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Giorno della Memoria 2021

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2022 00:11
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08/02/2021 12:51

Riguardo all'Oro di Dongo c'è sempre un articolo su Storia in rete che pubblicizzando il libro di Gianni Oliva - Il tesoro dei vinti, riporta che: Oliva ha pure ragione nel sostenere che l’entità dell’oro di Dongo – ossia il tesoro sequestrato dai partigiani alla colonna di fascisti e tedeschi fermata il 27 aprile 1945, sull’alto lago di Como – è impossibile da accertare, essendo sparita la prova regina in grado di quantificarlo: ossia l’inventario completo dei valori, redatto, sotto la supervisione del capo carismatico della Resistenza comasca, il capitano “Neri” (Luigi Canali), dalla staffetta partigiana “Gianna” (Giuseppina Tuissi). Entrambi verranno uccisi dai loro stessi compagni comunisti, a poca distanza dai fatti di Dongo, inaugurando quella mattanza che è rimasta per decenni in una zona oscura.

Sempre proseguendo nell'articolo: Oggi, almeno per una rilevante tranche di quei valori, ossia 30 milioni di lire (e non 33, come scritto da Oliva) e quasi 36 chili di oro, sappiamo con certezza che giunsero nelle casse, non del Pci di Como, o della Federazione milanese, ma della direzione centrale del partito per l’Alta Italia, che aveva sede a Milano. Perché allora non ricordare che, fin dal 1993, per ammissione dello stesso interessato, si conosce che la preda di guerra finì nelle mani del tesoriere della direzione comunista, Alfredo Bonelli, il quale ha testimoniato le seguenti cose: che, per prima cosa, fece fondere l’oro da un fidato compagno orefice di Valenza, e che in seguito, con il ricavato della vendita del metallo giallo, e con gli altri “recuperi”, vennero compiute scalate immobiliari speculative, a Milano*, le quale fecero da volano al lancio della potenza finanziaria del Pci nel dopoguerra?

* Anche la sede storica del PCI di Botteghe Oscure a Roma venne acquistato con quel denaro.

Invece, sul numero 178 in edicola questo mese, viene detto: Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, gli inquirenti russi che riuscirono a mettere un po' ordine nei conti del defunto PCUS stabilirono che solo dalle sue casse erano stati inviati in Italia oltre 500 milioni di dollari, dal 1960 al 1990, da Togliatti fino a Occhetto.
E in un altro articolo poi parlano di come il PCI, tramite società di proprietà gestisse gli affari commerciali che aziende e imprese italiane volevano fare con l'URSS e i suoi paesi satellite, in alcuni casi ottenendo anche il 7% dei loro importi. Tutto questo alla faccia della "Questione morale" lanciata da Berlinguer.

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"feriscono il mio cuore
d'un languore
monotono."
Paul Verlaine
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