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La disfatta di Matteo Renzi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2019 19:12
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05/03/2018 09:42

Le Stelle e lo stallo
Sorprendente davvero questo risultato elettorale,
credevo che primeggiasse la coalizione di centro destra, ma con altri equilibri: con Forza Italia sopra alla Lega, invece ora i ruoli sono invertiti e con Salvini al comando della coalizione che sarà anche di governo con buona probabilità, saranno preclusi tutti gli accordi o inciuci possibili con Renzi, sia perchè Salvini non lo vuola, sia perchè il PD ha perso consistenza politica, scendendo dal 41% delle europee al 19%, minimo storico del PD, peggiore persino dell'altro minimo precedente toccato con Veltroni...
E' molto più probabile che Salvini tenterà un accordo coi 5 Stelle, coi quali ha molti punti programmatici in comune, dalla legge Fornero alla gestione dei migranti, ONG, sicurezza, Europa e tanto altro...

Ma ora nel PD inizierà la resa dei conti, si comincerà a ragionare anche dell'altra disfatta del 4 Dicembre 2016, Renzi se lo immaginava un esito simile, ragion per cui lui, previdentemente, ha già iniziato a riempire il partito di suoi fedelissimi che in caso di congresso per decidere la sua defenestrazione, sapranno come difenderlo al meglio o trovargli una nuova ricollocazione politica.
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05/03/2018 09:46

RENZI A UN PASSO DALL'ADDIO, PD IN CERCA DI UN REGGENTE



TRACOLLO PD - "Noi all'opposizione".
La leadership di Renzi non regge, possibile annuncio già nel pomeriggio.
Si cerca una figura che traghetti il partito fino al Congresso (di A. Mauro)


I SUPERSTITI DEL NAUFRAGIO DEM - Renzi, Gentiloni, Boschi, Casini, Padoan e pochi altri vincono la sfida nei collegi. Scompaiono le regioni rosse (di A. Amante)


PIAZZA AFFARI IN FIBRILLAZIONE - Milano apre a -2%. Sale lo spread. Banche sotto pressione, tonfo di Mediaset


IL CROLLO DELL'ESTABLISHMENT - Sconfitta epocale di Renzi e Berlusconi. Gli anti-sistema Salvini e Di Maio hanno saputo giocare meglio con le regole del sistema (di A. De Angelis)


DI MAIO A CACCIA DI ALLEATI - Prima mossa l'offerta di punti programmatici a tutti. Guardando a un Pd senza Renzi (e al Colle) (di P. Salvatori)


L'OPA DI SALVINI - Diventa kingmaker del centrodestra Berlusconi junior partner


LEU FINISCE PRIMA DI COMINCIARE - Sconforto al comitato (di M. Bazzucchi)

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[Modificato da Etrusco 05/03/2018 09:47]

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05/03/2018 09:50


Elezioni 2018: Il crollo dell'establishment


Sconfitta epocale di Renzi e Berlusconi.
Gli anti-sistema Di Maio e Salvini hanno saputo giocare meglio con le regole del sistema

05/03/2018 04:56 CET | Aggiornato 4 ore fa  Alessandro De Angelis Vicedirettore, L'Huffpost
Ansa/Getty

Nell'arco della lunga notte elettorale il governo Gentiloni, e con esso la prospettiva del "Gentiloni dopo Gentiloni", invocato dalle elite come una soluzione "a prescindere" dalla volontà popolare, diventa un fantasma che scompare.

È accaduta una cosa molto semplice: nelle urne è crollato l'establishment, o meglio tutti coloro che sono stati percepiti tali. Il loro disegno, la loro retorica, i soggetti che hanno interpretato il ruolo di "difesa del sistema" di fronte all'arrivo dei "barbari". Il disegno di una legge pensata per favorire le larghe intese, utilizzando il "voto utile" per arginare i Cinque Stelle. La retorica degli "incapaci" e di un paese sull'orlo di una regressione politica e culturale (leggi qui il blog di Lucia Annunziata). I protagonisti di questa operazione, Renzi e Berlusconi.

