Il riscatto Azzurro arriva dalle Donne:
«Vinco l’oro, poi voglio tornare a Cuba»
La Aguero: «Sono felice, ma vorrei rivedere mia madre»
Taismary Aguero
MILANO — Per far tornare a sorridere la pallavolo italiana, delusa e immalinconita, non c’è forse niente di meglio di una ragazza dalla pelle di luna, nata nei Caraibi, solita mostrare uno splendido sorriso mentre schiaccia. Una giocatrice che ha vinto due ori olimpici con Cuba,
ha maturato nel 2001 la decisione sofferta di lasciare il suo Paese, si è sposata con un uomo di Città di Castello, ha preso il doppio passaporto e accettato con entusiasmo di vestire la maglia azzurra, dicendo, però, «non chiedetemi di giocare contro la mia Cuba». È Taismary Aguero, fisico scolpito, la punta di diamante della nazionale di Massimo Barbolini, che ha il compito di salvare la baracca dell’Italia del volley. Dopo il fallimento della campagna di Russia della nazionale maschile di Gian Paolo Montali, tocca alle donne di casa prendersi sulle spalle l’intera famiglia. E, anche stavolta, il nemico parla la nostra stessa lingua. Se a Mosca ha trionfato la Spagna di Andrea Anastasi e stupito la Finlandia di Mauro Berruto, anche in Belgio (sede di prima e seconda fase) ed in Lussemburgo( teatro di semifinali e finali) bisognerà fare i conti con la fuga dei nostri cervelli verso le panchine straniere. La squadra azzurra debutterà domani (ore 20, Charleroi) con la Germania di Giovanni Guidetti, che ha già fatto sapere di volersi fare un regalo per i suoi 35 anni.
Sulla strada che porta alle medaglie (si parte dall’argento di Zagabria 2005 ed arrivare tra le prime due significherà andare alla World Cup giapponese di novembre, che vale per Pechino 2008) si potrebbero trovare prima la Russia di Gianni Caprara e la Turchia di Alessandro Chiappini. E, poi, la Polonia di Marco Bonitta, l’allenatore che guidò le azzurre alla vittoria mondiale di Berlino 2002 e che l’anno scorso ha finito il suo rapporto di odio-amore con Lo Bianco e compagne. Sostituito da Massimo Barbolini, 43 anni, modenese, tecnico di lungo corso che si affida ad un’atleta che ha allenato per sei anni, appunto Taismary Aguero. Lei ha risposto «obbedisco» alla chiamata azzurra, si è messa a studiare l’inno di Mameli e domani ha assicurato di «cantarlo dentro ».
«Straniera? Quando intorno c’è chi ti vuole bene, non ti senti straniera; e poi l’Italia è il Paese dove ho scelto di vivere», è il pensiero che la trentenne di Sancti Spiritus ripete in ogni intervista. La persona che le è più vicina nella vita, il marito Alessio Botteghi, è fisioterapista della Turchia, altra nazionale avversaria in questo complicato reticolo di intrecci di storie che sono gli Europei 2007. La Aguero pensa ad altro. «Io e le mie compagne siamo convinte delle nostre possibilità . Abbiamo la fame giusta. L’obiettivo minimo sono le semifinali, poi si vedrà . Se giocherò contro la Turchia non avrò problemi». Sono altri gli ostacoli del cuore. «Se Dio vorrà —confessa—riuscirò a coronare il sogno di giocare un’altra Olimpiade. E vorrei vincerla. Per fare questo potrebbe capitare di giocare contro Cuba: allora dovrei farlo...». Prima vuole, però, risolvere i problemi che le hanno impedito dal 2001 di tornare nella sua isola. Non è potuta rientrare, l’anno scorso, nemmeno per i funerali del padre. Ora vorrebbe tanto riabbracciare mamma Dulce Fedora e i tre fratelli, che sente ogni giorno per telefono. «Mi manca mia madre. Mi piacerebbe poter rivedere la mia terra. Mio padre è sempre nei miei pensieri: vorrei proprio dedicargli una vittoria». Ed un pizzico di commozione vela il viso della ragazza che sorride sempre.
Roberto Stracca
Corriere della Sera
19 settembre 2007