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IOR: Banca Vaticana indagata per riciclaggio di denaro sporco

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    Al centro della vicenda trasferimenti per 23 milioni di euro da parte della banca vaticana

    Riciclaggio, indagato presidente Ior
    «Mi sento profondamente umiliato»

    Lo scoramento di Ettore Gotti Tedeschi sotto inchiesta con il dg Paolo Cipriani.

    Il Vaticano: stupisce iniziativa pm


    Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto per le Opere religiose (Ansa)
    Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto per le Opere religiose (Ansa)
    MILANO - Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto per le Opere di Religione (Ior), e il direttore generale dello stesso Paolo Cipriani, sono indagati dalla procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007 che è la normativa di attuazione della direttiva Ue sulla prevenzione del riciclaggio. La loro iscrizione è legata al sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava ed eseguito ieri, di 23 milioni di euro (su 28 complessivi) che si trovavano su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano spa.

    L'INCHIESTA - Nel mirino dell'autorità giudiziaria, sono finite due operazioni che prevedevano il trasferimento di 20 milioni alla JP Morgan Frankfurt e di altri tre alla Banca del Fucino. L'inchiesta della procura prende il via dalla segnalazione di una operazione sospetta da parte dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia con sospensione della stessa operazione per cinque giorni lavorativi. Ciò ha consentito al nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza e alla procura di attivarsi.

    LA NORMA - Il sequestro - è bene precisarlo - non è stato disposto perchè c'è una prova di riciclaggio ma perchè, secondo chi indaga, è già stato commesso, da parte dei vertici dello Ior, il reato omissivo della norma antiriciclaggio. L'articolo 55 del decreto 231 del 2007, infatti, punisce con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da 500 a 5000 euro «l'esecutore dell'operazione che omette di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eventualmente esegue l'operazione o le indica false». E ancora, lo stesso articolo prevede l'arresto da sei mesi a tre anni con l'ammenda da 5000 a 50mila euro «dell'esecutore dell'operazione che non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo o dalla prestazione professionale o le fornisce false». Questa indagine è la prima iniziativa assoluta (da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo Ior) che chiama in causa la banca vaticana e i suoi vertici.

    CONTROLLI RAFFORZATI - In una circolare del 9 settembre scorso Bankitalia fornisce agli istituti di credito indicazioni sui rapporti da tenere con lo Ior da considerare istituto di credito extracomunitario. Ciò impone per palazzo Koch obblighi di verifiche non semplificati ma rafforzati. È anche per questo motivo che l'Unità informazioni finanziarie ha attivato i controlli che hanno portato al sequestro dei 23 milioni e all'iscrizione sul registro degli indagati anche del presidente della banca vaticana. Altre operazioni dello Ior presso la filiale romana di via della Conciliazione sono da tempo nel mirino degli inquirenti di piazzale Clodio.

    LA REPLICA DELLO IOR - Non si è fatta attendere la replica dello Ior che ha espresso perplessità sugli atti della procura e ribadito piena fiducia nell'operato di Gotti Tedeschi. «La Santa Sede manifesta perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma» e conferma «la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior» si legge in una nota della segreteria di Stato diffusa dalla sala stampa della Santa Sede. «È nota la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede - si legge ancora nella nota - di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior). Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo - prosegue la nota vaticana - le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti - Organisation for Economic Co-operation and Development (Oecd) e Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) - per l’inserimento della Santa Sede nella cosiddetta White List. La Santa Sede - sottolinea il Vaticano - manifesta perciò perplessità e meraviglia per l’iniziativa della procura di Roma, tenendo conto che i dati informativi necessari sono già disponibili presso l’ufficio competente della Banca d’Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani. Quanto poi agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior. La Santa Sede - conclude - tiene perciò a esprimere la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior».

    GOTTI TEDESCHI - «Da quando sono stato nominato alla presidenza dello Ior mi sono sforzato, insieme al direttore generale, dottor Paolo Cipriani, di affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato, dedicandomi a tempo pieno alla risoluzione degli stessi» sottolinea invece Ettore Gotti Tedeschi raggiunto telefonicamente dal direttore dell'ADNKRONOS Giuseppe Marra. «Mi sento profondamente umiliato - ha continuato Gotti Tedeschi - per quanto sta accadendo e non intendo aggiungere null'altro». 

    Redazione online
    21 settembre 2010

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    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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    What’s IOR name?
     
