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Capodimonte e la vera storia de "La Bella e la Bestia"

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2023 15:27
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si svolse nell'incantevole Palazzo Farnese di Capodimonte sul lago di Bolsena (Tuscia viterbese)
La vera storia della ‘Bella e la bestia’ si è svolta sul lago di Bolsena


La vera storia della ‘Bella e la bestia’ si è svolta sul lago di Bolsena


Quella che vi raccontiamo oggi è un'incredibile storia, che si è affacciata anche sulle sponde del lago di Bolsena.
Una storia che ha alimentato una delle favole più famose del mondo: 'La Bella e la bestia'.

Immaginateli affacciarsi sul lago di Bolsena, dalla loro casa a Capodimonte presso la corte del principe di Parma. ‘La Bella e la bestia’ sembra siano esisti davvero, o almeno da una storia vera sarebbe arrivato il centro, l’asse, di questa famosa favola europea. Ma chi era “la bestia”? Il suo nome è Pedro Gonzales e siamo nel ‘500. 

Oggi definiremmo Pedro una persona affetta da ipertricosi, una malattia estremamente rara e che iniziò a essere studiata da un punto di vista scientifico solo nella seconda metà dell’Ottocento. L’ipertricosi comporta la crescita abnorme di peli sull’intero corpo, faccia compresa. Nel Cinquecento una persona con questa malattia era in realtà considerata un selvaggio. La pelosità infatti era il tratto distintivo dei selvaggi di cui aveva favoleggiato l’Ariosto nell’Orlando Furioso, molto letto nelle corti d’Europa e diffuso in forma orale anche presso le classi contadine. Inoltre Pedro aveva anche altre “carte in regola” per poter essere definito in quel tempo un selvaggio. Fece la sua comparsa in Europa all’interno di una gabbia, portato in dono al matrimonio del Re di Francia Enrico II con Caterina dei Medici. Era stato catturato a Tenerife e faceva parte dell’etnia dei Guanci, l’ultima a piegarsi alla colonizzazione spagnola delle Canarie. L’arrivo del selvaggio alla corte di Francia fece rapidamente il giro del continente. Il re decise di educare questo “singolare” essere umano come un cortigiano. In poco tempo Pedro divenne colto, educato e sensibile. 

A questo punto entra in scena Caterina de’ Medici, che si mette in testa di trovare una moglie al selvaggio, con l’obiettivo di generare una dinastia di selvaggi al servizio del re di Francia. Caterina scelse di persona la sposa: bella e robusta. Dall’unione nacquero due primi figli che rappresentarono una delusione per la regina: non avevano un pelo. Il terzo e il quarto invece ereditarono l’aspetto del padre. All’epoca le corti si divertivano a competere tra loro anche nella collezione di animali esotici. Avere con sé addirittura dei selvaggi rappresentava elemento di vanto e prestigio. Iniziarono a circolare per l’Europa diversi quadri con raffigurato Pedro e i suoi figli pelosi. Da questa storia avrebbe tratto origine la favola de ‘La Bella e la bestia”, che inizia a circolare in europa proprio nella seconda metà del ‘500.

Ma come arriva sulle sponde del lago di Bolsena questa strana famiglia? Con la rovina della dinastia Valois, venne ceduto dalla corona francese ai principi di Parma. Ranuccio Farnese riconobbe a Pedro dignità e rango di gentiluomo, chiedendo in cambio qualche esibizione pubblica. La famiglia “di mostri” finì quindi sulle sponde del lago di Bolsena, nella Capodimonte che all’epoca era sotto il dominio dei principi di Parma (i Farnese). 

Tutta questa storia è stata ricostruita da Roberto Zapperi
nel libro L’ incredibile storia di Pedro Gonzales e dei suoi figli’ (Donzelli Editore, pagg. 181, euro 21,50). 


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Petrus Gonsalvus



Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.





Petrus Gonsalvus, Camera dell'arte e delle curiosità del castello di Ambras (Tirolo)




Petrus Gonsalvus (Tenerife, 1537Capodimonte, 1618) è stato un nobile spagnolo (nome originale Pedro Gonzalez), appartenente alla corte di Enrico II di Francia. È noto per essere stato affetto da ipertricosi. Per questo motivo è conosciuto anche come "Salvaje Gentilhombre de Tenerife" e "Hombre Lobo Canario".


