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Medioriente, cosa succede in Siria

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2018 01:14
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ISPI - Istituto per gli studi di politica internazionale
12 Aprile 2018

Siria: si prospetta un confronto Usa-Russia? Ciò che sembra sempre più certo è che non esiste una seria possibilità di “vittoria” in Siria, a meno di costi altissimi che gli Usa non sembrano disposti a sobbarcarsi.

Trump si trova in questo momento di fronte a tre possibilità:
1) condurre attacchi mirati, limitati e con fini punitivi, per infliggere un costo modesto ad Assad e dissuaderlo;
2) sferrare un attacco che rappresenti una minaccia esistenziale per il governo di Damasco e che sia in grado di sormontare la risposta russa e iraniana;
3) astenersi dal condurre azioni che possano alterare in modo significativo gli equilibri del conflitto.

Se un’escalation in Siria sembra incombente, alcuni esperti ridimensionano sia la portata dell’attacco americano che le possibili reazioni russe. Inoltre, una risposta “morbida” e circoscritta da parte della Russia – che potrebbe, per esempio, intercettare i missili statunitensi, ma non colpire i vettori – potrebbe dare spazio a delle vie d'uscita dalla situazione attuale.

Qualora l’escalation verbale tra Washington e Mosca dovesse tradursi in azioni concrete, come potrebbero svilupparsi le operazioni militari?

Il Focus → bit.ly/2GUkRPL



Dalle parole ai fatti?

Qualora l’escalation verbale tra Washington e Mosca dovesse tradursi in azioni concrete, come potrebbero svilupparsi le operazioni militari? Nell’attacco Usa dell’anno scorso, Trump aveva effettuato un’azione militare dalla forte valenza simbolica con il lancio di 59 missili Tomahawks da due cacciatorpediniere – la USS Ross e la USS Porter – presenti nel Mediterraneo orientale. I tomahawks sono missili d’attacco terrestre (Tomahawk Land Attack Missile – TLAM), comunemente definiti per loro natura missili a medio-lungo raggio, con una capacità di distruzione molto ridotta rispetto ad altri strumenti militari, ma con un’alta probabilità di colpire l’obiettivo. Infatti, è il caso di ricordarlo, sul piano militare il lancio dell’aprile di un anno fa non generò conseguenze particolarmente decisive sul medio periodo, mentre ebbe, invece, un impatto mediatico molto elevato. Anche in queste ore sembrerebbero riproporsi condizioni analoghe ad allora, soprattutto alla luce del fatto che sullo scacchiere siriano gli USA non dispongono oggi di un ventaglio esteso di opzioni. È probabile che per le operazioni militari Washington impiegherà la USS Donald Cook, un cacciatorpediniere stanziato nel Mediterraneo, anch’esso dotato principalmente di missili Tomahawk. Il cacciatorpediniere, inoltre, si aggiungerà al gruppo di battaglia (Carrier Strike Group – CSG) della portaerei a propulsione nucleare USS Harry Truman, partita da Norfolk (Virginia) e in viaggio verso il Mediterraneo.

Dal canto suo la Russia potrebbe molto probabilmente utilizzare il proprio scudo antimissilistico S-400 per intercettare e abbattere eventuali missili americani. Si tratta di un sistema di difesa dotato di quattro tipi di missili che lo rendono particolarmente efficiente: la serie 40N6E, con una lunghissima gittata, pari a 400 km; la serie 48N6, in grado di coprire una distanza di 250 km; la serie 9M96E2, con una gittata pari a 120 km; e infine la serie 9M96E in grado di coprire una distanza molto più ridotta, pari a circa 40 km. Questi dati sono particolarmente significativi se si pensa che il sistema anti-missilistico americano US Patriot monta un sistema di missili in grado di coprire una gittata pari a 96 km. Inoltre, il sistema S-400 è dotato di nuovi dispositivi radar che garantiscono l’identificazione di aerei stealth occidentali, come gli F-22 e gli F-35, dato che questi ultimi montano solo nella parte frontale la tecnologia che li rende invisibili ai radar, rendendo il resto del velivolo particolarmente vulnerabile.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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