Libia

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Da da da, 05/03/2016 16:40:

Adesso sta uscendo sempre più chiaro che andremo in Libia a mettere le mani in un nido di vespe....molto meglio sarebbe stato armare il Gen. Khalifa Haftar con armi pesanti e far fare a lui un necessario colpo di Stato....al limite inviare addestratori ed osservatori, ma MAI soldati nostri....ma si sa....le cose semplici non vanno bene e dobbiamo metterci nei casini....Haftar avrebbe soffocato l'ISIS facilmente con armi pesanti.....la cosa ridicola e' che dobbiamo sostenere un governo Islamista, quando il Gen. Haftar sarebbe un laico ben piu' affidabile....mah...Renzi sa fare solo danni, sempre con quel sorriso da ebete, e ne pagheremo le conseguenze ( sotto forma di attentati ) in Italia.... e non solo!



Mi sà che è arrivato il nostro momento, un incursione là e questi ti fanno gli attentati qua, se succede una storia del genere in Italia la vedo male perchè salterebbe fuori il rospo che hai finora tenuto in gola, Renzi? [SM=x44457] se succede qualcosa ha i giorni contati lui e questo governo, perchè automaticamente si passerebbe alla linea dura, cmq speriamo che non succeda niente, una cosa è certa qui non ne abbiamo pochi, andando a guardare i numeri siamo più svantaggiati in casa che fuori, gioco la tripla 1x2 [SM=x44452]
Chissà quanti cavalli di Troia ci hanno già piazzato? Adesso mandano i militari là e poi va a finire che servono qua, che non mi scassasero il cazzo io non combatto [SM=x44458]
[Modificato da pliskiss 05/03/2016 17:38]
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05/03/2016 17:39

Libia, piano dell’Italia per ridisegnare confini.
Le Monde: “Francia già segretamente in guerra”

Libia, piano dell’Italia per ridisegnare confini. Le Monde: “Francia già segretamente in guerra”

Tra una settimana parte l'operazione congiunta Usa-Italia che fa decollare 11 hellfire armati. L'Italia si proietta così in prima linea contro l'Isis, subito sale l'allerta terrorismo. Nel frattempo prende corpo il progetto di intervento a terra con 5mila soldati e uno spezzatino della Libia. L'Isis entra a Sabrata e decapita 12 guardie. Le rivelazioni di Le Monde su blitz segreti diventano un caso. Gentiloni: "Soluzione non in improbabili missioni militari"

Undici droni armati di missili pronti a partire dall’Italia per colpire in Libia. Un piano “B” per l’intervento a terra di una coalizione internazionale con 5mila soldati, coordinato dalle forze italiane in Tripoliana, la Gran Bretagna in Cirenaica, la Francia nel Fezzan. Il tutto coadiuvato dal comando americano che sta dispiegando forze nell’area in previsione di uno spostamento del Califfato dalla Siria in Libia, diventando così il perno di una coalizione internazionale per la stabilizzazione dell’area legittimata sotto le insegne dell’Onu. Quella che proprio l’Italia avrebbe voluto guidare e ora inizia a prendere forma dal cielo. Insomma, se non è guerra poco ci manca, anche se il ministro Gentiloni ribadisce che “I raid non sono un preludio all’intervento e la soluzione non è in improbabili missioni militari”. Dal canto suo l’ambasciatore libico in Italia, Ahmed Safar, cassa in partenza l’ipotesi della tripartizione libica in “protettorati” come inaccettabile: “Sarebbe come separare di nuovo la Germania con un muro. Nessuno lo accetterebbe. E’  un’idea antica. Solo i libici decideranno il proprio futuro e vogliono un governo unito, democratico e liberale”, sottolinea il diplomatico. Sullo sfondo emergono anche le operazioni “clandestine” della Francia per contenere l’espansione dello Stato Islamico che ha segnato oggi un altro atto di sfida al governo libico: le milizie filo-Isis hanno preso il controllo di Sabrata e decapitato 12 guardie prima di essere respinte.

