Primo mistero: la datazione.
Ufficialmente la data di edificazione delle piramidi è fissata tra il 2700 e il 2200 a.C.. Nessun documento tratta direttamente della costruzione della grande piramide tanto da poterne stabilire con certezza la data di edificazione, in tutti i casi in cui vi si riferisce è citata come opera esistente; al suo interno non sono stati rinvenuti geroglifici né altri tipi di documentazione. La disposizione delle piramidi e l'orientamento di alcuni particolari sono palesemente riferiti a costellazioni (vedi cintura di Orione), tuttavia, non corrispondono esattamente all'attuale posizione delle stelle e nemmeno di 5000 anni fa, bensì di 15.000 anni fa!
Secondo mistero: la mancanza di iscrizioni.
All'interno della grande piramide sono praticamente assenti i geroglifici che invece abbondano in tutte le costruzioni egizie. Appare strano che un'opera così imponente manchi delle acclamazioni al faraone che ne ha richiesta la costruzione. Anche sul fatto che si tratti di una sepoltura sorgono dubbi in quanto all'interno non è mai stato trovato nulla che possa essere messo in relazione con un corredo funerario e lo stesso sarcofago non ha analogie con i sarcofaghi rinvenuti in altre tombe egizie.
Terzo mistero: la lavorazione del materiale.
Alcuni massi che formano la Piramide di Cheope sono in granito rosso e presentano la superficie lavorata finemente con una precisione di dimensione e forma che in alcuni casi sono dell'ordine del decimo di millimetro su lunghezze di vari metri. Allo stato attuale delle moderne tecnologie, eseguire lavorazioni di questo genere su blocchi tanto grandi di un materiale così duro, sarebbe un'impresa difficilissima, forse impossibile, nonostante l'uso di utensili in acciaio diamantato ad altissima resistenza. Al tempo degli antichi egizi, l'unico metallo disponibile per la fabbricazione di attrezzi e strumenti di lavoro era il bronzo, metallo che non è in grado di scalfire minimamente il granito, l'unica alternativa era data dagli utensili in pietra scheggiata (....).
Quarto mistero: il trasporto dei materiali.
Le cave dove sono stati estratti i materiali usati nella costruzione della piramide si trovano a centinaia di chilometri. Si ipotizza un trasporto fluviale tramite chiatte, ma le tecnologie costruttive degli antichi egizi (legno e giunco) consentivano la costruzione di imbarcazioni tanto grandi e robuste da sostenere un carico di centinaia di tonnellate? Se anche fosse, resta il mistero delle infrastrutture portuali necessarie per caricare e scaricare i megaliti. Esperti del settore ritengono che allo stato attuale sarebbe una impresa difficoltosa effettuare un carico del genere sulle attuali navi da trasporto peraltro normalmente adibite a grossi carichi. Sul terreno, per trasportare un blocco di cento tonnellate a forza di braccia su slitte (i rulli sono impraticabili a causa della inconsistenza del fondo), significa impiegare non meno di 2000 uomini. Anche disponendoli su dieci file (con una larghezza totale del treno di circa dieci metri), queste avrebbero avuto una lunghezza di 200 metri (un metro di distanza da uno all'altro) con tutti i problemi di manovrabilità connessi. Sul punto di attacco al traino, il tirante sarebbe stato sottoposto ad una trazione di almeno cinque tonnellate con conseguenti problemi di tenuta dei materiali (corde in fibre vegetali). Un blocco da 200 tonnellate è posto a 110 m di altezza...
Quinto mistero: il cantiere.
Interpellate imprese americane che si occupano della costruzione di opere imponenti, dopo approfonditi studi, hanno dichiarato l'impossibilità pratica ad operare nel deserto per edificare una costruzione simile alla grande piramide. Pur disponendo di ingentissime risorse, e di tutti i mezzi della moderna tecnologia, sarebbe necessario predisporre una solida piattaforma in calcestruzzo su tutto il perimetro interessato ai lavori e allo spostamento dei giganteschi blocchi di pietra, di mastodontici mezzi di trasporto, nonché di gru gigantesche; al mondo ci sono solo 2 gru capaci di sollevare più di 500 tonnellate, blocchi di questa stazza sono stati utilizzati per costruire il tempio della valle...
Sesto mistero: la sfinge.
Comunemente considerata un "accessorio" della grande piramide, la sfinge, con il suo aspetto misterioso, è anch'essa carica di enigmi. Uno per tutti la datazione. Ufficialmente risale all'epoca degli antichi egizi ma un particolare importante ne smentisce la datazione. Tutta la base della sfinge risulta erosa dall'acqua come se fosse stata immersa per secoli in una corrente impetuosa, ebbene, fin dal tempo degli antichi egizi, è storicamente provato che quel luogo è sempre stato desertico.
Settimo mistero: la precisione dell'edificio.
E' sorprendente constatare con quale precisione sia stata eretta una costruzione tanto imponente. Il problema principale è costituito dalla difficoltà di dare la giusta inclinazione alle facce della piramide in modo da giungere al vertice mantenendo le dimensioni progettuali. Ancor più stupefacente è stato constatare che le dimensioni dei vertici e della base sono tra loro rapportati secondo il valore di pi-greco, della sezione aurea e dell'anno siderale, con una precisione sbalorditiva. Si tratta di nozioni acquisite soltanto secoli e millenni dopo l'epoca presunta di edificazione.
Per gli egittologi le piramidi sono tombe e solo tombe....