La sconfitta del Pd, e dell'intero centro-sinistra, per dimensioni e significato politico è la peggiore della storia repubblicana, dal '48 in poi, eclatante per un partito che ha governato il paese negli ultimi cinque anni, a livello centrale e nelle principali regioni italiani. Altrettanto epocale è il ribaltamento dei rapporti di forza del centrodestra. È la chiusura di un'epoca. Per la prima volta da cinque lustri a questa parte Forza Italia perde la sua egemonia sulla coalizione. E Berlusconi, nell'ambito della sua stessa coalizione, è battuto da un altro leader. "Le primarie si fanno nelle urne", ha sempre ripetuto il Cavaliere in questi anni, forte di un consenso sempre superiore agli altri, sebbene sempre meno plebiscitario rispetto ai tempi d'oro (già nel 2012 col 22 per cento aveva perso diversi milioni di voti). È accaduto. E le ha perse.

La verità è semplice. La vittoria dei Cinque Stelle è certo un plebiscito sociale, che ha smosso blocchi rimasti congelati per un ventennio come mostra il dato al Sud, dove è stato eroso il consenso dei partiti tradizionali (e non solo delle periferie del malcontento ma anche nel voto urbano) ma è, innanzitutto una vittoria politica. Frutto non di un generico vento dei tempi e di una volontà di cambiamento intercettato casualmente e quasi a loro insaputa, ma di scelte (anche se non sempre lineari), di una svolta di governo (anche se contradditoria), di un cambiamento (anche in questo caso con parecchi limiti) dell'organizzazione del Movimento che, di fatto, si è trasformato, al netto della retorica ufficiale, in un partito. Parliamoci chiaro: Luigi Di Maio, leader dei cosiddetti anti-sistema, ha saputo interpretare meglio le regole del "sistema", capendo il gioco e il suo campo, e portando in esso le ansie di cambiamento della società. Meglio dei tradizionali pariti di governo. Con realismo e minore avventurismo. In questo c'è un parodosso, proprio sul terreno della costruzione dei soggetti organizzati, anzi chiamiamoli col loro nome: partiti. Perché mentre nei Cinque Stelle è inziato un processo di costruzione organizzativa, nel Pd è accaduto l'opposto. Renzi non solo non ha creduto nel suo partito, nella sua classe dirigente, nel rapporto fecondo con la sua comunità, ma ha considerato il suo partito un problema. La risposta al 4 dicembre è stata l'avventurismo: un irrisolto rapporto col governo, l'esasperazione leaderistica, un congresso come una conta nell'ansia di dimostrare che era ancora in sella, da ultimo liste di fedelissimi che hanno sancito la definitiva trasformazione in Pdr, un partito del capo, sempre più asfittico nel rapporto con la società. E adesso, di fronte a questo nuovo 4 dicembre, almeno nelle intenzioni pare voler perseverare nello stesso schema. Per la serie: non mi dimetto, il problema non sono io, il problema che non ho innovato abbastanza, che ho subito chi mi ha impedito di tornare al voto dopo il 4 dicembre imponendomi Gentiloni, ora faccio alla Macron, costruisco un nuovo inizio dall'opposizione.

C'è, in quest'ansia da perdita di potere e in questa concezione narcisistica e ossessiva della propria leadership, una analogia con l'anziano Cavaliere. E una comune negazione del principio di realtà. Ad Arcore il dato ha colpito, ma la reazione è stata la solita: non una analisi franca sulle reponsabilità politiche della sconfitta, tantomeno un'autocritica, ma il "si è perso perché il candidato premier non ero io". Anche in questo caso Salvini vince perché riesce a costruire un rapporto con la società e un partito nazionale. Per la prima volta i risultati a Sud, rimasta terra straniera, fino alle scorse elezioni amministrative sono da partito vero.