Attacco dal cielo, con i “si” dell’Italia
Il primo tassello dell’impegno italiano parte da terra e arriva dal cielo. Le incursioni con i droni, secondo notizie di queste ore, inizieranno la prossima settimana sotto il comando Usa con decollo dall’aeroporto di Sigonella. Le regole d’ingaggio, frutto di un accordo tra Italia e Stati Uniti, prevedono l’uso solo “in caso di pericolo” per difendere civili e militari sul campo e prevedono autorizzazioni “caso per caso”. Il negoziato sugli hellfire, questo il nome dei dispositivi, è durato nove mesi e segna la svolta nella politica internazionale dell’Italia perché pur non partecipando alla guerra direttamente sul campo il nostro Paese viene proiettato di fatto in prima linea contro l’Isis. Un salto di qualità, scrive il Corriere, “tanto che nelle ultime ore il dispositivo di sicurezza antiterrorismo è stato rafforzato”.

La linea del governo è di assecondare, per quanto possibile, la posizione della Casa Bianca che ha deciso di spezzare la crescita delle “brigate libiche” per non regalare nuovi adepti allo Stato Islamico. Con però l’ultima parola sui raid: dovranno essere preventivamente autorizzati da Roma. Ieri Matteo Renzi, sulla posizione dell’Italia, è tornato a ribadire che “se ci sono iniziative contro terroristi e potenziali attentatori dell’Is, l’Italia farà la sua parte insieme con gli alleati”. Dal punto di vista militare, la macchina dei raid è già in azione. C’è una ricognizione aerea continua, condotta dai droni americani e italiani che decollano da Sigonella; da quelli francesi che perlustrano l’area desertica del Fezzan e da quelli britannici che partono da Cipro. Altri velivoli spia, inclusi i nostri Amx schierati a Trapani, scattano foto e monitorano le comunicazioni radio grazie ad apparati a lungo raggio, che gli permettono di restare fuori dallo spazio aereo libico. Una sorveglianza che avrebbe permesso di selezionare circa duecento potenziali bersagli.

In giornata fonti militari a La Presse precisano che i droni armati non saranno italiani ma americani. I droni americani che partiranno dalle basi italiane di Sigonella contro l’Isis in Libia non avranno il supporto di quelli italiani. Lo spiegano a LaPresse fonti dello stato maggiore della Difesa. I droni italiani infatti svolgono solo attività d’intelligence e riconoscimento, raccolta di immagini e informazioni, e sono attivi al momento su due fronti. Il primo è in funzione anti-Isis con base nel Kuwait nell’ambito di una task force dell’aeronautica. Lì sono impiegati due droni italiani che volano sui cieli iracheni, ma non su quelli siriani. L’altro fronte è quello del Mediterraneo centrale, in supporto all’operazione Eunavfor Med, per evitare tragedie in mare derivanti dal traffico di esseri umani nel Mediterraneo centro-meridionale

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Repubblica, citando fonti di intelligence, spiega che finora l’apporto italiano è rimasto ancorato alla sua posizione iniziale: l’Italia non è disposta a partecipare ad azioni su larga scala senza una cornice legale, ossia la richiesta di un governo riconosciuto a livello internazionale. “E senza i nostri aeroporti, non è possibile una campagna aerea su vasta scala. La scorsa settimana, gli F-15 statunitensi che hanno raso al suolo il comando di Sabratha sono decollati dalla Gran Bretagna: una missione che richiede almeno sei rifornimenti in volo di carburante per arrivare sull’obiettivo e tornare indietro”, si legge su Repubblica dove però vengono anche indicati tutti i limiti di un’azione solo dall’aria e i rischi di muovere da terra. Per questo il Pentagono ha dovuto accettare il diritto di veto della Difesa italiana pur di utilizzare la pista di Sigonella per i pattugliamenti dei droni armati durante i raid delle forze speciali.

