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Ustica 40 anni dopo

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2020 16:32
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30/07/2020 15:28




Il Presidente Mattarella commemora le vittime delle stragi di Ustica e di Bologna.


Mattarella ai familiari delle stragi di Bologna e Ustica:


“Dolore e verità piena”.


Appello del cardinal Zuppi: “Chi sa parli”



Il Capo dello Stato a Bologna per il 40° anniversario:
«Il dovere del ricordo e la solidarietà come reazione».
La corona deposta di fronte alla lapide che ricorda l’eccidio alla stazione del 2 agosto 1980


ROMA. «Dolore, ricordo, verità piena. Sono queste le sollecitazioni che raccolgo ed esprimo, per solidarietà nei vostri confronti e nei confronti di Bologna, città ferita e che non dimentica questa ferita e che ha reagito in maniera esemplare», il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver deposto una corona di fronte alla lapide che ricorda la strage nella stazione di Bologna del 2 agosto del 1980

Il significato di una presenza
«La mia presenza qui -ha aggiunto il Capo dello Stato- ha questo significato: partecipazione al dolore che rimane per quanto avvenuto; solidarietà della Repubblica per questo dolore, dovere del ricordo della memoria, perché non si smarrisca mai la consapevolezza di quanto avvenuto e della gravità di quanto avvenuto e di quanto va impedito per il futuro. E ribadire l'esortazione, la sollecitazione, a sviluppare ogni impegno per la verità, con ogni elemento, documentale o non documentale, che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità».

Museo
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha visitato anche il Museo per la Memoria di Ustica, nel quartiere della Bolognina, terza tappa della sua visita nel capoluogo emiliano, dopo la partecipazione alla messa celebrata in suffragio delle vittime dal cardinale di Bologna, Matteo Zuppi nella Cattedrale di San Pietro e l'incontro con i familiari delle vittime dell'attentato del 2 agosto del 1980 nella sala d'attesa della stazione. Al museo (dove sono custoditi i resti del Dc9 abbattuto nei cieli della cittadina siciliana il 27 giugno del 198) il Capo dello Stato si è intrattenuto con i familiari delle 81 vittime della strage.

Monito
«Chiediamo ancora che chi sa qualcosa, trovi i modi per comunicare tutto ciò che può aiutare la verità, perché anche se scappiamo dal giudizio degli uomini non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio», ha detto l'arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, in un passaggio della sua omelia pronunciata nel 40° anniversario delle stragi della stazione di Bologna e di Ustica. «Da questa memoria di due tra le ferite più profonde della storia recente del nostro Paese, vorrei sorgesse un impegno rinnovato, personale e comunitario, per l'Italia e per l'Europa tutta, in un momento così grave per tutti che richiede ad ognuno rigore e serietà- ha aggiunto il porporato-. Preghiamo perché cresca il contrario degli interessi individuali e dei poteri occulti che è il bene comune. Preghiamo perché siano sconfitte le mafie di ogni genere e provenienza con i loro interessi spaventosi e la terribile capacità corruttiva e distruttiva, e cresca la comunità di destino che ci unisce. Preghiamo perché il grido di dolore che sale dal sangue delle vittime e che è ascoltato da Dio lo sia anche dagli uomini e diventi pratica di giustizia e umile impegno di onestà. Preghiamo perché sappiamo essere fratelli per il nostro fratello come Cristo ci ha insegnato. In Lui i nostri cari vivono e sono nella luce. Anche per loro scegliamo la via dell'amore».

Il ringraziamento del cardinale
«La presenza così autorevole, per il ruolo e per la persona, del Presidente della Repubblica dona a questo ricordo un significato tutto particolare, una solennità emozionante e profonda. Era atteso. Credo di esprimere a nome di tutti i parenti e di tutti noi un ringraziamento commosso a Lei, Signor Presidente, per questo gesto che completa le tante e importanti parole con cui in questi anni Lei ha sempre accompagnato la memoria di queste come di ogni strage», ha evidenziato Zuppi «Grazie, Signor Presidente. E con lei ringrazio i rappresentanti tutti delle istituzioni, che sono come le pareti portanti di questa nostra casa comune, per la quale vale la pena sacrificare la vita, difendendola con l'onestà e il lavoro anche perché ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta (quindi in piena libertà personale) una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».


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