Parigi e la strage del Bataclan

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2016 14:13
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16/11/2015 17:07

Re:
pliskiss, 15/11/2015 22:42:

Questo è già qui in Italia in qualche Kebab domani lo nascondono in qualche luogo di culto musulmano, poi rientra in Siria bello tranquillo dall'Italia se pò fa.



Detto fatto, sembra che l'hanno visto in tangenziale a Torino, ce l'ha fatta ad arrivare al sicuro, con i nostri magistrati e avvocati come quello del Bardo risulterà che non è lui. [SM=x44458]
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16/11/2015 17:28

Re: Re:
pliskiss, 16/11/2015 17:07:



Detto fatto, sembra che l'hanno visto in tangenziale a Torino, ce l'ha fatta ad arrivare al sicuro, con i nostri magistrati e avvocati come quello del Bardo risulterà che non è lui. [SM=x44458]




Ma non l'hai capito che sta correndo a Roma per preparare l'attentato per il Giubileo, manca meno di un mese alla cerimonia inaugurale.... sentirai che botto!
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16/11/2015 17:28

Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Aggredire il declino, 16/11/2015 17:03:




Se permetti noi avremmo anche qualche motivo di essere risentiti verso questi extracomunitari che vengono dal terzo mondo, trovano un paese che li accoglie e non sono nemmeno riconoscenti.




Ma che c'entra con gli attentati di Parigi?
Cosa ottieni a fomentare l'odio? Ce n'è già abbastanza, anzi: ce n'è troppo!

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Leonessa73, 16/11/2015 17:28:




Ma che c'entra con gli attentati di Parigi?
Cosa ottieni a fomentare l'odio? Ce n'è già abbastanza, anzi: ce n'è troppo!




Ce n'è troppo? Aspetta che succede qualcosa qua, poi vedi tanti gattini che diventano leoni, quando si è in guerra i profughi passano in secondo piano, combattiamo un nemico che si nasconde dietro ai profughi, la guerra certe cose non le vede, morte tua vita mia.
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16/11/2015 17:50

La polizia serba ha arrestato un uomo che aveva un passaporto identico a quello trovato accanto al corpo del kamikaze di Parigi.
E' diversa solo la foto, e parebbe - ma non ci sono certezze - che entrambi i passaporti siano falsi, e fabbricati in Turchia.

Il mistero si infittisce.


Fonte: independent.co.uk




www.independent.co.uk/news/world/europe/serbian-police-arrest-man-carrying-syrian-passport-with-exact-same-details-as-document-found-on-a6736...

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16/11/2015 18:08

Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Leonessa73, 16/11/2015 17:28:




Ma che c'entra con gli attentati di Parigi?
Cosa ottieni a fomentare l'odio? Ce n'è già abbastanza, anzi: ce n'è troppo!





Ma quale fomentare odio, qui bisogna svegliarsi e difendere la nostra Patria prima che sia troppo tardi, che i nostri nonni diedero la vita per difenderla, se gli avessero detto che dopo un secolo i governanti la avrebbero buttata alle ortiche avrebbero evitato di andare a morire al fronte!
Ci vuole solo amor patrio, niente odio, quello lasciamolo ai terroristi.

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
pliskiss, 16/11/2015 14:12:



Ric questa è gente che della politica non gliene frega niente, non sono neanche soldati perchè un soldato ha un codice di comportamento, questa è gente che della solidarietà , destra,lega, pd e puttanate varie non gliene frega niente, questi seccano chiunque hanno davanti, noi parliamo loro sparano e alla fine si fanno saltare x aria, in Italia cmq vedo che in tanta gente alle trasmissioni prevale il perbenismo e il non facciamo di tutta un erba un fascio.
Questa è gente che gli fanno il lavaggio del cervello, quello che può sembrare una persona normale è quello che si fa saltare x aria o ti spara, per il resto si è visto nel blitz della settimana scorsa, tutta gente con normale impiego e permesso di soggiorno in regola.
A questo punto mi chiederete cosa c'entra il migrante? Su 10? 7 possono essere normali, 3? questi 3 possono essere quelli che ti ammazzano, che facciamo rischiamo???




plis, la parola "soldati" l'avevo messa tre virgolette, nel senso che sono individui riprogrammati per eseguire ordini punto e basta.
[Modificato da riccardo60 16/11/2015 18:46]
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
riccardo60, 16/11/2015 18:46:




plis, la parola "soldati" l'avevo messa tre virgolette, nel senso che sono individui riprogrammati per eseguire ordini punto e basta.



Scusami Ric non ho visto le virgolette, purtroppo è un periodo che sono accecato dalla fobia di questa gente, devo fare l'Italiano menefreghista che quando vedo tele su Parigi cambio canale e passo al Grande Fratello, o perlomeno giro su Rai 3 che ti dicono che la situazione è normale. MAH??? mi girerebbero i coglioni un domani prendermi le pallottole x colpa di chi è stato perbenista e li ha fatti entrare.
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
pliskiss, 16/11/2015 19:07:



Scusami Ric non ho visto le virgolette, purtroppo è un periodo che sono accecato dalla fobia di questa gente, devo fare l'Italiano menefreghista che quando vedo tele su Parigi cambio canale e passo al Grande Fratello, o perlomeno giro su Rai 3 che ti dicono che la situazione è normale. MAH??? mi girerebbero i coglioni un domani prendermi le pallottole x colpa di chi è stato perbenista e li ha fatti entrare.