Il piano B, 5mila uomini a terra. Il ruolo dell’Italia
Nessuno si illude però che a fermare la crescita del Califfato bastino i bombardamenti. Per sconfiggerlo servono truppe di terra: soldati libici con un sostegno occidentale. E bisogna trovare un governo riconosciuto che legittimi questo “sostegno”. Ed ecco materializzarsi il “piano B”: l’ipotesi che sta rapidamente prendendo piede tra Roma e Washington è quella di abbandonare il parlamento di Tobruk e l’armata del generale Haftar – che stanno soffocando anche il secondo tentativo dell’Onu – per puntare sull’altra compagine, quella di Tripoli. Al momento – scrivono oggi Repubblica e Messaggero – è una sorta di “ultima minaccia”, per cercare di sbloccare le resistenze di Tobruk ma potrebbe trasformarsi in fretta in un’opzione concreta. Nella storica capitale verrebbero concentrati gli sforzi per debellare lo Stato islamico, schierando in Tripolitania un contingente occidentale che contribuisca a difendere le infrastrutture chiave (porti, aeroporti, oleodotti, terminal petroliferi). Una missione rischiosa, che verrebbe affidata all’Italia: il piano elaborato da oltre un anno che prevede “fino a cinquemila soldati”. Se ne è parlato tante volte, ma adesso la macchina militare e diplomatica sta accelerando di fronte all’avanzata dell’Is.

I blitz “segreti” della Francia, quelli dell’Isis per decapitare
Regole di ingaggio, operazioni autorizzate. Ma sul terreno avviene tutt’altro su entrambi i fronti. Proprio stamane le milizie filo-Isis in Libia hanno preso per qualche ora  il controllo del quartier generale della sicurezza a Sabrata, decapitando 12 guardie, prima di essere respinte. Nell’incursione, che non ha risparmiato l’ospedale, sono state uccise 24 persone. Lo hanno reso noto due funzionari locali. Taher al-Gharabili, capo del consiglio militare della città, ha riferito che i jihadisti sono entrati nel centro della città mentre i soldati erano impegnati in un’altra operazione. Hanno ucciso 19 guardie – decapitandone 12 – al quartier generale della sicurezza, che hanno occupato per circa tre ore. Da Parigi, arriva poi la notizia che anche sul fronte occidentale e proprio con epicentro a Sabrata non si risparmiano incursioni per operazioni mai autorizzate.  Si tratta – rivela oggi Le Monde – di raid puntuali, molto mirati, preparati con azioni “discrete”, vale a dire segrete condotte dalla Direzione generale per la sicurezza estera, ovvero dall’intelligence. In Libia, scrive sempre il quotidiano, l’obbiettivo francese non è vincere la guerra ma colpire i quadri dirigenti dell’Isis. E questa operazione Parigi la sta realizzando di concerto con Washington e Londra, come dimostra il raid americano del 19 febbraio scorso a Sabrata. Le Monde aggiunge anche che sarebbero stati proprio i francesi ad avviare l’analogo bombardamento che avrebbe portato all’eliminazione nel novembre scorso a Derna l’iracheno Abu Nabil, principale leader dell’Isis in Libia.

Sulla rivelazione di Le Mond si scatena l’ira del ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian. Secondo il sito internet del settimanale Le Point, il ministro ha chiesto l’apertura di un’inchiesta per “compromissione del segreto della difesa nazionale”. Obiettivo dell’indagine – precisa Le Point – è identificare le fonti che hanno permesso a Le Monde di scrivere quell’articolo e che rischiano fino a tre anni di carcere e una multa da 45.000 euro.
Fonte


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Dalle Unioni Civili alla guerra in Libia, abbiamo fatto il salto di qualità, che poi te vai li a combattere e questi quasi sicuramente con l'arrivo della bella stagione prendono il barcone e vengono di qua a riposarsi, di la gli spari di qua gli dai il mantenimento, poi loro tornano di la e ti sparano belli freschi con quello che hanno mangiato di qua.
In una situazione cosi voglio vedere come la pensano gli altri USA, GB, e Francia? Mi sa che il Papa dovrà stare spesso sul balcone a fare discorsi moralistici, anzi arriveremo al punto che la Città del Vaticano la chiuderanno x sicurezza.
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05/03/2016 18:24

Non credo che l'Italia sia pronta a fare un passo del genere, perchè appena dal fronte libico arriveranno le bare dei soldati italiani l'opinione pubblica si sveglierà e divamperà la polemica.
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Re:
Freedom's promoter, 05/03/2016 18:24:

Non credo che l'Italia sia pronta a fare un passo del genere, perchè appena dal fronte libico arriveranno le bare dei soldati italiani l'opinione pubblica si sveglierà e divamperà la polemica.