E adesso il tema, nell'incertezza dei numeri e nei timori dell'establishment, è su quanto è possibile la saldatura tra Salvini e Di Maio, il governo "populista". Assai meno di quel che si pensa. Perché a questo punto la partita di Salvini è tutta all'interno del centrodestra, all'interno del quale è pronto a interpretare il ruolo di nuovo dominus. Il ricambio poltico, in questo caso, è anche generazionale. Il prossimo anno si vota il Piemonte e alle Europee, l'anno dopo in Veneto e Liguria. È evidente che mezza Forza Italia, soprattutto nel Nord ma non solo, è pronta a scommettere sul leader leghista per garantirsi un futuro politico. Ed è chiaro che un cambio di schema, in un eventuale governo Di Maio, comprometterebbe l'esito dell'Opa lanciata. L'obiettivo di Salvini è un altro, qualora i numeri lo dovessero consentire: avere l'incarico in quanto leader della coalizione di centrodestra, costringendo Berlusconi sostenere il gioco. E anche Luigi Di Maio, che considera scontato l'incarico, al momento non è intenzionato a invertire la rotta della sua campagna elettorale con una improvvisa sterzata a destra. Piuttosto attende di capire cosa accade nel Pd, cosapevole che in quel partito il il battito, diciamo così, è solo all'inizio. E c'è chi guarda alla prospettiva di un "governo di cambiamento", sia pur con rapporti di forza opposti rispetto al 2013. I due vincitori sanno che un loro abbraccio potrebbe essere assai pericoloso e rischioso, perché nella reciproca legittimazione si rischia il travaso di consenso. Meglio restare ognuno vincitore a casa sua, lanciando la sfida ai perdenti.


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Situazione provvisoria durante lo spoglio delle schede elettorali per la Camera dei Deputati:
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Situazione prvvisoria al Senato:

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Con questi numeri non è possibile nessuna alleanza se non quella di un'accordo con pochi punti e poi dritti al voto una seconda volta e con una legge diversa.
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05/03/2018 10:45

Re:
riccardo60, 05/03/2018 10.38:

Con questi numeri non è possibile nessuna alleanza se non quella di un'accordo con pochi punti e poi dritti al voto una seconda volta e con una legge diversa.




Aspetta, lascia decantare la situazione, vedrai che dopo che Salvini e Di Maio avranno ragionato tra di loro potranno raggiungere un qualche accordo, del resto durante la prima repubblica c'erano situazioni ancora più intrigate eppure si costituì quello che passò alla storia come Pentapartito, cioè governi sostenuti da 5 partiti diversi... dovranno però superare lo scoglio del dividere le poltrone tra i vari partiti, cosa che in campagna elettorale però hanno dichiarato di non voler fare...
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05/03/2018 11:06

Re: Re:
c'eraunavodka, 05/03/2018 10.45:




Aspetta, lascia decantare la situazione, vedrai che dopo che Salvini e Di Maio avranno ragionato tra di loro potranno raggiungere un qualche accordo, del resto durante la prima repubblica c'erano situazioni ancora più intrigate eppure si costituì quello che passò alla storia come Pentapartito, cioè governi sostenuti da 5 partiti diversi... dovranno però superare lo scoglio del dividere le poltrone tra i vari partiti, cosa che in campagna elettorale però hanno dichiarato di non voler fare...




Io ad un governo Lega M5S non ci credo, anche perchè...se Mattarella segue la prassi istituzionale dovrebbe dare l'incarico a Salvini, e voglio vedere se i 5 stelle dopo aver presentato la lista dei ministri, faranno la ruota di scorta di Salvini, senza contare che avrebbero una maggioranza risicatissima, e forse non ci arrivano neppure a meno che di coinvolgere anche FDI.

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Re: Re: Re:
riccardo60, 05/03/2018 11.06:




Io ad un governo Lega M5S non ci credo, anche perchè...se Mattarella segue la prassi istituzionale dovrebbe dare l'incarico a Salvini, e voglio vedere se i 5 stelle dopo aver presentato la lista dei ministri, faranno la ruota di scorta di Salvini, senza contare che avrebbero una maggioranza risicatissima, e forse non ci arrivano neppure a meno che di coinvolgere anche FDI.





