurdo che è costata la vita ad un ragazzo stravolgendo per sempre la vita alla sua famiglia


    Io non sono dalla parte dei poliziotti quando, come nel caso di Cucchi, uccidono deliberatamente un poveretto (le manganellate non partono per caso), ma che a Scampia invochino la giustizia, sarebbe quasi comico, se non ci fosse di mezzo una tragedia .





    Tutto giustissimo ciò che hai scritto [SM=x44462] In entrambi I posts

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    00 12/09/2014 23:17
    Re:
    58TINO, 12/09/2014 20:38:


    Quel che non si può dire sulle morti di Roma e Napoli
    12/09/2014 michele brambilla

    Da qualche tempo sembriamo condizionati da due nuovi vizi capitali. Il primo è l’emotività: giudichiamo quel che accade più con la pancia che con la testa; con poca serenità e a volte con qualche isterismo. Il secondo vizio è l’autocensura.

    Per il timore di passare per politicamente scorretti, o peggio per reazionari, rinunciamo a dire quel che pensiamo (e che magari appare come un’evidente verità).

    Un esempio. Il 3 maggio scorso, a Roma, prima della finale di coppa Italia Napoli-Fiorentina un tifoso napoletano - Ciro Esposito, di 29 anni - viene ucciso da un tifoso della Roma, Daniele De Santis, uno che bazzica gli ambienti dell’estrema destra. L’Italia della gente normale si chiede come mai, se la partita è Napoli-Fiorentina, ci siano scontri fra tifosi napoletani e romanisti: ma è una domanda oziosa perché il mondo degli ultrà non appartiene alla gente normale. Comunque: l’impatto mediatico è enorme, anche perché milioni di italiani assistono attoniti alla miserabile commedia che va in scena all’Olimpico, dove calciatori, allenatori, dirigenti sportivi e ahimè anche forze dell’ordine sono tenuti sotto scacco da alcuni avanzi di galera che dalla curva dettano i tempi su quando - e se - cominciare a giocare. In ogni caso la commozione per la morte del giovane tifoso del Napoli è grande, come è giusto e comprensibile che sia.

    Meno giusta e comprensibile è però l’immediata santificazione. A Scampia - un posto dove non tutti hanno le carte in regola per chiedere giustizia - vengono celebrati i funerali al grido appunto di «giustizia!», e con grande esibizione di cartelli «Ciao eroe», rivisti poi più volte anche negli stadi. E questa è l’emotività: reagire d’istinto senza aspettare di sapere come sono andate davvero le cose.

    Infatti, l’altro ieri una perizia del Racis dei carabinieri si conclude affermando che De Santis, l’uccisore di Esposito, «fu vittima di un tentato omicidio» e sparò solo dopo essere stato già ferito, forse a coltellate. De Santis resta quello che è, tutt’altro che un gentleman, ma se così fossero andate le cose, si potrebbe perfino pensare a una legittima difesa. Stiamo dicendo che Ciro Esposito se l’è meritata? Ovvio che no. Ma possiamo dire quel che tutti sanno, e cioè che erano in corso scontri fra tifosi? Magari Esposito in quegli scontri non c’entrava nulla ed era lì per caso: ma allora possiamo dire che è una vittima, ma gli «eroi» sono un’altra cosa?

    Altro esempio: la morte del diciassettenne Davide Bifolco di Napoli. Anche qui: come si fa a non avere pietà di un povero ragazzo che muore a 17 anni? Però un conto è la pietà, un altro è dare per scontata la versione dei fatti gabellata per vera dagli amici di Davide, e cioè che un carabiniere killer gli ha sparato alle spalle: così, per il gusto di accopparlo. Versione che ha dato il pretesto, a molti abitanti del quartiere, di assaltare e bruciare per giorni e giorni le auto di polizia e carabinieri. E versione del tutto falsa, visto che l’altro ieri sono arrivati i risultati dell’autopsia e anche i consulenti della famiglia Bifolco dicono che il colpo è stato esploso di fronte, esattamente come aveva detto il carabiniere.

    Qui, oltre che l’emotività, entra in gioco il timore di passare per reazionari. Timore che impedisce di dire quello che tutti pensano, e cioè che se a Cuneo vai in tre su uno scooter ti fermano e ti sequestrano il motorino. A Napoli invece non solo si può andare in tre, ma ci si può andare senza casco; e se non ti fermi a un posto di blocco i carabinieri - che sono lì perché stanno cercando un latitante, non per sport - devono dirti avanti prego, passate pure e scusate il disturbo. È normale. Così come è normale assistere impotenti alla rivolta di piazza dei giorni seguenti, con le forze dell’ordine che non intervengono e noi che stiamo zitti: solo un prete ha avuto il coraggio di dire che, quando è la camorra ad ammazzare per sbaglio un ragazzo, a Napoli non va in piazza nessuno.

    Discorsi da vetero leghisti? Tutt’altro. Chi vuol bene a Napoli pensa che, proprio a tutela dei suoi cittadini migliori (la maggioranza) non si deve tacere della piaga dell’illegalità diffusa; e si deve invocare l’intervento dello Stato, non la sua ritirata. Negli Stati Uniti è appena successo qualcosa di simile, e Obama ha deciso che se un poliziotto ha sbagliato pagherà; ma di fronte alle devastazioni e ai roghi non si assiste inermi, si interviene. In Italia invece, come nella «Don Raffaé» di Fabrizio De André, «e lo Stato che fa, si costerna s’indigna s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».

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