Biografia


Nacque nel 1537 a Tenerife, dopo la conquista dell'isola da parte di Alonso Fernández de Lugo. A dieci anni fu portato in Francia, alla corte di Enrico II, dove rimase per 44 anni. Apprese le discipline umanistiche e la lingua latina. Gli fu concesso di utilizzare l'appellativo onorifico "Don", essendo discendente di un re Guanci.



Joris Hoefnagel, Ritratto di Pedro Gonzales e di Catherine Gonzales, Washinton, National Gallery


Nel 1573 sposò la bellissima Catherine, ritenuta damigella d'onore della regina Caterina de' Medici, dalla quale ebbe sei figli, quattro dei quali affetti da ipertricosi, tra cui Antonietta Gonsalvus. Tra il 1580 e il 1590 Petrus Gonsalvus si recò con la famiglia in Italia, dove soggiornò alla corte di Margherita di Parma. Si stabilì in seguito a Capodimonte, dove morì nel 1618.

È considerato uno dei personaggi più noti dell'Europa del suo tempo. Particolari della sua vita si trovano tra l'altro nell'Archivio Vaticano e in archivi di Roma e Napoli. Si ritiene che Petrus Gonsalvus e la sua famiglia siano i più antichi casi di ipertricosi descritti in Europa.

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Tutto ebbe inizio nel 1547, quando al non ancora re di Francia (sarebbe stato incoronato di lì a poco) Enrico II venne fatto uno strano dono: un ragazzo peloso.
Le cronache non riportano chi fece questo curioso presente al futuro re, ma riportano altresì una descrizione dettagliata del ragazzo, di circa dieci anni, molto bello ma con il volto, dorso e torace ricoperto di peli.


Il ragazzo proveniva dall’isola di Tenerife dove pare fosse figlio di una famiglia di nobili locali.
Il piccolo peloso venne preso a benevolenza da Enrico II che lo accolse a corte, lo fece studiare fino a beneficiarlo del titolo di Don, un titolo che all’epoca veniva dato alla nobiltà, anche se pare che a corte lo chiamassero “Barbet” per via della somiglianza con quella razza di cane. Gli venne scelta anche una moglie Catherine, una donna francese, molto bella e giovanissima che gli diede una prole assai numerosa, almeno 7 figli, alcuni dei quali pelosi, altri glabri.

Dopo la morte di Enrico II nel 1559, e della moglie Caterina de’Medici nel 1589, la famiglia Gonzales si trasferì a Parma, intorno al 1591 alla corte di Ranuccio Farnese.
Qui la famiglia visse una vita piuttosto appartata, una delle figlie, Antonietta, venne donata alla marchesa di Soragna, Isabella Pallavicini che pare la portasse con se in tutti i suoi viaggi e a Bologna venne visitata dal celebre naturalista Ulisse Aldrovandi.

antonietta

Litratto di Antonietta Gonzales, attribuito a Lavinia Fontana, Blois, Musée du Chateau

Enrico, invece, il primo figlio maschio, nel 1595 prese la strada per Roma, donato da Ranuccio Farnese al fratello Odoardo , che già da un po’ lo pregava di mandargli alla sua corte romana uno dei pelosi. Qui Enrico, detto Arrigo, verrà ritratto da Agostino Carracci in un celebre dipinto a tre assieme a Pietro il matto e Amon il nano.

Agostino Carracci, Arrigo peloso, Pietro Matto, Amon nano et altre bestie, Napoli, Museo di Capodimonte

Agostino Carracci, Arrigo peloso, Pietro Matto, Amon nano et altre bestie, Napoli, Museo di Capodimonte

Dopo qualche anno otterrà una propria residenza sempre alle dipendenze di Odoardo Farnese a Capodimonte (Viterbo) un piccolo villaggio sul lago di Bolsena dove di lì a poco riunirà i membri superstiti della famiglia, compreso il padre ormai anziano (visse fino a circa ottant’anni) e dove arrotonderà il vitalizio del cardinale con piccoli traffici non proprio leciti, si sposerà ben quattro volte e avrà almeno sei figli, tutti morti molto piccoli. Sicuramente il primogenito nacque peloso.