FDI insieme a Salvini avevano preteso da Berlusconi un impegno a non proporre nessun inciucio dopo le elezioni, ma penso che fosse pensato originariamente contro un remake del Patto del Nazareno, cioè contro Forza Italia. Vedremo se ora sapranno maturare l'idea di una convergenza di governo su pochi punti programmatici su cui convergono e sulla nuova legge elettorale per poi ritornare presto al voto, ma per presto non credo che potremo ritornare prima dei consueti 5 anni... [SM=g1700002]

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05/03/2018 12:12

Intanto cade la prima testa PD, il ballista di Rignano si dimette, ma penso che si terrà ben stretto il suo seggio al Senato, quello stesso Senato che voleva abolire e che ora è la sua ultima spiaggia.
[Modificato da riccardo60 05/03/2018 12:13]
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05/03/2018 18:01

Re:
riccardo60, 05/03/2018 12.12:

Intanto cade la prima testa PD, il ballista di Rignano si dimette, ma penso che si terrà ben stretto il suo seggio al Senato, quello stesso Senato che voleva abolire e che ora è la sua ultima spiaggia.




E' già stata smentita la voce che circolava sulle sue dimissioni, dicono che la procedura è lunga e complessa, comunque non c'è nulla di certo circa la sua volontà di rassegnare veramente le sue dimissioni, ma se anche fosse i suoi fedelissimi, messi poche settimane fa tra quelli che dovranno valuare e gestire un eventuale congresso, respingeranno le sue dimissioni...
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05/03/2018 18:02

Re:
riccardo60, 05/03/2018 12.12:

Intanto cade la prima testa PD, il ballista di Rignano si dimette, ma penso che si terrà ben stretto il suo seggio al Senato, quello stesso Senato che voleva abolire e che ora è la sua ultima spiaggia.



Ancora no pure io l'avevo sentita ma tutto è stato smentito dal portavoce PD, se ne andrà nella repubblichetta alto atesina insieme alla Boschi per preparare la riscossa III visto che dopo il referendum ci ha fatto l'ennesima figura de merda

l'uomo disastro d'Italia alla riscossa


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Re: Re:
pliskiss, 05/03/2018 18.02:



Ancora no pure io l'avevo sentita ma tutto è stato smentito dal portavoce PD, se ne andrà nella repubblichetta alto atesina insieme alla Boschi per preparare la riscossa III visto che dopo il referendum ci ha fatto l'ennesima figura de merda

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[SM=x44456]

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05/03/2018 18:59

E alla fine hanno vinto i veri problemi e perso quelli finti.

Ha vinto il quotidiano e perso "quando avremo...";
Ha vinto il buon senso e perso il non sense radical chic;
Ha vinto la libertà di espressione e perso il pensiero mediatico unico;
Ha vinto la carne al sangue e perso il bollito;
Ha vinto la feroce violenza delle strada e perso le molestie da salotto;
Ha vinto una goffa sincerità e perso una bugia ben esposta;
Ha vinto il pane dei sanculotti e perso i croissant di Maria Antonietta;
Hanno vinto i dati del ministero degli interni e perso "sei un razzista!";
Hanno vinto i frodati e perso le banche;
Ha vinto l'Europa ma non a tutti i costi e perso l'Europa senza se e senza ma;
Ha vinto "ho fame adesso" e perso chi voleva tornare a lottare per le investiture;
Ha vinto "chi mi governa lo scelgo io" e perso "chi ti governa TE lo scelgo io";
Ha vinto una disperata speranza e perso i senza speranza;
Ha vinto chi ancora deve governare male e perso chi ha governato male, ma proprio male, che peggio era (l'uso inappropriato dell'imperfetto è voluto) difficile.
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05/03/2018 19:23

Elezioni 2018, qualche considerazione di Andrea Scanzi:

"Benvenuti a "Ten Talking Fava", l’unica rubrica che esce solo il 5 marzo 2018. Vincitori indiscussi: M5S e Lega. Sconfitto indiscusso: Renzi. Non c’è alcuna maggioranza, quindi o si torna al voto entro un anno con una nuova legge elettorale oppure l’unica strada è chiedere a Nardella di essere il nuovo Chuck Norris. Altre considerazioni.

