Maxi operazione in corso a Roma per "Associazione di stampo mafioso" con 37 arresti, di cui 8 ai domiciliari, e sequestri di beni per 200 milioni.
Un "ramificato sistema corruttivo" in vista dell'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal comune di Roma e dalle aziende municipalizzate con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza è quanto emerso dalle indagini del Ros che ha portato alle misure restrittive e ai sequestri da parte del Gico della Finanza. A capo dell'organizzazione mafiosa, secondo gli investigatori, l'ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati.
Tra gli arrestati anche l'ex AD dell'Ente Eur, Riccardo Mancini.


Riccardo Mancini

Gli indagati, 39 in tutto, sono accusati di reati che vanno dall'associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Fra loro l'ex sindaco della città Gianni Alemanno, la sua abitazione è stata perquisita,

Gianni Alemanno ex Sindaco di Roma


Tra gli indagati anche i consiglieri regionali PD Eugenio Patanè, quello PdL-Forza Italia Luca Gramazio
e il Presidente dell'Assemblea capitolina Mirko Coratti.
Nei loro uffici alla Regione Lazio e in Campidoglio sono in corso le perquisizioni dei militari.



E' un'operazione senza precedenti quella che, in queste ore, sta mettendo a soqquadro Roma e il suo hinterland. Coordinata da tre pubblici ministeri  -  Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini  -  sotto la supervisione del procuratore capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone ha infatti smantellato un'organizzazione che racchiude almeno 10 anni di malavita. Personaggi già noti che hanno solcato la scena della mala capitolina, come il terrorista nero Carminati ex della Banda della Magliana, ma anche politici e amministratori che hanno favorito e consentito a questo malaffare di radicarsi, di mettere le radici, di infilarsi coi suoi tentacoli ovunque. Ribaltando di netto le regole del gioco. Un intreccio pazzesco, degno di un romanzo criminale, che però è pura realtà.

In questi lunghi mesi sono stati indagati in un centinaio, perquisiti e ascoltati a migliaia. Ricostruire la trama e gli intrecci che hanno reso possibile tutto questo malaffare è stata un'impresa titanica. Ma una volta capito il verso, criminali e amministratori sono crollati uno dopo l'altro come nel gioco del domino. Protagonisti di uno sconfinato business che sembrava non dover mai avere una fine.

L'indagine ribattezzata "Terra di Mezzo" è durata olre 2 anni.
La fine è arrivata. E nella giungla del malaffare sono finite ditte, attività commerciali, traffici illeciti che non si ricordavano più dai tempi dell'epopea della banda della Magliana.

Le perquisizioni scattate all'alba hanno riguardato boss della malavita,
come esponenti di noti clan di Ostia, e politici di elevato spessore a Roma.

Politici che hanno governato questa città e che di certo non potevano non sapere cosa succedeva sotto il loro naso.

No, non potevano. Ed è per questo che il reato ipotizzato nei confronti degli arrestati è il 416 bis, l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Reato per cui sono già indagate 51 persone dei clan Fasciani e Triassi di Ostia, e che a dicembre si concluderà con la sentenza di 1°grado. Reato per cui a Roma, nessuno mai è stato condannato. Perché, come in un refrain, per anni si è continuato a dire che la mafia a Roma non esiste. Almeno fino a oggi.