Questo è verissimo, m'immagino di già i piagnistei, cmq sono già d'accordo sembra? Che di là si va, bisogna mettersi nella testa che pure noi facciamo parte del mondo, finora hai fatto lo spettatore mò so cazzi tuoi, mica puoi pretendere che gli altri ti lavano sempre il culo, l'ISIS è a due passi da casa tua, che continui a fare trasmissioni televisive? Cazzo mi hanno citofonato e ho perso il filo del discorso p....!! [SM=x44451]
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Freedom's promoter, 3/5/2016 6:24 PM:

Non credo che l'Italia sia pronta a fare un passo del genere, perchè appena dal fronte libico arriveranno le bare dei soldati italiani l'opinione pubblica si sveglierà e divamperà la polemica.



Le perdite di vite sono già programmate:

5 Marzo 2016

"C'è un alto rischio di perdite ma in Libia si deve intervenire"Il generale Carlo Cabigiosu anticipa la nostra strategia bellica: «È il caos, non si può usare il fioretto. Senza nascondere il prezzo in vite di soldati italiani»

m.ilgiornale.it/news/2016/03/05/ce-un-alto-rischio-di-perdite-ma-in-libia-si-deve-intervenire/...

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05/03/2016 20:58

E non solo, il governo italiano ha pagato ancora per i due ostaggi rilasciati dalla Libia:

5 Marzo 2016

L'Italia paga ancora Così i jihadisti liberano i nostri due ostaggiPollicardo e Calcagno non sono più nelle mani dei terroristi: "Stiamo bene". Decisivo un versamento milionario effettuato tramite un meccanismo di trasferimento fondi legale

Fausto Biloslavo

L'Italia paga e i due ostaggi italiani sopravvissuti, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, rispuntano come d'incanto il giorno dopo la morte degli altri colleghi della ditta Bonatti sequestrati lo scorso luglio in Libia. 
m.ilgiornale.it/news/2016/03/05/litalia-paga-ancora-cosi-i-jihadisti-liberano-i-nostri-due-ostaggi/...

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05/03/2016 23:29

Re:
Quak150, 05/03/2016 20:58:

E non solo, il governo italiano ha pagato ancora per i due ostaggi rilasciati dalla Libia:

5 Marzo 2016

L'Italia paga ancora Così i jihadisti liberano i nostri due ostaggiPollicardo e Calcagno non sono più nelle mani dei terroristi: "Stiamo bene". Decisivo un versamento milionario effettuato tramite un meccanismo di trasferimento fondi legale

Fausto Biloslavo

L'Italia paga e i due ostaggi italiani sopravvissuti, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, rispuntano come d'incanto il giorno dopo la morte degli altri colleghi della ditta Bonatti sequestrati lo scorso luglio in Libia. 
m.ilgiornale.it/news/2016/03/05/litalia-paga-ancora-cosi-i-jihadisti-liberano-i-nostri-due-ostaggi/...




Infatti appena ho sentito la notizia che annunciava che si erano liberati da soli ho capito che i servizi italiani avevano regalato altri 11 milioni come per l'altro recente rapimento di Vanessa e quell'altra...

Ma come si fa?
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Re: Re:
raggio di luna78, 05/03/2016 23:29:




Infatti appena ho sentito la notizia che annunciava che si erano liberati da soli ho capito che i servizi italiani avevano regalato altri 11 milioni come per l'altro recente rapimento di Vanessa e quell'altra...

Ma come si fa?



Loro te li chiedono e tu glieli dai, se tu ti metti a rapire un pò di loro non becchi un centesimo.