1.
Renzi è sempre stata la più grande sbornia politica inspiegabile nella storia dell’Italia repubblicana. Un uomo politicamente senza pregi, privo di qualsivoglia qualità, goffo e caricaturale, arrogante e vendicativo, tronfio e circondato da una classe dirigente terrificante. Eppure, se lo criticavi nel 2014, ti lapidavano. Da allora, com’era naturale che fosse, le ha perse tutte. Ma proprio tutte. Se avesse smesso dopo il 4 dicembre 2016, come del resto aveva promesso (come Boschi, Carbone, Fedeli e altri intellettuali), avrebbe fatto bene anzitutto a se stesso. Ma non ha smesso. E la slavina si è fatta gogna, e poi martirio, e poi strazio, e poi armageddon. Una cosa meravigliosa. Rinfrancante. Persino esaltante, nella sua comicità. Ora però basta. Scendere sotto il 20 - anzi il 19 alla Camera - è una roba da annali dell’insipienza. Torna a Rignano e non farti vedere mai più, Matteo: c’è un limite anche all’andrearomano, cioè al ridicolo.

1 bis. Registratevi ogni discorso degli ultrà renziani di queste ore. E poi riguardateli nei momenti in cui la vita ci presenterà il conto. Vi farà bene. Ci farà bene.

1 ter. Nella “carriera politica” di Francesca Barra c’è tutta l’essenza del renzismo.

2. M5S. E’ il grande vincitore indiscusso. Il 32% o giù di lì è una cifra monstre, ancor più considerando che il 25% del 2013 pareva irripetibile e che l’anno dopo alle Europee sembravano già morti. E’ una vittoria che deriva dalla pochezza altrui, dalla stampa che continua quasi sempre a trattarli come ebeti fascisti (accrescendone il bacino d’utenza) e dal sentimento “ci son rimasti solo loro da provare”. Dipende però anche da qualche loro merito innegabile: aver fatto davvero opposizione (come quasi mai ha fatto il centrosinistra), qualche bel profilo uscito in questi anni e l’idea radicata in molti che i 5 Stelle siano bislacchi e masochisti, sì, ma rappresentino comunque l’unica novità autentica del panorama politico.

2 bis.
Il M5S ha vinto, ma non ha i numeri in Parlamento. Secondo le stime, dovrebbe avere 230-240 seggi alla Camera e 110-120 seggi al Senato. Tantissimi, ma del tutto insufficienti. Se anche ricevesse l’incarico, con quali numeri potrebbe governare? LeU è impalpabile, mentre abbracciare la Lega significherebbe perdere in un giorno metà dei consensi. Di Maio può provare col governo di scopo, per poi – dopo il no di quasi tutti – sperare in una nuova legge elettorale. E quindi governare sul serio tra sei mesi o un anno. Ovviamente gli altri faranno di tutto per contrastarli, e la cosa per i 5 Stelle potrebbe anche essere positiva: più gli impediscono di governare, più loro crescono. Anche se Renzi, Berlusconi e i giornaloni non riescono a capirlo mica.

2 ter. Di Maio e 5 Stelle devono essere furbi a non cadere nella più ovvia delle imboscate. Dargli il mandato, illuderli di avere i numeri e poi essere disarcionati dopo pochi mesi tipo il Berlusconi I o i due Prodi, che comunque avevano molti più parlamentari. Se i 5 Stelle mantengono la verginità politica su scala nazionale, al prossimo giro sbancano. Se invece si fanno fregare e “inciuciare”, al prossimo giro stravince la Lega.

