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Angkor

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2004 20:27
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19/02/2004 14:24

II nome Angkor, anche se presumibilmente è una corruzione della parola sanscrita nagara «città», ha un significato molto preciso nella lingua egizia: «il dio Horus vive». Altre traduzioni accettabili di «Ankh-Hor» o «Ankhhon> sono «Viva Horus», «Horus vive» e «Vita a Horus».



Angkor Wat è uno dei più grandi edifici di pietra mai costruiti, eppure in se stesso solo parte di un fantastico arcipelago di tombe, templi e grandi «città» geometriche che coprono un'area di quasi 300 chilometri quadrati nelle pianure alluvionali del fiume Mekong.
A livello del terreno è difficile vedere come i molti monumenti di Angkor sono in relazione uno con l'altro. Ma se ci si eleva al di sopra di essi comincia a farsi strada il senso di un grande piano.
Angkor Wat consiste in una serie di cinque recinti rettangolari uno dentro l'altro. I lati corti sono allineati con altissima precisione al vero nord-sud, senza mostrare «alcuna deviazione» secondo gli esami moderni. I lati lunghi sono orientali, con uguale precisione, a un asse intenzionalmente «ruotato di 0,75 gradi a sud dell'est e a nord dell'ovest».
Il primo e più estemo dei cinque rettangoli che ci troviamo a osservare dall'alto è il fossato. Misurato lungo il suo bordo esterno, corre per 1300 metri da nord a sud e 1500 da est a ovest. Il suo «canale», largo 190 metri ha delle pareti fatte di blocchi ben incastrati di arenaria rossa con una tale precisione che l'errore accumulato lungo l'intero perimetro di 5,6 chilometri ammonta ad appena un centimetro.
L'ingresso principale di Angkor Wat è sul lato occidentale, dove una strada rialzata megalitica lunga 347 metri e larga 9,4 metri porta a est attraverso il fossato e quindi passa sotto una massiccia porta aperta nelle mura del secondo dei cinque rettangoli. Questo secondo recinto misura 1025 metri per 800. La strada continua verso est, attraverso di esso, superando prati e strutture ausiliario e una grande vasca riflettente, finché sale fino a un terrapieno a forma di croce che porta alla galleria più bassa del tempio stesso. Questo è il terzo dei tre rettangoli inseriti uno nell'altro visibile dall'alto, e di nuovo si notano la precisa progettazione e lo studio, con le pareti nord e sud, per esempio, di identica lunghezza, esattamente 202,14 metri.
Salendo al quarto rettangolo, al quarto livello della gigantesca piramide centrale di Angkor Wat, si può osservare la stessa precisione. Le mura settentrionali e meridionali misurano rispettivamente 114,24 e 114,22 metri. Nel quinto e ultimo recinto, il livello superiore della piramide - che raggiunge i 65 metri di altezza al di sopra del livello della strada rialzata - la parete nord è 47,75 metri e quella sud 47,79 metri.Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Science queste minime differenze, «meno dello 0,01 per cento» dimostrano uno «stupefacente grado di accuratezza» da parte degli antichi costruttori.
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[Modificato da Peppinox 20/02/2004 13.24]

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19/02/2004 20:27

Nella fantasia stiamo volando direttamente sopra la torre centrale meravigliosamente scolpita di Angkor Wat, la cima di una strana piramide-montagna, decorata con torrette gotiche, che si ergono al di sopra del paesaggio di sacra geometria.
Le autorità accademiche riconoscono che il motivo è un «mandala» non dipinto sulla carta o sulla stoffa, come è più consueto, o tracciato sulla sabbia colorata, ma fatto di acqua e pietra: «un diagramma simbolico usato nello svolgimento di riti sacri e come strumento di meditazione». Come è più frequentemente usato dai monaci buddisti, il mandala è:
una rappresentazione dell'universo, un'area consacrata che funge... da punto di raccolta di forze universali. Luomo «entrando» mentalmente nel mandala e «procedendo» verso il suo centro, viene per analogia guidato attraverso i processi cosmici di disintegrazione e reintegrazione.
Attraverso la rappresentazione, la «copiatura» e la simbolizzazione dell'universo, i mandala «fisici», siano essi dipinti sulla carta o costruiti nella pietra, sono stati descritti come «mezzi adeguati per promuovere i veri mandala nella mente delle persone». Nella pratica buddista ci sono strumenti iniziatici intesi a condizionare certi processi mentali, che possono assistere i neofiti sulla via stretta e diritta che porta allo stato di «illuminazione», «realizzazione», o «risveglio» che permetterà loro di raggiungere la «conoscenza della verità».
in generale gli studiosi sono concordi che almeno una delle funzioni dei Angkor Wat e del suo circondario, per quanto strane e incomprensibili possano apparire a prima vista, deve essere stata quella di fungere da diagrammi simbolici dell'universo, in cui gli iniziati entravano per attrezzare i loro spiriti con qualche forma di conoscenza esoterica e «cosmica».
In una striscia che si stende per 25 chilometri a est e 15 a nord, possiamo scorgere le rovine di molti altri templi costruiti dagli stessi rè-dei khmer che edificarono i monumenti principali. Piccoli o grandi, questi templi ripetono tutti nel loro progetto i recinti geometrici del mandala classico o dello yantra.

