CSI ALLA PERUGINA
- IL CASO DI MEREDITH È STATO DATO PER CHIUSO TRE VOLTE.
ORA SI ACCUSA IL “QUARTO UOMO” (FORSE ERA IL TERZO), MA LE DOMANDE RESTANO LE STESSE: CHI HA FATTO COSA? E PERCHÉ?...
Carlo Bonini per “la Repubblica”
Un "assassino" che va. Un "assassino" che viene.
Da Patrick Lumumba a Rudy Hermann Guede. Lo zairese e l´ivoriano.
Il primo esce, il secondo entra (in galera) su richiesta dello stesso pubblico ministero, Giulio Mignini.
E per mano dello stesso gip, Claudia Matteini, che aveva ritenuto pleonastica ogni formula dubitativa non più tardi del 9 novembre scorso,
quando aveva scelto la forza dell´indicativo presente per riferire nella sua ordinanza di quanto accaduto tra le 22 e le 24 della notte tra l´1 e il 2 novembre in via della Pergola 7, la casa di Meredith Kercher.
Ma il carcere non è un grand hotel dalle porte girevoli
e non fa lo stesso che il "quarto uomo" di ieri sia forse il "terzo" di oggi e il "terzo" di ieri diventi (forse) il "quarto" di oggi. E
dunque e di nuovo, la domanda del primo giorno:
chi ha fatto cosa? E perché?
È un fatto che in soli quattordici giorni, il caso di Meredith Kercher viene dato rumorosamente per "chiuso" tre volte.
È un fatto che per tre volte, si accredita una ricostruzione dei fatti e delle responsabilità degli indagati
che si libera di quella che l´ha preceduta con un tratto di penna.
1a ricostruzione (6 novembre, la confessione monca di Amanda Knox e il fermo dei primi tre indagati):
Amanda e il suo ragazzo Raffaele Sollecito si appartano in casa di Meredith, mentre la poveretta viene sopraffatta dalla furia di Patrick Lumumba. Amanda ne sente le urla, si tappa le orecchie, si abbandona a un sonno profondo.
Non ricorda se Sollecito le sia o meno accanto. Il ragazzo la smentisce («Ero in casa mia, da solo»), ma poco importa, perché anche lui ha trovato il modo di mentire già una volta, provando a fornire un alibi posticcio ad Amanda (se ne scusa quando è ormai troppo tardi: «Mi dispiace, ho raccontato solo cazzate, ma ero spaventato»).
2a ricostruzione (9 novembre, ordinanza del gip di convalida del fermo):
Amanda, Raffaele e Patrick piegano Meredith a un gioco sessuale cui la vittima si ribella, pagando con la vita. L´arma del delitto è uno dei due coltelli a serramanico sequestrati allo studente pugliese. L´impronta di scarpa impressa nel sangue di Meredith è incontrovertibilmente di Raffaele Sollecito. Lumumba è un fior di bugiardo: il suo locale era chiuso mentre uccideva Meredith e riapre i battenti per precostituire un alibi di cartapesta.
Soprattutto, Lumumba è un gran furbacchione: traffica da raffinato conoscitore del tracciamento dei cellulari, sostituendo il suo apparecchio il giorno dopo il delitto, nel tentativo di occultare uno scambio di sms con Amanda (a cosa serva avendo conservato la stessa scheda telefonica è un mistero che gli inquirenti non affrontano). Dunque, al pari di Amanda e Raffaele, merita non meno di un anno di custodia cautelare.
3a ricostruzione (20 novembre, cattura di Guede):
Amanda, Raffaele e Guede uccidono Meredith. Lumumba si aggira da qualche parte non lontano (il suo cellulare viene agganciato dalla cella nei pressi della casa del delitto). Il perché, Dio solo lo sa. Resta indagato, ma il pm «sente il dovere» di segnalare al gip che gli indizi a suo carico non sono più gravi. Che in capo al furbacchione e assassino del 9 novembre non esiste oggi né il pericolo di fuga, né di inquinamento probatorio. Anche perché un professore universitario svizzero ha testimoniato di averlo visto nel suo locale (che dunque era aperto) nell´ora del delitto e non una sola traccia scientifica lo colloca nell´appartamento della vittima.