    - STORIA DI UNA BANCA CHE DA 60 ANNI è UNO ZIBALDONE DI CROCI, DELIZIE, E MORTI AMMAZZATI
    - GLI AFFARI CON SINDONA, L’ERA MARCINKUS (TOUR OPERATOR DIVENTATO BANCHIERE PER CORRISPONDENZA) CHE, PER FAR CONTENTO WOJTYLA, SI FECE DARE FINANZIAMENTI PER I POLACCHI CON IL BANCO AMBROSIANO DI CALVI
    - IL TRUCCO DELL’EXTRATERRITORIALITÀ NON HA SALVATO LO IOR DA RISARCIMENTI MILIONARI, E OGGI NON LO SALVA PIÙ NEANCHE DALLA GUARDIA DI FINANZA…

    Marco Tosatti per "La Stampa"

    E' l'organismo del Vaticano che ha sempre creato il maggior numero di problemi a quella che è stata definita una multinazionale dello spirito; proprio perché di spirituale sembra abbia ben poco. La sua nascita risale all'11 febbraio 1887, quando papa Pecci, Leone XIII, costituì la Commissione delle Opere Pie. Roma è capitale d'Italia da neanche vent'anni, le cicatrici della Breccia sono ancora aperte, la Santa Sede non si fida di amministrazioni finanziarie esterne... Pio X nel 1908 confermò bisogno ed esistenza della gestione autonoma dei soldi vaticani, sotto un nuovo nome: Commissione amministratrice delle Opere di Religione.

    Paul Marcinkus WOJTYLA-MARCINKUS

    E' l'epoca del «prigioniero del Vaticano»; il Pontefice non varca le Mura Leonine, e l'attività della Santa Sede è limitata. Ci vogliono i Patti Lateranensi firmati un altro 11 febbraio - 1929 - per riconoscere la Santa Sede come Stato indipendente. L'accordo riconobbe l'extraterritorialità del minuscolo stato e dei suoi organismi; e per rifondere la Chiesa di una serie di espropri iniziati in era napoleonica e terminati con la presa di Roma le versava 750 milioni di lire; inoltre la Santa Sede riceveva titoli di debito pubblico per un miliardo. Con questa «dote» ha inizio la storia moderna della finanza di Oltretevere.

    Il banchiere laico Bernardino Nogara fu scelto da papa Ratti, Pio XI, come capo della neo-costituita Amministrazione speciale per le Opere di Religione, l'antenato più recente dello Ior. Nogara accettò, a due condizioni: gli investimenti dovevano essere slegati da considerazioni religiose o dottrinali e doveva poter operare in ogni parte del mondo. Nel periodo - poco più di dieci anni - che separò l'accordo Stato-Chiesa dall'inizio della Seconda Guerra mondiale Nogara investì i capitali vaticani nell'economia italiana: energia elettrica, comunicazioni telefoniche, credito bancario, ferrovie locali, produzione di macchine agricole, cemento, acqua e fibre tessili sintetiche.

    Mons.PAUL MARCINKUS LYNDON B JOHNSON 1908 1973

    Il 27 giugno 1942 un documento autografo di papa Pio XII segna la nascita dell'Istituto per le Opere di Religione; una banca vera e propria con lo scopo di far fruttare i capitali a disposizione. Siamo giunti al periodo di tormentato e discusso della Banca vaticana. Se la sua esistenza trova una giustificazione - almeno agli occhi del mondo ecclesiale - nella necessità di porre al riparo da speculazioni, partecipazioni finanziarie problematiche da un punto di vista etico e indiscrezioni sempre temute, d'altro canto la gestione dello Ior negli ultimi sessanta anni è stata marcata da scandali e infortuni clamorosi.

    Il primo grande scandalo risale agli anni '60. Nel 1962 lo Ior deteneva il 24,5% della Banca privata finanziaria di Michele Sindona, al quale, nel 1969, papa Paolo VI affidò una consulenza per la modernizzazione dello Ior. A Sindona fu venduta la Società Generale Immobiliare, della quale lo Ior mantenne una quota del 3%. Successivamente, furono numerosissime le partecipazioni comuni, comprese le movimentazioni di capitali in paradisi fiscali, fra Ior e Sindona. Le disavventure giudiziarie del finanziere siciliano, e la sua morte per avvelenamento gettarono un'ombra pesante anche sulla banca vaticana.

    Paul MarcinkusGELLI-CALVI-SINDONA-MARCINKUS

    Ma il peggio doveva ancora venire. Nel 1971 l'arcivescovo statunitense Paul Marcinkus, che si era guadagnata la fiducia di papa Montini, Paolo VI, per l'energia e l'efficienza con cui organizzava i viaggi papali, fu nominato presidente dello Ior, dopo un breve corso di formazione bancaria negli Usa, il suo unico (e scarso) bagaglio professionale.
    Nel 1972 lo Ior possedeva circa il 51% della Banca Cattolica del Veneto. Per volontà di Marcinkus, il 37% delle azioni vennero cedute al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei vescovi veneti e dell'allora vescovo Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I) che, non essendone stati informati, chiusero per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto.