tutti quanti noi abbiamo un po' paura, ma dobbiamo stare attenti a non diventare come loro,
per quanto riguarda la TV, se vuoi un consiglio spegnila, fanno solo confusione e basta,
quando leggi una notizia, magari confrontale con due o tre versioni diverse,
in rete è facile trovarle, cosi riesci a a farti un'idea più precisa di quello che sta succedendo. [SM=x44458]
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
riccardo60, 16/11/2015 19:24:



tutti quanti noi abbiamo un po' paura, ma dobbiamo stare attenti a non diventare come loro,




Almeno adesso a Parigi hanno messo pattuglie a ogni ingresso di museo, palazzi importanti, scuole, ma rimangono completamente sguarnite le stazioni della metropolitana, capisco che sono molto più sviluppate di quella romana, ma qui a Roma dove sarebbe tutto più facile, stanno mandando solo 200 poliziotti in più, che sono quelli che hanno staccato dall'Expò di Milano appena finito... e appena 120 milioni in più per le spese ordinarie, che equivalgono a appena 2 euro a testa per ogni cittadino...
per dire che la sicurezza in Italia non è una priorità [SM=x44464]
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17/11/2015 13:04

Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
lady considine, 17/11/2015 11:55:




Almeno adesso a Parigi hanno messo pattuglie a ogni ingresso di museo, palazzi importanti, scuole, ma rimangono completamente sguarnite le stazioni della metropolitana, capisco che sono molto più sviluppate di quella romana, ma qui a Roma dove sarebbe tutto più facile, stanno mandando solo 200 poliziotti in più, che sono quelli che hanno staccato dall'Expò di Milano appena finito... e appena 120 milioni in più per le spese ordinarie, che equivalgono a appena 2 euro a testa per ogni cittadino...
per dire che la sicurezza in Italia non è una priorità [SM=x44464]




le misure prese, oltre che poche sono pure inutili, gli obiettivi sono infiniti non puoi proteggerli tutti, o cambi politica estera, oppure devi impiegare l'esercito, ma conoscendo i politicanti italiani, non faranno un bel niente e si limiteranna alle poche misure da te elencate, sperando che non succeda niente. [SM=x44464]
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17/11/2015 15:10

violapost.it/2015/11/17/terrorismo-e-procacciamento-ideologico-di-massa-alla...

Terrorismo e procacciamento ideologico di massa alla guerra
di Dafne Anastasi

Non mi voglio concentrare sulle responsabilità dei Governi occidentali e sulla cronologia armi- addestramento- destabilizzazione- sfruttamento delle risorse. Non mi voglio concentrare sul fallimento delle “guerre umanitarie”, ricordare le inesistenti armi di Saddam o la funzione anti qualcosa di leader del mondo arabo scaricati quando non facevano più comodo. Non mi voglio concentrare sui dati del traffico internazionale di armi che parlano da soli e che dimostrano che certo non è un caso se da più parti si sbraiti di chiusura delle frontiere e mai di moratoria sulla fabbricazione e vendita delle armi. Non mi voglio concentrare su una stampa asservita che non racconta al popolo italiano di Trident e delle prove di guerra sulle sue teste Non mi voglio concentrare sul fatto che in Italia abbiamo il MUOS e che le guerre del XXI secolo verranno telecomandate dalla Sicilia, rendendo una terra meravigliosa luogo di morte e di controllo. Non mi voglio concentrare sul fatto che un’intera terra, la Sardegna, viva sotto il giogo perenne delle servitù militari. Io la pulsione alla guerra l’ho sentita crescere giorno dopo giorno ma non è questa che mi spaventa perché esistono già decine di guerre del mondo dimenticate e sarebbe ipocrita da parte mia preoccuparmene a seconda dei Km da cui le bombe vengono sganciate.

Quello che mi spaventa è un fenomeno crescente e ormai manifesto : il procacciamento ideologico di massa alla guerra. L’emergenza che io oggi vedo è che il più sicurezza, il più bombe subito, il più chiudiamo le frontiere lo chiedono sempre più i cittadini. Che l’odio che prima era rivolto verso un’etnia religiosa oggi è rivolto anche a chi fa dell’integrazione e della giustizia sociale il suo impegno quotidiano. Sta avvenendo gradualmente nell’opinione pubblica una trasmigrazione di odio per cui chi aiuta i migranti è lui stesso causa di pericolo e va etichettato come nemico. Ciò sebbene spesso chi lotta per i diritti dei migranti sia lo stesso che lotta per i diritti dei lavoratori, dell’ambiente, contro le mafie, per la scuola pubblica.

La parola buonista ha fatto il miracolo e ha dato una cornice mistificata alla colpa sempre e comunque. Anche quando le cause ataviche del terrorismo sono lontane dall’essere anche solo lambite nei ragionamenti pubblici. Da che mondo e’mondo, e di qualunque matrice esso sia, il terrorismo ha solo un obiettivo: generare la paura. Se questa paura, legittima e naturale, viene manipolata e trasformata in odio razziale, religioso, nazionalista non può che portare ad altra violenza, in una spirale senza fine dove le vittime saranno sempre e solo civili inermi. Non può che portare alla guerra, a un mondo dove le barriere fisiche e degli Stati diventeranno anche barriere del cuore. Io ho rispetto di chi ha paura ma non di chi sulla paura ci costruisce le campagne elettorali e di odio o con la paura legittima l’esistenza stessa delle lobbies delle armi e lo Stato di eccezione per comprimere i diritti civili. La notte stessa degli attentati i francesi hanno reagito aprendo le porte di casa a chi voleva fuggire dalle mitragliate. Il giorno dopo erano in fila a donare il sangue.

