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Concerto Iron Maiden a Milano

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2003 22:47
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05/11/2003 22:47

Sicuramente evento. Solo cosi si può definire un happening che stipa all’interno del gia mastodontico Filaforum di Assago (MI) ben oltre 12000 anime palpitanti per la Vergine Di Ferro.
Mettiamo subito in chiaro che il recente ‘Dance Of Death’, pur avendo scalzato dal vertice della chart italiana il nostrano Ramazzotti, non ha fatto impazzire chi scrive, come neppure – pensiamo – la maggior parte dei fans ultratrentenni. Poco o nulla vi è di stimolante su questo platter, ma scopriremo che in sede live i vituperati brani subiscono un’inquietante trasformazione: cose se il disco fosse scaturito di botto dagli eclissati Marshall posti on stage, acquistando la rabbia e la voglia di fare sfaceli che in studio nemmeno l’ombra avevano vista. Facciamo però un passo indietro. Esattamente nello spazio tempo dedicato a una piacevole circolata con Dirk Schlachter dei Gamma Ray, band scelta dalla combriccola di Harris per accompagnarli nelle prime dieci date del Dance Of Death World Tour. La curiosità – come ovvio – va a fondarsi sulla reazione del pubblico in questi primi giorni di gironzolare per l’Europa… “Quite amazing, fanstastic, great, super!” E qui basterebbe per andarci a bere una birra, ma il teutonico bassista incalza. “Abbiamo avuto la possibilità di esibirci in posti grandi più o meno come questo in cui ci troviamo stasera ed ovunque un sold out dietro l’altro, regalandoci una grande esperienza. Per non parlare dell’ audience che abbiamo avuto: semplicemente fantastica. E che dire della crew? Amichevole, ci sta mettendo a nostro agio: sicuramente un tour molto rilassante!” Viene da chiedere dello stato di salute del suo ginocchio, dopo che durante il penultimo tour si è fatto male saltando dalla pedana della batteria. “Mettiamola così: dall’ultimo intervento non accuso dolori, ma d’altro canto non posso nè saltare né correre. Insomma devo stare molto attento. Dovrò subire un’altra operazione per sistemare i legamenti crociati.. speriamo sia tutto ok a breve!” E chissà cosa ha pensato nel vedersi sostituito momentaneamente da Makus Grosskopf.. “Che dire di lui? E’ un grandissimo bassista ed un ottimo live performer e devo aggiungere che non ci sono stati dissapori per questa sostituzione momentanea: certo ci sono stati in passato dei problemi ora risolti, ma penso che comunque a quei tempi Mark sia stata l’unica persona veramente amichevole all’interno della sua band. Sai a cosa mi riferisco, eh eh” Sembra quindi che le cose si stiano risistemando con le Zucche (o meglio col sig.Zucca-Weiky) “Si, le cose stanno ricominciando a marciare, ma con Weikath è più un discorso di vivi e lascia vivere: per Kai poi, credo non si tratti proprio di amicizia rinsaldata quanto più di un rapporto civile ricucito.” Dalle scalette del loro show circolate in rete si apprende come siano una sorta di “best of” dell’ultimo ‘Skeletons In A Closet’. “E’ stato molto difficile scegliere i pezzi per queste dieci date di tour coi Maiden. Ovviamente questo era un tour per promuovere non solo l’ultimo live album ‘Skeletons..’ ma tutta la band stessa. Bisogna poi tenere conto che suoniamo per soli quarantacinque minuti e che quindi i pezzi dovevano servire a scaldare il pubblico, attingendo da tutto il nostro background: e pensiamo che con le canzoni scelte abbiamo colto nel segno !” Ingolosisce poi il sapere della possibile release del nuovo album e del primo DVD della band.. “Sinceramente i tempi non saprei fornirli, anche se speriamo di buttar fuori il nuovo album per l’autunno prossimo e certamente prima il DVD che conterrà svariate cose tra le quali – probabilmente – anche un estratto di queste date. Non vorremmo infatti correre il rischio di inflazionare il mercato con troppe uscite: ‘Skeletons In A Closet’ è infatti uscito solo lo scorso agosto!”