    Dieci anni più tardi, nel giugno del 1982 esplose il caso del Banco Ambrosiano. Il crac della banca di Roberto Calvi vide il coinvolgimento diretto dei vertici dello Ior, che si salvarono dall'arresto solo grazie all'extraterritorialità della Città del Vaticano. Lo Ior fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano; ma i problemi diventarono gravissimi con l'arrivo di Calvi. Marcinkus firmò lettere di «patronage» - una sostanziale copertura - per le operazioni eseguite all'estero, su società fittizie o di comodo. Tutte società fantasma con sede in paradisi fiscali, la cui funzione era fare da schermo alla scomparsa di circa duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano.

    Mons. Marcinkus & Giovanni Paolo II VaticAno

    Beniamino Andreatta, allora ministro del Tesoro, impose la liquidazione dell'Ambrosiano. Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta. La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano, Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) giunse - non all'unanimità - ad ammettere una responsabilità morale dello Ior nel crac. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo Ior siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di «contributo volontario.
    E gli affari ricominciarono...

    [ Marco Tosatti per "La Stampa" - 22-09-2010 ]
    [Modificato da Etrusco 22/09/2010 21:13]
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    binariomorto
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    00 22/09/2010 23:39
    Il lupo perde il pelo ma non ... la Banca !

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    Re:
    binariomorto, 22/09/2010 23.39:

    Il lupo perde il pelo ma non ... la Banca !

    [SM=x44458]

    Le carte

    I movimenti sospetti sui conti dello Ior

    Il mistero di una riunione tra i vertici degli istituti di credito

    Il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (Ansa)
    Il Presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi (Ansa)
    Tre operazioni di accredito, due conti correnti estinti, un elenco di «soggetti» che hanno incassato assegni o ricevuto bonifici. Su questo si concentra l’indagine della Procura di Roma sui depositi aperti presso il Credito Artigiano di Roma e intestati allo Ior dopo il sequestro dei 23 milioni avvenuto due giorni fa. Perché, nonostante il blocco operativo deciso dai vertici dell’istituto di credito il 19 aprile scorso, due settimane fa il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani hanno tentato di trasferire quel denaro in parte in Germania (20 milioni di euro presso la JP Morgan di Francoforte), in parte presso un altro conto (3 milioni presso una filiale della Banca del Fucino sempre nella capitale). E per questo sono accusati di violazione della normativa antiriciclaggio.

    I vertici dello Ior erano stati avvisati della necessità di mettersi in regola con la normativa che impone a tutte le banche extracomunitarie di comunicare le informazioni sulla propria clientela prima di effettuare qualsiasi operazione. Si tratta dei cosiddetti «obblighi rafforzati » che riguardano la fornitura di assegni, l’esecuzione di bonifici e le operazioni contanti. Avevano assicurato di avere attivato la procedura e di essere pronti a consegnare le informazioni richieste. Ma non è accaduto quanto promesso ed è intervenuta la magistratura.

    La riunione riservata tra i vertici delle banche
    È proprio il provvedimento firmato dal giudice per «sigillare» la somma a ricostruire le movimentazioni degli ultimi tre anni. Ma anche a rivelare che il 23 aprile scorso, dunque quattro giorni dopo la decisione di «congelare » il conto, ci fu «un incontro tra i vertici dello Ior e del Credito Artigiano i cui esiti però non sono noti» e di cui sarà adesso chiesto conto ai due indagati. Bisognerà infatti verificare come mai, nonostante l’impegno a mettersi in regola, i responsabili della Banca Vaticana abbiano eluso le richieste formali che invece secondo quanto previsto dalle legge dovevano essere soddisfatte sin dal gennaio scorso e in base a un decreto legislativo entrato in vigore nel 2007. Nell’attesa degli interrogatori, i pubblici ministeri stanno esaminando la documentazione finanziaria già acquisita. Entrando nel dettaglio delle operazioni si scopre che quelle «censite come "Accrediti e incassi connessi a effetti" per un totale di 72 milioni e 440 mila euro corrispondono a tre distinte operazioni in avere effettuate il 17 marzo, il 17 giugno e il 16 settembre del 2009 rispettivamente da 22 milioni di euro circa la prima e 25 milioni di euro circa le altre due». Ed è a questo punto che si entra nel dettaglio rivelando come i 22milioni provengono «dall’estinzione del conto 11231 acceso sempre presso il Credito Artigiano, che in contropartita viene censita impropriamente come "prelevamento con moduli di sportello"».