Hanno superato la paura con l’istinto della solidarietà. In Italia fino a pochi giorni fa avevamo in TV politici che facevano apologia della violenza con l’uso delle armi mentre la notte stessa degli attentati sbraitavano di chiusura delle frontiere, bombardamenti, rastrellamenti. Guardare la TV o leggere i giornali oggi è un’offesa al popolo italiano progressivamente imbottito di paure e incitato all’odio e alla cultura del sospetto. E che dire poi della perenne richiesta di dissociazione che viene fatta ai musulmani? Cosa farebbero i siciliani se venisse loro continuamente chiesto di dissociarsi dagli spari e dalle bombe mafiose? Cosa farebbero i calabresi se venisse loro continuamente chiesto di dissociarsi da Duisburg? Si sentirebbero persi in partenza, si sentirebbero nemici a prescindere, si sentirebbero un corpo estraneo, non gradito e sempre più arrabbiato. Ciò sebbene quel popolo o quella religione siano le prime vittime di questi attentati. Prima fisicamente e poi nell’opinione pubblica. Ciò sebbene quel popolo o quella religione siano le prime avanguardie di contrasto a chi parla e agisce in nome loro.

Ed è su questa perenne e speciosa richiesta di dissociazione che si vede la cartina al tornasole di un paese arido, cattivo e amico di un potere guerrafondaio che non trova i soldi per gli ospedali ma non sia mai diminuire le spese militari o mettere un argine allo strapotere delle multinazionali. Un Paese arido, cattivo e amico di un potere guerrafondaio che sull’altare della sicurezza sacrifica i diritti e le libertà consacrando lo Stato di eccezione. Un Paese arido, cattivo e amico di un potere guerrafondaio che nutre la paura pur di preservare se stesso dalle sue colpe.

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17/11/2015 15:34

Scusate, ma oggi vi sotterro di opinioni autorevoli (che personalmente condivido in larga parte), ma non perché le condivido, piuttosto perché mi illudo che imbattersi in qualche pensiero che vada oltre l'emozione del momento, possa cambiare qualcosa.
Mi illudo, abbaio alla luna, nel mio mondo di Quark, perlomeno non da sola.

Intanto vi beccate questi articoli, sui quali anelerei discutere con voi, seriamente e con partecipazione.

www.pinoscaccia.it/ragionare-dispari/
Ragionare dispari
di Pino Scaccia

E’ un discorso difficile, ma va fatto proprio nel momento in cui tutti abbiamo paura. Il mondo sta esplodendo, ma la violenza può solo aumentare finchè ragioneremo “dispari”, come ha argutamente annotato un mio referente online.
Che significa ragionare dispari? Significa che i morti vanno contati tutti, senza distinzioni. E’ giusto e addirittura doveroso onorare le vittime di Parigi, ma sul piano quantomeno morale andrebbero ricordate anche quelle nigeriane, sudanesi, libanesi, kenyote e forse anche russe tanto per dire soltanto di quelle uccise dallo scellerato fondamentalismo. Dobbiamo piangere Parigi perchè è giusto versare lacrime per persone innocenti abbattute dall’odio. Ma non dobbiamo piangere adesso solo perchè abbiamo paura, perchè ci sentiamo colpiti in casa nostra. Dobbiamo urlare sempre e comunque contro la violenza. Non prendiamocela sempre con gli altri, in questo caso gli islamici, quando proprio i musulmani sono i primi ad essere colpiti. Riflettiamo piuttosto sui nostri errori. C’è chi dice che l’Isis è stato creato dagli americani. Non è vero, ma certamente è frutto degli errori americani. Proprio oggi Blair, alleato nella devastante stupida inutile guerra in Iraq, lo ha ammesso: “Abbiamo sbagliato”. E come si fa a non ricordare che è stata la Francia a spingere per liquidare Gheddafi aprendo la strada all’islamizzazione di tutta l’area? Come si fa a non restare inorriditi al pensiero di essere alleati con l’Arabia Saudita, forse il Paese più radicale di tutti? Come si fa a non considerare che è stata dichiarata la guerra al terrorismo per vendicare, giustamente, le tremila vittime delle Due Torri quando sono morti, in questi anni, cinquecentomila irakeni? E’ scritto d’impeto, ma sacrosanto, dire che se un fondamentalista uccidesse un mio familiare gli sparerei in testa. E come si fa allora a non capire un irakeno che si è visto uccidere a sangue freddo da un marine un figlio, un fratello, un padre? E gli afghani, bombardati a tappeto da quindici anni? Penso ai miei figliocci, a Shatia e a Jovid, belli innocenti: bambini che hanno il solo torto di essere nati dalla parte sbagliata. Ragionare dispari. La realtà è che è tutto tremendamente finto e noi siamo solo burattini. Si chiudono le frontiere quando i fondamentalisti stanno già qui, s’intensificano i controlli agli aeroporti quando i terroristi passeggiano in pista, quando le famose “intelligence” non proteggono neppure gli obiettivi sensibili come il Bataclan. E ancora: quando non ci rendiamo conto che i nemici ce li abbiamo in casa: è successo a Parigi con cittadini francesi, è successo a Londra con cittadini inglesi, è successo a New York con cittadini americani. Perchè? Dove abbiamo sbagliato? Ma forse non abbiamo affatto sbagliato perchè non è certo la politica che comanda il mondo, ma l’economia. E allora bisognerebbe cominciare a chiedersi perchè tendiamo la mano agli arabi ricchi, come il Qatar o gli Emirati e sottovalutiamo il solito paradosso globale: che il nostro caro mondo occidentale rappresenta soltanto il cinque per cento del pianeta, ma consuma l’ottanta per cento delle risorse. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri e ci meravigliamo poi che corrono verso la sopravvivenza. Ha ragione il Papa: “Uccidere per la religione è una bestemmia”. Infatti, si cerca di giustificare ogni guerra con intenti nobili come la democrazia, ma si tratta soltanto di voglia di conquista, come sempre. Finchè ci saranno i signori della guerra che vendono armi e finchè ci sarà mr.Petrolio a decidere chi sono i buoni e i cattivi non ci sarà scampo. E magari ci stiamo avviando, senza accorgercene, verso la fine dell’impero occidentale. Per gli stessi errori dell’impero romano, quando ha smesso di conquistare portando benessere, ma ha cominciato a prendere, con la forza. I talebani sono nati per un pugno di riso. Sono sempre più convinto: non è una guerra santa. Ma uno scontro di civiltà.