3. Salvini. E’ l’altro grande vincitore delle elezioni. La Lega ha giusto un punto in meno del Pd alla Camera, sfiora il 18% e guarda dall’alto Berlusconi. Capolavoro politico. Salvini è il nuovo leader del centrodestra. Auguri.

4. Berlusconi. Più bollito del carrello di Carrù, è stato spedito in tivù dagli “amici” sperando che sapesse far tornare il Sole nel centrodestra. Stanco e ormai incapace persino di citare le cifre giuste che gli scrivevano sui foglietti, ha straparlato di “117 milioni di migranti arrivati nel 2017 in Italia” (neanche nella Bibbia), redditi di dignità di 12-13mila euro al mese (l’avrei votato subito) e “curve di Laser” (con Gundam alla Difesa, Mazinza Z agli Esteri e Jeeg Robot al Dicastero dei Rapporti col Parlamento). Crepuscolo.

4 bis. A uno così, 14 elettori su 100 credono ancora dopo 24 anni. Vamos.

5. Meloni. Quando le dicevo in tivù che aveva le stesse chance di arrivare prima nel centrodestra che ne ho io di sostituire “Bonzo” Bonham nei Led Zeppelin, si inalberava. Me ne dolgo, ma non ero io ad aver torto. Ha preso poco più del 4%, neanche un quarto di quel che ha avuto Salvini e neanche un terzo di quel che ha arraffato Berlusconi. La Meloni, nel centrodestra, ha il peso che ha Musacchio nel Milan di Gattuso. E’ triste, ma lo accetti. E già che c’è si liberi di quelle carampane politiche chiamate La Russa e Santanché.

6. Grasso. Un altro grande sconfitto. Supera a fatica la soglia del 3 e in Parlamento sarà pressoché irrilevante. LeU paga la sensazione data di non essere né carne né pesce: più vecchia che nuova, è parsa quel che probabilmente è, ovvero un gruppo di transfughi che – lecitamente – aspettavano lo schianto del fantozziano Renzi per poi rientrare nel Pd. Non hanno poi aiutato certe facce, su tutte la Boldrini, sfolla-consensi come neanche Renzi.

6 bis. No, come Renzi no.

7. Bonino. E qui mi viene da ridere, e pure parecchio, perché sono settimane che sento dire negli ambienti chic questa litania: “I radicali faranno il botto”. Come no. Accadde anche nel 2006: tutti a dire che la Rosa nel Pugno avrebbe fatto sfracelli, e poi raccolse la miseria del 2.5%. Più o meno come la Bonino. La sopravvalutazione è dipesa dall’autoreferenzialità di molti giornalisti, che poiché supporter dei Radicali (e amici di elettori radicali) credevano che tutta Italia fosse come loro. Sfortunatamente per il poro Mario Calabresi, l’Italia non coincide con gli attici di Largo Fochetti. La Bonino è stata votata (spesso, non sempre) da renziani che cominciavano a vergognarsi di essere renziani. Era una stampellina irrilevante della Sciagura di Rignano. Per il 98% degli italiani era una compagine pleonastica. Del resto la Bonino si era unita a Tabacci (ahahahahhahah) perché neanche ce l’aveva fatta a trovare le firme. Si rassegni: ha molte doti, ma non ha (da decenni) elettori. Può vivere anche senza poltrone. Lei come noi.

8. Potere al Popolo. Idea nobile, e persone qua e là meravigliose (su tutte Lidia Menapace), ma non aveva chance alcuna di superare il 3 (1.05%). Ognuno vota come vuole, e ci mancherebbe, ma il rischio di disperdere il voto era appena (ma giusto appena) altino.

9. “Noi con l’Italia”. Ma l’Italia non con loro. I vari Fitto, Cesa, Lupi e Mastella hanno raccattato un vaffanculo (1.19%) che ne bastava anche solo la metà. Levatevi dalle palle. Agili.

9 bis. Fitto è l’unico “politico” ad avere indovinato, in tutta la sua carriera, la miseria di un fuorionda. Son soddisfazioni.