    I controlli sui beneficiari di assegni e bonifici
    Simile procedura viene seguita anche negli altri casi. Gli accertamenti condotti dal nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno consentito di verificare come i due versamenti da 25 milioni «si riferiscono all’accredito per "estinzione di deposito" da ritenere verosimilmente remunerato presso il medesimo istituto (circostanza ancora da verificare nel dettaglio con la banca). Tali operazioni trovano contropartita in altrettante operazioni in dare di analogo importo». I magistrati dovranno adesso accertare quali siano i reali motivi di questi "giroconto", ma soprattutto identificare i "soggetti" che hanno ricevuto bonifici o incassato assegni in modo da verificare la natura di questi rapporti. E dunque stabilire se le movimentazioni servissero in realtà a riciclare i soldi. E lo faranno partendo dall’analisi degli estratti conto già acquisiti. In base ai documenti è stato accertato che «al momento del blocco sul conto erano depositati 28 milioni e 300 mila euro, ma tra il 31 dicembre 2007 e il 30 novembre 2009 ci sono state movimentazioni nella colonna "dare" per 116 milioni e 300 mila euro e nella colonna "avere" per 117 milioni e 600 mila euro».

    Le contestazioni di Bankitalia sul deposito Unicredit
    L'esame di tutte queste operazioni deve partire, secondo il giudice, dalla relazione della Banca d'Italia che alla fine di un'ispezione effettuata «per approfondire il funzionamento di un conto corrente che risultava intestato allo Ior presso una dipendenza di Unicredit ha evidenziato alcune criticità e in particolare: il mancato rispetto degli obblighi di adeguata verifica della clientela, di norma non sono stati infatti individuati i titolari effettivi delle operazioni poste in essere dallo Ior; fino al 31 gennaio non risultano assolti gli obblighi di registrazione nell'archivio unico informatico delle operazioni di versamento di contante sul conto intestato allo Ior; in materia di negoziazione dei titoli di credito è stata riscontrata una prassi tendente ad escludere la tracciabilità dei fondi trasferiti oltre che violazioni alla legge sull'assegno». Nella richiesta di sequestro del denaro che doveva essere trasferito dal Credito Artigiano i pubblici ministeri evidenziano come «la condotta dell’esecutore di un’operazione che omette di comunicare la generalità dei soggetti per conto dei quali eventualmente esegue l’operazione stessa o non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo integra gli estremi di reato previsti dal decreto 231 del 2007, appunto quello sulle norme antiriciclaggio, dunque non può che concludersi, esclusa evidentemente ogni indagine ulteriore volta a verificare la natura e gli scopi delle operazioni di trasferimento di fondi, che allo stato nei fatti di cui si tratta si ravvisano le fattispecie di reato delineate». Una tesi che il giudice ha accolto con un provvedimento motivato che adesso costituisce la base per effettuare i nuovi accertamenti.

    Fiorenza Sarzanini
    Corriere della Sera 23 settembre 2010

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    00 20/12/2010 13:45
    Ior: La mia banca è differente

    Anche il quotidiano britannico Independent accende i riflettori sugli affari di Santa Romana Chiesa e scopre che il suo istituto bancario è molto, molto particolare…

    “Banca Vaticana colpita da scandali finanziari… di nuovo“, così stamane titola il giornale inglese Independent che fa una bella inchiesta su come l’istituto finanziario del Vaticano conduce i suoi affari. Affari, non sempre, degni di un’Opera Pia.

    CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE E A DIO? - Questa non è una banca. Gli ATM (i bancomat) sono in latino, i sacerdoti utilizzano un ingresso privato, ed un ritratto a grandezza naturale di Papa Benedetto XVI è appeso al muro. L’Istituto per le Opere Religiose (il famigerato IOR) è una banca, ed è di nuovo sotto osservazione, tra accuse di riciclaggio di denaro sporco che hannp portato a settembre la polizia a sequestrare 23 milioni di Euro in attività del Vaticano. I critici sostengono che anche questo caso dimostra come la “Banca del Vaticano” non ha mai perso la sua propensione per la segretezza e per gli scandali. Il Vaticano sostiene il sequestro dei beni è un “malinteso” ed esprime ottimismo, “sarà tutto chiarito in fretta”. Ma i documenti del tribunale presentati da procuratori affermano che la Banca Vaticana deliberatamente violi le leggi anti-riciclaggio“, con lo scopo di nascondere “destinazione, proprietà e l’origine del capitale”. I documenti, secondo gli investigatori rivelano “che il clero può avere intrattenuto rapporti per conto di uomini d’affari corrotti e con la mafia”. In particolare, emergono due operazioni poco chiare: una nel 2009 in cui è stato fatto uso di un nome falso e un altro nel 2010 in cui la Banca Vaticana ha ritirato 650.000 euro da un conto bancario italiano, ma ha ignorato le richieste della banca (italiana) di rivelare dove il denaro era diretto. Sembra di capire non nel Regno dei Cieli…