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17/11/2015 16:00

Il Sultano e San Francesco
di Tiziano Terzani

(la risposta alla Fallaci, 7/10/2001
si possono sostituire le parole "torri gemelle" con strage di Parigi, il senso non cambia di un millimetro, ndr)


Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Io mi affacciavo, piccolo, alla professione nella quale tu eri già grande e tu proponesti di scambiarci delle «Lettere da due mondi diversi»: io dalla Cina dell' immediato dopo-Mao in cui andavo a vivere, tu dall' America. Per colpa mia non lo facemmo. Ma è in nome di quella tua generosa offerta di allora, e non certo per coinvolgerti ora in una corrispondenza che tutti e due vogliamo evitare, che mi permetto di scriverti.

Davvero mai come ora, pur vivendo sullo stesso pianeta, ho l' impressione di stare in un mondo assolutamente diverso dal tuo. Ti scrivo anche - e pubblicamente per questo - per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri.
Là morivano migliaia di persone e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana - la ragione; il meglio del cuore - la compassione.

Il tuo sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. «Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia», scrisse, disperato dal fatto che, dinanzi all' indicibile orrore della Prima Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi. Lui usò di quel consapevole silenzio per scrivere Gli ultimi giorni dell' umanità, un' opera che sembra essere ancora di un' inquietante attualità.

Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L' orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento.

È un momento anche di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell' odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l' uccidere.

«Conquistare le passioni mi pare di gran lunga più difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me», scriveva nel 1925 quella bell' anima di Gandhi. Ed aggiungeva: «Finché l' uomo non si metterà di sua volontà all' ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sarà per lui alcuna salvezza».

E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, «Libertà duratura».

O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c' è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmen questa.

Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d' aver davanti prima dell' 11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all' inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta.

Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio.

Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza - ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un' altra nostra e così via.

Perché non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari «intelligente», di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui.

Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologice - Stati Uniti in testa - d' impegnarsi solennemente con tutta l' umanità a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilità. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale - di per sé un' arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l' orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.

In questi giorni ho ripreso in mano un bellissimo libro (peccato che non sia ancora in italiano) di un vecchio amico, uscito due anni fa in Germania. Il libro si intitola Die Kunst, nicht regiert zu werden: ethische Politik von Sokrates bis Mozart (L' arte di non essere governati: l' etica politica da Socrate a Mozart). L' autore è Ekkehart Krippendorff, che ha insegnato per anni a Bologna prima di tornare all' Università di Berlino.

La affascinante tesi di Krippendorff è che la politica, nella sua espressione più nobile, nasce dal superamento della vendetta e che la cultura occidentale ha le sue radici più profonde in alcuni miti, come quello di Caino e quello delle Erinni, intesi da sempre a ricordare all' uomo la necessità di rompere il circolo vizioso della vendetta per dare origine alla civiltà. Caino uccide il fratello, ma Dio impedisce agli uomini di vendicare Abele e, dopo aver marchiato Caino - un marchio che è anche una protezione -, lo condanna all' esilio dove quello fonda la prima città. La vendetta non è degli uomini, spetta a Dio. Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dell' uomo occidentale perché col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro è servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilità della violenza che non raggiunge mai il suo fine.

Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore.

A te, Oriana, i kamikaze non interessano. A me tanto invece. Ho passato giorni in Sri Lanka con alcuni giovani delle «Tigri Tamil», votati al suicidio. Mi interessano i giovani palestinesi di «Hamas» che si fanno saltare in aria nelle pizzerie israeliane. Un po' di pietà sarebbe forse venuta anche a te se in Giappone, sull' isola di Kyushu, tu avessi visitato Chiran, il centro dove i primi kamikaze vennero addestrati e tu avessi letto le parole, a volte poetiche e tristissime, scritte segretamente prima di andare, riluttanti, a morire per la bandiera e per l' Imperatore. I kamikaze mi interessano perché vorrei capire che cosa li rende così disposti a quell' innaturale atto che è il suicidio e che cosa potrebbe fermarli.

Quelli di noi a cui i figli - fortunatamente - sono nati, si preoccupano oggi moltissimo di vederli bruciare nella fiammata di questo nuovo, dilagante tipo di violenza di cui l' ecatombe nelle Torri Gemelle potrebbe essere solo un episodio.

Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.

Niente nella storia umana è semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro c'è raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell' evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti. L' attacco alle Torri Gemelle è uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti.