9 ter. Nel Dizionario dei Sinonimi e Contrari hanno appena aggiunto un sinonimo alla parola “inutile”: “Italia Europa Insieme”. La gloriosa compagine atta a imbarcare quel che resta dei verdi, dei Mascia e del Popolo Viola ha conquistato un leggendario 0,53%. Così imparano a fingersi rivoluzionari a 20 anni per poi reinventarsi (?) brutte copie dei Gozi & Picerno. Sia loro lieve l’inutilità.

9 quater. Tra le poche cose di cui son certo c’è il mio essere fieramente antifascista, ma questa recente sopravvalutazione del “ritorno del fascismo” è parsa un mezzuccio per indurre gli indecisi a votare Renzi per arginare il pericolo dei nuovi Farinacci. Ebbene: non ha funzionato. E faccio umilmente notare che Casa Pound ha preso lo 0.84%, non il 48.

10. Ve lo ricordate Alfano agli Interni e agli Esteri? Neanche si è candidato. Ve la ricordate la Lorenzin, Ministra della Salute e rutilante pasionaria di Family Day e altri demoni? Ha preso lo 0.50% (daje). Se questa elezione ha un pregio, ha senz’altro quello di aver ricordato ai “Si credono stocazzo” che non contano nulla. Non sono nulla. E devono smettere di rovinarci la vita. Vale per la petalosa Lorenzin, vale per i quartagambisti del centrodestra. E vale per tanti altri rottamati. Stavolta sul serio, stavolta (si spera) per sempre.

(10 bis. Insisto: l’ipotesi migliore, con questi numeri qua, è fare una legge elettorale seria alla svelta e tornare al voto entro un anno. Il rischio inciucio c’è ancora, eccome, con tutti o quasi al potere pur di non mandarci i 5 Stelle)"

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UFFICIALE!!!!!!!!!!!!

Renzi rimane e ha deciso che si riparte dal basso!

Ha tirato fuori una carta delle sue e ha deciso di ingaggiare per il PD rinascita VII [SM=x44502]

JOSE' MOURINHO!!!!!!!!!!
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Cultura d'Autunno 2014
05/03/2018 19:26

Re: Re:
pliskiss, 05/03/2018 18.02:



Ancora no pure io l'avevo sentita ma tutto è stato smentito dal portavoce PD, se ne andrà nella repubblichetta alto atesina insieme alla Boschi per preparare la riscossa III visto che dopo il referendum ci ha fatto l'ennesima figura de merda

l'uomo disastro d'Italia alla riscossa






Sta cercando di prendere tempo, e cerca di restare in carica per gestire le cariche istituzionali e fino all'insediamento di un nuovo governo che potrebbe anche non nascere, ma penso che ci sarà una rivolta interna, altrimenti l'esodo dal PD continuerà.
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05/03/2018 19:31

Re:
pliskiss, 05/03/2018 19.26:

UFFICIALE!!!!!!!!!!!!

Renzi rimane e ha deciso che si riparte dal basso!

Ha tirato fuori una carta delle sue e ha deciso di ingaggiare per il PD rinascita VII [SM=x44502]

JOSE' MOURINHO!!!!!!!!!!




[SM=x44457]
riccardo60, 05/03/2018 19.26:

pliskiss, 05/03/2018 18.02:



Ancora no pure io l'avevo sentita ma tutto è stato smentito dal portavoce PD, se ne andrà nella repubblichetta alto atesina insieme alla Boschi per preparare la riscossa III visto che dopo il referendum ci ha fatto l'ennesima figura de merda

l'uomo disastro d'Italia alla riscossa






Sta cercando di prendere tempo, e cerca di restare in carica per gestire le cariche istituzionali e fino all'insediamento di un nuovo governo che potrebbe anche non nascere, ma penso che ci sarà una rivolta interna, altrimenti l'esodo dal PD continuerà.



