... solita domandina facile sulla differenza tra partito democratico centri sociali sardine e grillini ...
Che fine hanno fatto le Sardine?
Sono nate dal mare per poi adattarsi alle nostre piazze, un adattamento avvenuto in maniera rapida e dirompente. A torto o ragione, le Sardine sono state in grado di capitalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica e nella vita pre COVID-19 sono state le protagoniste assolute dell’attenzione mediatica. Tra cortei in piazza e comparsate televisive del capo-Sardina Matteo Santori, era facile incappare nell’argomento online, in televisione, in piazza, nel tuo bagno e nel letto della camera da letto. Oh, erano proprio ovunque, le Sardine.
Il fenomeno delle Sardine
Si chiamano Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa e sono loro le prime Sardine d’Italia. La loro venuta al mondo mediale si sovrappone al periodo delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna: portatrici di un forte sentimento anti populista (mmm) e anti Leghista, il movimento ha dato manforte al candidato Stefano Bonaccini portando, in suo soccorso, un ingente numero di voti e consensi. Non mancheranno i benpensanti che diranno: “Bonaccini avrebbe vinto lo stesso” diciamo loro che servirebbe onestà intellettuale nell’ammettere che il loro apporto è stato determinante. Onestà intellettuale che – a differenza di altri – ha avuto il leader del PD Nicola Zingaretti che non si è risparmiato di ringraziarle pubblicamente negli istanti immediatamente successivi alla vittoria di Bonaccini. “Bologna non si Lega” sarà uno slogan ben più ricordato – in riferimento a quella campagna elettorale – rispetto a quello del candidato stesso di centrosinistra. Com’era? Ah sì, “Un passo avanti”. Tipo.
Origine incerta, matrice incerta, programma incerto
C’è chi giura ci sia l’ombra di Romano Prodi dietro la nascita del movimento. C’è invece chi giura che provengano proprio dal mare. Fatto sta che a regnare è l’incertezza. Incertezza anche intorno al loro programma: vago, pressapochista, quasi inesistente.
L’unico vero punto di forza – a detta di chi ha sposato la causa – e la lotta ad una politica populista che vede in Matteo Salvini l’esponente più cattivo e più condannabile. Ma il paradosso c’è, ed è forte. Quello delle Sardine, applicando gli insegnamenti che la scienza politica ci offre, è esattamente un populismo. Un populismo di ritorno, se vogliamo. Secondo il politologo Mudde: “Il populismo è un’ideologia dal centro sottile che considera la società separata in due gruppi omogenei ed antagonisti: il popolo virtuoso contro una elite corrotta. E sostiene che la politica debba essere espressione della volontà generale del popolo”. L’ideologia non c’è, l’elite corrotta è quella xenofoba della Lega ed il popolo virtuoso è quello “educato e per bene” idealizzato dalle Sardine. Un populismo al contrario. Ma poi si è mai visto un movimento nato in opposizione all’opposizione (Salvini non era più al governo)? Chiediamo per una amico.
Viva le piazze, viva la passione politica, viva il trasporto e viva le idee. Però, le parole, vanno usate nel modo giusto.
Che fine hanno fatto le Sardine?
E veniamo alla domanda originaria. Sono di fatto uscite di scena. Un po’ per l’emergenza sanitaria in essere, un po’ perché probabilmente il movimento ha già conosciuto quello che è un altro dilemma della scienza politica: la legge ferrea dell’oligarchia. Le Sardine si sono già scisse in fazionismi e divisionismi interni, e pare si siano prese un momento di riflessione. Per stessa ammissione – tramite un post su Facebook – di Mattia Santori.
“Ciao a tutti, mi chiamo Mattia Santori e sette mesi fa ho trascinato tre amici in una follia. Poi le cose si sono messe talmente tanto bene (o male, dipende dai punti di vista) che adesso mi sento responsabile di diverse centinaia di persone che aspettano un mio segnale per procedere o retrocedere. Persone, spesso amici che hanno donato alle sardine tanto tempo, togliendo spazio ai propri affetti, ai propri hobby o semplicemente a faccende più divertenti e leggere. Questa responsabilità mi pesa, come mi pesano i dissidi interni, le litigate per i post e le paranoie complottiste. Sette mesi fa non frequentavo i social, non seguivo i talk show e usavo a malapena whatsapp web. Sette mesi fa sorridevo e mi fidavo delle persone. Ora è tutto diverso. So che avete notato uno stallo in queste settimane. Non vi nego che questo stallo è dovuto alla stanchezza e alla paura che tutto il lavoro fatto fin qui si traduca in un vantaggio per pochi e in una delusione per molti. Questa stanchezza e questa paura non sono solo mie. Altrimenti non sarei qui a raccontarvele. Altrimenti non avrei avuto una battuta d’arresto. Tante volte ho proposto di trovare un’alternativa alla mia persona. Per tantissimo tempo ho lavorato per abilitare una struttura che non dipendesse da me. Eppure mi rendo conto che non posso scappare dalla mia responsabilità nei vostri confronti. Quindi tocca a me fare la prossima mossa. Conscio che non piaccio a tutti, conscio che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare alle spalle me e le persone che mi supportano. Ma consapevole che purtroppo, per quanto abbia provato per mesi a cercare di mediare tra le idee di tutti, non riesco a distaccarmi dall’idea precisa che ho sempre avuto delle sardine. So di essere in minoranza. So che molti di voi non si sentono a proprio agio nella dimensione puramente etica e culturale della politica. Non vi bastano le piantine, avete idee molto strutturate, sapete un sacco di cose. Vi invidio per questo. Ma sento che più prendiamo la direzione politica più finiamo per imitare gli altri. Più rincorriamo i like più caschiamo nella trappola del narcisismo. Nelle piazze delle sardine ci sono innovazione, purezza, novità. C’è coinvolgimento. Non c’è la paura di non riuscire, ma l’eccitazione di chi ci prova per la prima volta. Nelle petizioni, nei post eterni e nelle prese di posizione io spesso colgo solo tanta frustrazione e saccenza. Ma capisco che sia un mio limite.