Certo non è l' atto di «una guerra di religione» degli estremisti musulmani per la conquista delle nostre anime, una Crociata alla rovescia, come la chiami tu, Oriana. Non è neppure «un attacco alla libertà ed alla democrazia occidentale», come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici. Un vecchio accademico dell' Università di Berkeley, un uomo certo non sospetto di anti-americanismo o di simpatie sinistrorse dà di questa storia una interpretazione completamente diversa. «Gli assassini suicidi dell' 11 settembre non hanno attaccato l' America: hanno attaccato la politica estera americana», scrive Chalmers Johnson nel numero di The Nation del 15 ottobre.

Per lui, autore di vari libri - l' ultimo, Blowback, contraccolpo, uscito l' anno scorso (in Italia edito da Garzanti ndr) ha del profetico - si tratterebbe appunto di un ennesimo «contraccolpo» al fatto che, nonostante la fine della Guerra Fredda e lo sfasciarsi dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno mantenuto intatta la loro rete imperiale di circa 800 installazioni militari nel mondo.

Con una analisi che al tempo della Guerra Fredda sarebbe parsa il prodotto della disinformazione del Kgb, Chalmers Johnson fa l' elenco di tutti gli imbrogli, complotti, colpi di Stato, delle persecuzioni, degli assassinii e degli interventi a favore di regimi dittatoriali e corrotti nei quali gli Stati Uniti sono stati apertamente o clandestinamente coinvolti in America Latina, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il «contraccolpo» dell' attacco alle Torri Gemelle ed al Pentagono avrebbe a che fare con tutta una serie di fatti di questo tipo: fatti che vanno dal colpo di Stato ispirato dalla Cia contro Mossadeq nel 1953, seguito dall' installazione dello Shah in Iran, alla Guerra del Golfo, con la conseguente permanenza delle truppe americane nella penisola araba, in particolare l' Arabia Saudita dove sono i luoghi sacri dell' Islam.

Secondo Johnson sarebbe stata questa politica americana «a convincere tanta brava gente in tutto il mondo islamico che gli Stati Uniti sono un implacabile nemico». Così si spiegherebbe il virulento anti-americanismo diffuso nel mondo musulmano e che oggi tanto sorprende gli Stati Uniti ed i loro alleati.

Esatta o meno che sia l' analisi di Chalmers Johnson, è evidente che al fondo di tutti i problemi odierni degli americani e nostri nel Medio Oriente c'è, a parte la questione israeliano-palestinese, la ossessiva preoccupazione occidentale di far restare nelle mani di regimi «amici», qualunque essi fossero, le riserve petrolifere della regione.
Questa è stata la trappola. L' occasione per uscirne è ora.

Perché non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perché non studiamo davvero, come avremmo potuto già fare da una ventina d' anni, tutte le possibili fonti alternative di energia? Ci eviteremmo così d' essere coinvolti nel Golfo con regimi non meno repressivi ed odiosi dei talebani; ci eviteremmo i sempre più disastrosi «contraccolpi» che ci verranno sferrati dagli oppositori a quei regimi, e potremmo comunque contribuire a mantenere un migliore equilibrio ecologico sul pianeta. Magari salviamo così anche l' Alaska che proprio un paio di mesi fa è stata aperta ai trivellatori, guarda caso dal presidente Bush, le cui radici politiche - tutti lo sanno - sono fra i petrolieri.

A proposito del petrolio, Oriana, sono certo che anche tu avrai notato come, con tutto quel che si sta scrivendo e dicendo sull' Afghanistan, pochissimi fanno notare che il grande interesse per questo paese è legato al fatto d' essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dell' Asia Centrale (vale a dire di quelle repubbliche ex-sovietiche ora tutte, improvvisamente, alleate con gli Stati Uniti) verso il Pakistan, l' India e da lì nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dall' Iran.

Nessuno in questi giorni ha ricordato che, ancora nel 1997, due delegazioni degli «orribili» talebani sono state ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, con la consulenza niente di meno che di Henry Kissinger, si è impegnata col Turkmenistan a costruire quell' oleodotto attraverso l' Afghanistan. È dunque possibile che, dietro i discorsi sulla necessità di proteggere la libertà e la democrazia, l' imminente attacco contro l' Afghanistan nasconda anche altre considerazioni meno altisonanti, ma non meno determinanti.

È per questo che nell' America stessa alcuni intellettuali cominciano a preoccuparsi che la combinazione fra gli interessi dell' industria petrolifera con quelli dell' industria bellica - combinazione ora prominentemente rappresentata nella compagine al potere a Washington - finisca per determinare in un unico senso le future scelte politiche americane nel mondo e per limitare all' interno del paese, in ragione dell' emergenza anti-terrorismo, i margini di quelle straordinarie libertà che rendono l' America così particolare.

Il fatto che un giornalista televisivo americano sia stato redarguito dal pulpito della Casa Bianca per essersi chiesto se l' aggettivo «codardi», usato da Bush, fosse appropriato per i terroristi-suicidi, così come la censura di certi programmi e l' allontanamento da alcuni giornali, di collaboratori giudicati non ortodossi, hanno aumentato queste preoccupazioni.

L' aver diviso il mondo in maniera - mi pare - «talebana», fra «quelli che stanno con noi e quelli contro di noi», crea ovviamente i presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui l' America ha già sofferto negli anni Cinquanta col maccartismo, quando tanti intellettuali, funzionari di Stato ed accademici, ingiustamente accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti, vennero perseguitati, processati e in moltissimi casi lasciati senza lavoro.

Il tuo attacco, Oriana - anche a colpi di sputo - alle «cicale» ed agli intellettuali «del dubbio» va in quello stesso senso. Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l' aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto d' aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande.

In questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace.

Purtroppo anche qui da noi, specie nel mondo «ufficiale» della politica e dell' establishment mediatico, c' è stata una disperante corsa alla ortodossia. È come se l' America ci mettesse già paura. Capita così di sentir dire in televisione a un post-comunista in odore di una qualche carica nel suo partito, che il soldato Ryan è un importante simbolo di quell' America che per due volte ci ha salvato. Ma non c'era anche lui nelle marce contro la guerra americana in Vietnam?

Per i politici - me ne rendo conto - è un momento difficilissimo. Li capisco e capisco ancor più l' angoscia di qualcuno che, avendo preso la via del potere come una scorciatoia per risolvere un piccolo conflitto di interessi terreni si ritrova ora alle prese con un enorme conflitto di interessi divini, una guerra di civiltà combattuta in nome di Iddio e di Allah. No. Non li invidio, i politici.

Siamo fortunati noi, Oriana. Abbiamo poco da decidere e non trovandoci in mezzo ai flutti del fiume, abbiamo il privilegio di poter stare sulla riva a guardare la corrente. Ma questo ci impone anche grandi responsabilità come quella, non facile, di andare dietro alla verità e di dedicarci soprattutto «a creare campi di comprensione, invece che campi di battaglia», come ha scritto Edward Said, professore di origine palestinese ora alla Columbia University, in un saggio sul ruolo degli intellettuali uscito proprio una settimana prima degli attentati in America.

Il nostro mestiere consiste anche nel semplificare quel che è complicato. Ma non si può esagerare, Oriana, presentando Arafat come la quintessenza della doppiezza e del terrorismo ed indicando le comunità di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi. Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio che imparassero, a lezione di religione, anche che cosa è l' Islam? Che a lezione di letteratura leggessero anche Rumi o il da te disprezzato Omar Kayan? Non sarebbe meglio che ci fossero quelli che studiano l' arabo, oltre ai tanti che già studiano l' inglese e magari il giapponese? Lo sai che al ministero degli Esteri di questo nostro paese affacciato sul Mediterraneo e sul mondo musulmano, ci sono solo due funzionari che parlano arabo? Uno attualmente è, come capita da noi, console ad Adelaide in Australia.

Mi frulla in testa una frase di Toynbee: «Le opere di artisti e letterati hanno vita più lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti ed i filosofi vanno più in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di più di tutti gli altri messi assieme».

Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per «gli altri», per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di arrivare e tornò indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante l' assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati («vide il male ed il peccato»), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non c' era ancora la Cnn - era il 1219 - perché sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quell' incontro.

Certo fu particolarissimo perché, dopo una chiacchierata che probabilmente andò avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all' accampamento dei crociati.

Mi diverte pensare che l' uno disse all' altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d' accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: «Ama il prossimo tuo come te stesso».

Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressività e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia.

Ma oggi? Non fermarla può voler dire farla finire. Ti ricordi, Oriana, Padre Balducci che predicava a Firenze quando noi eravamo ragazzi? Riguardo all' orrore dell' olocausto atomico pose una bella domanda: «La sindrome da fine del mondo, l' alternativa fra essere e non essere, hanno fatto diventare l' uomo più umano?». A guardarsi intorno la risposta mi pare debba essere «No».

Ma non possiamo rinunciare alla speranza. «Mi dica, che cosa spinge l' uomo alla guerra?», chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. «È possibile dirigere l' evoluzione psichica dell' uomo in modo che egli diventi più capace di resistere alla psicosi dell' odio e della distruzione?» Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che c' era da sperare: l' influsso di due fattori - un atteggiamento più civile, ed il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire. Giusto in tempo la morte risparmiò a Freud gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

Non li risparmiò invece ad Einstein, che divenne però sempre più convinto della necessità del pacifismo. Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse all' umanità un ultimo appello per la sua sopravvivenza: «Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto».

Per difendersi, Oriana, non c' è bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c' è bisogno d' ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni. M' è sempre piaciuta nei Jataka, le storie delle vite precedenti di Buddha, quella in cui persino lui, epitome della non violenza, in una incarnazione anteriore uccide. Viaggia su una barca assieme ad altre 500 persone. Lui, che ha già i poteri della preveggenza, «vede» che uno dei passeggeri, un brigante, sta per ammazzare tutti e derubarli e lui lo previene buttandolo nell' acqua ad affogare per salvare gli altri.

Essere contro la pena di morte non vuol dire essere contro la pena in genere ed in favore della libertà di tutti i delinquenti. Ma per punire con giustizia occorre il rispetto di certe regole che sono il frutto dell' incivilimento, occorre il convincimento della ragione, occorrono delle prove.
I gerarchi nazisti furono portati dinanzi al Tribunale di Norimberga; quelli giapponesi responsabili di tutte le atrocità commesse in Asia, furono portati dinanzi al Tribunale di Tokio prima di essere, gli uni e gli altri, dovutamente impiccati. Le prove contro ognuno di loro erano schiaccianti. Ma quelle contro Osama Bin Laden? «Noi abbiamo tutte le prove contro Warren Anderson, presidente della Union Carbide. Aspettiamo che ce lo estradiate», scrive in questi giorni dall' India agli americani, ovviamente a mo' di provocazione, Arundhati Roy, la scrittrice de Il Dio delle piccole cose: una come te, Oriana, famosa e contestata, amata ed odiata. Come te, sempre pronta a cominciare una rissa, la Roy ha usato della discussione mondiale su Osama Bin Laden per chiedere che venga portato dinanzi ad un tribunale indiano il presidente americano della Union Carbide responsabile dell' esplosione nel 1984 nella fabbrica chimica di Bhopal in India che fece 16.000 morti. Un terrorista anche lui? Dal punto di vista di quei morti forse sì.

L' immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del «nemico» da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell' Afghanistan, ordina l' attacco alle Torri Gemelle; è l' ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il «terrorista» possa essere l' uomo d' affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo.

E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame? Questo non è relativismo.

Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarà difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare. I governi occidentali oggi sono uniti nell' essere a fianco degli Stati Uniti; pretendono di sapere esattamente chi sono i terroristi e come vanno combattuti. Molto meno convinti però sembrano i cittadini dei vari paesi. Per il momento non ci sono state in Europa dimostrazioni di massa per la pace; ma il senso del disagio è diffuso così come è diffusa la confusione su quel che si debba volere al posto della guerra.

«Dateci qualcosa di più carino del capitalismo», diceva il cartello di un dimostrante in Germania. «Un mondo giusto non è mai NATO», c' era scritto sullo striscione di alcuni giovani che marciavano giorni fa a Bologna. Già.

Un mondo «più giusto» è forse quel che noi tutti, ora più che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalità ed ispirato ad un po' più di moralità.

La vastissima, composita alleanza che Washington sta mettendo in piedi, rovesciando vecchi schieramenti e riavvicinando paesi e personaggi che erano stati messi alla gogna, solo perché ora tornano comodi, è solo l' ennesimo esempio di quel cinismo politico che oggi alimenta il terrorismo in certe aree del mondo e scoraggia tanta brava gente nei nostri paesi. Gli Stati Uniti, per avere la maggiore copertura possibile e per dare alla guerra contro il terrorismo un crisma di legalità internazionale, hanno coinvolto le Nazioni Unite, eppure gli Stati Uniti stessi rimangono il paese più reticente a pagare le proprie quote al Palazzo di Vetro, sono il paese che non ha ancora ratificato né il trattato costitutivo della Corte Internazionale di Giustizia, né il trattato per la messa al bando delle mine anti-uomo e tanto meno quello di Kyoto sulle mutazioni climatiche. L' interesse nazionale americano ha la meglio su qualsiasi altro principio. Per questo ora Washington riscopre l' utilità del Pakistan, prima tenuto a distanza per il suo regime militare e punito con sanzioni economiche a causa dei suoi esperimenti nucleari; per questo la Cia sarà presto autorizzata di nuovo ad assoldare mafiosi e gangster cui affidare i «lavoretti sporchi» di liquidare qua e là nel mondo le persone che la Cia stessa metterà sulla sua lista nera.

Eppure un giorno la politica dovrà ricongiungersi con l' etica se vorremo vivere in un mondo migliore: migliore in Asia come in Africa, a Timbuctu come a Firenze. A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa città mi fa male e mi intristisce. Tutto è cambiato, tutto è involgarito. Ma la colpa non è dell' Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una città bottegaia, prostituita al turismo! È successo dappertutto. Firenze era bella quando era più piccola e più povera. Ora è un obbrobrio, ma non perché i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perché i filippini si riuniscono il giovedì in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione.

È così perché anche Firenze s' è «globalizzata», perché non ha resistito all' assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato. Nel giro di due anni da una bella strada del centro in cui mi piaceva andare a spasso è scomparsa una libreria storica, un vecchio bar, una tradizionalissima farmacia ed un negozio di musica. Per far posto a che? A tanti negozi di moda. Credimi, anch' io non mi ci ritrovo più. Per questo sto, anch' io ritirato, in una sorta di baita nell' Himalaya indiana dinanzi alle più divine montagne del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lì maestose ed immobili, simbolo della più grande stabilità, eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermanenti come tutto in questo mondo. La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu.

Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d' erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte.

_________________






Messaggio all'umanità: TORNA!



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17/11/2015 17:32

Silvia questi non sono articoli, questi sono libri.
Se qualche d'uno vuol discutere ok, però ci terrei a precisare che questo è un forum non un Università, ai tempi il Robert w la foiga venne messo al muro x i suoi libri. [SM=x44458]
Sondaggio Sky- 86% si a bombardamenti in Siria- 14% no a bombardamenti in Siria, hai voglia a scrivere la gente la sua idea se le già fatta, dei profughi di guerra non frega niente a nessuno, noi siamo di qua, loro sono di là, noi paghiamo di qua, e loro non pagano ne di qua ne di la.
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Re:
pliskiss, 17/11/2015 17:32:


Sondaggio Sky- 86% si a bombardamenti in Siria- 14% no a bombardamenti in Siria, hai voglia a scrivere la gente la sua idea se le già fatta, dei profughi di guerra non frega niente a nessuno, noi siamo di qua, loro sono di là, noi paghiamo di qua, e loro non pagano ne di qua ne di la.