A conti fatti chi è il più pirla?
La sinistra dice che noi abbiamo bisogno di questa gente, loro hanno perfettamente capito che hanno bisogno di noi, perchè un popolo cosi pirla non lo trovi da nessuna parte [SM=x44458] I bambini del Vaticano avranno ordinato, e Renzi e compagnia hanno riempito la valigetta di bigliettoni, 3 mesetti e ci sono soldi da pagare.
Questi erano da Luglio che erano stati rapiti, voi avevate sentito qualcosa? Io non avevo sentito niente? [SM=x44464]
L'Italia è una delle migliori finanziatrici dell'ISIS
[Modificato da pliskiss 05/03/2016 23:57]
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05/03/2016 23:55

Plis, su qualche giornale c'era scritto qualche trafiletto, ma sui tg Rai hanno censurato, perchè se poi le trattative andavano per le lunghe? o se andavano male e morivano tutti? che figura ci faceva Renzi?
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Re:
camilllo mandrilllo, 05/03/2016 23:55:

Plis, su qualche giornale c'era scritto qualche trafiletto, ma sui tg Rai hanno censurato, perchè se poi le trattative andavano per le lunghe? o se andavano male e morivano tutti? che figura ci faceva Renzi?



Siamo troppo in scacco di questa gente, gente senza scrupoli e con niente da perdere.
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06/03/2016 00:14

No, dico un'altra cosa, i giornalisti dovrebbero fare il loro dovere,
invece oggi ho sentito un conduttore dire che se si va in Libia i giornalisti dovranno "collaborare", intendeva dire che dovrebbero tacere le notizie scomode, per fortuna però è stato subito rimproverato da uno degli ospiti, uno specialista di strategia bellica.
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Questo deve sparire se no ci porta alla rovina definitiva
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Re:
camilllo mandrilllo, 06/03/2016 00:14:

No, dico un'altra cosa, i giornalisti dovrebbero fare il loro dovere,
invece oggi ho sentito un conduttore dire che se si va in Libia i giornalisti dovranno "collaborare", intendeva dire che dovrebbero tacere le notizie scomode, per fortuna però è stato subito rimproverato da uno degli ospiti, uno specialista di strategia bellica.



Bhe c'è da dire che i giornalisti l'80% delle volte fanno danni, purtroppo è il loro lavoro, vivono nella concorrenza e anche una notizia falsa per loro non fa niente, l'importante è arrivare prima degli altri, mi diceva uno che lavorava alla Rai ai tempi esisteva un gruppo la chiamavano " la troupe della morte" questi se succedeva qualcosa dovevano essere obbligatoriamente sul posto, il loro lavoro era solo aspettare la disgrazia.
Se poi la fonte politica dice STOP, si blocca il macchinario.
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Si vocifera che le trattative per il rilascio fossero già in onda da un po' e per tutti e 4.
Poi 6 milioncini di acconto sono stati pagati alla persona sbagliata ( [SM=x44474] ) e quindi il saldo avrebbe coperto solo per 2:

-Dovevano venire liberati tutti e quattro?

«Probabilmente, ma qualcosa è andato a storto e qualcuno ha delle colpe».

Pensa che sia stato pagato un riscatto?

«Da fonti ufficiose ho sentito dire che fossero già stati pagati 6 milioni di euro, ma alla persona sbagliata».-

m.ilgiornale.it/news/2016/03/06/pagati-sei-milioni-alluomo-sbagliato-e-la-farnesina-tace/...

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Re:
Quak150, 06/03/2016 10:41:

Si vocifera che le trattative per il rilascio fossero già in onda da un po' e per tutti e 4.
Poi 6 milioncini di acconto sono stati pagati alla persona sbagliata ( [SM=x44474] ) e quindi il saldo avrebbe coperto solo per 2:

-Dovevano venire liberati tutti e quattro?

«Probabilmente, ma qualcosa è andato a storto e qualcuno ha delle colpe».

Pensa che sia stato pagato un riscatto?

