Aggredire il declino, 06/06/2016 23.23:
In Austria, grazie a Dio, l'abbiamo scampata bella.
L'ecologista buono, come in ogni favola politica che si rispetti, ha sconfitto il nazionalista cattivo. Ma i sinceri democratici non si illudano che è finita. Rimangano dunque all'erta. Adesso ci tocca di salvare, nell'ordine, la Gran Bretagna dal rischio che esca dall'Europa, gli Stati Uniti da Trump, la Francia dalla Le Pen, l'Italia da Grillo, la Germania da quelli di AfD, di nuovo l'Austria sempre dagli eredi di Haider, la Grecia da Alba Dorata, l'Ungheria da Orban, la Polonia dai populisti di Diritto e Giustizia, etc. Non so a voi, ma a me viene l'ansia.
Ma quale nazionalista cattivo? C'è solo che da guadagnarci a tirare fuori un po' di sano spirito nazionalistico, invece stiamo sempre a guardare l'erba bella del vicino e a disprezzare la nostra, quando dovremmo ritrovare un po' di amore patrio per difendere la nostra terra e i nostri interessi.
Vi lascio con una canzone patriottica che cantavano di cuore i nostri nonni:
La canzone del Piave, conosciuta anche come La leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario).
Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...
«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!
Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il governo italiano la adottò provvisoriamente come inno nazionale, poiché si pensò fosse giusto sostituire la Marcia Reale, con un canto che ricordasse la vittoria dell'Italia nel primo conflitto mondiale. La canzone del Piave ebbe la funzione di inno nazionale italiano fino al 12 ottobre 1946, quando fu sostituita da Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro. L'inno nazionale definitivo in sostituzione del provvisorio Inno di Mameli sarebbe dovuto essere proprio La Canzone del Piave, ma il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi non avrebbe caldeggiato la candidatura della canzone perché offeso da Gaeta che si rifiutò di comporre l'inno ufficiale della Democrazia Cristiana...