    vaticano city Ior: La mia banca è differenteI RICCHI, IL CAMMELLO E LA CRUNA DELL’AGO… – ”Le nuove accuse di irregolarità finanziarie non potevavo arrivare in un momento peggiore per il Vaticano, già colpito dalle rivelazioni sui preti pedofili che ha regolarmente protetto”. L’indagine di corruzione ha anche dato una nuova speranza ai sopravvissuti dell’Olocausto che hanno cercato, finora senza successo, di citare in giudizio il Vaticano negli Stati Uniti, sostenendo che il bottino dei loro beni trafugato dai nazisti è stato conservato, in tutti questi anni, nella banca vaticana. Ma questo non è certamente il primo scandalo in cui si trova coinvolto lo IOR. “Nel 1986, un consulente finanziario del Vaticano è morto in carcere dopo aver bevuto caffè allungato col cianuro” (Michele Sindona). Un altro è stato trovato penzolante da una corda sotto il Blackfriars Bridge (Il Ponte dei Frati neri) di Londra nel 1982, le sue tasche erano piene di soldi e di pietre, il suo nome Roberto Calvi. Gli “incidenti” hanno offuscato la reputazione della banca ed hanno sollevato sospetti di legami con la mafia. Non solo, è lievitato di centinaia di milioni di dollari anche il costo sostenuto dal Vaticano negli scontri legali con le autorità italiane”.

    GLI AFFARI DI DIO - Il 21 settembre scorso, la polizia ha sequestrato beni finanziari da un conto della Banca Vaticana presso la filiale di Roma del Credito Artigiano. Gli investigatori hanno detto che il Vaticano aveva omesso di fornire informazioni sull’origine o la destinazione dei fondi, come richiesto dalla legge italiana. La maggior parte del denaro, 20 milioni di euro, era destinata alla filiale di Francoforte dell’americana JP Morgan, in Germania, mentre il resto andava alla Banca del Fucino, una piccola banca italiana. I procuratori presumono che il Vaticano abbia ignorato deliberatamente i regolamentari che le banche estere sono tenute ad osservare, come quello di comunicare alle autorità finanziarie italiane, da dove il denaro proviene. Tutte le banche coinvolte del “giroconto” hanno rifiutato di commentare. In un altro caso, La Guardia di Finanza in Sicilia, alla fine di ottobre, ha scoperto un giro di riciclaggio di denaro su un conto dello IOR, utilizzato da un sacerdote a Roma, il cui zio è stato condannato per associazione mafiosa. “Le autorità sostengono che circa 250.000 euro, sono stati ottenuti illegalmente dal governo regionale della Sicilia per una società di piscicoltura”. Il giroconto avrebbe seguito il seguente percorso. I soldi sarebbero arrivati al sacerdote dal padre come una “donazione”, per poi essere rimandati in Sicilia dalla Banca del Vaticano utilizzando una serie di operazioni di home-banking per rendere difficile rintracciare tutto il “giro”. La banca del Vaticano sostiene che l’operazione è conforme alle norme internazionali. Tutta questa opacità sarebbe diretta conseguenza dello status speciale del Vaticano come Stato indipendente in Italia. Questa volta, gli investigatori sono stati in grado di muoversi contro la Banca Vaticana, perché la Banca d’Italia ha classificato lo IOR come un istituto finanziario estero che opera in Italia. Comunque, in uno degli scandali 1980, i pubblici ministeri non potettero arrestare l’allora capo della banca Paul Marcinkus, arcivescovo americano, “perché la più Alta corte d’Italia aveva dichiarato che aveva l’immunità”. Marcinkus, morto nel 2006, ha sempre proclamato la sua innocenza. Sembra che a lui si fosse ispirato per il ruolo dell’arcivescovo Gilday, Francis Ford Coppola per il suo Padrino parte III.

    Gotti Tedeschi Ettore web 400x300 Ior: La mia banca è differenteDAL FRUTTO SI CONOSCE L’ALBERO - Il Vaticano si è impegnato a rispettare le norme finanziarie dell’UE e a creare un’autorità di controllo. Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano Spa, un libro uscito nel 2009 che illustra i rapporti della banca, ha detto che è possibile che il Vaticano ne sia uscito pulito, ma non è ottimista. “Non mi fido di loro”, ha detto. “Dopo i grandi scandali passati, hanno detto ‘noi cambieremo’ e non lo hanno fatto. E ’successo troppe volte.” La struttura e la cultura delle istituzioni è tale che i “potenti” titolari di conti possono esercitare una pressione sul management. Inoltre, alcuni loro manager sono semplicemente resistenti al cambiamento”. Sia fatta la volontà di Dio… denaro. Del resto, l’elenco dei titolari di un conto è segreto, anche se i funzionari della banca dicono che ci sono in tutto 40.000-45.000 correntisti tra le Congregazioni religiose, il clero, i funzionari del Vaticano e laici con connessioni in Vaticano. Il presidente della banca, Ettore Gotti Tedeschi, che è anche presidente delle attività italiane di Santander, è stato obbligato l’anno scorso a portare la Banca Vaticana in linea con le normative italiane ed internazionali. Gotti Tedeschi ha esaltato i vantaggi di un sistema morale basato sulla finanziaria. “È andato a vendere la nuova immagine … non sapendo che dentro, le stesse cose di prima stanno ancora accadendo”, ha detto Nuzzi. “Hanno continuato a fare questi trasferimenti senza i nomi, non necessariamente in cattiva fede, ma per abitudine”. E tutti i salmi finirono in gloria. Amen.