«Da fonti ufficiose ho sentito dire che fossero già stati pagati 6 milioni di euro, ma alla persona sbagliata».-

m.ilgiornale.it/news/2016/03/06/pagati-sei-milioni-alluomo-sbagliato-e-la-farnesina-tace/...



Cmq il sindacato europeo dei rapimenti, si sta muovendo per abbassare il listino prezzi rilascio.

Ma radiamoli al suolo questa gente!! Intendo gli altri perchè l'Italia non ha il coraggio.
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06/03/2016 13:52

Non abbiamo prove certe che sia stato pagato il riscatto, ma è molto probabile che lo si sia fatto come è malcostume italiano in tutti i rapimenti in terre straniere, come lo fu per la Sgrena in Iraq, come lo è stato poco fa per Greta e Vanessa in Siria.
Ora che lo sanno tutti per noi italiani andare all'estero sarà sempre più pericoloso.
Sembrerà cinico e spietato l'atteggiamento che tengono giapponesi e statunitensi, ma anche russi, inglesi e molti altri, ma dinanzi ai sequestri non si può trattare, non si deve mai pagare, altrimenti si diventa complici e poi sarà sempre peggio.
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06/03/2016 14:19

Re:
lady considine, 06/03/2016 13:52:

Non abbiamo prove certe che sia stato pagato il riscatto, ma è molto probabile che lo si sia fatto come è malcostume italiano in tutti i rapimenti in terre straniere, come lo fu per la Sgrena in Iraq, come lo è stato poco fa per Greta e Vanessa in Siria.
Ora che lo sanno tutti per noi italiani andare all'estero sarà sempre più pericoloso.
Sembrerà cinico e spietato l'atteggiamento che tengono giapponesi e statunitensi, ma anche russi, inglesi e molti altri, ma dinanzi ai sequestri non si può trattare, non si deve mai pagare, altrimenti si diventa complici e poi sarà sempre peggio.




bhe ,ma mica te lo viene a dire lo Stato che paga i riscatti per liberare gli italiani rapiti all'estero!!
Gentiloni ormai è diventato il bancomat dei terroristi..

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06/03/2016 20:07

Re: Re:
bianco77, 06/03/2016 14:19:




bhe ,ma mica te lo viene a dire lo Stato che paga i riscatti per liberare gli italiani rapiti all'estero!!
Gentiloni ormai è diventato il bancomat dei terroristi..




A dirla tutta il Ministro Gentiloni venne chiamato a rispondere in Parlamento proprio sul caso del presunto riscatto pagato per la liberazione di Greta e Vanessa e disse che non è stato pagato nessun riscatto: Link

Quindi o il Ministro è all'oscuro di tutto nella gestione di queste trattative per liberare gli ostaggi, oppure mente spudoratamente.

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Mondo Medio Oriente e Africa


La grande spartizione della Libia: un bottino da almeno 130 miliardi


di , con un’analisi di 6 Marzo 2016
Argomenti: Seif Islam | Gheddafi | Al Sisi | John Phillips | Parigi | Bernardino Leòn | Tripolitania | Cirenaica | Egitto

Quando si incontreranno martedì al palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in Libia?

La risposta più ovvia - il Califfato - è quella di comodo. La guerra di Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.

La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l’export di petrolio.

Qui si possono liberare alcune delle più importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finire e, se possibile, con il nostro contributo militare.

Per loro, anche se l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia, sottolinea la nostra irrilevanza.

La Libia è un bottino da 130 miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza, tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane, Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella City. Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica - dove peraltro ci sono consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi - gli inglesi hanno da difendere l’asset finanziario dei petrodollari.

Anche i russi, estromessi nel 2011 perché contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.

Il bottino libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello della Tripolitania. Agli americani la supervisione strategica.

Ai libici, divisi e frammentati, messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire sotto tutela. E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le loro fazioni favorite: l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar, il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella Sirte.

La lotta al Califfato è solo un aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.

Fonte: Il Sole 24 Ore - 6 Marzo 2016
di
, con un’analisi di 6 Marzo 2016


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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