Il manifesto valoriale è pronto. Ma abbiamo capito che un manifesto politico oggi porterebbe a nuovi litigi, a tante incomprensioni e una marea di chiacchiere sterili. Stessa cosa per la struttura. È necessario organizzarci, ma la struttura a cui abbiamo lavorato è oggettivamente precoce per un gruppo di persone che manco si fidano tra loro, né si conoscono. In tutto questo è quasi giugno, veniamo da tre mesi di schermi, video call, lettere e bozze di manifesti. La vita riparte e le truppe sono stanche. Non voglio assumermi la responsabilità di generare una massa di frustrati rabbiosi che passa più tempo sul web che nella vita reale. Il lockdown è finito e la politica può aspettare, perlomeno quella fatta a parole. Ho sempre avuto un’idea precisa di quel che avrebbero dovuto essere le sardine da grandi, e forse ho sbagliato ad aspettare tutto questo tempo a dirvela. Ma, che ci crediate o no, mi interessava davvero sapere cosa ne pensava ciascuno di voi. Giovedì alle 19 vi dirò qual era la mia idea fin dal principio, poi vi consegneremo insieme ad Andrea, Giulia e Roberto il manifesto valoriale e ci saluteremo per una legittima pausa di riflessione e di riposo. Potrà partecipare chi vuole. Non sarà la fine delle sardine. Al massimo uno spartiacque. Sicuramente un momento di confronto sincero, corretto e dovuto. Dopo tutto questo tempo passato insieme e le relazioni a cui abbiamo dato vita ce lo dobbiamo, ve lo dobbiamo. Prima delle competenze, prima delle pagine facebook, prima delle strategie, la roba più preziosa che abbiamo sono le relazione umane che abbiamo costruito. Sarebbe un bello spreco rovinare le amicizie o le connessioni che sono nate in questi mesi soltanto per un non detto o un sentito dire. E le sardine non sopportano gli sprechi”.
E allora, amiche Sardine, ci rivedremo. Forse. Volente o nolente, c’è chi ha bisogno di voi, o di qualcosa come voi. Un consiglio spassionato per il futuro: pensate ad una vita oltre Salvini, e tornate – qualora decidiate di farlo – dal mare alla terra con qualche idea in più. Idea vera, politicamente parlando.
DIETROFRONT
Niente, hanno scherzato. Forse un modo per attirare l’attenzione o forse, semplicemente, emblema di una confusione pazzesca che aleggia dentro la loro struttura. Fatto sta che le Sardine fanno un passo indietro nel passo indietro: non si sciolgono. Niente ritorno nel mare, dunque, sarà possibile “godere” ancora della loro simpatica compagnia. Non solo, in un surplus di vitalità annunciano anche il prossimo obiettivo: “A luglio e agosto verra’ data priorita’ alle regioni che andranno al voto” dichiara Santori. Pronto a far guerra, col suo populismo marino, al populismo di centrodestra.
7 giugno 2020 – Tornano nelle piazze, le Sardine. Riappianati – almeno di facciata – i dissidi interni, l’organizzazione è tornata a fare la cosa che sa fare meglio: scendere in piazza e fare un po’ di trambusto. Senza troppi patemi circa la questione sanitaria – forse i pesci non prendono il COVID – hanno affollato Roma nell’eterna lotta contro il populismo e la xenofobia. Anche in ricordo – almeno quello!! – di George Floyd.
Guess who’s back and Zingaretti già sguazza
Il ritorno delle Sardine è ora ufficiale. Sono loro stesse a renderlo noto sui soliti canali social che tanto criticano alle istituzioni: “Ci hanno dati per morti, ma siamo stati il primo movimento politico apartitico ad aver organizzato una manifestazione in piazza a Bologna dopo il lockdown, ora invece vorremmo ritornare a mettere al centro della bagarre elettorale la politica”.
Dopo la positiva esperienza in Emilia-Romagna, che ha dato una spinta non indifferente alla elezione di Bonaccini, le Sardine ritentano la via della mobilitazione in vista delle elezioni Regionali che si terranno nei prossimi mesi. Riusciranno ad emulare di nuovo lo stesso copione tattico? Zingaretti, nel frattempo, riprende da dove aveva finito: ingraziandosi i pesciolini più belli dell’oceano. Il canto delle Sardine, dalle parti di via del Nazareno, è già iniziato.
Dalle #Sardine nuove sfide per tutti e una nuova, sana boccata d'ossigeno che farà bene alla democrazia
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) July 13, 2020
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