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[Modificato da Peppinox 20/02/2004 13.25]

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20/02/2004 12:18



[SM=x44477] [SM=x44477] [SM=x44477]

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"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."


(Anonimo del XIII sec.)

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20/02/2004 12:19

Posso chiedere però una cosa?

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"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
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20/02/2004 13:21

Re: Posso chiedere però una cosa?

Scritto da: Zalmoxis 20/02/2004 12.19


[SM=x44458]

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20/02/2004 13:33

Sono in qualche modo collegati l'uno all'altro? O è possibile che l'intero gruppo sia stato concepito come un unico mandala? Forse un mandala su grandissima scala che ricalcava un'immensa caratteristica del cosmo?
In una delle iscrizioni trionfali di Jayavarman VII (uno dei costruttori del complesso) si dichiara, senza preamboli, ne spiegazioni e fuori da ogni contesto che «la Terra di Kambu» (Cambogia) è «simile al cielo».
Per chiunque conosca il dualismo cielo e terra dell'antico Egitto, (Piramidi di Giza - Orione) questa curiosa, ma potente affermazione fa sorgere un'ovvia domanda: potrebbe trattarsi di un riferimento alla pratica di costruire «modelli architettonici in scala» o «copie» sul terreno di particolari stelle o costellazioni in cielo?
Infatti proprio come le tre grandi piramidi di Giza in Egitto ricalcano la Cintura delle stelle della costellazione meridionale di Orione, i principali monumenti di Angkor ripetono le sinuose spire della costellazione settentrionale del Drago;



le corrispondenze tra le principali stelle del Drago e almeno 15 dei principali templi-piramidi di Angkor sono troppo strette per poter essere definite diversamente. Inoltre, queste corrispondenze si estendono anche a un certo numero di costellazioni vicine nella stessa regione del cielo. Il solo dubbio, quindi, risiede nel fatto che si possa trattare di un puro caso o di azione intenzionale. Ma:
“Se si tratta di un puro caso, allora è sorprendente. Non solo sembra che le stelle del Drago siano sedute sopra i templi di Angkor quando entrambe le immagini sono allineate a nord, ma anche le distanze tra le stelle rappresentate dalle distanze tra i monumenti sono piuttosto accurate e in effetti accuratissime, quando ci si rende conto che si tratta del risultato di un processo difficile, raggiunto senza l'ausilio di fotografìe dettagliate della costellazione, ma invece con mappe fatte a mano. C'è un certo margine d'errore umano nel trasferire una costellazione su una mappa e quindi nel trasferire la mappa erronea su un terreno diffìcile di centinaia di chilometri quadrati, senza alcun metodo per controllare il sito dall'alto.”
Considerato tutto questo, sembra ancora più probabile che le stelle del Drago abbiano veramente fornito lo schema per la creazione di Angkor. In effetti, sembra che siano raffigurate non solo le stelle del Drago, ma anche le vicine stelle di Alkaid e Kochab, che formano una linea retta con Thuban nel cielo -cosa che per «coincidenza» avviene anche sul terreno - e Deneb nella costellazione del Cigno, che trova il suo tempio corrispondente nel Mebon Occidentale. Inoltre, i templi furono costruiti nell'arco di 250 anni e c'è traccia della riutilizzazione di siti più antichi, come nel caso del Bayon, del Baphuon e del Phimeanakas. E possibile, quindi, che le posizioni dei templi siano state stabilite in base alla mappa all'inizio dell'impresa.

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20/02/2004 18:52

Interessante. [SM=x44462]

molte costruzioni sono ispirate ai disegni del cielo[SM=x44458]
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21/02/2004 18:32



Ma quando cominciò l'impresa?

Inequivocabili prove archeologiche e iscrizioni dimostrano che i templi di Angkor furono costruiti da monarchi khmer noti e nominati, i quali quasi tutti regnarono nei tre secoli che vanno tra 1'anno 802 d.C. e il 1220 d.C. Abbiamo quindi supposto che se la correlazione era intenzionale e non casuale, allora saremmo riusciti a dimostrare che si basava sui cieli di questi tre secoli - i quali, dato che i mutamenti processionali in un periodo così breve sono a malapena visibili, potevano facilmente essere considerati gli stessi dall'inizio alla fine dei trecento anni.
Abbiamo scelto la data del 1150 d.C. per cominciare la nostra ricerca. La cosa scoraggiante però è che non c'era alcuna correlazione. Anche se adesso nella «giusta» configurazione, il Drago alle era sepolto ben al di sotto dell'orizzonte, completamente fuori dallo schermo cielo-terra.
Desiderando comunque dare alla correlazione un'altra possibilità, passammo in rassegna l'intero anno 1150 d.C. e poi tutta l'epoca dal X al XIII secolo d.C., per vedere se ci fosse un momento in cui il Drago sarebbe stato sopra l'orizzonte nella culminazione inferiore.Per certi versi, fummo molto sorpresi nel constatare che non ce n'erano.
In altre parole, nel periodo in cui i templi di Angkor furono costruiti non c'era una sola occasione - e men che meno un equinozio di primavera - in cui l'intero Drago si trovasse al di sopra dell'orizzonte alla culminazione inferiore.