    Fonte

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    Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

    (Voltaire)

    ma difendiamo anche la grammatica Italiana





    Sai cosa scrivere? Allora posta!
    Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

    <-- IO -->

    I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
    (Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

    Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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    00 20/12/2010 19:27
    Da tutto quello che combinano,
    sembra che siano per prime le alte gerarchie vaticane a non credere nel messaggio evangelico di Gesù Cristo,
    sembra quasi che siano più devoti al Dio Quattrino anzichè quello che vanno predicando, a parole.... ma nei fatti dimostrano il contrario [SM=x44463]

    Da ricordarsi di tutto ciò al momento della dichiarazione sull'8 Per 1'000 [SM=x44461]
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    00 21/12/2010 13:29
    Ior, il gip conferma il sequestro
    Respinta l'istanza sui 23 milioni

    Per il giudice, l'accordo tra la banca vaticana e il Credito Artigiano "non è datato, è generico e non introduce novità rispetto alla problematica inerente le modalità di identificazione dei clienti Ior"

    ROMA - Dopo il Tribunale del Riesame, anche il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta, ha respinto l'istanza presentata dai legali dello Ior e confermato il sequestro di 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. I legali della Banca Vaticana avevano avanzato l'istanza di dissequestro alla luce del nuovo accordo tra Ior e Credito Artigiano. Accordo che per il gip non modifica il quadro: non è "neppure datato" si legge nelle motivazioni del dispositivo, "sì che non è noto quando sia stato effettivamente stipulato", un "accordo generico che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili di identificazione dei clienti Ior".

    Il sequestro era stato disposto nell'ambito di un'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava, su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana, che ha visto indagati il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.

    L'azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell'Unità informazioni finanziarie (Uif) che, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni di due operazioni disposte dallo Ior, perché ritenute sospette, sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Una movimentazione da 20 milioni destinati all'istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.

    Motivando la decisione di non dissequestrare i 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa, il gip Covatta mette in evidenza come non siano "intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce 'globale confusione' della disponibilità sui conti riferibili allo Ior". Una situazione "testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria - scrive il gip - i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane".

    I difensori dello Ior sono da tempo in attesa che la Cassazione fissi il loro ricorso presentato all'indomani della decisione del Tribunale del Riesame. Anche secondo il collegio presieduto da Claudio Carini, la banca vaticana, ordinando con un fax al Credito Artigiano di trasferire 20 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte e altri tre alla Banca del Fucino, non si era "uniformata ai criteri di trasparenza e 'tracciabilita delle operazioni compiute con banche italiane, imposti dalla normativa antiriciclaggio (il decreto legislativo 231 del 2007), anche con sanzioni penali, per impedire la circolazione di capitali illeciti". "Pur richiesto dall'interlocutore bancario - aveva scritto il tribunale -, l'istituto Vaticano non ha comunicato per chi (per sè o per eventuali terzi, di cui comunicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, né natura e scopo delle stesse".

    Fonte: Repubblica

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    IOR Istituto Opere Religiose
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    00 13/02/2013 16:43

    SE NON PUOI RIPULIRE LO IOR, CAMBIAGLI NOME! - LA “BANCA DI DIO”, INSOZZATA DAGLI SCANDALI, DOVREBBE PRESTO RIFARSI I CONNOTATI CON UN ALTRO NOME E “L’IMMINENTE NOMINA” DEL NUOVO PRESIDENTE - PIGNATONE PRENDA NOTA: SECONDO BERTONE “NON ESISTE ALCUN CONTO DELLO IOR CHE POSSA RIMANDARE ALL'ACQUISTO DI ANTONVENETA DA PARTE DI MPS” - DOPO LO STOP DI BANKITALIA, IN VATICANO SI TORNA A USARE IL BANCOMAT GRAZIE ALL'ACCORDO CON LA SVIZZERA ADUNO…

    M. Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"

    CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONE

    «Cosa accadrà con la Sede Vacante allo Ior? Quando ci sarà il nuovo presidente?», tra gli ospiti del ricevimento di Palazzo Borromeo, sede dell'Ambasciata italiana presso la Santa Sede, quest'anno si è parlato molto anche dell'Istituto per le Opere di Religione, la cosiddetta banca vaticana. Curiosità, pronostici... C'era chi si diceva sicuro che la nomina considerata imminente del nuovo presidente prima delle dimissioni di Benedetto XVI sarebbe ormai «saltata» («Se ne tratterà, vedrete, con il nuovo Pontefice a primavera inoltrata»).