Dunque? Se si sta oggi al lavoro e alla serietà di Alberto Intini, il quadro della scena del crimine è tornato fluido come il primo giorno. Alberto Intini è il direttore del Servizio polizia scientifica. Per anni ha diretto la "omicidi" a Roma, prima di diventare capo della Mobile. Sa cos´è un´indagine su un crimine violento. L´apparizione dei suoi uomini sul proscenio dell´indagine data 12 novembre. Sembra un proforma (il caso è stato "chiuso" tre giorni prima dall´ordinanza del gip).
Si rivela un ciclone. Intini ripete che il suo lavoro «non darà risposte univoche, perché la traccia scientifica è solo una parte dell´indagine. Perché la prova scientifica, da sola, non è mai risolutiva e la polizia scientifica non interpreta, né deve farlo». Il lavoro di dieci giorni a Perugia ne è la prova.
Tra il 13 novembre e la serata di ieri, sul tavolo delle "evidenze" scientifiche si deposita materiale sufficiente a ricollocare in modo diverso e alternativo sulla scena del crimine tutti e quattro i protagonisti che vi sono in qualche modo connessi.
Vediamo:
L´arma del delitto.
È un coltello da cucina. Non è il serramanico di Sollecito. Ma in casa di Sollecito viene trovato.
Sulla lama, che è stata ripulita, sono rimaste le tracce di dna di Meredith. E con lei quelle di Amanda.
Amanda Knox.
Il suo dna è sull´arma del delitto. Su spugne e stracci trovate in casa di Sollecito accanto a due bottiglie di candeggina utilizzata di recente. Raffaele Sollecito. È suo il dna sugli stracci e le spugne trovati nella cucina del suo appartamento. L´impronta di scarpe rimasta impressa nel sangue della vittima coincide con il rilievo di un paio di Nike misura 42 che possiede, ma sulla cui suola, allo stato, non sembrano rimaste né tracce ematiche, né di dna della vittima.
Rudy Guede.
L´impronta di un palmo della mano imbrattata con il sangue di Meredith coincide in 20 punti con le sue impronte digitali. Ieri, nella sua abitazione sono state rilevate impronte di scarpa che saranno incrociate con quella impressa nel sangue di Meredith e con le calzature di cui il ragazzo è in possesso (al momento dell´arresto aveva ai piedi delle "Timberland"). Patrick Lumumba. Non esistono tracce di alcun genere che lo collochino sulla scena del crimine.
Torniamo dunque alla notte tra l´1 e il 2 novembre.
L´esame del dna di Guede dirà non prima delle prossime 48 ore se è a lui che appartengono altre due tracce rilevate in casa di Meredith: il liquido seminale prelevato sulla vittima; tracce "epiteliali" sulla carta igienica del bagno (allo stato si sa soltanto che sono di uno stesso uomo).
La circostanza non è evidentemente neutra, ma non necessariamente risolutiva nel consegnare a ciascuno dei protagonisti un ruolo definitivo. Qualche domanda, allora. Se Amanda e Guede sembrano definitivamente incardinati sulla scena del delitto, chi dei due ha colpito Meredith? E perché? E perché, poi, Amanda avrebbe taciuto il nome dell´assassino sacrificando un innocente?
Ancora. Se l´impronta di scarpa impressa nel sangue di Meredith non dovesse essere di Sollecito, ma, in via ipotetica, di Guede, come si è mosso quella notte il ragazzo pugliese? Ha davvero partecipato all´omicidio (ne mancherebbero, al momento, evidenze obiettive) o ha tentato soltanto di ripulirne successivamente le tracce quando Amanda è rientrata a casa (il dna sugli stracci e l´acquisto di candeggina)?
O non ha fatto né l´uno, né l´altro, come va dicendo? È una vittima di Amanda?
A Perugia, il lavoro da fare sembra ancora molto.
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[Modificato da Etrusco 22/11/2007 00:03]