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21/02/2004 18:40

Re:

Scritto da: Peppinox 19/02/2004 14.24
II nome Angkor, anche se presumibilmente è una corruzione della parola sanscrita nagara «città», ha un significato molto preciso nella lingua egizia: «il dio Horus vive». Altre traduzioni accettabili di «Ankh-Hor» o «Ankhhon> sono «Viva Horus», «Horus vive» e «Vita a Horus».


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[Modificato da Peppinox 20/02/2004 13.24]




Ma se Angkor è nell'Asia sud-orientale che relazione potrebbe avere con il dio egizio Horus?[SM=x44473]
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21/02/2004 20:22

Re: Re:

Scritto da: texdionis 21/02/2004 18.40


Ma se Angkor è nell'Asia sud-orientale che relazione potrebbe avere con il dio egizio Horus?[SM=x44473]



In effetti questo è un bell'interrogativo, ora metto l'ultima parte del mio contributo e vedrai che sulla base degli allineamenti cosmici riflessi nella struttura della città le domande che ci si può porre sono molte....in effetti non sembra probabile che ci possa essere un collegamento tra le due costruzioni, ma ci sono molti punti comuni, molti "indizi" che per il momento danno solo spunti di riflessione.
Ora metto l'altra parte così vedi...[SM=x44462]

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21/02/2004 20:27

In altre parole, nel periodo in cui i templi di Angkor furono costruiti non c'era una sola occasione - e men che meno un equinozio di primavera - in cui l'intero Drago si trovasse al di sopra dell'orizzonte alla culminazione inferiore.
Il nostro primo istinto fu quello di accettarla come prova che la correlazione era probabilmente una coincidenza. Ci ricordammo di Giza, dove le correlazioni cielo-terra erano imperfette nel 2500 a.C., quando si ritiene che le piramidi e la Sfinge furono costruite, ma che i modelli al computer hanno dimostrato essere perfèttamente allineate all'alba dell'equinozio di primavera del 10.500 a.C. Ci ricordammo anche del modo in cui le piramidi e la Sfìnge sembrano essere state intenzionalmente progettate, come mandala della mente, per incoraggiare la contemplazione e la comprensione dei poderosi cambiamenti causati nel cielo dal lungo ciclo della precessione. Benché non vi sia assolutamente alcuna prova archeologica di qualsiasi costruzione a Angkor nel 10.500 a.C. - e nemmeno di nessun insediainento umano - ci sentimmo obbligati andare un'occhiata al ciclo di quella remota epoca. E dato che l'alba all'equinozio di primavera del 10.500 a.C. a Giza era il momento in cui l'intero diagramma cielo-terra quadrava con Orione al meridiano, demmo istruzioni al computer di simulare il cielo sopra Angkor all'alba dell'equinozio di primavera del 10.500 a.C.

Nell'esatto momento dell'alba dell'equinozio di primavera del 10.500 a.C., la costellazione del Drago si trovava esattamente a nord nel mezzo del cielo, a cavallo del meridiano, ben al di sopra dell'orizzonte esattamente con lo stesso schema replicato sul terreno dai principali templi di Angkor.
Come a Giza, quindi, esiste davvero una reale correlazione tra cielo e terra che rappresenta un momento esatto del ciclo processionale. Ed esattamente come a Giza, questa correlazione «quadra» perfettamente in una data molto remota. E degno di nota che in entrambi i siti compaia esattamente la stessa data. Ed è pure degno di nota che i templi di Angkor non «replicano» una costellazione “a caso” ma invece il sinuoso e serpentiforme Drago che nello stesso momento segnava la dirczione cardinale nord.
A Giza, abbiamo i «templi di Orione» sotto forma delle Grandi Piramidi che assomigliano a Orione nel 10.500 a.C. e i «templi del Leone» sotto forma della Sfinge dal corpo di leone e le sue strutture adiacenti simili al Leone nel 10.500 a.C. Se c'è una sorta di legame nascosto tra Giza e Angkor, non sarebbe allora del tutto corretto che quest'ultimo sito continuasse il «diagramma» nascosto con una stravagante rappresentazione sul terreno, su,parecchie centinaia di chilometri quadrati, della costellazione del Drago, il «Vecchio Serpente» come appariva nel 10.500 a.C.?

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