Roma, 1 dicembre 2016 - Ogni due minuti un adolescente viene infettato dall’Hiv. È questa l’inquietante stima rivelata dall’Unicef, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids. E purtroppo il dato peggiora, sempre stando a quanto sostiene l’ageniza Onu: infatti, secondo le sue stime le nuove infezioni tra gli adolescenti, specialmente in età compresa tra i 15 e i 19 anni, cresceranno dalle 250mila registrate nel 2015 alle 400mila all’anno entro il 2030. Ma questo allarmante panorama si può evitare, se si faranno progressi nel raggiungere e informare i giovani.


Nel nuovo rapporto di Unicef viene poi specificato come siano soprattutto le donne (due terzi del totale) a essere infettate dall’Hiv. E mentre le morti per Aids sono in calo per tutte le altre fasce di età dal 2010, tra gli adolescenti i decessi sono purtroppo aumentati, specialmente nell’Africa sub-sahariana.


Del resto, l’Aids rimane una delle maggiori cause di morte tra gli adolescenti nel mondo. Secondo il rapporto sui bambini e l’Aids “For Every Child”, nel 2015 il virus è costato la vita a 41mila ragazzi tra i 10 e i 19 anni (l’87% dei quali nell’Africa sub-sahariana), mentre erano 1 milione e 800mila i loro coetanei a conviverci (l’80% dei quali nell’Africa sub-sahariana).


 


 

Un dato positivo, però, c’è: sono stati considerevoli i passi avanti nella prevenzione della trasmissione dell’Hiv dall’utero materno. Grazie a questo, fra il 2000 e il 2015 sono stati evitati 1,6 milioni di nuovi contagi; i bambini fino ai 4 anni che convivono con l’Hiv, poi, vanno incontro ai maggiori rischi di morte causata dall’Aids, e i loro casi sono spesso diagnosticati e curati troppo tardi, anche perché solo alla metà dei bambini nati da madri sieropositive viene effettuato un test per l’Hiv nei primi due mesi di vita. Nell’Africa sub-sahariana, mediamenti i piccoli contagiati da mamme sieropositive iniziano e essere curati attorno ai 4 anni di età.


Il Direttore generale di Unicef, Anthony Lake, è categorico: “Se vogliamo sconfiggere l’Aids, dobbiamo restituire al problema l’urgenza che merita e raddoppiare gli sforzi per raggiungere ogni bambino e ogni adolescente”.


Ma come? Investendo in innovazione, è il suggerimento, e includendo soluzioni a livello locale; rafforzare la raccolta di dati, porre fine alle discriminazioni di genere e contrastare la stigmatizzazione. E ancora, garantire sistemi di prevenzione, supporto economico e un’educazione sessuale completa. Secondo l’Unicef, nonostante i progressi per prevenire nuovi casi e ridurre i decessi, dal 2014 il finanziamento per contrastare l’Aids è diminuito.


E per quanto riguarda l’Italia? I dati non sono rassicuranti: nel 2015, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono stati 3.444 i nuovi casi di Aids e, nonostante i numeri siano in costante calo c’è ancora molto da fare. Addirittura, in più del 50% dei casi, si trattava di persone che non sapevano di essere Hiv-positive (arriva oggi nelle farmacie il test fai-da-te per l'Hiv) .


 


 

“E' un dato preoccupante - afferma il presidente di Anlaids Onlus (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’Aids), Bruno Marchini -. Non si deve fermare l’attività di contrasto all’Hiv”. Sabato 3 e domenica 4 dicembre torna poi l’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi di Anlaids, “Un bonsai per Anlaids”, che da oltre 30 anni sostiene la prevenzione e la lotta contro l’infezione da Hiv. I volontari dell’Associazione saranno in mille piazze italiane per offrire Bonsai, le preziose piante ornamentali simbolo della lotta all’Aids. I fondi saranno destinati a sostenere la ricerca clinica, la prevenzione dell’infezione e la lotta allo stigma verso le persone affette dal virus. Testimonial dell’iniziativa sono la conduttrice Rossella Brescia e il rapper Mondo Marcio. E quest’anno il vaso d’autore del Bonsai sarà un pezzo unico realizzato ad hoc dal designer Andrea Castrignano.


Intanto, a Milano, la Regione Lombardia ha organizzato un falsh mob di sensibilizzazione contro l’Aids nel piazzale Collina, a Palazzo Pirelli.