Dopo un cordiale congedo e aver atteso le 19, scatta la solita formalità del ritiro dei pass ed un nonnulla ci ritroviamo davanti all’imponente stage del Dance Of Death World Tour. Sono esattamente le 20.00 quando l’intro introduce (ma va?) i quattro amburghesi che, Kai in testa, danno fuoco alle polveri con ‘Gardens Of The Sinner’. La forma è delle migliori ed il trovarsi davanti oltre 10000 persone non può che far balzare alle stelle il tasso adrenalinico del Raggio Gamma. Personalmente non mi stancherò mai di godermi le loro performances: sempre pregne di genuinità e voglia di farti capire chi è che comanda anche se solo con tre miseri quarti d’ora a disposizione. Minuti che volano quando ti ritrovi tra capo e collo una mirabolante ‘I Want Out’ o un anthem come ‘Heavy Metal Universe’ capace di aprirti la gola da parte a parte! Immaginate pure le maledizioni che il sottoscritto ha lanciato a chissà quale divinità, quando sul finale dello show gli viene detto di VOLARE a ritirare il photo pass per il successivo act dei Maiden. Giungono voci che da scaletta l’ultimo atto sarebbe stato ‘Victim Of Fate’… realtà o sogno allucinato di un Gamma-fan? Toccherà andarmene a dormire con questo dubbio! Ed alle 21.18 si apre il sipario sull’ ennesima capatina che i signori capitanati da un Dickinson funambolico fanno su territorio italico da più di vent’anni a questa parte.
Anni luce separano l’incerta performance di Imola del giugno scorso. Il 27 ottobre 2003 consegna all’Italia un sestetto decisamente sugli scudi, un sestetto che non accetta condizioni, un sestetto che distribuisce metallo a piene mani pur continuando a confezionare album non certo all’altezza della propria fama. ‘Wildest Dreams’ apre le danze (della morte) mostrando un aspetto scenografico degno di nota e che rappresenta un cupo castello sul quale capeggiano due statue raffiguranti il tristo mietitore.
Molto viene attinto dall’ultimo periodo della Vergine, ma non mancano pezzi dell’era paleolitica come ‘Wrathchild’, alternata ad una ‘Can I Play With Madness’ che inaugura una serie di fondali a tema decisamente in tinta col resto del set, mai come in passato. Totale assenza di pyros, in questo caso mai così appropriata che ha permesso di concentrare i sensi su una prova totalmente convincente di sei musicisti che la storia l’hanno fatta. Finalmente coesi in armonia Murray, Gers e Smith spadroneggiavano in egual modo assieme ai comprimari Harris e Dickinson, quest’ultimo imprendibile sia dall’obbiettivo che come prestazione vocale: il tutto coordinato dal rullo compressore azionato da mr. McBrain.
Nel susseguirsi, un set ‘modernista’ fatto di ‘Rainmaker’, di ‘Brave New World’, delle atmosfere belliche di ‘Paschendale’ o dal fattore X di ‘Lord OF Flies’. A seguire alcune perle dal passato del calibro di ‘Hallowed Be Thy Name’ e di quella ‘Iron Maiden’ nella quale fa capolino la falce di un gigantesco ed incappucciato Eddie. Pausa come da copione e le chitarre acustiche fanno la loro comparsa sul set, pronte ad accompagnare un ‘Journeyman’ spettacolosa, che fa da dolce per uno show senza mancanze, o forse si. Le ciliegine? Direi succose, come solo ‘The Number Of The Beast’ (con relativa comeback onstage del vecchio Eddie) e ‘Run To The Hills’ sanno essere. Dicevamo, manca qualche song illustre? Non sembrerebbe.. beh, nel caso, il Paradiso può attendere…..
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