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C'è chi dice sbagliato, c'è chi dice giusto

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2017 11:14
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25/08/2017 15:01

Da altre parti avrebbero fatto più male
Questi devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio". La frase di un funzionario di polizia rivolta ai suoi uomini impegnati a inseguire i migranti sgomberati dai giardini di piazza Indipendenza spinge la questura di Roma ad aprire un'indagine formale sull'episodio. La breve conversazione, ripresa in un video finito su tutti i siti, mostra un gruppo di agenti in divisa e in borghese, armati di manganelli, che in piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini, cercano i giovani eritrei che si sono allontanati dopo gli scontri. "Nun c'arivamo, dott", gli risponde un poliziotto. "C'arivamo, c'arivamo - dice il funzionario, non inquadrato chiaramente nelle immagini -. Se spariscono...stiamo uniti per, eh!". Il filmato in una giornata infuocata alimenta polemiche anche in campo politico sulla gestione dell'ordine pubblico, considerata dalla sinistra troppo dura, con l'uso di idranti anche contro alcune donne rifugiate e richiedenti asilo. La questura per circoscrivere l'episodio e dopo aver annunciato verifiche diffonde un comunicato in serata. "Nel contesto di un corretto comportamento delle forze dell'ordine - si legge nella nota - impegnate ad effettuare lo sgombero di palazzo Curtatone, abusivamente occupato ed oggetto di un sequestro preventivo da parte dell'autorità giudiziaria, la questura di Roma ha aperto una formale inchiesta dopo la visione dei filmati pubblicati su alcuni siti che riportano una frase di un operatore che invita ad usare metodi violenti in caso di lancio di sassi. Nelle successive contro manifestazioni - conclude il comunicato - le unità impiegate in quel contesto non sono state ulteriormente utilizzate nel servizio di ordine pubblico". Esonerate, insomma. Una decisione che sembra placare le polemiche sui social. Trovato accordo per 40 persone con fragilità Dopo lo sgombero del palazzo di Via Curtatone il Campidoglio, tramite il delegato alla Sicurezza di Roma Capitale, Marco Cardilli annuncia che: "grazie a un accordo con la società che gestisce l'immobile, verranno messe a disposizione 6 unità abitative per accogliere circa 40 fragilità". "Abbiamo agito all'insegna delle programmazione e con l'obiettivo di garantire supporto a tutti coloro ne avessero diritto, all'interno del perimetro delle nostre competenze come stabilito dal decreto 14/2017 c.d. Decreto Minniti", aggiunge. Gabrielli, gli scontri si potevano evitare "La frase pronunciata in piazza grave, quindi avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro. Ma ritengo altrettanto grave che l'idrante e le frasi improvvide pronunciate durate la carica diventino una foglia di fico". Lo afferma, in un'intervista a Repubblica, il capo della Polizia Franco Gabrielli, secondo cui gli scontri s potevano evitare. "La gravità di quello che successo in piazza non può diventare un alibi per coprire altre responsabilità, altrettanto ravi. E non della Polizia", ma "di chi ha consentito a un'umanità varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi", evidenzia Gabrielli. "Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all'allora commissario straordinario Tronca avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive. E questo perché il tema delle occupazioni non si risolve con gli sgomberi ma trovando soluzioni alternative", racconta Gabrielli. "Non ho più avuto contezza di cosa sia accaduto di quel lavoro fatto insieme a Tronca. Era previsto da un delibera un impegno di spesa di oltre 130 milioni per implementare quelle soluzioni alle occupazioni abusive. Qualcuno sa dirmi che fine ha fatto quel lavoro, e se e come sono stati impegnati quei fondi?". Prefetto, ora tocca al Comune "Si trattato di un'operazione di cleaning, di riportare l'ordine a piazza Indipendenza, di ristabilire le regole". Per la prefetta di Roma Paola Basilone, intervistata da Corriere della Sera e Avvenire, lo sgombero " è perfettamente riuscito. Ma adesso il Comune deve fare la sua parte e, insieme agli altri soggetti, assistere i rifugiati come è stato deciso, e ci è stato assicurato proprio dal Campidoglio, nei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica che si sono riuniti fino a mercoledì". "Ieri gli aggrediti, fino a prova contraria, sono stati i poliziotti. In quel gruppo di persone da allontanare dalla piazza ce n'erano una trentina che occupavano l'immobile ma che non avevano titoli per ottenere l'assistenza alloggiativa e sanitaria proposta alle altre settanta. Tuttavia con loro c'erano anche tanti altri soggetti infiltrati. Insomma non erano certo rifugiati", dichiara Basilone. "Essere un rifugiato non autorizza a commettere reati. Il palazzo è stato sgomberato senza torcere un capello a nessuno", assicura la prefetta. "Agli occupanti più fragili era stato consentito di restare al primo piano in attesa che la proprietà dell'immobile mettesse a loro disposizione, in comodato gratuito per sei mesi, villette in provincia di Rieti". "Quel palazzo era nella top list dei 15 palazzi da sgomberare. A Roma sono più di cento" e per questo, evidenzia Basilone, "andrebbe fatto un provvedimento legislativo straordinario, perché decine e decine di situazioni così non possono essere gestite solamente sul piano dell'ordine pubblico, né solo sul piano assistenziale". Domani corteo movimenti pr la casa Domani è in programma nella Capitale un corteo dei movimenti di lotta della casa per protestare contro gli sgomberi. La manifestazione inizierà alle 16 e dovrebbe sfilare da piazza dell'Esquilino a piazza Madonna di Loreto, nel centro della città.


Ma le ong contestano le modalità scelte per l’intervento, parlando di “violenza inaccettabile”, “gravi responsabilità di chi in questi giorni ha gestito la situazione” e “istituzioni sempre più sorde al rispetto dei principi umanitari“.

Il Vaticano pronto ad accettarli?? (quotidiano.it)


Commento- Eritrei e Etiopi rifugiati politici ma la guerra non c'è, in Eritrea chi si comporta come si è comportato a Roma finisce in un container in mezzo al deserto, tu fuggi dal tuo paese che non ti ha dato niente e pretendi di avere da un altro che a sua volta ha i suoi problemi, non va bene
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