    IOR istituto per le opere di religioneIOR ISTITUTO PER LE OPERE DI RELIGIONE

    E chi ha anticipato che «lo Ior cambierà nome», per tagliare i ponti anche con le parole con la leggenda nera che avvolge la banca, visto le vicissitudini subite a partire dagli anni Settanta del secolo scorso a causa di banchieri italiani.

    Da Michele Sindona a Roberto Calvi, fino all'ultimo presidente, Ettore Gotti Tedeschi, sollevato dall'incarico nel maggio scorso, e che è coinvolto come testimone nelle più complicate vicende giudiziarie esplose negli ultimi mesi. Da quella Antonveneta-Monte dei Paschi, a quella Finmeccanica (con l'arresto proprio ieri del presidente Orsi, manager amico di Gotti Tedeschi).

    BENEDETTO XVI RATZINGER jpegBENEDETTO XVI RATZINGER JPEG

    In realtà nella Grande Sala del Camino dove si incontrano tradizionalmente la delegazione italiana e la delegazione vaticana, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, avrebbe preannunciato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che la designazione del nuovo presidente dello Ior avverrà presto. Il segretario di Stato non ha fatto nomi a Napolitano.

    BENEDETTO XVI RATZINGER jpegBENEDETTO XVI RATZINGER JPEG

    Bertone è tornato sull'argomento Ior anche in un altro momento. Davanti a un gruppo di partecipanti delle due delegazioni. È stato a questo punto che il cardinale ha affermato che «non esiste alcun conto dello Ior che possa rimandare in qualche modo all'acquisto dell'Antonveneta da parte del Monte dei Paschi».

    GIUSEPPE PIGNATONEGIUSEPPE PIGNATONE

    «Abbiamo controllato i conti ad uno ad uno - ha spiegato - ed escludo che ci siano conti Ior riconducibili all'operazione Antonveneta-Monte dei Paschi». Al ricevimento era presente anche Giuseppe Pignatone, procuratore di Roma, che è stato messo al corrente dell'affermazione di Bertone sui conti Ior da parte di un membro della delegazione vaticana.

    Proprio ieri intanto sono stati riattivati i bancomat nella piccola città-Stato: ai Musei vaticani, al supermercato, presso la farmacia e nelle altre varie attività commerciali. Dopo lo stop scattato a inizio gennaio su disposizione della Banca d'Italia per la mancanza dell'autorizzazione necessaria alla filiale italiana della Deutsche Bank.

    Ora il servizio è ripartito grazie alla stipula di un accordo con la società svizzera Aduno, specializzata nel settore, appartenente ad un Paese extra Ue (senza interconnessioni con il sistema bancario italiano), ma a tutti gli effetti «equivalente» quanto al rispetto degli standard internazionali antiriciclaggio.

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    00 14/02/2013 18:53

    VATICAN EXPRESS
    - PUR DI NON SOTTOSTARE AI CONTROLLI DI BANKITALIA, LA SANTA SEDE PREFERISCE PORTARE IL CASH ALTROVE
    - ECCO COME SI SPIEGA LA FUGA VERSO LONDRA DI 230 MLN € DELL’AMMINISTRAZIONE DEL PATRIMONIO DELLA SEDE APOSTOLICA,
    ENTE CHE DICHIARA REDDITI PER 22 MLN € ALL’ANNO E PAGA SOLO 3 MLN DI TASSE
    - PER GLI INVESTIGATORI:
    I SOLDI SPORCHI DI CRIMINALI E POLITICI SONO  “RIPULITI” PASSANDO NEL FONDO DELL’8 PER 1000… -

    Marco Lillo per il "Fatto quotidiano"

    Un flusso inarrestabile di soldi che hanno preso il volo da Roma a Londra. L'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l'APSA, cioè l'ente economico più importante dello Stato Vaticano assieme allo IOR, ha effettuato bonifici per ben 229'000'000€ da Roma a Londra negli ultimi 3 anni. La Procura di Roma ha scoperto l'emorragia di capitali in uscita dall'Italia quasi per caso.

    I pubblici ministeri che indagano sullo Ior, Nello Rossi e Stefano Fava, stavano monitorando i conti dello Ior accesi presso le filiali della ex Banca di Roma, ora Unicredit, nelle zone di Roma limitrofe alla Città del Vaticano. E invece hanno scoperto i flussi in uscita dell'Apsa. I pm hanno chiesto alla Guardia di Finanza di approfondire la posizione fiscale dell'ente vaticano e hanno scoperto che l'Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede dichiara 22 milioni di reddito ai fini Ires e paga solo 3 milioni di euro di imposte.

    Dal 2009 infatti la Procura indaga per violazione della normativa antiriciclaggio il direttore generale dell'Istituto Opere Religiose, Paolo Cipriani, e l'ex presidente Ettore Gotti Tedeschi. Anche se presto Gotti potrebbe essere archiviato e non si esclude possa diventare un testimone a carico. Intanto il nuovo presidente, dopo la cacciata di Gotti a maggio, sarà nominato nelle prossime ore e dovrebbe essere un banchiere straniero, forse belga.