Orazio fratello più giovane di Enrico dopo essere giunto a Capodimonte si sposerà una ragazza del posto, che gli darà tre figli, di cui solo il primogenito, Giacomo sopravviverà. Lo stesso Orazio morirà assai giovane, nel 1628 all’età di trentasette anni.

Stefano della Bella, Ritratto di Orazio Gonzales

Stefano della Bella, Ritratto di Orazio Gonzales

Maddalena la prima figlia di Don Pedro, non seguì la famiglia a Capodimonte, in quanto già sposata a Parma con tal Giovan Maria un “canettiere”, grande esperto di cani, col quale ebbe una figlia, Caterina (che stando alla descrizione di Aldrovandi era pelosa come la madre).

Ritratto immaginario di una ragazza pelosa, attribuito a Lavinia Fontana, disegno, New York, Pierpont Morgan Library

Ritratto immaginario di una ragazza pelosa, attribuito a Lavinia Fontana, disegno, New York, Pierpont Morgan Library

Le notizie sulla famiglia Gonzales si perdono nelle trame della storia, e delle discendenze non sappiamo più nulla.

La leggenda vuole che lei svenne quando le dissero chi sarebbe stato il suoi futuro sposo, ma che successivamente il “selvaggio” si rivelò un marito e padre dolce e affabile. Non sappiamo se questi particolari si riferiscano alla verità, le cronache dell’epoca non ne parlano, sta di fatto che il loro matrimonio fu un matrimonio combinato dalla stessa Caterina de Medici, scegliendo la moglie probabilmente tra le sue damigelle, forse convincendola con la promessa di una grossa dote.
Ecco così che per capriccio di un reale, si è potuto realizzare un altro mito del folklore e della letteratura occidentale, quello della bella e la bestia.

La Belle et la Bête, Mercedes Mayer

La Belle et la Bête, Mercedes Mayer

E’ un mito antichissimo che viene descritto per la prima volta in letteratura da Apuelio, nella favola di Amore e Psiche, dove un padre è costretto per salvarsi la vita a dare in sposa la sua unica e bellissima figlia a un uomo dall’aspetto animalesco, che poi risulta essere in realtà un raffinato principe. La fiaba era, al tempo del matrimonio dei Gonzales, assai nota perché venne riscritta in quegli anni dallo scrittore lombardo Francesco Straparola e pubblicata prima nel 1550 poi in seconda edizione nel 1553 a Venezia con il titolo di Le piacevoli notti, ed è probabile che Caterina de’ Medici, si fosse ispirata proprio a questa fiaba nel voler combinare questo bizzarro matrimonio.

 

 

"La bruttezza è insignificante, la deformità è grandiosa. La bruttezza è un ghigno diabolico dietro la bellezza; la deformità è affine al sublime."
Victor Hugo, L’uomo che ride

Cosa possa aver provato la povera Catherine durante la prima notte di nozze non ci è dato sapere, possiamo solo immaginare le risatine e le battute delle amiche sulla possibile sessualità dell’uomo selvaggio, non sappiamo se la poverina abbia provato un’iniziale repulsione di fronte al “mostro” peloso o se ne sia invece stata incuriosita. Sicuramente ebbero una vita sessuale assai attiva visto che la loro numerosa prole fu inconfondibilmente opera di don Pedro, la peluria dei pargoletti è una prova più sicura del test del DNA.

Pedro ed Enrico, padre e figlio, da Monstrorum Historia di Ulisse Aldrovandi

Pedro ed Enrico, padre e figlio, da Monstrorum Historia di Ulisse Aldrovandi

Ma se la progenie maschile della coppia non ha avuto difficoltà nel jojotrovare moglie (Enrico, il primogenito si sposò ben quattro volte), la peluria seppur fitta rimane comunque sinonimo di virilità, per le donne pelose della famiglia la questione è assai diversa. Dei figli maschi pelosi di Don Pedro si hanno notizie certe, si sa quasi tutto, delle femmine, nonostante almeno due di loro vissero sicuramente a lungo si perdono quasi subito le tracce, doppiamente discriminate, in quanto donne e LIONEL-The-Lion-Faced-Boy-366x500pelose, non devono aver avuto vita facile in quegli anni.


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Non pensavo che la fiaba della Bella e la Bestia avesse questo fondo di verità e questa romantica ambientazione... [SM=x44450]
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