E' quello che ho pensato subito anch'io quando ho sentito il suo discorsetto (poi quella sua ripetitiva citazione dei "caminetti" non ho ben capito coca c'entrasse né a cosa alludesse, mi son perso i primi minuti del discorso..) [SM=x44473]

Di sicuro queste dimissioni non ci sono e semmai ci fossero non è escluso che riuscirà a mettere alla segreteria un suo fedelissimo, magari un membro del Giglio Magico, come ha fatto con Gentiloni al Governo. [SM=x44461]

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05/03/2018 19:35

Un'altra riflessione di A.Scanzi:

"Mi domando se davvero Renzi non abbia amici. Non c'è davvero nessuno che lo aiuti, che gli voglia bene, che lo induca anche solo a migliorarsi un po'? E' appena riuscito a sbagliare tutto anche nel suo discorso post-voto. Nello specifico.

1. Dopo una sconfitta clamorosa e totale, peraltro l'ennesima, Renzi (presentandosi in largo ritardo) esordisce dando la colpa a chi ha votato "no" il 4 dicembre. Geniale: finge di non sapere che quel troiaio di Italicum è stato bombardato dalla Consulta, che il vile Rosatellum l’ha imposto e che quell'abominio di "riforma costituzionale" scritta da Boschi&Verdini, laddove approvata, gli avrebbe consegnato il paese. Gettandoci seduta stante nella merda.

2. Continua a non capire che doveva e deve smettere, come aveva promesso, e se lo avesse fatto un anno e mezzo fa avrebbe arrecato bene anzitutto a stesso. Nonché al paese.

3. Si dimette, ma non si dimette. Decide lui il come e il quando. Minaccia, pontifica, straparla E lascia intendere che imporrà un suo nome alle Primarie (Richetti, azzardo da mesi).

4. Soprattutto: fa ancora il ganassa e lo sbragione. Mena fendenti a Mattarella, a Franceschini, a Orlando e ad Emiliano, dall'alto di questo eminentissimo stocazzo. Quest'uomo perde da anni ogni partita, anche a briscola col Poro Asciugamano, eppure ancora fa il bomba e si pavoneggia. Quanto ci mette ancora il Pd a liberarsi di questo Mister Bean debole frainteso per Adenauer?

5. Si vanta di essere "il politico più amato a Scandicci". E non lo fa per scherzo. Per molto meno, nel Novecento hanno internato per disagi psichici milioni di persone.

6. Continua a essere spaventosamente refrattario a qualsivoglia autocritica, roba che in confronto Fonzie era umile.

7. La mena ancora con l'europeismo (lui che a novembre tolse le bandiere dell'UE su consiglio di Jim Messina per vincere il referendum), col Pil, col lavoro, con la "ripartenza" e con questa narrazione da Hello Kitty disagiato tipo "crediamo nell'ottimismo, nell'apertura e nel futuro". Parla di un mondo che esiste solo nella sua testa e non capisce che il tempo dell'asilo nido è finito da un pezzo.

8. Detta la linea al partito, come se nel frattempo il partito non esistesse quasi più e non fosse dilaniato da spaccature enormi al suo interno, figlie anzitutto del superomismo (ahahahah) renziano e di una classe dirigente che fa schifo al Gasparri.

9. Straparla del desiderio di essere un semplice membro del Senato (che ha peraltro finto di abolire), ma in realtà è sempre ben ancorato non solo alla poltrona quanto al dominio.

10 (e concludendo). Renzi oggi non si è dimesso: ha rilanciato la sfida. E nel Pd temo saranno in tanti a credergli ancora.
Una prece.

(Nella foto, una delle molte espressioni intelligenti del nostro eroe e, al contempo, una delle tante mosse azzeccate dalla sfavillante comunicazione renziana)"

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05/03/2018 19:40

Ecco due divertenti video sullo spot della recente campagna elettorale renziana:

Il video originale:

MATTEO RENZI NELLO SPOT DEL PD ELEZIONI 4 MARZO 2018 PENSACI!





E l'esilarante parodia dello spot PD con Matteo Renzi su YouTube - finale alternativo:

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