Plis, i sondaggi servono solo a manipolare la gente,
e su questo argomento era abbastanza facile prevedere un esito simile,
specialmente dopo un strage dl genere.
Però fatti qualche domanda, cosa hanno risolto con i borbardamenti negli ultimi anni?
nulla, e ogni volta la situazione peggiora, quindi perchè insistono?
semplice, le guerre sfoltiscono il pianeta producendo utili agli stati più potenti. [SM=x44458]

Se non ricordo male, in un sondaggio gli italiani avevano espresso parere contrario al coinvolgimento dell'italia nella guerra in iraq,
ma ciò nonostante hanno fatto parte della coalizione in barba alla costituzione.
come vedi volente o nolente, fanno quello che gli conviene, se sei d'accordo bene, se non sei d'accordo lo fanno lo stesso[SM=x44464]
[Modificato da riccardo60 17/11/2015 19:10]
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Re: Re:
riccardo60, 17/11/2015 19:03:




Plis, i sondaggi servono solo a manipolare la gente,
e su questo argomento era abbastanza facile prevedere un esito simile,
specialmente dopo un strage dl genere.
Però fatti qualche domanda, cosa hanno risolto con i borbardamenti negli ultimi anni?
nulla, e ogni volta la situazione peggiora, quindi perchè insistono?
semplice, le guerre sfoltiscono il pianeta producendo utili agli stati più potenti. [SM=x44458]

Se non ricordo male, in un sondaggio gli italiani avevano espresso parere contrario al coinvolgimento dell'italia nella guerra in iraq,
ma ciò nonostante hanno fatto parte della coalizione in barba alla costituzione.
come vedi volente o nolente, fanno quello che gli conviene, se sei d'accordo bene, se non sei d'accordo lo fanno lo stesso[SM=x44464]



Certamente Ric, i sondaggi ci vuole un attimo a manipolarli a tuo favore, una volta lavoravo oggi spesso sono in giro e da venerdi scorso sento le opinioni della gente, e posso dire che la gente è tutta x il massacro di questa gente, penso sia statistica pure quella considerando che tanti sondaggi dicono che li fanno con l'opinione della gente, solo uno ho sentito dire" sono andati la ad ammazzare donne e bambini e questi ti hanno ripagato" una voce fuori dal coro che è stata subito isolata [SM=x44452] un altra cosa che ho notato è che oramai nei luoghi siamo 3 italiani e 5 musulmani e tanta gente ha paura a parlare, questi fanno finta di niente e fanno finta di non capire, però alla prima parola storta ti guardano male.
Segnale di sottomissione [SM=x44458]
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Re: Re: Re:
pliskiss, 17/11/2015 19:28:



Certamente Ric, i sondaggi ci vuole un attimo a manipolarli a tuo favore, una volta lavoravo oggi spesso sono in giro e da venerdi scorso sento le opinioni della gente, e posso dire che la gente è tutta x il massacro di questa gente, penso sia statistica pure quella considerando che tanti sondaggi dicono che li fanno con l'opinione della gente, solo uno ho sentito dire" sono andati la ad ammazzare donne e bambini e questi ti hanno ripagato" una voce fuori dal coro che è stata subito isolata [SM=x44452] un altra cosa che ho notato è che oramai nei luoghi siamo 3 italiani e 5 musulmani e tanta gente ha paura a parlare, questi fanno finta di niente e fanno finta di non capire, però alla prima parola storta ti guardano male.
Segnale di sottomissione [SM=x44458]



Si, le sento anch'io le opinioni della gente, anche al lavoro,
purtroppo la paura fa' brutti scherzi, tu vivi in una grande città e il problema è più sentito,
io invece vivo in un paese piccolo e la cosa non è cosi sentita,
quindi ci basiamo sull'informazione e quella lascia un po' a desiderare.

Secondo me bisognerebbe fare uno sforzo e sentire un po' tutte le campane,
ad esempio, si dice che in francia, almeno un paio d'ore prima degli attacchi,
le forze dell'ordine avevano cominciato a deviare il traffico dalle zone calde,
se fosse vero tu cosa penseresti? [SM=x44473]
[Modificato da riccardo60 17/11/2015 19:59]
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17/11/2015 20:00

Re:
Leonessa73, 17/11/2015 16:00:

Il Sultano e San Francesco
di Tiziano Terzani

(la risposta alla Fallaci, 7/10/2001
si possono sostituire le parole "torri gemelle" con strage di Parigi, il senso non cambia di un millimetro, ndr)


Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.

Niente nella storia umana è semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro c'è raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell' evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti. L' attacco alle Torri Gemelle è uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti.



Mi ha fatto riflettere questa frase, mi ricordano le parole di molti anni fa di D'Alema e le più recenti di Di Battista, entrambi sono stati criticati molto per la paventata intenzione di voler intessere relazioni diplomatiche coi terroristi, perchè togliere ai terroristi i pretesti per i loro attentati è come fare delle concessioni, l'unica che si può fare è operare secondo giustizia, ma in MO la diplomazia internazionale ha già fallito, è inerme.

A questo punto l'unica strada praticabile nell'immediato è togliere ai terroristi quanto più possibile la possibilità di nuocere, armi, soldi, finanziatori.
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17/11/2015 20:23

Re:
Leonessa73, 17/11/2015 16:00:

Il Sultano e San Francesco
di Tiziano Terzani





O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c' è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmen questa.





E aggiungo senza timore di essere smentito che non ci sarà mai nemmeno in futuro una guerra che metterà fine a tutte le guerre, ed il motivo è abbastanza palese, senza guerre il potere economico e sopratutto quello militare cesserebbe di esistere. [SM=x44458]

Poi se vogliamo discutere sulla "profezia" della Fallaci, trovo interessante questo articolo:
www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/16/attentati-parigi-alla-fallaci-scriverei-scusati-tu-oriana/...
articolo di uno scrittore (che non conosco) che prova a confutare la tesi della Fallaci stessa.
per capire cosa intende lo scrittore quando scrive che la Fallaci ha intervistato molti potenti di allora, si riferisce al libro "l'intervista con la storia" forse il libro più interessante della Fallaci. [SM=x44458]
[Modificato da riccardo60 17/11/2015 20:29]
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