Tutto ebbe inizio nel 1547, quando al non ancora re di Francia (sarebbe stato incoronato di lì a poco)
Enrico II venne fatto uno strano dono: un ragazzo peloso.
Le cronache non riportano chi fece questo curioso presente al futuro re, ma riportano altresì una descrizione dettagliata del ragazzo, di circa dieci anni, molto bello ma con il volto, dorso e torace ricoperto di peli.
Il ragazzo proveniva dall’isola di Tenerife dove pare fosse figlio di una famiglia di nobili locali.
Il piccolo peloso venne preso a benevolenza da Enrico II che lo accolse a corte, lo fece studiare fino a beneficiarlo del titolo di Don, un titolo che all’epoca veniva dato alla nobiltà, anche se pare che a corte lo chiamassero “Barbet” per via della somiglianza con quella razza di cane. Gli venne scelta anche una moglie Catherine, una donna francese, molto bella e giovanissima che gli diede una prole assai numerosa, almeno 7 figli, alcuni dei quali pelosi, altri glabri.
Dopo la morte di Enrico II nel 1559, e della moglie Caterina de’Medici nel 1589, la famiglia Gonzales si trasferì a Parma, intorno al 1591 alla corte di Ranuccio Farnese.
Qui la famiglia visse una vita piuttosto appartata, una delle figlie, Antonietta, venne donata alla marchesa di Soragna, Isabella Pallavicini che pare la portasse con se in tutti i suoi viaggi e a Bologna venne visitata dal celebre naturalista Ulisse Aldrovandi.
Litratto di Antonietta Gonzales, attribuito a Lavinia Fontana, Blois, Musée du Chateau
Enrico, invece, il primo figlio maschio, nel 1595 prese la strada per Roma, donato da Ranuccio Farnese al fratello Odoardo , che già da un po’ lo pregava di mandargli alla sua corte romana uno dei pelosi. Qui Enrico, detto Arrigo, verrà ritratto da Agostino Carracci in un celebre dipinto a tre assieme a Pietro il matto e Amon il nano.
Agostino Carracci, Arrigo peloso, Pietro Matto, Amon nano et altre bestie, Napoli, Museo di Capodimonte
Dopo qualche anno otterrà una propria residenza sempre alle dipendenze di Odoardo Farnese a Capodimonte (Viterbo) un piccolo villaggio sul lago di Bolsena dove di lì a poco riunirà i membri superstiti della famiglia, compreso il padre ormai anziano (visse fino a circa ottant’anni) e dove arrotonderà il vitalizio del cardinale con piccoli traffici non proprio leciti, si sposerà ben quattro volte e avrà almeno sei figli, tutti morti molto piccoli. Sicuramente il primogenito nacque peloso.
Orazio fratello più giovane di Enrico dopo essere giunto a Capodimonte si sposerà una ragazza del posto, che gli darà tre figli, di cui solo il primogenito, Giacomo sopravviverà. Lo stesso Orazio morirà assai giovane, nel 1628 all’età di trentasette anni.
Stefano della Bella, Ritratto di Orazio Gonzales
Maddalena la prima figlia di Don Pedro, non seguì la famiglia a Capodimonte, in quanto già sposata a Parma con tal Giovan Maria un “canettiere”, grande esperto di cani, col quale ebbe una figlia, Caterina (che stando alla descrizione di Aldrovandi era pelosa come la madre).
Ritratto immaginario di una ragazza pelosa, attribuito a Lavinia Fontana, disegno, New York, Pierpont Morgan Library
Le notizie sulla famiglia Gonzales si perdono nelle trame della storia, e delle discendenze non sappiamo più nulla.
La leggenda vuole che lei svenne quando le dissero chi sarebbe stato il suoi futuro sposo, ma che successivamente il “selvaggio” si rivelò un marito e padre dolce e affabile. Non sappiamo se questi particolari si riferiscano alla verità, le cronache dell’epoca non ne parlano, sta di fatto che il loro matrimonio fu un matrimonio combinato dalla stessa Caterina de Medici, scegliendo la moglie probabilmente tra le sue damigelle, forse convincendola con la promessa di una grossa dote.
Ecco così che per capriccio di un reale, si è potuto realizzare un altro mito del folklore e della letteratura occidentale, quello della bella e la bestia.
La Belle et la Bête, Mercedes Mayer
E’ un mito antichissimo che viene descritto per la prima volta in letteratura da Apuelio, nella favola di Amore e Psiche, dove un padre è costretto per salvarsi la vita a dare in sposa la sua unica e bellissima figlia a un uomo dall’aspetto animalesco, che poi risulta essere in realtà un raffinato principe. La fiaba era, al tempo del matrimonio dei Gonzales, assai nota perché venne riscritta in quegli anni dallo scrittore lombardo Francesco Straparola e pubblicata prima nel 1550 poi in seconda edizione nel 1553 a Venezia con il titolo di Le piacevoli notti, ed è probabile che Caterina de’ Medici, si fosse ispirata proprio a questa fiaba nel voler combinare questo bizzarro matrimonio.
"La bruttezza è insignificante, la deformità è grandiosa. La bruttezza è un ghigno diabolico dietro la bellezza; la deformità è affine al sublime."
Victor Hugo, L’uomo che ride
Cosa possa aver provato la povera Catherine durante la prima notte di nozze non ci è dato sapere, possiamo solo immaginare le risatine e le battute delle amiche sulla possibile sessualità dell’uomo selvaggio, non sappiamo se la poverina abbia provato un’iniziale repulsione di fronte al “mostro” peloso o se ne sia invece stata incuriosita. Sicuramente ebbero una vita sessuale assai attiva visto che la loro numerosa prole fu inconfondibilmente opera di don Pedro, la peluria dei pargoletti è una prova più sicura del test del DNA.
Pedro ed Enrico, padre e figlio, da Monstrorum Historia di Ulisse Aldrovandi
Ma se la progenie maschile della coppia non ha avuto difficoltà nel trovare moglie (Enrico, il primogenito si sposò ben quattro volte), la peluria seppur fitta rimane comunque sinonimo di virilità, per le donne pelose della famiglia la questione è assai diversa. Dei figli maschi pelosi di Don Pedro si hanno notizie certe, si sa quasi tutto, delle femmine, nonostante almeno due di loro vissero sicuramente a lungo si perdono quasi subito le tracce, doppiamente discriminate, in quanto donne e pelose, non devono aver avuto vita facile in quegli anni.
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.