    Nell'ambito di quel procedimento i magistrati sequestrarono 23 milioni di euro su un conto del Credito Artigiano perché  lo Ior schermava i reali proprietari dei fondi.
    Con la complicità di qualche prelato, i soldi neri di criminali, di truffatori o dei politici in cerca di anonimato per le loro tangenti,
    erano irriconoscibili per gli investigatori da quelli

    provenienti dal fondo alimentato dai contribuenti italiani con l'"Otto Per Mille". [SM=x44493] [SM=x44492]

    Dopo quel sequestro la Santa Sede nel dicembre del 2010 con un motu proprio di Benedetto XVI introdusse una legislazione antiriciclaggio e creò anche l'AIF, l'autorità antiriciclaggio vaticana, preposta a fornire informazioni alle autorità italiane. Una svolta storica: l'Aif presieduta dal cardinale Attilio Nicora a partire dall'aprile 2011 collaborò con l'Uif, omologo ufficio anti-riciclaggio italiano, e fornì alcune risposte alle richieste inoltrate - tramite l'Uif - da parte della Procura. Il direttore generale dell'Aif, un ex funzionario Uif, l'avvocato Francesco De Pasquale, era persino dotato di poteri autonomi di ispezione sui conti dello Ior.

    La rivoluzione avviata da Benedetto XVI convinse a tal punto la Procura che i pm Rossi e Fava autorizzarono il dissequestro dei 23 milioni di euro. Se il Vaticano li avesse voluti muovere dal conto del Credito Artigiano ovviamente avrebbe dovuto comunicare con chiarezza di chi erano e a chi andavano ma intanto i milioni del Vaticano tornavano liberi dal vincolo legale.

    Dopo quel bel gesto da parte italiana però il Vaticano ha cambiato completamente linea: il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e i suoi consulenti, a partire dall'avvocato Michele Briamonte dello Studio legale Grande Stevens hanno cominciato a sollevare il tema della irretroattività: il Vaticano non poteva tradire la fiducia dei suoi correntisti. Nessuna informazione sarebbe stata data sui movimenti avvenuti sui conti Ior prima dell'aprile del 2011, data di entrata in vigore della legge voluta dal Papa. Era solo il primo passo.

    A gennaio del 2012 con un apposito provvedimento la Segreteria di Stato ha cancellato le norme più avanzate della legge voluta dal Papa. E soprattutto ha eliminato il potere di ispezione autonomo da parte dell'Aif sullo Ior. Le ispezioni dovevano essere autorizzate dalla Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone. [SM=x44451] A dicembre del 2012 Il direttore generale italiano, Francesco De Pasquale, viene sostituito [SM=x44499] con lo svizzero René Brulhart, già capo dell'antiriciclaggio del Liechtenstein.

    Nel frattempo il Vaticano lentamente svuota i suoi conti italiani. Per fare un esempio, il conto del Credito Artigiano presso il quale restano fermi tuttora i 23 milioni sbloccati, nel biennio 2008-2009 aveva movimentato 116 milioni di euro in entrata e 117 milioni di euro in uscita. Oggi quel conto dello Ior, e gli altri che esistono ancora nelle altre banche italiane, a partire da Unicredit e Banca del Fucino, sono stati svuotati per portare i soldi a Londra presso la Jp Morgan o a Francoforte alla Deutsche Bank.

    Il Vaticano pur di non sottostare ai controlli della Banca d'Italia e della magistratura preferisce bypassare il sistema bancario italiano.

    Anche i bancomat, dopo lo stop di Bankitalia del gennaio scorso sono stati riattivati da due giorni a questa parte grazie a una società finanziaria svizzera, la Aduno SA, preferita alla filiale italiana della Deutsche Bank perché può continuare a schermare i flussi mediante lo Ior, e non è soggetta al controllo della Banca d'Italia.
    jp morganJP MORGAN

       Il Vaticano continua a comportarsi come uno Stato canaglia all'interno dell'Italia. Il nostro paese bonifica un miliardo di euro all'anno per il sostentamento della Chiesa dell'8  per 1000 e il Vaticano lo ripaga portando tutti i suoi soldi in Svizzera o a Londra.
    Questa è la questione più delicata che il prossimo Governo dovrebbe affrontare con il prossimo Papa.

        [Fonti: Marco Lillo per il "Fatto quotidiano" - DagoSpia - 14-02-2013]
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    Caso Mons.Scarano:
    Il responsabile della sezione, dove lavorava come CapoContabile, è stato arrestato: è Paolo Mennini, figlio del noto Luigi: braccio destro di Mons.Marcinkus (altro scandalo Ior) [SM=x44466]